22 ~ Alessio

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Dedico questo capitolo a elenaschiavone1 😘

Maledetta riunione, sono 3 ore che siamo chiusi qui dentro e non abbiamo concluso l'accordo che il mio socio aveva tanto decantato.
Con i tedeschi è difficile spuntarla lo sapevo ma non pensavo fino a questo punto. Quanto vorrei essere a scuola a fare il professore, nonostante l'ansia da prestazione mi fa sentire giovane e motivato.
Ho ripensato tanto negli ultimi giorni a quella frase pronunciata da Menfi 'non c'è spazio in questa società per i tipi come me e te'.
Mi ha colpito duramente e nel profondo, quel ragazzo devo ammetterlo smuove tanto dentro di me, soprattutto nella mia coscienza e non vedo l'ora di fare due chiacchiere con la prof di inglese Angela.
Lei saprà sicuramente qualcosina in più su quel ragazzo, magari sul suo passato e sulla sua innata strafottenza.
Ho un mal di testa incredibile, devo trovare una scusa per uscire di qui - Michele finisci tu qui la riunione, non ce la faccio più - sussurro all'orecchio del mio socio.
- Mi devi un favore Ale -
Sposto la sedia e mi schiarisco la voce - Scusate ma ho un impegno inderogabile, il mio socio Michele saprà sicuramente come procedere nell'accordo... grazie e buon proseguimento -
Sudo sette camicie nel mio inglese improbabile e finalmente sono fuori dalla sala riunioni.
Appena mi siedo sulla mia poltrona in ufficio cerco di rilassarmi un attimo e nonostante non abbia molta voglia di vederla, chiedo ad Alice la mia segretaria una pastiglia per il mal di testa e dell'acqua.
Me ne pento subito quando la vedo entrare con una minigonna con spacco laterale e camicia a dir poco aderente, non fa che far peggiorare il mio mal di testa.
Ma cosa fa? Non appoggia il tutto sulla scrivania, si avvicina alla mia sedia e dopo aver appoggiato il bicchiere sulla scrivania è lei ad appoggiarcisi mostrandomi un bello scorcio delle sue calze nere auto reggenti.
Alzo gli occhi al cielo, il disgusto proprio non ha fine perché è così audace da portare la pastiglia direttamente sulle mie labbra.
- Alice non esageri! - gliela strappo dalla mano, ma chi si crede di essere. Per fortuna lei e il suo orgoglio da femme fatale ferita battono in ritirata.
Al pensiero di quando scoprirà la mia vera natura sessuale mi fa sorridere non poco, raduno le mie cose e mi appresto ad uscire, spero che sia Noemi a cucinare stasera, voglio solo tornare a casa e stravaccarmi sul divano, una volta tanto.
Con tutta calma salgo gli scalini di casa, i tre piani non mi sono mai pesati così tanto come oggi. Mentre sto arrivando al terzo scalino dell'ultima rampa di scale sento un fischio dietro di me.
Voltandomi con sorpresa vedo Menfi appoggiato allo stipite della sua porta, quante volte l'ho guardata quella porta chiusa in questi giorni senza mai scorgere nessuno.
- Prof perché non viene a bersi una birra con me... sono tutto solo a casa -
Che sfrontato, lo dice poi con quel fare sexy e molto malizioso - Non mi sembra il caso Menfi, ci vediamo domani a lezione... buona serata -
- Oh ma come Alessio... sei così noioso! È solo una birra in compagnia, non lo saprà nessuno -
Inizia a fissarmi ed io non mi spiego perché sono ancora qui, dovrei essere nell'appartamento con i miei coinquilini adesso. Contro ogni buon senso invece scendo i tre gradini e mi dirigo verso di lui e lo vedo il suo sorriso soddisfatto.
Forse è vero devo semplicemente fare quello che mi va senza sempre pensare alle conseguenze e ai falsi pregiudizi.
- Prego Alessio... accomodati pure sul divano, ti vado a prendere una birra e se ti va mi stavo preparando una canna, potemmo fumarcela insieme -
- Una canna? Ma è illegale... dove sono i tuoi? -
Sbuffa Menfi in modo al quanto derisorio - Mio padre è via tutta la settimana, fa il camionista e torna per il week end... io faccio quello che voglio... Alessio -
Nel pronunciare il mio nome si avvicina pericolosamente al mio viso e non posso fare a meno di notare con un certo imbarazzo le sue labbra carnose ed invitanti.
Cosa mi stai facendo Marco?
Passano alcuni secondi credo, il tempo è relativo in questo momento, noto anche un accenno di barba sulla sua mascella e mi accorgo che non possiamo continuare a fissarci così senza dire niente.
- Devo andare Menfi... ci vediamo a scuola domani- cerco di voltarmi velocemente, lo sento il rossore sulla mia pelle e me ne vergogno.
- Mi chiamo Marco Alessio... ti è così difficile chiamarmi per nome ?! - mi afferra per un braccio ed eccolo di nuovo prepotentemente ad invadere il mio spazio.
Non dico niente, sono troppo turbato, non sono abituato a tutto questo... Marco.
Questa volta mi divincolo e come un codardo fuggo verso casa.

Alessio forse è arrivato il momento di vivere la tua vera sessualità 😉💪🏻

Papaveri rossi alla fermata del treno (#1 Book)Where stories live. Discover now