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-Vi siete mai detti "ehi, ma io questa canzone la conosco!" solo che non riuscite mai a scoprirne il titolo? Nelle trasmissioni radio di oggi si sentono sempre le stesse canzoni, solo perché sono famose o molto ascoltate. Quante volte avete ascoltato musica country, rock, k-pop o alternativa alla radio? Pochissime, scommetto. Io sono qui per soddisfarvi. Ecco a voi una canzone che di certo avrete già ascoltato ma non ve la ricordate, di sicuro la sentirete di nuovo in tv o su Netflix. Questa è High di Sir Sly.- parlò Peter al microfono, facendo poi partire la base e togliendosi le cuffie.
Quinn, nella sua piccola area di controllo registrazione e ascolti, gli sorrise e lo raggiunse in mezzo alla sala. -Stai andando alla grande! Il tuo senso dell' umore attira parecchio, persino le canzoni che stiamo decidendo insieme. Siamo in onda da neanche una settimana e già stiamo riscuotendo successo. Vedrai, di questo passo nessun giornale oserà più mettersi contro Spider-Man. È stata una buona idea quella di registrare i tuoi ultimi salvataggi e mandarli in diretta.-
-Grazie. Spero solo che non ci metteremo molto a zittirli tutti. Tra le mie pattuglie, la scuola, il tempo che voglio recuperare con mio padre...-
-Tranquillo, me ne occuperò io se necessario. Ho sempre voluto una stazione radio dove poter dire quello che volevo io.- si leccò le labbra al solo pensiero, sovraeccitata.
Peter sorrise nel vederla così felice. Stavano lavorando a Radio Spider già da un po', erano riusciti a modificare la voce di lui per non farlo riconoscere a nessuno ed era già argomento di gossip a scuola. Tony aveva prestato loro una stanzetta della torre dove poter registrare e mandare le canzoni, così riuscivano anche a star da soli in santa pace.
Certo, non che non riuscissero a trovare un po' di privacy in quel posto immenso, ma avere sempre degli occhi birichini addosso - specie quelli maliziosi degli Avengers - era una vera tortura.
-Ti va di vederci insieme "Auguri per la tua morte"?- chiese lei a lui, mentre mettevano in standby sulle canzoni, coscienti che i loro ascoltatori avrebbero capito che erano in pausa e che per oggi le dirette erano finite.
-Sì, cavolo, lo devo ancora vedere.- sorrise elettrizzato Peter, mettendosi in spalla lo zaino. Erano andati lì direttamente da scuola.
-Spoiler: la protagonista muore.-
Il ragazzo, per nulla arrabbiato e quasi sul punto di scoppiare a ridere, si fermò di colpo e la fissò sconcertato. -E me lo dici così, su due piedi?!-
-Oh.- fece Quinn, mollando la borsa e facendo qualche passo indietro. Prima che il suo amico, ora confuso, potesse chiederle cosa stesse esattamente facendo, lei si sorresse sulle mani e rimase coi piedi all' aria. -Preferivi che te lo dicessi così?-
Parker questa volta se la deve far scappare assolutamente una risata fragorosa.
Dio, è strepitosa!
E lui l' adorava.
-Tutto bene, ragazzi?-
Quinn tornò in piedi e dritta, sorridendo cordiale al padre del ragazzo. -Ciao, papà.-
-Ehi, pulce.- lo abbracciò dolcemente e gli scompigliò i capelli, -Come sta venendo la vostra radio?-
-Abbastanza bene, direi.-
-Bene. Ti dispiace se parlo un attimo con la tua ragazza? Sai, discorsi di cui deve occuparsi un padre.-
-Papà!- sbottò imbarazzato l' adolescente, mentre Quinn rideva svergognatamente al suo fianco. -Non è la mia ragazza e non devi dirle proprio niente, siamo già passati per quella fase!-
-E dai, mi sono perso così tanto di te, lasciami almeno fare questo. Intanto, perché non vai in garage da Tony? Sta aggiustando una delle sue aute, gli piacerà avere una mano.-
-Ne dubito, vuole sempre fare tutto da solo.- alzò gli occhi al cielo.
-Ah, mi ricorda qualcuno.- lo sfottè e gli diede una pacca sulla spalla, superandolo. -Fila, mostriciattolo.-
Il ragazzo si limitò a ridere e si diresse verso l' ascensore in corridoio. Una volta rimasti soli, Quinn ebbe un sesto senso che non riuscì a controllare e gli occhi le diventarono neri. Quelli di Richard, non potendo resistere, lo diventarono a loro volta.
Merda.
In un attimo, la ragazza si piegò e gli fece lo sgambetto con una mossa atletica. Lui cadde a terra in ginocchio e venne preso per i capelli, la testa tirata verso l' alto con la forza. -Cosa diavolo non sta dicendo a me e a tutti gli altri?!-
-Io non dico di te se tu non dici di me.-
Quinn lo mollò all' istante e si fece indietro, lasciandogli lo spazio per alzarsi. Si abbracciò da sola e rabbrividì. -Mi scusi. Non... non so che mi sia preso.-
-Io lo so. Per anni ho passato quello che stai passando tu. Il gelo nelle ossa, gli incubi a occhi aperti e chiusi, lo stomaco che si allarga o restringe di colpo, gli aghi appuntiti nel cervello, il sasso in gola che ti impedisce di urlare, tutte sensazioni che ho provato io per primo.-
Lo guardò con occhioni lucidi. -Com'è possibile che sia ancora dentro di lei quando sta possedendo me?-
-Ho dovuto condividere ogni cosa del mio corpo e della mia anima con Venom per oltre quindici anni. È parte di me, a quanto pare, e io non posso farci niente. Non riusciamo più a staccarci. Ti ha detto qualcosa? Riesci a capire se c'è un modo per liberare entrambi? Se ti svela per sbaglio anche la più piccola cosa...-
Quinn ansimò e tentò di parlare, quando una specie di pugno le serrò le corde vocali. Si graffiò involontariamente le braccia con le unghie, facendole quasi sanguinare e piansi per il dolore. -Io non... non voglio, non posso... Non posso, non voglio... Non posso... Non po...!-
-Ehi, ehi, ok.- le andò vicino e la tenne per le spalle, cercando di farle aprire gli occhi. -Va tutto bene. Scusami, ti ho chiesto troppo. So bene che è già tanto che ti lascia essere cosciente.-
-Ma perché? Che cosa sta aspettando?-
Richard serrò i denti e le asciugò le guance bagnate. -Forse la stessa cosa che sta aspettando Amaranta: il momento giusto.-

The Hero's SecretWhere stories live. Discover now