Prologo

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-Tu vuoi che io faccia cosa?-
Tony Stark guarda fuori dalla grande vetrata della Stark Tower, suo figlio sta dormendo nella sua cameretta e presto i suoi amici lo raggiungeranno. Prende un respiro profondo, le occhiaie gli segnano gli occhi. -Voglio che usi i tuoi poteri per cambiare le memorie di tutti, compresa la mia sennò rischio di diventare matto. E la tua, così non correremo rischi. Devi invertire Mary e Pepper, pulisci internet da qualsiasi scoop o gossip che mi riguarda, proteggi Peter a qualunque costo. Dovremo far credere che sia morto.-
Anya stringe la mascella, la sua magia le fa brillare le pupille sul nocciola chiaro. -In pratica vuoi mentire a tutto il mondo?-
-Non ho altra scelta. Toomes e Venom sono ancora là fuori.- si volta leggermente per guardarla. -Sto cercando di tenerlo al sicuro. Fidati di me, so quello che faccio.-
La Magissa Bianca sbuffa e ci ragiona sopra. È un pessimo piano e lei lo sa. -Va bene, lo farò. Tu sei l'uomo che Pepper amava e io le volevo bene. Lo faccio soltanto per lei, per proteggere suo figlio. Ma sappi che ho un brutto presentimento su questa faccenda. Tony, non puoi proteggere Peter per sempre da tutto e da tutti.-
Tony si gira con calma, ha delle bruciature sulle braccia e sul collo causate dal suo aereo andato in fiamme; è sicuro che Mary, la sua amica, sia morta. Ridacchia divertito e gli occhi hanno una scintilla spaventosa. -Sta' a guardare.-

Michelle Jones aprì gli occhi e sospirò, si mise seduta sul letto da una piazza e mezza e si scompigliò con una mano i ricci in disordine. Durante le ore di sole, i poteri che le aveva donato Anya prima di morire le impedivano di essere normale. Durante le ore di luna, i ricordi passati di lei le davano il tormento.
Aveva provato in prima persona nella sua mente il legame che l'ex Magissa aveva avuto con la sorella, l'amore che Pepper Potts aveva dato loro come una mamma, la potenza bruta di Thanos e le torture dell'Hydra.
Tremante, si mise seduta poggiando i piedi sul tappeto. Allungò le mani e prese gli occhiali da vista e l'apparecchio acustico per l'udito; finché non avrebbe imparato a controllare la sua nuova natura da Magissa Bianca, i suoi sensi ne avrebbero risentito. Erano passati due mesi e la forza che aveva sentito all'inizio era scemata sempre più.
Indossò la vestaglia per difendersi dal freddo dell'inverno e uscì dalla stanza. Scese le scale e incrociò le braccia, cercando in giro per vedere se fosse l'unica sveglia. No, nessuna traccia degli Avengers. O meglio, quel che ne restava degli Avengers.
Era tornata a New York perché Tony le aveva detto per telefono che il ragazzo che amava aveva bisogno di lei e aveva chiesto ospitalità a un'amica per i primi tempi. Solo che la sua amica e la sua famiglia erano scomparsi. Diventati cenere, polvere, come metà dell'universo.
Perciò eccola lì, nel quartiere generale degli Avengers, dopo che la torre era andata distrutta dallo schiocco di Thanos, a vivere con quel che restava della squadra. Con Steve, Rhodey e Clint, che avevano perso le loro famiglie, con Loki, che aveva perso il fratello, e Natasha e Bruce, che avevano perso il figlio non ancora nato.
Poi c'era lei. Lei che aveva perso il suo Billy.
Digrignò i denti. Thanos.
Nei ricordi di Anyesse era spietato. Folle. Senza limiti. E ora, nella realtà, era persino un ladro. Aveva portato via tutto a chiunque.
Nel ripensarci, sentì un calore ai palmi delle mani e cessò come potè il fuoco che ne nacque.
-Le consiglio vivamente di mangiare, Miss Jones.-
Non si mosse dal divano e scrutò il vuoto. -Non ho fame, Jarvis.-
-La colazione è il pasto più importante della giornata, non può farle che bene. Inoltre, dagli studi del dottor Banner sui suoi poteri, se non avrà energia in corpo la sua magia si indebolirà.-
Lei giocherellò con l'anello che portava al dito, quello che Peter Parker le aveva recuperato dalla spazzatura anni prima. -Non imitare il tuo creatore, per favore. Io non sono suo figlio.-
Secondi di silenzio, quasi l'intelligenza artificiale stesse trattenendo il respiro. -Sono sicuro che Mr. Stark e Mr. Parker vorrebbero solo il meglio per lei. E desidererebbero vederla mangiare.-
M.J. annuì. -Sì, sei il degno A.I. del tuo inventore. Ottuso come lo era lui.- brontolò tra sé e andò al frigo per prendere uno yogurt e a uno dei cassetti per prendere un cucchiaino. Doveva bastare.
Finì di mangiare in poco tempo e si diresse nuovamente al piano di sopra per tornarsene in camera sua a leggere. Adesso era quella la sua vita. Rinchiusa in quel posto temendo di ferire il prossimo coi suoi poteri e sepolta tra lettura e i compiti dei corsi online che seguiva per prendere uno straccio di diploma. Ora capiva come si doveva esser sentito il suo migliore amico.
Arrestò il passo una volta nel corridoio di sopra, pensare a lui doleva ogni volta eppure allo stesso tempo era confortante. Da quando era accaduto ciò che era accaduto aveva tentato disperatamente di dimenticare, ma solo dopo che avevano passato giorni, settimane insonni, a cercare di rimediare. A provare. Bruce era intelligente, certo, però nemmeno lui poteva sapere come si poteva far tornare in vita mezza popolazione universale. Forse se fosse riuscita ad accedere alle conoscenze di Anya attraverso i ricordi di lei, ci doveva essere qualcosa sul piano di Thanos, una soluzione...
Un rumore la fece girare. Di nuovo lo udì, un suono di passi. Dalla stanza dove non entrava mai nessuno se non Steve, per il resto rimaneva chiusa a chiave. Girò la maniglia e per la prima volta trovò aperto. Spinse l'anta e si mosse con circospezione. Quella camera era un trionfo di scatole e scatoloni e seduto al centro su una sedia girevole vi era Captain America, intento a fissare assorto una fotografia incorniciata.
Michelle si avvicinò a una delle scatole - su un lato vi era scritto "Vestiti di Peter" - e l'aprì. Con le emozioni fragili, prese tra le mani una felpa piccola. All'altezza del petto vi era stata stampata la rappresentazione di "Peter Coniglio".
-Non dovresti stare qui.- la voce di Steve era roca, insonnolita. Aveva smesso di dormire per un certo periodo dopo che era stato liberato dal ghiaccio, la situazione era più o meno la stessa nel presente. Il suo cuore stavolta era più coinvolto.
La ragazza singhiozzò e si portò al viso l'indumento, inspirandone l'odore. -Era sua. Avevamo undici anni, gliela regalai io. Doveva essere uno scherzo e lui la tenne comunque. Mi manca... mi manca così tanto.-
Il biondo sfiorò il contorno dell'immagine che stava ammirando. Una delle poche foto che aveva della sua famiglia, dove lui e Tony stringevano Peter sul divano intenti a vedere un film. -Mancano anche a me.-
L'uomo che avrebbe dovuto sposare. Il figlio che doveva adottare. Sam e Bucky, i suoi fratelli.
Tutti perduti, di nuovo.
Esattamente come il risveglio nel nuovo millennio.
-Dobbamo fare qualcosa.-
-Ci abbiamo già provato.-
-Forse non abbastanza, forse dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno.-
Il Capitano alzò la testa lentamente per scrutarla, gli occhi azzurri avevano perso da tempo la loro scintilla colma di speranza. -A chi? Ciò che è accaduto va oltre le mie capacità. Stiamo parlando di magia, M.J. Strange è scomparso nello schiocco di Thanos, Loki non si è più fatto vedere dopo aver appreso di Thor, se ci sono altre forze mistiche là fuori...-
-Amaranta.- lo interruppe.
Steve serrò la mascella, sbigottito. -Non puoi essere seria.-
-Diceva che Venom era l'unico essere in grado di uccidere Thanos.-
-Stai dicendo che abbiamo sbagliato a farlo fuori?-
-No, certo che no, intendo che forse lei sa come fermare Thanos.-
Lui scosse le spalle. -Fermare cosa? Oramai è tardi. Noi non c'eravamo, ha agito alle nostre spalle. Eravamo talmente presi dalla Magissa Nera e da Venom da non accorgerci dei segnali. La sparizione di Wanda e Visione, il rapimento di Strange, ci siamo fatti sfuggire tutto e ora guarda come siamo finiti! Non ci resta niente.-
Michelle strinse il labbro tremolante tra i denti e tirò su col naso. -Quindi è così? Ci arrendiamo?-
Steve si leccò le labbra secche e sospirò. -Venom era l'unico allo stesso livello di Thanos, non parlo solo di forza. Una volta sconfitto, il simbionte avrebbe potuto attaccare noi e tu lo sai. Anya si è sacrificata per questo, per proteggerci.-
-E ora suo fratello è morto. Mi ha chiesto di tenerlo al sicuro e guarda com'è finita.-
-Non potevi fare niente. Nessuno di noi poteva.-
La ragazza si tirò su gli occhiali per asciugarsi le palpebre umide. -Ho i ricordi di Anya. Ha conosciuto tante persone, sai? Anche al di fuori del nostro pianeta e al di là di Asgard. Potrei cercare di contattarli con i miei poteri, chiedendo aiuto a Bruce. Ora che siamo in pochi... veramente in pochi... le risorse scarseggiano, nessuno si occupa più dei terreni e delle fabbriche. Magari possiamo aiutarci a vicenda. Sarebbe un inizio, non trovi?-
Lui ragionò, infine annuì. -Sì, va bene. Non penso che potremo fare più di così.-
-Ok. Spero tu non sia allergico al pelo di procione.-

-Avrai mai intenzione di spiegarmi le tue mosse in questo gioco malsano col tuo cosidetto "padre"?- chiese Quentin Beck ad Amaranta, nascosti in una boscaglia.
Lei gli diede un'occhiata annoiata. -Sei troppo curioso.-
-Voglio capire. Perché hai usato un'illusione di Anyesse? Non potevi rapirlo e basta come hai fatto con Richard Parker?-
-Lo avrebbero cercato. Credendolo morto come gli altri, sono senza speranza.- confidò la strega con naturalezza.
Mysterio ridacchiò senza fiato. -Sei incorreggibile. Spero davvero per te che tutto questo abbia uno scopo, perché se mai gli Avengers scoprissero che lui è ancora vivo...-
-Stephen Strange ha predetto una sola vittoria. Una. So quello che sto facendo.-
-Hai visto anche tu quell'unica opzione a nostro vantaggio?-
-No. I miei poteri derivano dalla gemma del Tempo, ma non ho tutto il suo potenziale. Ora non ci resta che aspettare.-
Lui corrugò la fronte. -Aspettare cosa?-
Amaranta fece un passo avanti, verso ciò che stavano sorvegliando insieme. -Che le ferite procurate da Thanos guariscano. Che l'animo torni forte. Che la voglia di combattere rinasca. Che io sia abbastanza potente da poter uccidere mio padre e riprendermi dalla perdita di mia sorella. Ma soprattutto... che lui si affezioni abbastanza a lei da avere la forza necessaria per andare avanti, nel caso in cui perdessimo questa guerra. Ho avuto la mia vendetta, ora devo proteggere l'unica sorella che mi è rimasta.-
Beck indurì lo sguardo e lo posò sull'oggetto della loro discussione: in uno chalet in legno, nel bel mezzo di una boscaglia sperduta in America, Tony Stark cullava a ritmo di musica jazz sua figlia.

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Buon compleanno alla mia persona! Ti voglio bene, tesoro! CelesteCeli

-Kitta♡

The Hero's SecretWhere stories live. Discover now