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Le mie palpebre non ne vogliono sapere di sollevarsi, mentre inspiro il profumo di Eric ed il battito del suo cuore risuona sotto il mio orecchio; le sue dita mi accarezzano la schiena in un movimento lento, delicato, quasi ipnotico. La sua camera è illuminata solo dalla luce soffusa di un'abat-jour, la musica si diffonde ad un volume basso facendo in modo che i nostri respiri, ancora leggermente affannosi, non siano l'unico suono tra queste pareti. So che siamo in questa posizione da almeno venti minuti, so che le mie gambe, ai lati delle sue, cominciano a farmi male, che sto deliberatamente toccando i suoi addominali mentre la mia testa posa sul suo petto, che mi ha lasciato due baci sui capelli, uno dopo l'altro, e mentre il mio cuore stava cedendo il mio istinto di conservazione mi stava urlando di andarmene, ora, da questa casa. Lo so, ma non riesco a muovermi.

Decido di dare la colpa alla stanchezza, al fatto che Eric si è assicurato di dimostrarmi quanto abbia pensato a questo momento nelle ultime settimane, quanto l'abbia fatto davvero innervosire non potermi quasi sfiorare negli ultimi giorni.

Il fatto è questo: i Big Red hanno perso la partita giocata a Miami. Il coach Adams è andato completamente fuori di testa perchè era evidente, per tutti, che il quarteback e asso nella manica non fosse completamente in forma. Una volta tornato dalla Florida, Eric è stato costretto ad un regime di allenamento folle, che si è andato ad aggiungere allo stress per le lezioni ed i progetti che avrebbe dovuto consegnare prima del Ringraziamento. Quando mi ha detto che sarebbe stato meglio rimandare, facendomi capire che non ne era felice, per niente, gli ho semplicemente detto di non preoccuparsi. Dio, non ho intenzione di essere un ulteriore motivo di stress per lui.

E così non ci siamo visti per una settimana, sono partita per New Morgan mentre lui è rimasto alla Sterling ed i suoi genitori l'hanno raggiunto. Tuttavia, ad appena due giorni dal mio rientro, la mia decisione di lasciarlo in pace è diventata insostenibile.

Gli ho scritto se potevamo vederci, mi ha risposto dopo nemmeno un secondo dicendomi che sarebbe passato a prendermi. Gli ho comunicato che stavo scappando dalla sorority di Denise Rowland, diretta alla Kappa Sigma. Per tutta risposta, non appena sono arrivata di fronte alla casa della confraternita l'ho visto aspettarmi sul portico, evidentemente ansioso, tanto da venirmi incontro impaziente, da prendere a baciarmi in maniera possessiva, stringendomi forte e facendomi venire i brividi, dimenticare per un attimo di essere nel bel mezzo del North Campus.

Complice l'oscurità, non ci ha visti nessuno, e siamo saliti talmente in fretta in camera da essere riusciti ad evitare chiunque ci fosse in giro per casa. Una volta chiusa la porta a chiave, nessuno dei due ha perso tempo. Mi ritrovo qui, ora, almeno quaranta minuti dopo, ancora intenta a cercare di recuperare fiato, con la testa leggera e la mente impegnata a ripropormi in continuazione immagini di quello che è appena successo, di tutto quello che abbiamo fatto. Dio, non è normale sentire tanto il bisogno di stare qualcuno, non è normale che nei brevi momenti in cui le mani o la bocca di Eric non erano su di me, sia stata più che convinta di impazzire. Non è normale, niente di questo è normale, solo terrificante.

Sento l'ennesimo bacio posarsi sulla mia tempia, mi fa tornare al presente costringendomi ad aprire gli occhi e ad allontanarmi dal petto di Eric. Poso le mani sulle sue spalle, mentre le sue sono ferme sui miei fianchi, calde, incredibilmente calde. Mi inumidisco le labbra e lo guardo negli occhi verde scuro, l'espressione decisamente più rilassata di poco fa, la sua concentrazione fissa sul mio viso. Inclino leggermente la testa, prima di parlare. «Come hai fatto a durare così tanto?» sussurro confusa. Per tutta risposta il suo viso si apre in un sorriso divertito, per un attimo le sue pupille sembrano brillare. «Sono seria, Eric. Sono venuta almeno quattro volte e tu sei rimasto tranquillo.»

«Pensi che fossi tranquillo?»

«Impassibile.»

«Oh, decisamente non ero impassibile, Morland.» mormora, stringendo la presa sulla mia vita e causandomi un vuoto allo stomaco. Com'è possibile che voglia farlo di nuovo? Sono sfinita, siamo entrambi sfiniti. «Ho "scaricato un po' di tensione" prima che arrivassi qui.» spiega,un sorriso appena accennato in volto. «Ormai è la regola, se voglio stare con te.»

Fallen from the sky with Grace Where stories live. Discover now