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Tony girò i pancakes nella padella e li fece scivolare poi su un piatto. Alle sue spalle, Steve lo strinse da dietro.
-Scusa se ti abbiamo lasciato da solo con lui, ma dovrai abituarti perché accadrà spesso.-
-Lo so.- annuì l' uomo, voltandosi verso il compagno. -Abbiamo tutti delle missioni, dei problemi, famiglie a cui badare... è giusto che anch'io mi prenda cura della mia.-
-Sappi che sono molto orgoglioso di te, stai facendo progressi. E so che continuerai a farne.- sorrise il biondo e baciò dolcemente Tony sulle labbra, venendo subito ricambiato.
-Ew.-
I due Avengers si fermarono e si voltarono verso un Peter disgustato. -Che sia chiaro, non ho niente contro gli omosessuali, ma questo di prima mattina... no.-
-Ne riparleremo quando sarai fidanzato o sposato.- ghignò Tony, lasciandogli sulla penisola la colazione. Peter abbandonò lo zaino vicino alla sedia e si sedette, -Non ci penso neanche a sposarmi, non riesco a immaginarmelo nemmeno tra vent'anni. Ehi, avevo detto niente colazione.-
-E io avevo detto niente di provocatorio per la scuola e invece...- si appoggiò con le mani al piano dove stava mangiando il figlio e la sua bocca assunse la forma di una smorfia nel guardare la maglietta nera di Peter con l' immagine del loading e la scritta bianca "caricamento per capire la tua stupidità". Steve, vicino a loro, rise sotto i baffi e bevve il suo caffè.
-La prossima volta te li scelgo io i vestiti.-
-Se lo può sognare, vuole anche dirmi in che posizione devo dormire?- la sua domanda trasudò di sarcasma e nonostante ciò Tony raccolse la sfida: -Non è una cattiva idea, farei solo del bene alla tua schiena.-
Parker rimase a bocca aperta. -Come, scusi?!-
Steve alzò preoccupato gli occhi al cielo e brindò al Signore. -Che Dio ci aiuti.-
-Ah!- mostrò l' indice al ragazzo Stark, -Non sono in vena per una delle tue sceneggiate, è troppo presto.-
-"Sceneggiate"?!-
-Mangia e andiamo, farai tardi a scuola.- lo ignorò e corse al piano di sopra per vestirsi. L' adolescente si voltò per parlargli: -Non ci vado da solo col mio skate?-
-No, ne parliamo in macchina!- venne liquidato mentre guardava la schiena di lui sparire su per le scale.
Steve Rogers guardò dolcemente il ragazzo che sbocconcellava i pancakes. -Lo stai facendo ammattire, ragazzo.-
-Ah, sì? Be', lui non è da meno con me.- borbottò con la guancia poggiata sulla mano, il gomito sul tavolo.
Captain America gli si avvicinò. -Provate a parlare, Pete. Siete più simili di quanto pensi, per me andreste d'accordo.-
Gli occhi scuri si fissarono su quelli chiari dell' adulto con incredulità e furia. -Non posso essere amico dell' uomo che ha fatto morire mio zio. Gli volevo bene, faceva parte della mia famiglia... e lui me l'ha portato via.-
Il capitano si morse il labbro e decise di prendere il toro per le corna; fece il giro e si sedette vicino a lui. -Hai presente Bucky? L' uomo col braccio di metallo?-
Peter annuì.
-È il mio migliore amico, ci consideriamo fratelli. Abbiamo vissuto e combattuto insieme la seconda guerra mondiale. Un incubo, sul serio. Io ero uno scricciolo, facevo pena ed ero vittima di bullismo. È stato Bucky a tirarmi su, a ripulirmi e a dirmi di non arrendermi. Così mi sono donato alla scienza e sono diventato ciò che sono oggi. Non ce l'avrei mai fatta senza di lui.- sorride con malinconia e con un velo di tristezza nello sguardo, -Lì conobbi Howard Stark, il padre di Tony. E quando mi sono risvegliato dopo settant'anni, ho trovato il figlio invece di lui. Abbiamo avuto alti e bassi, ho ritrovato Bucky e siamo diventati gli Avengers. C'è da dire, però, che ho dovuto fare le mie scelte. Per questo non avevo mai detto a Tony che era stato Bucky ad uccidere i suoi genitori.-
-Cosa?- sussurrò senza fiato il ragazzino, sgranando gli occhi. Di certo non se l' aspettava, non aveva mai letto o sentito da nessuna parte una cosa del genere. Forse stavolta gli Avengers avevano preferito rimanere sul privato.
-Era sotto il controllo dell' Hydra, non sapeva quel che stava facendo. Ci sono voluti anni perché Tony tornasse a parlare sia con lui che con me. E sai come c'è riuscito, alla fine? Ci ha perdonati. È andato oltre, ha capito che Bucky ha agito senza volere ed è stato molto maturo. Senza quel suo gesto, noi ora non saremmo qui. Io e lui, adesso, non saremmo ciò che siamo e abbiamo. Capisci cosa voglio dire? Tony non ha salvato tuo zio perché non ne era in grado. Ha fatto la sua scelta, come feci io anni fa, e ha scelto te.-
Le pupille di Peter divennero lucide e il più piccolo deglutì, sentiva caldo ovunque. -Ha sbagliato. Doveva prendere lui.- scuote affranto il capo e guarda assorto il suo cibo.
Steve scuote la testa: -Non giudicarlo così facilmente. Era una situazione rischiosa, una questione di vita o di morte. Ha salvato te perché avevi più probabilità di sopravvivere...-
-Certo, ovviamente.- lo interruppe, sorridendo in modo velenoso. -Proprio come pensavo, lui salva a seconda delle "probabilità". Fa schifo.-
-Lo so che fa schifo, salvare vite non è come dirigere una società e questo Tony lo sa bene. Tu sei come lui, vai di cuore e agisci senza pensare. La differenza è che Tony è un adulto e ha imparato a ragionare. Non ha lasciato morire Ben per dispetto, cosa credi? Fosse per lui, salverebbe il mondo intero.-
Il giovane Parker si morse colpevole il labbro inferiore e si sentì un po' in soggezione. Già, stava iniziando a capire il concetto di quel ragionamento.
-Tony è un brav'uomo. È difficile sopportarlo inizialmente, devi solo capire come interagirci. Vi trovereste molto bene insieme, ne sono certo. Il punto è... se lui è riuscito a perdonare Bucky e me, tu potresti fare lo stesso. Mi prometti che ci proverai?-
E che cavolo...
Peter provò la sensazione di essere stato raggirato. Sapeva che Steve Rogers era un uomo d'onore, un modello da seguire e imitare, e che per questo poteva anche fidarsi di lui. Sì, di lui sì... ma di Stark?
Coscente di essere nei guai fino al collo già abbastanza, si arrese: -Ok.-
-E...?-
Si morse l' interno della guancia, infastidito. -Mi comporterò meglio.-
-E...?- arcuò un sopracciglio il primo Avenger. A Peter non stava piacendo affatto come stava andando a finire quel dialogo. -Tenterò di obbedire.-
-E...?- premette di più sull' insistenza e l'adolescente fu costretto a dire quello che proprio non voleva dire: -E... chiederò scusa a Mr. Stark.-
-Ora ci siamo.- annuì il biondo, alzando ancora una volta la sua tazza e finendo di bere. Peter mangiò la sua colazione controvoglia e, oltre a quella, ingoiò anche il proprio orgoglio.
In cima alle scale e nascosto dietro a un angolo del corridoio, Tony aveva sentito tutto. Sì, lo amava proprio quel capitano. Ma anche se sapeva che lo stava aiutando come poteva col figlio, era consapevole che la parte più importante spettava a lui.
Tornato nella sua stanza, finì di vestirsi. Nulla di troppo appariscente o informale, Peter lo avrebbe spezzato in due se avesse attirato l' attenzione mentre lo portava a scuola. Ed era sempre per questo che aveva scelto di prendere l' auto meno vanitosa che aveva.
Una volta sistemato tutto, si avviò verso la cucina. Mentre era ancora di sopra, il suo cellulare squillò e rispose senza guardare chi fosse: -Tony Stark.-
Silenzio.
Tony si fermò nel bel mezzo del corridoio e scrutò la schermata, numero sconosciuto. Non gli piacque per niente. -Pronto?- insisté, -Chi parla?-
Un respiro pesante e prolungato gli fece correre un brivido per tutta la schiena e peggiorò quando sentì una cantilena: -"Il ragno Pincopallo il ponte attraversò...".-
Iron Man irrigidì involontariamente il corpo e tremò per rabbia e terrore. Un brutto presentimento gli fece tremare le ginocchia e, nascosto dietro un muro, sbirciò il suo compagno e suo figlio. Ridevano, scherzavano, e la voce lo tormentò ancora. -"... ma poi venne la pioggia e via se lo portò".-
Gli occhi caddero su Peter.
Merda.
-Chi sei?-
-"Il ragno Pincopallo il muro arrampicò... ma poi venne la morte e via se lo portò".-
Cazzo.
-Bastardo, smettila!- ringhiò con tono basso, stringendo con forza il telefono. -So che sei tu, Toomes. Giuro su Dio che se ti avvicini al ragazzo...-
-Acqua, Stark. Non sono Toomes.-
Tony si congelò sul posto. Lo stronzo era ancora vivo? Co... com'era possibile? -Tu.-
-Già, io. Sorpreso, vero? Ci vuole più di un aereo in fiamme per sbarazzarsi di me.-
-Che cosa vuoi?- lo chiese gelido, inespressivo. Non era un buon segno, per nessuna ragione al mondo lo era. -Non mi hai già tormentato abbastanza?-
-Io? Tormentarti? Oh, Tony... lo sai che non sei tu ciò che voglio. Te l' ho dimostrato anni fa e le cose non sono cambiate. Vuoi di nuovo una prova?-
La mano libera del miliardario strinse dolorosamente le dita nel pugno. -Sta' lontano da lui. Ti avverto, se gli levi anche solo un capello ti stacco gli arti, uno ad uno.-
-Dovevi pensarci prima, Stark. Lavoravo per te, ricordi? Io e Adrian eravamo in gamba, avevamo idee straordinarie e tu ci hai lasciati nella merda. Questa è tutta colpa tua.-
-Non ero io a lavorare con te in quel tuo progetto alieno del cazzo, era Richard Parker.-
-Lo so molto bene. Per questo ora mi serve il ragazzo, per questo necessito del suo sangue.-
Tony sudò freddo. -Di che stai parlando?-
-Come, Richard non te l' ha detto? Per azionare completamente il potenziale del veleno dei ragni serviva sangue umano e Parker ha offerto in sacrificio il suo. Facendo così, quando a Peter è stato iniettato il siero...-
-Un po' del DNA di Richard è finito in lui.- comprese Tony, lasciando cadere la testa contro il muro dietro di sé. Stava per rimettere la colazione, se lo sentiva.
-Allora non sei così stupido come pensavo io, Stark, complimenti. Il mio progetto è ancora in lavorazione e col sangue del ragazzo, che è moltiplicato il doppio di potenza rispetto a quello di Richard grazie alle sue doti di ragno, la mia creatura sarà inarrestibile.-
L' uomo si paralizzò. "Creatura"? Oh, no. No, no, no. Davvero Richard aveva lavorato con quello psicopatico su quella... quella... "cosa"?!
Si ricordò di quando Toomes era entrato nella scuola di Peter e aveva tentato di avvicinargli una siringa al collo. Tutto divenne più chiaro: -Tu e Toomes siete soci, dico bene?-
-Oggi fai faville, caro Anthony, non ti sfugge niente! Che sia chiaro, per me non è nulla di personale, ma per lui sì... Adrian vuole te, io voglio Peter.-
-Te lo sogni, figlio di puttana. Come può Richard aver anche solo lontamente pensato...?-
-Lui credeva che potesse essere una cosa da manovrare, usare, un oggetto. Fui io a capire che era vivo. Lo sai qual'è la parte più divertente? Si ciba delle emozioni negative. Sbaglio o hai un ragazzino con sentimenti contrastanti dentro casa tua?-
Stark si voltò preoccupato e guardò in basso dalle scale. Peter rideva e tentava di sfuggire al solletico di Steve. -Ti troverò e ti ucciderò, brutto coglione malato. Se provi ad avvicinare quella cosa a Peter...-
-Io non farò un cazzo, Stark. E nemmeno Toomes. Sarà lui a venire da noi, a sottomettersi per diventare più forte. Lo sai cosa fa quando gli mostro una foto di tuo figlio? Tenta di uscire dalla gabbia per saltargli addosso. Pensa solo cosa vorrà fargli quando faremo perdere la testa al ragazzo.-
Il respiro aumentò, gli occhi puntarono nella direzione del cellulare premuto contro l' orecchio. Quelle parole lo avevano messo sugli attenti più delle altre. -Che significa?-
-Sappiamo quello che hai fatto, Stark.-
La mascella si chiuse e serrò. No, doveva aver capito male per forza. -Non ho fatto niente.-
-Stronzate. Hai mentito, Tony, e stai continuando a mentire da sedici anni. Noi sappiamo quello che hai fatto veramente, abbiamo le prove. Lo hai nascosto ai tuoi amici, a tuo figlio, persino al tuo caro amichetto dalle strisce bianche, rosse e blu. Che cosa credi che faranno quando lo scopriranno? Cosa penseranno su di te? Sei un bugiardo, Tony Stark. Pieghi tutti a tuo piacimento, ma non ti piace quando lo fanno a te.-
Tony si leccò le labbra secche e si passò una mano tra i capelli. Che stava succedendo? Mentiva, vero? Come accidenti aveva fatto a scoprire che...?
-Peter prima o poi scoprirà ogni cosa e anche gli Avengers, la tua famiglia. Finirai sul lastrico, stronzo menefreghista. E quando accadrà, noi ci saremo.-
-Mi hai chiamato solo per minacciarmi?-
-Non essere sciocco, no, ti ho chiamato per avvertirti. Fatti da parte, prima che sia tardi. Veditela con Toomes e lasciami il ragazzo. O le conseguenze saranno critiche. Ti ricordi cos' è successo l' ultima volta? Ci è scappato il morto se non sbaglio.-
Tony scivolò sul pavimento fino a sedersi, chiuse gli occhi e tentò di non deconcentrarsi. Un respiro, due respiri. Un respiro, due respiri. Dentro... fuori... dentro, fuori. Sì, ok, poteva farcela. Anche se quel pazzoide gli stava facendo rodere il culo alla grande. -Dovrai passare sul mio cadavere per averlo. Farò in modo che non provi più emozioni negative. Non riuscirai a fare quello che hai in mente, Peter non lo tocchi, è chiaro?-
Una risata gutturale gli perforò il timpano. -Parliamo di te, Tony. È quasi impossibile non avere pensieri negativi con te vicino. Come ho detto poco fa, scoprirà tutta la storia o solo parte di essa e verrà lui da noi. Tu non potrai farci niente, Iron Man.-
Tony osservò assorto il vuoto. -Come ho detto poco fa...- gli fece il verso, -... tu Peter non lo sfiori neanche. Troverò te e Toomes, puoi starne certo. E il massimo di clemenza che avrò per voi quando vi avrò fra le mani, sarà chiedere a mio figlio di chiudere gli occhi per non guardare.-
Poté giurare di aver sentito il suono di un ghigno dall' altra parte. -Ci incontreremo presto. Non vedo l' ora di fare la conoscenza del tuo ragazzino.-
Il supereroe sollevò un angolo della bocca provocatorio e lo salutò come chi ha a che fare con un povero illuso: -Va' all' inferno e restaci, cazzone.-

L' uomo chiuse il telefono a conchiglia e si girò verso Adrian Toomes. Quest'ultimo sorrideva divertito. -Fatto?-
-Ha abboccato. Possiamo passare alla seconda fase del piano.- camminò fino all' altra parte della stanza e guardò all' interno della cella.
-Che sarebbe?-
-Pazienza, Adrian, dobbiamo avere pazienza. Solo così potremo assicurarci la vittoria. Lasciamo che padre e figlio si avvicinino, sarà ancora più divertente vederli entrambi schiantarsi al suolo. Nel frattempo, continuiamo a prenderci cura del nostro "ospite"...- ridacchiò e si allontanò velocemente dalle sbarre, impedendo ad una mano nera e melmosa di afferrarlo.
Un ruggito acuto e stridulo, rivoltante, si espanse nell' aria e fauci enormi si aprirono, liberando una lunga lingua schifosa e bavosa.
-Ricapitoliamo: chi sei tu?- domandò l'uomo.
-Noi siamo Venom.-
Il padrone del mezzo alieno ghignò. -E chi è il vostro obbiettivo?-
Occhi grandi e bianchi come la luna piena in inverno divennero ferrei e impenetrabili, pronti all' azione. Pronti ad uccidere. -Peter... Stark...-

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-Kitta♡

The Hero's SecretWhere stories live. Discover now