47.

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La Rose House è quasi del tutto vuota. L'ora di punta è passata ormai, e la maggior parte degli studenti della Sterling è tornata alle aule, alle librerie, alle attività extra scolastiche. Benedetta da una pausa di venti minuti tra una lezione e l'altra, individuo subito LeBron seduto ad un tavolo in fondo alla caffetteria, un piatto vuoto di fronte a sé e lo sguardo concentrato sul cellulare. Sposto la sedia e mi accomodo al lato opposto del tavolo, lasciando cadere lo zaino per terra e sorridendo più che mai quando i suoi occhi scuri si spostano su di me.

«Ti ho portato un regalo da Boston.» annuncio, prima di infilare la mano nella tasca della giacca e porgerglielo.

LeBron alza un sopracciglio, una risata sul punto di nascere. «Wow, Luna, tu sì che mi conosci, è proprio quello che volevo.» mormora, alzando il piccolo portachiavi a forma di aragosta.

«Giralo verso destra.» continuo divertita.

LeBron fa come gli chiedo e questa volta non riesce a rimanere serio. «Oh, mi ha fatto l'occhiolino.»

«Sapevo che avresti apprezzato.» concludo in un sospiro. L'aragosta è un rametto d'ulivo: LeBron ha capito le mie motivazioni quando gli ho detto che sarei andata a Boston con Eric per lo Spring Break, ma questo non significa che non fosse deluso dalla mia assenza a Cancùn. Mi sorprende che in questo momento si stia dimostrando tanto calmo. Dopo un attimo di silenzio, tuttavia, mi rendo conto che più che calmo sembra preoccupato, silenzioso. «Sei ancora arrabbiato con me?» chiedo, cercando per lo meno di provocare una reazione. Lui sospira e scuote la testa, ma non mi risponde. «Ti ho promesso che dopo il diploma sarà Cancùn tutti i giorni per noi.» insisto, decisa a non litigare, non dopo che non ci siamo visti per una settimana. Ancora una volta, non ricevo nessuna risposta, o reazione.

LeBron si fa più nervoso, guarda la gente rimasta in caffetteria, mentre io ne faccio una questione di principio e decido di provocarlo deliberatamente. «Senti questa: a quanto pare le foto che abbiamo scattato con Kate sono state un successo, il brand per cui lavora vuole incontrarmi a New York.» continuo, omettendo il fatto che Eric non ne sa niente, perchè ho il terrore che mi trascini ad una cena con il suo agente per parlare delle mie "infinite possibilità", se dovessi dirglielo. «Ovviamente ho rifiutato.» continuo, aspettandomi di vedere LeBron perdere la calma, come sempre quando affrontiamo l'argomento. Ho perso il conto di quante volte, durante l'estate, abbiamo discusso a riguardo, il conto di quanto gli abbia rinfacciato di essere incredibilmente testardo e lui mi abbia risposto che lo fa perchè mi vuole bene. Oggi, invece, sembra non aver nemmeno sentito quello che ho detto. «E poi un asteroide è caduto sul Boston Common, ma per fortuna Eric ed io ci siamo spostati in tempo.»

«Che?» chiede all'improvviso, confuso.

«Oh, allora mi stai ascoltando. Scusa, errore mio.» ribatto irritata, incrociando le braccia al seno. LeBron corruga la fronte, un'espressione sempre più preoccupata in volto. Il mio cuore comincia a battere più forte. «Cos'è successo?»

«Luna...» comincia, prima di interrompersi e schiarsi la voce. «Charlie ha ricevuto una proposta di lavoro a San Francisco mentre eravamo a Cancùn, ha deciso di accettarla.» spiega, facendomi capire che non è tutto. «E io ho deciso di andare con lui.»

«Oh.» riesco a dire, lo stomaco improvvisamente più pesante. Tutto il mio corpo sembra più pesante. Cerco di processare le sue parole, di mantenere il respiro regolare e di non reagire come vorrei reagire davvero. Dio, forse non so nemmeno come voglio reagire davvero, perchè la mia mente sembra non riuscire ad elaborare la notizia. LeBron va a San Francisco insieme a Charlie. Senza di me. Senza di me.

«Luna, ti voglio bene, lo sai, ma sono mesi che ti chiedo di scegliere una dannata città in cui trasferirci e tu cambi idea ogni due giorni. Trovo un appartamento a Miami e mi dici che non sei convinta, ma non mi offri nessuna alternativa. Ti faccio vedere il sito di una scuola di danza di Austin e tu sorridi senza darmi una risposta. Ci laureiamo tra poco più di un mese e ancora non sappiamo che diavolo fare. Ho bisogno di certezze, Luna, ed è quello che mi ha offerto Charlie.» spiega, un ragionamento a prova di qualsiasi obiezione.

Fallen from the sky with Grace Where stories live. Discover now