25.

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La macchina di Eric è ferma di fronte a casa mia da almeno dieci minuti. Entrambi abbiamo una perfetta visione del portico ancora illuminato dalle luci di Natale, mentre siamo in silenzio nell'oscurità dell'abitacolo. Sono le sette e cinquantacinque, tra cinque minuti devo essere dentro casa. Per ogni minuto di ritardo, il mio coprifuoco verrà anticipato di mezz'ora. Non è una minaccia a vuoto da parte di mia madre, di questo sono certa.

Sospiro e volto il viso verso Eric, fermo al posto di guida, la cintura ormai slacciata e gli occhi fissi su casa mia. Sospiro di nuovo prima di guardare fuori dal finestrino, la neve che copre il prato è ghiacciata, a dire la verità anche io comincio ad avere freddo. Eppure non ho intenzione, o voglia, di muovermi. Così come non ce l'ha Eric. Dopo aver lasciato Porter's abbiamo passato il resto del pomeriggio sui sedili posteriori dell'auto, un migliaio di baci interrotti solo da poche parole, nessuna possibilità di andare oltre visto che, come abbiamo già appurato ieri sera, non c'è spazio.

Nonostante abbiamo passato ore insieme, però, in questo momento il pensiero di separarmi da lui mi manda nel panico. E il pensiero che il pensiero mi mandi nel panico mi spaventa ancora di più. Forse Eric non è confuso su di noi, ma io sì, tantissimo, talmente tanto da non riuscire più a negarlo.

« Devo andare.» lo informo, prima di posare la mano sulla maniglia della portiera.

Eric sembra tornare al presente, i suoi occhi si concentrano su di me all'istante. « Abbiamo ancora due minuti.»

« Eric...»

« Pensavo.» mi interrompe, prima di passarsi una mano tra i capelli castani, prendere un bel respiro, deglutire, racimolare coraggio. « Posso venire con te.»

« Vuoi accompagnarmi alla porta? Credo di poter sopravvivere da sola per cento metri.»

« No.» risponde scuotendo la testa. Si schiarisce la voce. « In casa, posso entrare con te.»

« Oh.» sussurro sorpresa, le dita che sfiorano ancora la maniglia mentre il mio corpo mi implora di non allontanarmi troppo da Eric. « Vuoi... vuoi fermarti a cena?» domando confusa. Eric annuisce, ma non accenna a parlare mentre i suoi occhi rimangono fissi nei miei, determinati. « Sei sicuro?»

« Al cento per cento.»

« Mary e Callum non saranno lì pronti a fare da mediatori, sarai tu contro i miei genitori.» so perfettamente che non è vero: mamma e papà sono completamente soggiogati da Eric.

« Non importa.» risponde tranquillo.

« Sicuro sicuro?»

« Sì, Morland.» il suo tono mi intima chiaramente di smetterla. Apre la portiera ed esce dall'auto, mentre io mi affretto a seguirlo. La neve ghiacciata scricchiola sotto i miei stivali, non appena gli sono accanto Eric mi prende la mano e si lascia condurre da me oltre la porta d'ingresso.

Esattamente come mi aspettavo, mia mamma e mio papà non fanno altro che sorridere nel momento in cui li informo che Eric si fermerà a cena, esprimono tutta la loro felicità mentre, dopo esserci tolti i cappotti, lo conduco al bagno del piano di sotto ed entrambi ci laviamo le mani sotto il getto d'acqua calda. Gli lancio solo brevi sguardi curiosi mentre siamo fianco a fianco di fronte al lavandino, nel momento in cui i miei occhi si spostano sullo specchio di fronte a noi incontrano i suoi, già fissi sul nostro riflesso.

Velocemente abbasso lo sguardo e chiudo l'acqua, mi sembra di raggiungere la sala da pranzo a passo stranamente veloce, mentre quando mi accomodo Eric fa lo stesso accanto a me, la sua mano si posa sulla mia gamba al di sotto del tavolo ed io mi ritrovo a sussultare, i brividi mi compaiono sulla pelle quasi all'istante. Dio, abbiamo fatto di peggio per ore, ma sembra che il mio cuore non sappia distinguere le due cose e batta, impazzito, indipendentemente dal tipo di contatto che abbiamo.

Fallen from the sky with Grace Where stories live. Discover now