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Un nuovo tuono fece tremare il vetro delle finestre, mentre Tony non smetteva di fare avanti e indietro. -Dove diavolo sarà finito? Perché non è tornato da scuola? E perché il localizzatore nel suo braccialetto continua a dirmi che sta andando in giro per il Queens? Che starà combinando?-
-Calmati, Tony, conosce il suo quartiere come le sue tasche, starà bene.- ripeté per la centesima volta Bruce, sorseggiando del the. -Non è necessario mandare nessuna delle tue armature o uno di noi a cercarlo. Se è in movimento, di certo non l' avranno rapito.-
-Io non andrò sotto la pioggia per cercarlo, ti avverto.- disse subito Happy, bevendo una bevanda calda. Quel temporale aveva fatto quasi tornare l' autunno.
-E tu che ne sai, Banner? Po...- fece per controbattere, ma un rumore al piano di sopra fece bloccare tutti. Alzarono lo sguardo sulla cima delle scale e dopo pochi secondi ne scese un Peter completamente zuppo, in lacrime, affannato e tremante. Doveva essere entrato dalla finestra coi suoi poteri, menomale che il braccialetto di Stark conteneva il suo costume da Spider-Man.
-Cristo...- mormorò Clint, poggiando la sua tazza di ceramica.
-Piccolo...- scappò a Tony con occhi sgranati. Il suo cucciolo gli sembrava troppo un pulcino bagnato, affamato e stanco.
-Pete, cos'è successo?- Steve si alzò, come il resto del gruppo.
Il ragazzo scosse la testa e gli occhi rossi guardarono ovunque, eccetto le facce dei suoi tutori. Aveva acqua persino nelle scarpe, la camicia scozzese poteva tranquillamente essere scambiata per uno straccio se se la toglieva. Passò una mano tremolante tra i capelli umidi e boccheggiò. -L' ho... l' ho cercata. Mi sembrava strano che... che non venisse a scuola da giorni, così sono andato a... a cercarla. Ma non l' ho trovata.- balbettò e il labbro tremò mentre le lacrime gli rigavano le guance bagnate, -Non è a casa sua. Non è in biblioteca, al parco, in nessuno dei suoi posti preferiti. E il suo appartamento... Dio, è vuoto! L' armadio era vuoto, i cassetti erano vuoti, il frigo, le dispense, tutto! Non ho trovato nulla, tutte le sue cose sono sparite. Non mi risponde al telefono, mi ha bloccato o che ne so, non riesco a contattarla. Non ho idea di dove si trovi. Lei... lei se n'è andata. M.J. se n'è andata.- pianse e chinò il capo.
Non era possibile che l' avesse abbandonato, che fosse proprio come tutti gli altri. Aveva fiducia in lei. La capiva, però; lui aveva distrutto la sua famiglia.
Un fulmine fece illuminare la stanza, accompagnato da un tuono. Gli Avengers si guardarono tra loro, sapendo quello che la ragazza aveva fatto promettere a Tony.
Aveva bisogno di spazio dopo la morte del fratello, di cambiare, e aveva deciso di andarsene dalla città con discrezione. Ora abitava nel Massachusetts coi suoi nonni e gli aveva fatto giurare di non dire nulla a Peter. Non ce l' aveva fatta a salutarlo... non sapeva nemmeno più se gli voleva bene.
-Di sicuro sta bene.- provò a intervenire Natasha.
-Che ne sapete?- corrugò la fronte Peter, il naso rosso e una smorfia di dolore in faccia. -Dopo quello che ho fatto a Elijah... No, non sta bene se ha voluto andarsene senza nemmeno salutare me, il suo migliore amico!- alzò la voce.
Tony prese con dita incerte una coperta dal divano e si avvicinò al figlio. -Vieni, devi scaldarti.-
-No!- si fece indietro, -A che serve? Tanto tra poco esco di nuovo, devo riuscire a trovarla.-
-Ti prenderai un malanno, Peter.- lo avvertì Rhodey, puntandogli un dito contro.
-No, i suoi poteri gli impediscono ogni tipo di malattia. Per questo non hai mai avuto la febbre, giusto?- chiese conferma Bruce. Ancora dovevano capire come mai gli fosse venuta solo una volta quando era in fasce.
-Febbre o no, tu là fuori non ci torni.- dichiarò Tony.
-Voi non capite, devo sapere dov'è. Devo sapere perché mi ha fatto una cosa del genere, perché mi ha abbandonato come tutti gli altri!- fece dei passi indietro e li guardò uno ad uno, -Devo assicurarmi che sia ancora in città e che non mi abbia lasciato qui, da solo. Parlavamo sempre di andarcene insieme, magari a Los Angeles, e se scopro che adesso non la rivedrò più...- gemette, chiudendo le palpebre e serrando i denti. Si abbracciò da solo e si piegò in due dal male al petto.
Quella scena distrusse un pezzo del cuore di tutti. Lo coprirono con la coperta e Stark se lo sdraiò addosso sul divano. Sfregò la sua pelle fredda per scaldarla e gli tolsero i vestiti bagnati. Portarono altre coperte, le loro giacche, lenzuola, qualunque cosa pur di tenerlo al caldo.
-Tieni, dolcezza. Ti farà bene.- sorrise amorevolmente la rossa, dandogli una tazza colma di the caldo.
Lo bevve a piccoli sorsi, seduto tra le gambe di Tony che lo stringeva al petto, gli baciava la testa e lo copriva come poteva su schiena e spalle. -Vuoi qualcos' altro?-
-No.-
Happy si sedette di fronte a loro e guardò la coppia padre/figlio come fosse la prima volta che li vide insieme. Quando ancora non sapeva che fossero parenti. -Hai fatto preoccupare tutti, sai? Spider-Man o meno, non dovevi andare in giro con questo buio e questo tempaccio. E non dire di essere solo, perché non lo sei.-
Gli occhi scuri lo guardarono con tristezza e incredulità. -Che ne sai? Mi avete visto crescere grazie a un coso elettronico e sto bene qui con voi, ma in nessun modo vi avvicinate a un legame famigliare.-
Tony ed Happy si scambiarono un' occhiata, la guardia del corpo parve chiedere il permesso per qualcosa. Iron Man annuì. -Va bene. C'è qualcosa che non sai, ragazzino. Anzi, che nessuno di voi sa. Sei nato un po' prima per via dell' incidente stradale che Toomes ha fatto fare a me, tua madre e Tony, e questo lo sai; Mary è finita per caso in macchina con noi, le stavamo dando un passaggio e l' abbiamo dovuta aprire noi per far nascere te prima che fosse troppo tardi. Dopo di che, Tony ti ha messo il siero per salvarti la vita. Ma non è stato lui la prima persona al mondo ad averti preso in braccio... sono stato io.-
Eh?!
Le facce di tutti divennero di puro stupore. -Tu cosa?- non capì Peter, come la maggior parte di loro.
-È così. Abbiamo fatto un cesareo con quello che avevamo e io ti ho preso per permettere a Tony di iniettarti il siero. Eri minuscolo, eri grande quanto i miei avanbracci. Lì mi è successo qualcosa, è successa a entrambi. Siamo stati presenti alla tua nascita, anzi siamo stati noi a far sì che accadesse. Penso che questo ci renda più che famigliari. E per la cronaca, non è vero che Mary non ti voleva. Era sul punto di morte quando abbiamo iniziato il parto. Continuava a dire di salvare te invece che lei. Ti amava come solo una madre può amare un figlio. Adesso però è questa la tua famiglia. Ti va bene?-
Parker si morse il labbro e si guardò attorno, sorridendo alla vista di quel gruppo così unito. -Mi va più che bene. Grazie, Happy.-
-Di niente, ragazzino. Basta che la pianti di cantare "Happy birthday" tutte le volte che ti accompagno in macchina.-
Le risate che giunsero sollevarono un po' l' animo a tutti.
-Ehm, Peter?- lo richiamò Clint, appena sceso dalle scale con in mano il suo zaino. -Stavo per prendere il tuo gilet da qui dentro, come mi avevi chiesto, prima che iniziasse a muoversi. Che diavolo ci hai messo?-
-Oh.- si sporse dallo schienale e lo prese, -È solo Severus.-
-Chi?- chiesero in coro. Lui non rispose, in compenso aprì lo zainetto e ne uscì un micio nero con grandi pupille verdi.
-Hai portato un gatto in casa?!-
-Non ti sfugge niente, Capsicle.- lo prese in giro il compagno, ghignando nella sua direzione.
Peter si mise in grembo il suo piccolo amico e guardò speranzoso il miliardario. -Posso tenerlo?-
-È un randagio?-
-Sì, l' ho incontrato settimane fa. Non mi andava che se ne stesse al freddo sotto la pioggia e l' ho portato qui.-
-Se è randagio, non è vaccinato e può portare malattie. Per tanto, no.-
-La prego, Mr. Stark, giuro che ne avrò cura. Gli ho già dato un nome!-
-Ragazzino, in tutta sincerità non penso che tu abbia tempo per prenderti cura di un cucciolo e nemmeno noi ne abbiamo. Già io devo occuparmi di te... E poi Bruce è allergico ai gatti.-
-Infatti, ma avrei dovuto starnutire da un bel pezzo. Eppure non è capitato.- ragionò ad alta voce Banner, accarezzando la testolina del gattino. -Forse dipende dalla razza.-
Parker tornò al contrattacco con Tony: -Tempo fa mi disse che se avessi voluto veramente qualcosa, lei ci avrebbe pensato senza secondi fini. Io voglio seriamente tenerlo, sto sempre da solo quando andate in missione senza di me. E ora che M.J. non c'è più...-
Oh oh. Sensi di colpa in arrivo.
Sospirando, Stark si passò il palmo sulla faccia come a volersi svegliare da un incubo. -Fregato dal me del passato. E va bene, puoi tenerti Garfield.-
-Severus.-
-Quel che è. Comunque, che razza di nome è?-
Il sedicenne lo guardò come se avesse detto un imprecazione. -Ma come? Severus Piton di Harry Potter.-
Nessun cenno che avesse capito.
-Andiamo, lei è più vecchio di me, dovrebbe conoscerlo.-
-Ah! Cuciti quelle labbrucce, ragnetto, la parola "vecchio" in questa casa è proibita come "servizi sociali".-
Il suo migliore amico finse di starnutire le parole: -Prossimo ai quaranta.-
-Ehi!- lo ammonì, facendo ridere i suoi amici e il giovane. -Su, molla il gatto Salem e prova a dormire un po'. Nel frattempo, chiedo a Jarvis di ordinare del cibo per lui.-
Senza dire nulla in contrario, Peter lasciò che Tony si alzasse e si sdraiò totalmente sul divano, poggiando la testa su un cuscino e lasciandosi cadere nel mondo dei sogni. Severus si mise al suo fianco e si addormentò a sua volta, andando contro la richiesta del miliardario. Costui la prese come una provocazione.
-Da' qua, lo metto ad asciugare.- Stark prese da Barton lo zaino del giovane e si diresse in bagno. Aprì l' asciugatrice e tolse tutto dallo zainetto. Per fortuna, nulla era troppo bagnato o distrutto dall' acqua.
La mano cozzò contro della carta e ne tirò fuori un foglio. Era una poesia.
Cavolo.
Distolse in fretta lo sguardo. Peter non era tipo da scrittura, se aveva scritto una poesia allora doveva essere personale. Si era intromesso nella sua vita già abbastanza, poteva evitare certe cose di nuovo. L' occhio gli cadde solo su due pezzi; il primo diceva "Figli di Ulisse parlo a voi".
Figli di Ulisse... di nessuno.
Gli orfani.
Sospirò e morse la propria dignità. Suo figlio era un orfano. Di sangue aveva lui, ma era stato cresciuto senza genitori. May e Ben erano stati ottimi con lui, però sapeva quanto facesse male non chiamare i propri punti di riferimento "mamma" e "papà".
Lui che era stato cresciuto dai domestici lo sapeva bene.
Il secondo citava "È meglio l' abbandono o la morte?".
Oh, Dio Santo...
Desiderò che qualcosa gli cascasse in testa per farlo svenire o gli facesse del male. In pratica "è meglio che un genitore ti abbandoni o muoia?".
Un genitore che l' ha abbandonato come ha fatto suo padre.
Cazzo, no!
Il suo bambino stava soffrendo e lui non poteva farci niente. E adesso che la sua ancora di salvezza, la sua migliore amica e confidente, se n' era andata, lui non aveva più niente.
Gli venne voglia di urlare.
No, Peter non era ancora pronto per la verità, non poteva dirgli tutto così presto e su due piedi. Lo avrebbe distrutto.
Che cosa posso fare?
Gli salirono le lacrime. Pepper avrebbe saputo cosa fare, senz' altro.
-Posso entrare?- Rhodey si affacciò dalla porta e chiuse subito a chiave quando vide la sua espressione. -Thones, stai di merda. Che è successo?- gli poggiò una mano sulla spalla per confortarlo.
Dei singulti lo scossero e singhiozzò dolorosamente. Prese il polso del colonnello e lo guardò in viso. -Da quanto tempo ci conosciamo, Rhodes? Da quanto siamo amici?-
-Uhm... diciotto anni? Anno più, anno meno?-
-Ok, sto per farti una confidenza, sto per dirti una cosa orribile e ho bisogno che non la dici a nessuno. Non posso farcela da solo, non più. Non riesco a mangiare, non riesco a dormire, faccio incubi ad occhi aperti.-
-Va bene, va bene, va bene, lo farò, calmati.- tentò un approccio docile e gli fece allentare la stretta che aveva aumentato di forza.
-Giurami in nome della nostra amicizia che nessuno, nessuno, lo verrà a sapere.-
Rhodey corrugò la fronte, confuso, e accettò: -Lo giuro, Tony. Cosa devi dirmi?-

Si gira nel letto e allunga il braccio, prendendosi un colpo quando non sente il solito bel corpo caldo vicino a sé. Guarda l' orario ed esce subito dalla stanza, dirigendosi in quella di suo figlio. Vede già dalla porta socchiusa la luce accesa e sbircia all' interno.
Il cuore gli si scioglie all' immagine che si ritrova ad ammirare: Pepper, seduta sulla sedia a dondolo, sta dando il biberon a un dolcissimo Peter di pochi giorni e gli sorride.
Dio, gli sembra di amare ancora di più quella donna.
Lei si accorge di lui, gli occhi azzurri le brillano dall' amore che prova. -Mi sono svegliata per bere dell' acqua e ho pensato che tanto valesse che gli dessi io la poppata notturna.-
-Per questo la mia sveglia non ha suonato?-
-Meriti di riposarti ogni tanto.- dice, mettendo sul comodino il biberon e alzandosi.
Tony le va incontro e si incontrano a metà strada nella cameretta. -Non sei tenuta a badare a lui.-
-Stai scherzando? È adorabile, sono già persa per questo piccolino. E col cavolo che te lo lascio accudire da solo, faresti un macello.-
-Ah, davvero?- sorride divertito a sua volta. Diventa improvvisamente serio. -Pepper, il modo in cui ho avuto questo bambino...-
-No, Tony, ti fermo qui. Noi non ci eravamo ancora ritrovati e poi chi sono io per giudicarti? So che hai sofferto e stai soffrendo molto. Io sono qui, qualunque cosa accada.-
Gli viene l' irrefrenabile istinto di abbracciarla e si limita a passarle le mani dietro la schiena per avvicinarla. -Che cosa ho fatto per meritarti?-
Pepper ridacchia e gli lascia un bacio. Passa le dita sulle guance morbide del neonato che ha tra le braccia e si commuove. -Tony... adottiamolo.-
Stark sgrana gli occhi. -Dici sul serio?-
-Certo! L' ho amato non appena l' ho visto, tutto il mio essere è impazzito non appena gli sono andata vicina al nostro primo incontro. Anche se tra noi non funzionasse, anche se dovesse cascare il mondo... io voglio esserci per lui. Per noi.-
Un sorriso colmo di speranza si abbatte sul volto di Tony. -Quindi è ufficiale? Saremo una famiglia?-
La donna annuisce, euforica. -Saremo una famiglia.-
-Ah, aspetta!- alza l' indice e si mette in ginocchio.
Pepper arrossisce. -Ma che fai?!-
-No, no, no, non è come credi.- scuote la testa e le prende delicatamente una mano, guardandola negli occhi. -Virginia Pepper Potts, vuoi essere la madre di mio figlio?-
Ride di cuore e piange contenta, annuendo. -Dio, sì, lo voglio. Sarò la mamma di Peter. E tu suo padre, anche legalmente.-
Tony si alza, le ruba un bacio passionale e stringe a sé la sua compagna e il loro bambino.
La sua famiglia.

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-Kitta♡

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