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Steve si chinò e prese il caffè dalla macchinetta, mescolando col bastoncino di plastica lo zucchero per scioglierlo. Vicino a lui, passavano i poliziotti in servizio del Queens.
Tony lo raggiunse e gli rubò un po' della bevanda. -Grazie per essere venuto.-
-Non ringraziarmi, volevo essere di supporto a entrambi.- sorrise cordiale e guardarono insieme Peter, era seduto su una delle tante sedie inchiodate al muro del dipartimento e teneva la testa bassa.
-Piccolo... è così triste.- mormorò Tony e il cuore gli si strinse quando il ragazzo sospirò pesantemente, abbattuto.
-Io gli do il gelato.-
-Tony, no.-
-Ma voglio darglielo.-
-Non prima di pranzo.-
-Sai, saresti un' ottima mamma.-
Steve si lasciò sfuggire in maniera strozzata una risata e finì il caffè. -E tu sai di fare le proposte nel modo più stupido possibile? Prima ci hai provato per togliere Peter dalla lista di adozione e ora...- lasciò aperta la frase e ammirò il proprio compagno con un sopracciglio biondo alzato.
Stark gli mostrò il suo mezzo sorriso da giocherellone, ma fu serio quando parlò: -Ascoltami bene, Rogers, quando ti farò la proposta... e dico quando, non se... sarà talmente strappalacrime che non riuscirai a dirmi di no e ti ritroverai incastrato a vita con il sottoscritto.-
Steve si trattenne con tutte le forze per mostrarsi il meno colpito possibile. Quell' uomo riusciva sempre a destabilizzarlo. -Vedremo. In tal caso, povero me.-
-Hai dieci dollari con te?-
-Non glielo compri lo stesso, il gelato.-
-Speravo ci cascassi, cavolo.- finse delusione e tornò dal figlio.
Il capitano, dietro di lui e divertito, lo seguì. -Il miliardario che fa elemosina per un gelato?-
-Sarò anche ricco, però sto attento al mio denaro, devo pur risparmiare qualcosina. Ci ho provato.- non smise di stuzzicare il centenario e si sedette vicino a Peter, il quale non alzò nemmeno il capo. -Petey-pie, vuoi qualcosa da bere? Sei pallido.-
-No, Mr. Stark.- la voce era roca e bassa, gli occhi sfiorarono Iron Man solo di sfuggita.
Steve si piegò sulle ginocchia, le testa alla stessa altezza di quelle degli altri due. -Da' ascolto a Tony, Pete. Non hai una bella cera.-
L' adolescente sospirò, arrendevole. -Ok, come volete.-
-Perché a te dà ascolto e a me no?-
-Perché io sono più amabile.-
Il bruno lo spinse leggermente dalla spalla, facendogli quasi perdere l'equilibrio, e risero di poco. Il primo Avenger passò prima a padre, poi a figlio e viceversa. -Avete delle lievi occhiaie, è successo qualcosa stanotte?-
-Niente di che. Petey-pie ha solo assistito al mio primo concerto.- scherzò Tony e diede un' amichevole spallata al giovane per alleviare la tensione di quel momento. Del perché fossero lì. -Che ne pensi del mio talento nascosto, Bimbo-Ragno? Niente male, eh? Non te l' aspettavi, vero?-
Peter sniffò un risatina e girò di poco il capo verso di lui. -Lei è stonato, Mr. Stark.- disse per sfotterlo, in realtà non se la cavava affatto male.
Le sopracciglia scure si innalzarono e Stark annuì. -Sì... sì, lo sono.- concordò solo per poter lanciare uno sguardo d'intesa a Steve; il ragazzo aveva finalmente sorriso per davvero da quella mattina. Il biondo rise piano, ammaliato dalla semplicità con cui Tony stava avvicinando Peter a sé.
-Peter.-
I loro volti scattarono nella stessa direzione e si alzarono, Elijah li raggiunse a grandi falcate. -È bello rivederti, Michelle mi ha detto che vivi temporaneamente in un posto sicuro.-
Iron Man serrò la mascella e Cap dovette stringergli il pugno chiuso.
"Permanentemente", semmai. Non "temporaneamente".
-Sì. Be', come puoi vedere, "sicuro" è un eufemismo.- e indicò i due uomini alle sue spalle.
Elijah sorrise cordiale e strinse loro le mani. -Elijah Jones, lieto di conoscerla, Mr. Stark. Capitano, sono un suo grande fan.-
Tony tossì in modo molto finto e molto esplicito, incastrandoci la frase "ti pareva". Ricevette una gomitata sia dal figlio che dal suo uomo.
Che bella famiglia che mi ritrovo...
-Dove posso trovare le cose di zia May?-
-Ho chiesto di portarle nel mio ufficio, sono solo uno scatolone o due. Più che altro, foto incorniciate e tazze di ceramica. Niente vestiti, mi spiace. Sono tutti... andati persi.-
Peter deglutì e sentì dolore al ricordo di May in vari suoi abiti. -Certo, lo sospettavo. Grazie, Elijah, vado a prenderli.-
-Lo faccio io, tranquillo.- si offrì Steve, -Il suo ufficio, agente?-
L' uomo chiamò una sua collega non molto lontana da loro, impegnata a bere un cappuccino. -Puoi mostrare al Capitano Rogers il mio ufficio? Lo autorizzo a prendere le scatole con i beni di May Parker in nome di Peter Parker, il nipote.-
Steve lasciò soli i tre e Elijah parlò sottovoce a Peter: -Forse non avrei dovuto, ma ho preso un oggetto da casa tua che nessuno ha notato. Penso vada a te.- e tirò fuori dalla tasca una scatolina vecchiotta e un po' impolverata.
Il sedicenne la prese e l' aprì, all'interno vi era un orologio economico, in metallo e in pelle, con dietro un incisione: "Al mio unico amore; Mary".
Tony chiuse gli occhi e si irrigidì, come se gli avessero sparato.
Oh, no...
Peter strinse l' oggetto e respirò con difficoltà, gli occhi da esso a Elijah. -Era... era di mio...?-
-Non lo so, suppongo di sì.- alzò le mani con fare innocente, prima che qualcuno lo chiamasse. -Devo andare, hai bisogno di qualcosa?-
Fu Tony a rispondere per lui e lo prese per le spalle, avvicinandolo a sé possessivamente. -Me ne occupo io, grazie.-
L' agente annuì e li salutò. Stark condusse il figlio fuori, verso la macchina dove li stava aspettando Happy, e lo vide perso nei propri pensieri. Non mosse un muscolo quando gli aprì la portiera. -Pete?-
-Me l' ha tenuto nascosto. Non me l' ha mai mostrato. Era di mio padre... perché mi ha mentito?- aveva il tono distrutto, prossimo alle lacrime. Come aveva potuto May dirgli di non avere niente dei suoi genitori quando poi nella sua stessa casa c'era nascosto quell'orologio?
Tony si morse il labbro. -Forse voleva proteggerti.- lo disse e lo pensò seriamente, sapendo cos' avesse provato la donna nel commettere un atto simile.
Peter corrugò la fronte. -Proteggermi da cosa? È mio padre.-
Happy, poggiato con la schiena alla portiera del guidatore, chinò il capo. Sia lui che Tony avevano un brutto ricordo in comune per quanto riguardava i Parker e un po' il senso di colpa aveva preso anche lui.
Il miliardario condusse il giovane all' interno dell' auto, mettendosi gli occhiali da sole. -Non lo sapremo mai.- tagliò corto e lo seguì. Si sedettero e si limitarono ad aspettare Steve, con Happy fuori a fare da guardia per qualsiasi evenienza e la portiera di Tony aperta che affacciava sul distretto.
Tony si riscosse dal proprio telefono al sentire l' adolescente dire una frase: -I servizi sociali mi porteranno via?-
Lì per lì gli stette per venire un colpo e lo guardò attraverso le lenti. -Chi... chi ti ha detto una frottola del genere? E guai a te se usi di nuovo le parole "servizi sociali", sono parolacce, capito? Non dirle più, qui nessuno ti porta via. Cosa te lo fa credere?-
Peter si morsicò l' interno guancia, a Stark parve più timido e piccolo del solito. Disse lentamente ogni parola: -Potrei aver... per sbaglio... hackerato Jarvis.-
Ogni cosa nella faccia di Iron Man si allargò, dalla fronte, alle sopracciglia, con tanto di occhi e bocca. -Tu... tu che cosa?! Hai hacke... hai hackerato Jarvis! Non ci credo...-
-È stato un incidente!-
-Come diavolo sei riuscito, tu, un ragazzino di sedici anni, ad hackerare una delle intelligenze artificiali più sicure al mondo?! Ecco perché non lo sento da ieri sera!-
-Stavo giocando online al computer con i miei amici, una cosa tira l'altra e, ehi... Jarvis!- sorrise con fare innocente, sapendo benissimo di aver fatto una cazzata.
Tony lo scrutò con una faccia comica per un breve lasso di tempo, successivamente si portò una mano alla fronte. -Tu mi manderai in manicomio, ragazzino. E la risposta è sempre no, chiaro? Non importa cosa lo Stato pensa o dica di me, sul fatto che sono irresponsabile o poco maturo. Tu non vivi solo con me, vivi con tutti gli altri Avengers, siamo la migliore famiglia che esista. Ho degli avvocati eccellenti, tra l' altro, sono disposti a lottare con le unghie e con i denti. Lo stesso io. Te l' ho detto una volta e non mi stancherò mai di ripetertelo: finché sarò in vita, niente e nessuno potrà mai portarti via da me. Ti è chiaro il concetto?-
Peter strinse le meningi, sentendosi leggermente offeso. -Chiarissimo. Ciò che è di Tony Stark resta di Tony Stark, esatto? Non sono altro che questo, una stupida proprietà.-
-Adesso non divagare. Non è un concetto di proprietà, so benissimo che non sei un oggetto.- recuperò e seppe di salvarsi in tempo all'occhiata che il figlio gli diede. Tuttavia, sembrava ancora remissivo. -Oh, no, conosco quello sguardo; stai tornando a dubitare di me, dico bene? Be', non farò nuovamente tutto da capo con te, ho faticato per arrivare dove sono adesso.- aggiunse, poi si sporse fuori per dire ad Happy di lasciare loro un po' di privacy e chiuse la portiera. Si tolse gli occhiali e nella visuale tornò il ragazzino. -Apri bene le orecchie, ragnetto. Non ti tratto nel modo in cui ti tratto perché ti vedo solo ed esclusivamente come una risorsa per la squadra, tu per me sei importante. Lo sai che mi sono affezionato a te, ti avevo avvertito su questo. E non devi vederla come una brutta cosa. Lasciati andare, sei sempre rigido e vigile, non fa bene a uno della tua età essere così stressato. Hai sofferto tanto, concediti un po' di riposo. Al resto ci penserò io. Ti giuro che mi prenderò cura di te. Farò tutto il possibile, purché questo...- gli poggiò una mano sul petto, -... continui a battere ancora per molto, molto, molto tempo.-
Peter sentì delle lievi vertigini, cominciava a vederci sfocato. Ecco, un altro muro caduto; una nuova crepa nella sua corazza. Maledetto Stark, anche lui stava iniziando ad affezionarsi.
Che aspetti? Spingilo via! Non ti vorrà per sempre, nessuno resta con te a lungo.
Il labbro tremò e se lo morse, racchiudendo un singhiozzo in gola. -Mr. Stark...-
-Ehi...- Tony si accorse della sua lotta interiore e lo abbracciò d' istinto, non poté non sorridere commosso. -No, no... shhh, va tutto bene. Cosa c'è, mh? Ho detto troppo? O forse non ho detto abbastanza? Perché nel caso in cui non ti sia chiaro... ti voglio bene, Petey-pie.-
E Peter pianse. Le sue paure e le sue ansie si frantumarono e si trasformarono in lacrime, mentre i pugni chiusi stringevano la giacca costosa di Stark. Prese a colpirlo non troppo forte, manco lo avesse insultato. Fu più prepotente quella sensazione di dover correre via e provò a sfuggirgli.
-No. No, no, no. Fermo. Fermo...- l'uomo era irremovibile, non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare troppo presto. Parker scalciò, si dimenò e gli diede dei pugni. -Non farlo, Pete, calmati. Andiamo, fai il bravo. Non fare così, su... Shhh. Non è successo niente, piccolo. Va bene così... va bene così... Ti proteggo io ora.- espresse tutta la sua dolcezza in quelle frasi, tenendolo con un braccio intorno alla schiena e l' altra ad accarezzargli i capelli. Lo baciò più volte sulla tempia, prendendo i suoi tempi. -Non cambierò idea su questo, neppure se tenterai di farmelo fare tu. Ti voglio bene, Peter. Sei fregato, ragnetto. Lo siamo entrambi.-
Il corpo tra le sue braccia tremò e lasciò perdere, permettendosi di rimanergli addosso e di riprendersi. Anche se in modi strani e fin troppo affettuosi per i suoi gusti, Tony lo stava rammollendo. Da lui riceveva quel tipo di attenzione che sperava avere da suo padre.
Un padre che non aveva mai conosciuto, che non sapeva tanto meno che faccia avesse. Non sapeva se gli avesse voluto bene, quell' uomo. Lo stesso uomo che, a detta di May, era vivo.
Era vivo e non l' aveva mai cercato. Ma allora... lui perché si ostinava tanto a cercare delle risposte? A lui, cosa gli doveva? L' averlo messo al mondo?
È più importante un padre che ti fa nascere o quello che c'è in ogni istante?
Allora Peter si chiese... poteva stare meglio se fosse andato avanti? Se continuava la sua vita senza pensarci più di tanto?
Con la mente svuotata e il cuore più leggero, si mise l' orologio di Richard Parker al polso e sorrise. Era morto, non poteva farci nulla. Lui doveva continuare a vivere. Un "vivere" che consisteva nel salvare le persone, ridere con M.J. e litigare per poi fare la pace con Tony Stark.
"Ti voglio bene, Peter".
Volere bene...
Aveva sempre pensato che l' amore significasse annullarsi per qualcun'altro, dire addio a tante cose, imprigionarsi ed essere totalmente alla mercé di un essere vivente all' infuori di sé. Tuttavia... in questo momento... negli occhi di Tony... si sentì libero e felice come non lo era mai stato.
E anche se non sarebbe mai stato suo figlio, se non sarebbe mai potuto essere il rimpiazzo giusto, si sarebbe goduto ogni bel momento. Per essere un secondo "finto" figlio da poter amare. Per avere un secondo "finto" padre che si interessa a lui.
Finché Tony non lo avrebbe cacciato.
Finché non sarebbe riuscito a scappare con la sua migliore amica, per gettarsi il passato alle spalle e per non soffrire più.
Finché non avrebbe ricominciato con una nuova vita.

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Ehilà! :D

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-Kitta♡

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