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Peter aveva passato abbastanza tempo a vivere per strada da imparare la regola fondamentale per i ragazzi senza casa: evitare le autorità come la peste. Per questo conosceva ogni nascondiglio del Queens, compresi quelli usati dai fratelli Kenny. Ma non bisognava mai, mai e poi mai, usare lo stesso due volte.
Riassumendo tutto ciò si poteva usare una sola parola: scappare. Ed è ciò che il nostro protagonista stava tentando di fare al momento.
-Abbandoni la festa così presto, Parker?-
Peter, in piedi sul termosifone del bagno dei maschi e con le mani a tentare di aprire la finestra, voltò il capo verso la porta. Owen e Ray Kenny lo guardarono divertiti e chiusero la porta. Avevano la stessa faccia per quanto riguarda forma e tratti, occhi blu scuro e capelli tra il castano e il biondo. La loro sorellina ce li aveva più accesi e chiari.
-Ci è piaciuto molto come hai ridotto quello stronzo di Thompson. A dire il vero, i vostri scontri sono sempre i nostri incontri di wrestling preferiti. Concordi, Ray?-
-Assolutamente, fratello.-
Il giovane scese e tornò coi piedi per terra. -Che cosa volete? Ve l'ho già detto, vi ridarò i vostri soldi a rate. A proposito...- e passò venti dollari a Ray. Quest'ultimo li prese all' istante e si leccò il piercing al labbro. -Ci siamo solo incuriositi e ti abbiamo seguito. Lo sai che Flash farà la spia dicendo che sei fuggito non appena il preside lo accoglierà nel suo ufficio?-
Peter serrò la mascella. -Me ne sbatto. Non volevo restare lì e me ne sono andato, fine della storia.-
-Come mai sei trasalito nel sapere che chiameranno i vostri genitori? Tu non li hai o sbaglio?-
Un grumo di orgoglio gli si fermò in gola e un piccolo graffio si creò nel suo palmo quando vi si strinse all'interno le unghie. Quindi l' avevano davvero seguito. Se c' era una cosa che Peter sapeva era che i Kenny erano svegli, svegli quanto lui e M.J., non come la maggior parte dei ragazzi della loro età.
E questo lo spaventava.
Owen alzò un sopracciglio e gli occhi blu tipici della loro famiglia brillarono. -Non è che tu sai quello che la stampa non sa? Tony Stark è manesco?-
Peter trasalì.
Che?
-Che c'entra adesso Tony Stark?-
-Non fare il finto tonto, ti abbiamo visto stamattina mentre scendevi da una delle sue auto. E caso volesse che Quinn fosse proprio dalle parti della Stark Tower quando ti ha visto uscire da essa nei giorni passati col tuo skate.-
Spider-Man deglutì la bile. Ci mancava solo questa, accidenti! Come aveva fatto a essere così poco attento?
-Rilassati, il gossip non è nei nostri passatempi preferiti. Vogliamo solo sapere una cosa: sei tu il figlio nascosto di Stark?- Ray si piegò di poco nella sua direzione e lo scrutò, come a captare una probabile menzogna.
Fantastico, ora stava anche per vomitare. -Ew, no!-
-E come mai vivi da lui?-
La bocca di Peter si serrò. E adesso? Cosa poteva dire come scusa? Scelse una mezza verità: -Mia zia aveva una relazione con Bruce Banner e, dopo la sua morte, lui e gli Avengers hanno deciso di accogliermi. Ora Stark, Steve Rogers e Natasha Romanoff sono i miei tutori legali.-
I due fratelli sgranarono gli occhi, poi fecero entrambi una risata smorzata. -Cazzo, sei nei guai.- proclamò Owen.
-Già, ne sono consapevole.-
-Perciò chi verrà a parlare col preside dei tre?-
-Stark. Lui è il mio primo tutore legale, a quanto pare. Gli altri lo sono nel caso in cui accada qualcosa a Tony.-
Ray sghignazzò senza pudore. -Oh, mio Dio... Lo sanno tutti che Stark non è un tipo molto ragionevole, quante volte ti ha messo in castigo?-
-Ti lega la cintura addosso quando vai in macchina con lui?- cointribuì Owen.
-Ti mette a nanna con tanto di orsacchiotto e favole della buonanotte?-
-Chiudete il becco, dannazione! Non m'importa niente di lui, non è il mio capo. Che si arrabbi e mi sgridi non è rilevante.-
-Ma l'avrai fatto arrabbiare, no?- Owen gli si avvicinò e gli girò intorno. Peter lo seguì con lo sguardo. -Certo.-
-E tu gli hai chiesto scusa?-
-No!-
-Sul serio, Parker, non ti ci vedo a obbedire come un cagnolino e con un genitore come Stark. Se ne sentono di storie su di lui. È freddo, calcolatore, non ha un cuore. Ma chiunque gli si avvicini sentimentalmente ne rimane scottato. Prendi Pepper Potts; era la sua assistente e la sua compagna, pochi mesi e se ne va dalla Stark Industries senza lasciare traccia. Nessuno sa dove sia finita. Tony Stark fa a pezzi tutte le persone alle quali tiene, che lo voglia o no. Vuoi per caso finire così? No, non sei uno a cui piace essere amato. Tu sei fatto per la strada, per la libertà; sei come noi, un lupo.-
-Nah, Owen, non mi convince.- scosse la testa Ray e accostò il suo viso a quello di Peter, -Per me lo idolatri di nascosto e ti gusta il fatto di stargli vicino. Il tuo finto odio è solo una maschera.-
Il sangue del sedicenne ribollì e tremò sul posto. -No, ti sbagli!-
-Scommetto di sì, scommetto che ti vede come un bambino e ti proibisce la tua solita routine quotidiana: furti, skate, le nostre feste... Per questo sei sparito dal nostro giro, ti piace avere Iron Man come nuova figura di riferimento. Non me lo sarei mai aspettato da te, sei diventato il cocco di papà Stark.-
-Vieni qua!- Peter gli sarebbe saltato addosso se non fosse stato per Owen, il quale lo teneva da dietro con le braccia. Gli rise nell'orecchio: -Calmati, Parker, a mio fratello piace solo sfottere la gente.-
-Siete due coglioni.- si liberò frustrato, quelle parole gli avevano fatto vedere nero dalla rabbia. Non era il bambolotto di nessuno e mai lo sarebbe stato.
Tanto meno di un malato del controllo come Stark.
-Hai un fuoco dentro che ti sta bruciando vivo. Ci attira. Sappi che sei sempre il benvenuto da noi se avrai mai voglia di qualche botta.-
-Non mi faccio della vostra merda.- passò gli occhi color cioccolato tra i due ragazzi, sfiducioso.
-Peccato, saresti meno stressato.- ghignò Ray, -Se cambi idea, sai dove trovarci. A noi e a Quinn piace la tua compagnia. Nel frattempo rifletti su questo: sei un cane al guinzaglio o un lupo solitario?- detto ciò, si diressero fuori.
-Ah, questo te lo manda Quinn.- fece Owen, lanciandogli un pacchetto di sigarette Chesterfield rosse e lasciandolo solo.
Il cuore di Peter batteva a raffica nella gabbia toracica. Si lavò le mani e si passò l'acqua fredda sulla faccia per tornare lucido e reattivo. Avrebbe tanto voluto sbattere le ciglia tra loro e cambiare vita. Una dove poteva avere una famiglia normale e dove Tony Stark non poteva comandarlo.
Magari i sogni sono belli proprio perché sono ciò che vogliamo e non avremo mai. Ma se si avverano, quanti di noi ne restano delusi?
Decidendo che voleva affrontare la questione di petto, tornò in presidenza e per un soffio non fu beccato dal preside. Sfortuna volle che proprio quando il preside disse a lui e a Flash di accomodarsi, dalla porta principale entrò Tony Stark in persona.
-Ma che ca...?- restò a bocca aperta Flash. Questo attirò l'attenzione di Tony, che portò subito uno sguardo deluso, ferito e arrabbiato in direzione del ragazzo seduto alla destra di Thompson.
Peter a momenti non usò il labbro inferiore come un chewing gum, talmente lo stava mordendo.
-Mr. Stark, appena in tempo. Prego, entri mentre aspettiamo i genitori di Mr. Thompson.-
-Non ce ne sarà bisogno, preside. Prendo Peter e me ne vado.-
-Signore, con tutto il rispetto, i ragazzi rischiano di essere espulsi.-
-Mi mandi un e-mail, potrà parlarne con il mio assistente per telefono, tanto ha già il suo numero. Ora, se non le dispiace...- tagliò corto e prese Peter per un braccio, trascinandolo via con forza.
Nel corridoio deserto, il ragazzo poté vedere nel giardino fuori dalla finestra i fratelli Kenny ridere e fargli l'imitazione di un cane.
Eh, no, quando è troppo è troppo.
-Mi lasci!- riuscì a togliere il suo braccio dalla sua presa e lo fronteggiò: -Perché è venuto lei e non Happy? Ora Flash inizierà a fare domande e presto tutta la scuola comincerà a sospettare! Se scoprono di Spider-Man per colpa sua, giuro che la distruggo!-
-Non alzare la voce con me, ragazzino. Credevo che tra le nostre regole il "niente risse" fosse sottinteso, che pensavi di fare? Ogni giorno me ne combini una!- sbraitò Tony, era ai limiti della pazienza ed era stanco di lottare costantemente contro di lui.
Lo prese per il bavero della giacca e lo condusse verso l'uscita. -Happy ha già preso le tue cose, sono nella macchina. Ne ho le palle piene di questi tuoi scatti di ribellione, non mi lasci neanche lavorare in pace!-
-La smetta di tirarmi!- per la terza volta nel corso della giornata, liberò con uno strattone sé stesso. -Se l'è cercata, ha offeso la mia famiglia! Perché non può fare come il resto del mondo e fregarsene di me?!-
-Perché io sono tuo...!- Tony chiuse la bocca appena in tempo e riformulò la frase: -Perché io non sono il resto del mondo, ok? Te l'ho già ripetuto non so quante volte, devo badare a te.- sospirò per riprendere aria e addolcì il tono, -E se devo essere sincero, questo "devo" sta diventando un "voglio". La verità è che...- chiuse gli occhi. Sapeva che lo avrebbe spaventato ma alla fine lo fece, confessò: -... mi sto affezionando a te, piccolo.-
Il miliardario poté vedere diverse emozioni attraversare il volto del ragazzo: stupore, sgomento, paura, furia, incredulità e terrore. Fu un attimo prima che Peter gli sfuggisse dalle mani e lo superasse per correre via. -Peter!- gridò, andandogli dietro.
Il sedicenne corse a perdifiato, i suoi piedi toccavano a malapena il pavimento e spalancò la porta a doppia anta che portava al parcheggio e al mondo esterno. Ma si fermò all'istante una volta giunto sotto la tettoia di cemento che portava alle scale non coperte.
Stava piovendo.
Cazzo!
Fece dietrofront e finì tra le braccia di Stark. Lo spinse via con le mani, scalciò e gridò sconvolto per liberare il proprio corpo. Niente da fare, Tony non intendeva lasciarlo. -Woh, woh, ehi! Buono, ragnetto, che ti prende?-
La mano di Peter strinse la manica lunga della giacca di Tony come per sopravvivere e poggiò la guancia sul suo petto. Sentì gli occhi inumidirsi, respirava male. Cavolo, le cose stavano andando di male in peggio.
-Gesù, ma tu tremi.- constatò l'uomo e lo abbracciò. Solamente quando si accorse del rumore della pioggia capì il problema. Dio, Peter era idrofobico, giusto.
E adesso?
-Peter, guardami.-
Il figlio scosse la testa, non si era più mosso da quando aveva capito di essere in trappola tra lui e il cattivo tempo.
-Guardami, Petey-pie.- lo chiamò dolcemente, alzandogli il mento con due dita. Gli occhi scuri del giovane erano traumatizzati, senza sentimenti. -È acqua, capito? È solamente acqua. È uno degli elementi principali della natura, compone il settanta per cento di te, di me, di tutti noi. La bevi per far abbassare la temperatura corporea quando sei ammalato, quando hai sete o sei disidratato dallo sport. È composta da due molecole di idrogeno e una di ossigeno, per tanto non ti farà male. Cos'è la paura, Peter?-
-Solo... solo ciò che non conosciamo.- balbettò, stava tornando lentamente in sé.
-Esatto. Tu queste cose le sai, Pete, sei un ragazzo intelligente. Perché devi avere paura?-
-Mi... mi porterà via... mi trascina via.-
-Qui niente e nessuno ti trascinerà via. Non finché ci sono io. Dammi la mano.-
Titubante e non sapendo cosa stesse per accadere, lasciò che Tony gli stringesse la mano. Si irrigidì quando lui finì totalmente sotto il cielo grigio, oltrepassando lo scudo protettivo offerto dalla tettoia e rimanendo in piedi, lasciandosi bagnare. Peter, ancora nella parte più scura e nascosto nell' ombra, fissò timoroso la sua mano ancora stretta in quella di Tony. Veniva bagnata da gocce di pioggia fino al polso.
-Vieni da me, Peter.- lo incoraggiò l'adulto, i capelli fradici a ricadergli sul viso. -Per una volta in vita tua, fidati. Non ti accadrà niente, ti terrò finché non capirai che non hai nulla da temere.-
Il labbro di Peter si mosse a scatti, non sapendo cosa dire. La sua mente era vuota, tutto il suo corpo spingeva per farlo nonostante i suoi pensieri fossero in subbuglio. Era stanco di sentirsi solo, di rimanere da solo. Tony Stark in quel momento non si stava approfittando di una sua debolezza, anzi cercava di aiutarlo. Voleva un appiglio in tutto quel caos, in quella tempesta che era diventata la sua vita.
Voglio una famiglia.
Con i battiti a risuonargli nelle orecchie, si mosse leggermente e permise all'uomo di tirarlo verso di lui. Tutto di sé andò, alla fine, sotto una luce più chiara e sotto l'acqua tempestiva. Si ritrovò di fronte a Tony, entrambi zuppi e col fiatone, come se avessero corso una maratona.
Non era uno tsunami, non era in pericolo. Nessuno sarebbe morto quel giorno. Ecco che cosa capì Peter.
Tony Stark gli prese il viso fra le mani, poggiò la fronte contro la sua e chiusero gli occhi. Il più giovane singhiozzò e pianse, non riuscendo a credere di aver in parte superato il suo trauma.
-Quando sono diventato Iron Man, l'ho fatto per salvare gli altri. Non volevo essere considerato un paladino. Non volevo essere l'eroe di nessuno.- Tony alzò le palpebre, incontrando un paio di pupille identiche alle sue. -Adesso, invece... voglio essere il tuo eroe, Peter. Solo il tuo. Ti prego, lascia che ti salvi.-
Qualcosa si ruppe. Un muro, uno specchio di vetro, un' insicurezza, non si sa. Sta di fatto che Peter annuì.
Una volta seduti nei sedili posteriori dell'auto condotta da Happy - il quale non osò fare domande -, Peter decise di fare la cosa giusta e mise una mano nella tasca dei pantaloni, porgendo a Tony il pacchetto di sigarette regalatogli da Quinn Kenny. Ray e Owen forse si sbagliavano su Stark. Forse non era così male come persona, dopo tutto. E accettò il fatto di non sentir più o meno del tutto paura per quell'uomo o rabbia; provava rispetto.
-Volevo fumarne una alla torre o prima che arrivasse lei.- ammise, -Ma non l'ho fatto. E... non penso che lo farò di nuovo.-
Tony, stupito e sorpreso, accettò il pacchetto e lo strinse nel pugno gocciolante.
Suo figlio fumava, grandioso... Però non l'aveva fatto, per rispetto nei suoi confronti.
In qualche modo e senza saperlo, Peter aveva superato una prova di fiducia che lui stesso non aveva neanche pianificato.
E bravo il mio ometto.

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-Kitta♡

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