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Peter pulì con cura la foto incorniciata e la rimise sulla sua scrivania. Nella foto vi erano lui, May e il marito di lei, Ben.
Il ragazzo sorrise in modo triste. -Buon anniversario, zio Ben. Mi manchi.- sussurrò e uscì dalla propria stanza.
Stava per dirigersi all'uscita, ma la voce di May lo bloccò: -No, fermo! Tu ora ti siedi e fai colazione con me.-
-Zia May...- sbuffò lamentoso, anche se il suo sguardo era attratto dai pancakes che la donna aveva messo sul tavolo.
-Non voglio sentire scuse. Siediti, mangia e poi fila a scuola.- ordinò perentoria e spostò la sedia per entrambi.
Peter prese un enorme respiro per calmarsi e per una volta obbedì. Prese lo sciroppo e lo mise sopra ai pancakes, poi si versò il latte. -Mi dirai mai come hai fatto a scoprire dei miei furti?-
-Ti basta sapere che i tuoi giorni da Lupin sono finiti, ragazzino.- parlò a bocca piena e gli mise nel piatto del bacon, -Lo stesso vale per la tua dieta inesistente, smettila di saltare i pasti.-
-Tu vuoi farmi ingrassare e mangiarmi, ammettilo.-
-E prendermi tutti i tuoi zuccheri extra da adolescente? Passo. Secondo te questo corpo come si mantiene da solo?- domandò retorica e morse il proprio toast con marmellata.
Al giovane scappò una risatina, la quale si spense quando al telegiornale trasmisero l' immagine di Tony Stark. L' uomo sorrideva raggiante con gli occhiali da sole e salutava i suoi fan in una conferenza stampa.
May seguì lo sguardo del nipote e sorrise: -Oh, non è dolce? Sta facendo molta beneficenza, ultimamente.-
-Già, talmente dolce da mandarmi in coma diabetico.- borbottò e giocò col cibo.
May lo guardò con la fronte corrugata. -Gli porti ancora rancore?-
-E me lo chiedi?- chiese retorico.
La donna rimase stupita. -Sei incredibile, Peter Parker, non hai uguali. Quando imparerai il valore del perdono?-
-Oddio, me lo stai chiedendo proprio oggi?!-
-So perfettamente che giorno è oggi, non prendermi per stupida.- lo avvertì e provò con un tono più dolce, -Pete? Tony Stark ti ha salvato la vita.-
Peter fece una smorfia di disappunto e sorrise con disgusto. -Avrei preferito che salvasse zio Ben.- mormorò e mise a lavare il piatto, ancora pieno della sua colazione.
-Dove stai andando?-
-Alla ricerca del Sacro Graal, secondo te? Vado a scuola.- fece sarcastico e prese lo zaino.
May lo raggiunse furiosa e lo prese per la bretella. -Non provarci nemmeno, torna subito a tavola e finisci la tua colazione!-
-Non sei il mio capo, non puoi comandarmi!- provò a liberarsi dalla sua stretta e così facendo il suo skate cadde dallo zaino.
May sgranò gli occhi e fissò senza parole il ragazzo. -Mi avevi detto di averlo buttato!-
-Non farne un melodramma adesso.- scosse stizzito il capo e prese lo skate. Uscì di casa e andò ad aspettare l' ascensore.
May ne approfittò e gli parlò: -Lo so che non andiamo più d'accordo dopo quel giorno, ma io sono il tuo tutore legale. Ti sei accorto che, almeno una volta ogni due mesi, l' assistente sociale viene nel nostro appartamento e controlla che sia tutto apposto? O pensavi che fosse l' elettricista? Io sto facendo tutto quello che è in mio potere per noi, Peter.- disse con mille sentimenti nella voce. -Lotto per tenerti con me, perché se si accorgono di come ti comporti veramente penseranno che sia colpa mia e ci separeranno. Siamo rimasti solo io e te, Peter, siamo gli ultimi Parker rimasti in vita.- sentì le lacrime pungere e sbatté più volte le palpebre, -Credi che non mi manca? Che non penso a lui ogni giorno, da quando non c'è più? Era mio marito, ovvio che mi manca, e posso solo immaginare quello che avete passato entrambi. Però io... ti prego... lascia che io ti capisca. Va bene? Non tenermi fuori.-
Peter abbassò le palpebre per qualche secondo e irrigidì la mascella. Raccolse più aria che poté e fissò addolorato la zia. -Vuoi capirmi? Sono quattro anni che non riesco a farmi la doccia senza avere un attacco di panico. Ho paura dell' acqua. Ecco come puoi capirmi.- ribatté acido e salì nell'ascensore.
Non appena le porte si chiusero, Peter scoppiò a piangere e poggiò le mani al freddo metallo per sostenersi.
Non ho niente. Non ho niente, va tutto bene.
Inspirò dal naso ed espirò dalla bocca, calmando il proprio respiro e tornando in sé, giusto in tempo per potersene andare dal suo palazzo. Stranamente arrivò a scuola in tempo e così fu costretto a mettere i suoi libri nell'armadietto mentre tutti gli studenti gli passavano vicino. Finito quello che doveva fare, cercò e ammirò assorto le vecchie foto di lui con Ben.
Erano passati quattro anni dalla morte di suo zio. Quattro anni da quell'orribile disastro naturale, quello tsunami, che colpì la Thailandia proprio quando lui e Ben erano andati lì per farsi una vacanza.
May aveva rifiutato perché doveva andare all'estero per via del suo vecchio lavoro, così c' erano andati solo loro due. Peter ancora doveva capire dove avessero trovato i soldi per il viaggio e tutto il resto sull'isola.
Certo, non avevano problemi economici, ma quella somma sembrava insormontabile per i suoi zii...
-Stai bene?-
M.J. lo fissava preoccupata, cosciente del perché il suo amico sembrasse più triste del solito.
Peter scosse la testa, chiuse l' anta dell' armadietto e si incamminò. -No, ma non importa.-
-Capisco. Oh! Volevo dirti... ehm, la sai l' ultima?- domandò e lo colpì al braccio, mentre si dirigevano alla loro prima ora insieme.
-No, cosa?-
-Gli Avengers vengono qui.-
-Come?!- si fermò Peter sul posto e M.J. fece spallucce. -Sì, sembra un progetto ideato dallo stato di Washington. Stanno andando di scuola in scuola per infondere un po' di coraggio, dato tutto quello da cui ci hanno protetti. Fanno beneficenza, partecipano alle varie fiere e mostre...-
-Posso solo immaginare di chi sia l' idea della beneficenza.-
-Peter... io ti voglio bene, lo sai, ma sei proprio un cazzone! Cos'hai contro di lui? Ti ha salvato la vita!-
Subito, le mise un dito sulle labbra. -Zitta, non alzare la voce, non a scuola!-
-Perché? Oh... non vuoi che si sappia? Non vuoi che sappiano che Tony Stark ha salvato la vita a Peter Parker?- aumentò il volume del tono, attirando qualche sguardo su di loro e facendo incazzare Peter, il quale la trascinò per un braccio in un' aula vuota.
-Sei una cretina, M.J.!-
-Qui l' unico sfigato sei tu! Dio, Stark ha rischiato molto salvandoti e mi sembra strano che una notizia del genere non sia mai finita sui giornali. Ma, cosa più importante, mi stupisce che tu non gli abbia mai detto "grazie"!-
-Per cosa?!- gridò lui, fissandola con occhi di fuoco. -Per aver fatto la scelta sbagliata? Nell'acqua c'eravamo io, mio zio Ben e tante persone che erano sopravvissute per chissà quale miracolo. I soccorsi e gli Avengers salvarono chi poterono, i supereroi arrivarono prima e si divisero il territorio, io mi beccai Iron Man. Stark mi vide, entrò nella potente corrente con l' armatura e mi portò in salvo su un tetto. Quando gli dissi di Ben lui lasciò perdere. Sai cosa mi disse? Che era tutto inutile, che era già morto, ma io sentivo mio zio gridare. Perciò il "grazie" se lo può mettere dove lo dico io!-
-Significa solo che non avrebbe potuto fare niente! Neanche tu coi tuoi poteri, in verità, quindi di cosa ti lamenti?-
-Mi lamento che mio zio è morto ed è tutta colpa sua!- le urlò in faccia, poi se ne andò e la lasciò sola.
Peter strinse convulsamente le bretelle dello zaino ed entrò nel bagno dei maschi. Controllò che non ci fosse nessuno prima di chiudere a chiave e si poggiò con le mani al lavandino, piegando la testa in avanti.
-Calmati, Peter.- si disse, -Niente attacchi di panico, non a scuola, non fare la figura del coglione.- fissò il proprio riflesso e strinse i denti.
-Mantieni il controllo, mantieni il controllo... forza, Parker.- ringhiò e sentì le dita stringere con forza la ceramica... troppo forte, dato che ruppe il lavandino lasciandoci sopra dei segni a forma di dita. -Merda.- imprecò e scappò via prima che qualcuno se ne accorgesse.
Uscì da scuola, il tempo di prendere una boccata d' aria e sedersi sugli scalini. Iniziava seriamente ad avere paura, non era mai stato così forte. Tornò in piedi e camminò in circolo.
Lui studiava la scienza, dannazione, ci doveva essere una spiegazione logica per tutto questo.
-Basta, non ne posso più!- diede di matto e tirò due pugni al muro per poggiarsi con gli avambracci. Peccato che creò due buchi e fece tremare metà scuola.
Gli si gelò il sangue. E adesso?
Dalla porta uscì il professor Gillian, il quale guardò confuso Peter. -Che ci fai qui, Parker? Non hai sentito il terremoto? Stiamo facendo evacuare tutti, sbrigati.- lo avvertì e tornò dentro.
Peter fece per seguirlo, ma non riuscì a staccarsi dal muro. O meglio, le sue mani non si staccavano. Il suo viso divenne una vera e propria maschera di incertezza e sorpresa, mentre si chiedeva mentalmente cosa diavolo gli fosse successo.
-Porca puttana...- parlò e fissò stupito le ragnatele che lo tenevano attaccato al muro con polsi e mani. Dopo un momento di shock, l' ansia prevalse e usò tutte le sue forze per liberarsi.
Che diavolo...?
Si avvicinò con cautela a quelle due strane ragnatele giganti e si fissò le mani. I polsi erano leggermente bianchi. Provò a toccare il muro più e più volte con entrambe le mani e in qualche modo finì per arrampicarsi fino al tetto della scuola senza problemi.
Una volta in cima, rise. -Oddio! Che cosa... cos'ho fatto? Dio!- alzò le braccia al cielo e gridò in piena estasi. Qualunque cosa gli stesse accadendo, era una ficata!

The Hero's SecretWhere stories live. Discover now