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-Ah! Ehi, no!- si lamentò Peter, tentando di allontanare le mani di Tony che continuava a sfregargli l'asciugamano sui capelli bagnati. -La smetta, dai!-
L'uomo rise e continuò a stuzzicarlo, decidendo solo dopo svariati minuti di lasciarlo in pace. -Spero la doccia ti abbia fatto bene.-
-Potevo anche asciugarmi da solo.- protestò, nonostante il sorriso che non lo abbandonava. Un sorriso che stava facendo battere più forte il cuore di Tony.
-La prossima volta usiamo l'idromassaggio.- promise, allontanandosi da lui e camminando per la stanza del ragazzo. -Una bella vasca d'acqua calda, colma di bolle e getti. Non invitiamo Hulk, però. Ti immagini che orrore? Sembreremmo due acciughe in una zuppa di piselli.-
Peter si morse il labbro e guardò in basso, mettendosi la maglietta del pigiama. Stark arcuò un sopracciglio: -Stai trattenendo una risata o sbaglio?-
Il ragazzo scosse la testa.
-Oh, non farmi questo, non mentire. È un evento epocale per me, fammi questo favore!- congiunse le mani a preghiera e lo raggiunse ancora, poi con passo svelto gli aggrappò i fianchi e gli fece il solletico. Peter scoppiò a ridere. -Andiamo, ragazzino, rendi contento quest'eroe che si sacrifica ogni giorno per il pianeta!-
Il sedicenne, piegandosi fino a terra, riuscì a fuggire e corse fuori dalla porta. -Oh, no, tanto non mi scappi! Vieni qui!- lo rincorse e una risata percosse l'aria mentre le scale venivano pestate alla svelta da due paia di piedi.
Prima che il ragazzino potesse girare intorno al divano per creare un po' di distanza, Tony lo agguantò e se lo strinse al petto da dietro. -Presa, piccola canaglia! Ne dubitavi?-
-Certo, considerando la sua età.-
Stark staccò il figlio da sé e osservò sospettoso il suo ghigno malandrino. -Che vorresti dire? Quanti anni pensi che io abbia, ragazzino?-
Peter finse di pensarci. -Mmh... mezz'età? Almeno sessanta?-
Inutile dire che il solletico triplicò, unito a delle pernacchie su collo e guancia. -Questa me la segno, ragnetto, giuro che non la passi liscia!-
-Aiuto!- Peter gridò tra le risate e le lacrime, scalciando e agitandosi fortemente.
-Risparmia il fiato, siamo soli.- lo derise e lo sollevò, facendolo quasi finire a testa in giù e tenendolo stretto con le braccia. Riuscì pure a dargli una pernacchia sulla pancia. -Stasera sei mio, tutto mio!- lo morsicò sulle braccia e sulle spalle, fingendo di mangiarlo fino a farlo sdraiare sul divano.
Lo tormentò per secondi infiniti, lasciandolo senza fiato e sfiancato. Il giovane respirò a pieni polmoni e si mise una mano sulla faccia a tortura conclusa. -Giuro che non ipotizzerò mai più la sua età, Mr. Stark. Comunque, stavo scherzando.-
-Meglio per te che tu stessi scherzando, giovanotto.- gli puntò un dito contro Tony con finta aria seria, guardandolo da dietro lo schienale e dirigendosi poi alla cucina. -Che vuoi per cena?-
Peter alzò la testa per guardarlo di sbieco. -Ma sono solo le quattro del pomeriggio.-
-Qualcosa mi dice che non hai pranzato, per colpa della tua rissa non ho toccato cibo. Per tanto, io sono Tony Stark e dico che ceniamo adesso.-
Con un salto, si alzò dal divano e andò al frigo per prendersi una bibita. -Pizza.- rispose alla precedente domanda.
Il miliardario quasi trillò per quella risposta e cominciò subito ad apparecchiare la tavola per due. -Mi piace come ragioni.-
Peter sbuffò una risata, poi lo fece una seconda volta quando prese il post-it appeso al frigo e lo lesse ad alta voce: -"Non dare cibo spazzatura al ragazzo, ti vedo. Ti amo, Steve. P.S. So già dell'hamburger di ieri sera".-
-Cosa?- Iron Man abbandonò la sua posizione e gli rubò il biglietto dalle mani, rileggendolo più volte. Alzò gli occhi al cielo, intuendo l'ovvietà: -Jarvis, hai fatto la spia?-
-Mr. Roger mi ha ordinato di dire di no a questa domanda.-
Tony stropicciò la carta nel pugno, fino a creare una pallina. -Be', nella pizza c'è il sugo e la mozzarella, sono salutari. Se uno ci mette il prosciutto c'è pure la carne...-
-Giusta osservazione.- concordò il più piccolo. Stark diede l'ordine di mandare una delle armature a comprare la pizza e dopo poco tempo stavano mangiando, seduti uno di fronte all'altro. Se per seduti si intende Tony con le gambe tutte da un lato dell'alta sedia e Peter in ginocchio sulla propria che si sporgeva verso la scatola bassa e quadrata.
Con la bocca a masticare una fetta del loro pasto, il ragazzo corrugò la fronte. -Non capisco, non è arrabbiato per la rissa di oggi?-
-Ovvio che sì, sono furibondo per quella, ma comprendo perché hai agito in quel modo.- Tony si pulì la bocca col tovagliolo e i suoi occhi non mollarono il figlio. Era inutile, non riusciva a smettere di guardarlo.
Un'aria triste avvolse Spider-Man e lasciò nel suo piatto la metà della pizza che aveva morsicato. Fissò amareggiato il tavolo. -Non volevo colpirlo, lo giuro. Volevo solo che chiudesse quella boccaccia.-
-Che ti ha detto di preciso?-
Deglutì. -Che i miei non sono morti, ma mi hanno abbandonato.-
Un colpo simile ad un pugno ferì il cuore di Tony. -Se non lo avessi fatto tu, forse lo avrei pestato io.-
-Però a me non possono arrestare per aver aggredito un minorenne.-
-Vero.-
Un lieve sorriso malinconico del ragazzino fece venire tristezza a Tony. -Vorrei averli conosciuti. Avrei imparato a cucinare con mamma e May... avrei discusso con zio Ben e papà sul football... Mi manca la mia famiglia.-
La lingua di Iron Man, birichina, per un soffio non saltò fuori per consolarlo dicendogli la verità. Roba del tipo "non essere triste, c'è ancora il tuo vecchio in vita!". Piuttosto decise una strada diversa: distrarlo. -Ti va di venire ad aiutarmi nel mio laboratorio, dopo che avremo finito la cena?-
Gli occhi scuri brillarono quasi dalla gioia. -Mi piacerebbe molto, Mr. Stark.-
Fu così che si ritrovarono, dopo un'ora di chiacchiere e pizza, ad assemblare un propulsore di ultima generazione costruito da Stark nelle gambe di una delle sue armature.
Peter ne rimase affascinato. Si ricordava bene di quando, da bambino, aveva una cotta spudorata per Iron Man e la sua forza insuperabile. Gli piaceva ogni cosa di lui; dai razzi al fatto che potesse volare. Ma questo era prima. Prima di Ben.
Prima che accettasse il fatto che dietro quella maschera c'era pur sempre Tony Stark.
-Bene, così, tienilo fermo...- borbottò l'adulto al ragazzo, inserendo una rotellina nel sistema di movimento dell'armatura. Erano seduti insieme a quel tavolo da lavoro da almeno tre ore e nessuno dei due pareva stanco. -Mi vai a prendere l'avvitatore elettrico? Si trova sullo scaffale in alto dell' armadio alle mie spalle.- chiese, senza distogliere lo sguardo dal proprio lavoro, neanche quando udì il figlio allontanarsi. Bastarono cinque secondi perché sentisse un urlo, del vetro che si rompeva e un gemito di dolore. Si raddrizzò e tolse gli occhiali da lavoro, -Peter?-
-Sì?- fece lui alle sue spalle.
-Ti sei fatto male?-
La risposta esitò ad arrivare: -No.-
Tony corrugò le sopracciglia e voltò di poco la testa a destra. -Mi stai mentendo?-
Silenzio e poi... un sospiro rassegnato. -Sì.-
L'uomo, coi capelli bruni messi in disordine a causa delle ore di lavoro, mollò malamente gli strumenti che teneva in mano sul tavolo e si mise in piedi. -E allora di' semplicemente che ti sei fatto male!- lo rimproverò, nel frattempo camminava per andare a vedere cosa fosse successo. Svoltato l'angolo e superato il secondo tavolo colmo di roba elettronica e meccanica, trovò il ragazzo a terra con un taglio saguinante alla mano, il grande armadio argentato a terra, le ante prima di vetro completamente rotte e i suoi utensili sul pavimento mezzi scassati.
-Mi dispiace.- mormorò Peter, sinceramente dispiaciuto. Non ne faceva mai una giusta, cavolo... Flash aveva ragione, era un disastro.
-Non m'importa della mia roba, devi sempre dirmelo se ti ferisci, d'accordo?- parlò facendo attenzione a dove metteva i piedi. Si inginocchiò alla sua altezza e gli prese la mano ferita, analizzandola.
Il giovane, imbarazzato, scosse il capo. -Non è niente.-
-Lo dico io se non è niente. Vieni.- lo tirò su e buttò a terra ciò che c'era sul piano del tavolo vicino a loro. Lo fece sedere e prese il necessario per medicarlo. Col disinfettante su un batuffolo di cotone e cotton fioc, bagnò il taglio. Dalla bocca di Peter uscì un verso graffiante e sofferente, lottò per liberare la mano dalla sua stretta. -No, fa male!-
-Se non la disinfetto, sarà peggio.- lo avvertì e coprì il dorso con una benda. -Ecco fatto. Considerate le tue capacità autocurative, non dovrebbe metterci molto a guarire. Sei un ragazzo un po' imbranato, sai?-
-E lei come lo sa?-
-Te l'abbiamo detto, io e gli Avengers ti abbiamo tenuto d'occhio per mesi prima di decidere di prenderti con noi. Ne ho visti di filmati su di te, sei caduto parecchie volte.- e anche se tutte le volte si era preoccupato, alla fine aveva sorriso divertito. Proprio come adesso.
Tony mise via il kit di pronto soccorso e non si accorse che il ragazzo aveva abbassato la testa. I suoi occhi non si distoglievano dal pavimento. -Sono una peste, vero?- ripeté l'aggettivo che gli aveva associato Flash quel giorno.
Sorpreso dalla domanda, Tony gli poggiò le mani ai lati delle cosce. -No...- ci pensò su, -Be', un pochino sì. Ma è ciò che rende te te.-
-Non penso che il me di adesso le piaccia.- esitò nello sbirciarlo e nell'alzare le pupille nella sua direzione.
-Perché dici così?-
-Non faccio altro che farla arrabbiare.-
-Anche io ti faccio arrabbiare e mi hai fatto intendere chiaramente che non ti piaccio, ragazzino. Eppure non ho mai detto che tu non piaci a me.- lo disse come se fosse un' ovvietà, procurando sgomento in Peter.
Lui... gli piaceva? Sul serio?
Ok, questo un po' lo aveva capito. Lo aveva accolto in casa sua, si era preso cura di lui e gli aveva dato delle regole che in qualche modo lo tenevano al sicuro e in salute. Insomma, tante attenzioni che di solito si danno a... ad un figlio.
Curioso, gli fece la domanda che gli correva in testa da un po': -Mr. Stark? Dov'è suo figlio?-
Tony venne preso in contropiede. Come sempre, Peter sapeva come stupirlo e lasciarlo senza parole. L'unico che ci riuscisse. E adesso?
Verità o bugia? Verità o bugia?
Magari era quello il momento giusto per confessare, per raccontargli tutta la storia sin dall'inizio. Poi guardò quei grandi, scuri, infiniti occhi bellissimi e in essi ci vide qualcosa: speranza. Sarebbe scomparsa se avesse saputo che cosa aveva fatto?
Bugia. Bugia. Bugia.
-Non so che cosa quel tuo compagno di scuola possa aver sentito da Steve o perché Roger abbia detto quello che ha detto... ma mio figlio è morto tanti anni fa.- mentì spudoratamente e si allontanò di un passo da lui, come a proteggersi dai sensi di colpa. -Era malato e la madre non è sopravvissuta al parto. L'ho tenuto in braccio una sola volta.- di conseguenza, scappò un minimo di verità: -Era così piccolo, minuscolo, innocente e stupendo. Mi ha guardato...- i suoi occhi si incastrarono in quelli di Peter, gli parve di rivivere quel giorno. -... e sono rinato. Lo giuro, mi è sembrato che tutta la mia vita stesse ricominciando da capo. Era una seconda chance, un modo per redimermi. Lo tenevo stretto a me, sul mio cuore, avevo il timore di fargli del male. Tutto il mondo, i miei problemi, Iron Man, era tutto sparito... c'era solo lui. Contava solo lui. Nient'altro aveva importanza. Nient'altro l' avrebbe mai avuto.-
Incantato e in trans per quelle parole, il sedicenne assottigliò gli occhi. -E poi cos'è successo?-
Tony prese un respiro profondo e tremò, ogni muscolo si irrigidì. Gli faceva male dire tutte quelle menzogne. -È morto in braccio ad un'infermiera. Non ce l'ho fatta a tenerlo fino alla fine, era troppo.- si passò la lingua tra le labbra secche e liberò l'aria dai polmoni, calmandosi. Tornò a contemplare il ragazzino di fronte a lui. -Aveva due occhi enormi, marroni e profondi. Erano identici ai tuoi. Tu me lo ricordi tanto, per questo io...- si bloccò e si accorse di cosa aveva detto. Troppo tardi, diavolo: Peter, un' espressione offesa e angosciata in viso, saltò giù dal tavolo e corse via.
-Merda, Peter!- lo richiamò e gli andò per l'ennesima volta dietro, -Non pensare male, non ti vedo come un rimpiazzo. Ti prego, lascia che ti spieghi!-
Niente da fare, il più piccolo sembrava aver messo il turbo. Sparando una ragnatela sul soffitto, evitò le scale e si chiuse a chiave in camera sua. Giunto di fronte alla porta, Tony vi battè un pugno. -Peter, apri la porta!-
Nessuna risposta.
-Peter, per favore, posso spiegarti!-
Ancora niente.
Porca puttana, ci risiamo!
Stavano andando così bene, Dio, così bene! Perché cazzo aveva aperto bocca? Non poteva pensare prima di parlare, almeno con lui? Come riusciva a ferirlo o a spaventarlo sempre?!
-Non puoi scappare tutte le volte che dico qualcosa che non ti va bene. Prima o poi, dovrai affrontarmi.-
Questo attirò la sua attenzione: la porta si aprì di poco e un Peter infuriato lo trapassò con lo sguardo. -Ebbene?-
Tony prese il telefono, gli era appena arrivato un messaggio. -Vedi, io...- cominciò a spiegare, ma si congelò nel vedere la foto che gli aveva mandato Natasha con un file allegato.
"Tu ne sapevi niente?".
Cristo.
-Devo andare, continuiamo dopo.-
-Cosa?!- sbottò stupito l'adolescente, guardando il padrone di casa che scendeva le scale.
-Resta qui, non uscire, sei ancora in castigo. Parliamo quando torno, capito? Jarvis, controllalo e aziona una delle armature; dove sto andando non è un luogo per ragazzini.- ordinò e si diresse sul grande balcone, dove un'armatura lo stava già aspettando, pronta e aperta. Vi entrò dentro e volò fino alla base militare dove sapeva di poterci trovare la persona con cui voleva parlare.
Con solo le mani meccaniche, aprì la porta a doppia anta ed entrò nella sala riunioni. Aveva già messo fuori gioco la sicurezza, perciò non esitò nell'alzare le mani quando i militari gli puntarono le loro armi addosso. Si stupì, piuttosto, quando vide che nella sala c'erano anche Nick Fury, una ragazzina dell'età di suo figlio e il resto della squadra. Steve e Natasha compresi.
-Ehi, ehi, calma, calma!- si mise in mezzo Rhodey, tutto agitato per la comparsa improvvisa del suo amico e girò attorno al tavolo per mettersi di fronte a lui. -Tony, che stai facendo?-
-Ross!- urlò incazzato e ignorò l'amico in divisa, lo superò e si diresse verso il segretario di Stato. -Avevamo un accordo, Peter deve restare con me!-
L'uomo in completo, confuso, si fece indietro, timoroso di una brusca reazione dell'altro. -Non so di che cosa lei stia parlando, Stark, le sembra il momento di...-
-Che cazzo ci fa il nome di mio figlio sulla lista di adozione nazionale?!-

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-Kitta♡

The Hero's SecretWhere stories live. Discover now