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Rhodey bevve dalla bottiglietta di plastica la sua acqua, seduto sullo sgabello della penisola, e lanciò un'occhiata al suo migliore amico. Tony se ne stava sdraiato sul divano a guardare la tv, Peter sopra di lui era in uno stato tra il sonno e la veglia.
Natasha stava pulendo i piatti assieme a Bruce e Sam in cucina e sorrise al generale. -Qualunque cosa sia successa nel laboratorio, ha funzionato. Stasera ha mangiato e sembrava più calmo.-
-Chi l' avrebbe mai detto che Tony fosse bravo con i bambini?- questo commento da parte di Thor gli fece beccare una gomitata da Steve. -Che c'è?-
-Lui tiene a Pete.-
-Non l' ho mai messo in discussione.-
-Tony, molla Peter e lascialo andare a letto, domani ha scuola.- richiamò il miliardario Bruce, asciugando uno dei bicchieri.
Stark, una mano ad accarezzare inconsciamente la schiena del figlio, alzò la testa dal cuscino e abbracciò il corpo su di sé come un peluche. -Ancora cinque minuti.- finse un tono infantile.
-Adesso.-
-Dopo ce lo porto io, promesso.-
Sam alzò un sopracciglio, scettico. -Dobbiamo fidarci?-
-Io ci rinuncio, faccia come vuole. Vado a dormire.- si mise in piedi dalla poltrona Bucky, lasciando sul tavolino basso il bicchiere di whiskey.
-Ti seguo a ruota, domani torno a casa dalla mia famiglia.- fece lo stesso Clint e, da oltre lo schienale, giocherellò con orecchio e cuoio capelluto del ragazzo. -Buonanotte, cucciolo.-
Peter grugnì e si lamentò nel sonno. Agitò alla cieca la mano per cacciarlo. -Mmh, zio Clint, lasciami in pace...-
L' arciere arrestò i suoi movimenti, sgranò gli occhi e guardò i suoi amici; persino loro erano rimasti stupiti da quel soprannome e l' aveva pronunciato pure senza problemi, senza pensarci tanto. Così, come una cosa normale.
La russa sorrise gioiosa e decise che era arrivato il momento anche per lei di ritirarsi. Raggiunse Barton e si chinò, dando un bacio sulla cute del figlioccio. -Ti vogliamo bene, дорогой.- gli sussurrò e lo accarezzò. Parker mugugnò, ma non si svegliò.
In poco tutti salirono al piano di sopra per dormire. Tranne la coppia padre e figlio.
Tony era preso sia dal film che stavano vedendo, Jurassic Park, sia dal tenere stretto a sé Peter. La sua testa era sotto il suo mento, verso la sua spalla, la mano poggiata sul suo petto e le gambe incastrate tra le sue.
Dopo il suo discorso sul cosa fosse quel ragazzo tanto prezioso per lui, Peter aveva in qualche modo rinunciato attualmente a quella loro silenziosa faida e aveva permesso a Tony di tenerselo vicino come più desiderava. Lo aveva coccolato senza ricevere segni di fastidio, una buona cosa per lui.
Un' oretta dopo, Peter sbadigliò e aprì piano gli occhi. La luminosità dello schermo era stata abbassata per non disturbarlo e la poca luce che c'era gli permise lo stesso di vedere dove fosse. Pensò di sentire disgusto o vergogna nel stare così a stretto contatto con Stark, invece provò solo la sensazione di essere protetto.
Tolse la testa dal torace di Tony e la mano finì per sbaglio sul Reattore Arc. Ci picchiettò sopra, pensieroso. L' uomo si destò dal film quando se ne accorse. -Guarda un po' chi si è svegliato.- gli fece i grattini sulla nuca e si portò l' altra mano dietro la propria.
Peter contrasse una guancia e tenne gli occhi su quello strano congegno nel corpo sotto il suo, prima di corrugare la fronte verso di lui. -Non le fa male?- domandò con voce roca, reduce dal sonno.
Tony non si mosse più e trattenne il respiro. I ricordi del suo rapimento erano sempre una bella batosta. Lo avevano preso quando Peter aveva da poco compiuto un anno ed era rimasto in quella grotta per settimane. Dopo Richard, aveva lasciato perdere le armature ed era stato proprio il loro progetto nella sua mente a salvarlo. Doveva al genio di Richard Parker la vita. -In realtà, no. Quando me l' hanno messo, ero drogato di antidolorifici ed è stato più lo schock che altro.-
-Io sarei morto di paura al suo posto, è stato in gamba. L' hanno torturata?-
-Se non collaboravo, era all' ordine del giorno. Volevano che costruissi armi per loro, che avrebbero messo in pericolo l' America, forse tutto il mondo. Li ho ingannati e in segreto ho fatto l' armatura che mi ha aiutato a scappare.- il suo tono era cupo, addolorato e triste. Non gli piaceva parlarne, ma se suo figlio voleva chiacchierare chi era lui per opporsi?
Il ragazzino si mise entrambe le mani sotto al mento e vi ci appoggiò, curiosando con lo sguardo il viso di Stark. -Se non avesse avuto il necessario per costruirla, sarebbe morto lì.- constatò.
-Ahimè, sì.-
-La cosa non la tormenta?-
-Perché dovrebbe?- si mise più comodo, mettendo anche la seconda mano tra testa e bracciolo e spegnendo la televisione.
-Ciò dimostra che lei, senza le armature, non è questo granché.-
Le sopracciglia di Tony fecero un balzo in alto. -Attento a quello che dici, ragazzino. Sarò anche stanco e mezzo addormentato, ma posso ancora sollevarti per metterti a testa in giù. Sono diventato la persona che sono ora anche grazie a prima dell'armatura. Ero già ricco, potente e conosciuto prima di Iron Man.-
L' altro fece una smorfia. -Ed era felice?-
La bocca del genio "ricco, potente e conosciuto" si aprì, non avendo risposta. Ci ragionò su quelle parole e comprese che cosa quel ragazzo volesse dirgli. -No... no, non ero felice.-
L' unico cenno di felicità eri tu.
Il pensiero di suo figlio lo aveva aiutato a tenere insieme i pezzi e adesso doveva assicurarsi che non fosse il ragazzo stesso a crollare.
Peter si lasciò sfuggire un verso stanco e compresse le labbra contro uno dei palmi. Il padre sbuffò un accenno di risata. -Chi è che adesso va a dormire?-
-Noooo...- fece lagnoso il sedicenne, rigirandosi contro di lui, fino a ritrovarsi pancia all' aria.
Tony rise divertito. -Invece sì.-
-No, mi lasci stare.- continuò il suo capriccio, sistemandosi sui pettorali dell' uomo. Quest' ultimo scosse il capo e lo circondò nuovamente con le braccia, unendole sul petto di lui. -D'accordo... solo cinque minuti però.-
Il suo cucciolo sospirò soddisfatto e chiuse le palpebre. Si diede del debole, lui era il grande Tony Stark! Seduceva da decenni le persone per ottenere quello che voleva e adesso bastavano due paia di occhi da cerbiatto per farlo capitolare!
-Mi tieni in pugno, Petey-pie.- sussurrò, accarezzandolo con un dito sulla posizione del cuore.
-Mmh, cosa?- gemette lui.
Ops.
-No... niente. Buonanotte.- tagliò corto e deglutì, c'era mancato un soffio.
Non passarano neanche pochi secondi che un terremoto e un esplosione, seguiti da delle urla disumane, li destarono.
Ma che diavolo...?
-Resta qui!- ordinò Tony al giovane sul divano e aprì in fretta le sproporzionate ante di vetro del grande balcone, bagnandosi per via della pioggia. La vista che si trovò davanti lo terrorizzò: Snake era tornato, in tutta la sua grandezza con tanto di coda, e stava facendo crollare parecchi palazzi. Anzi, no... era più grosso dell' ultima volta.
Io li odio i serpenti.
Tornò di corsa dentro, -Jarvis, sveglia gli Avengers, non c'è tempo. Giù dalle brande! Sveglia, sveglia!- urlò e battè le mani, camminando a passo svelto verso il covo dove nascondeva e modificava le sue armature.
Peter lo seguì. -Vi servo anch' io? Posso aiutarvi.-
Tony restò fermo mentre l' armatura che aveva scelto gli si attaccava intorno. -L' ultima volta sei quasi morto. Non mi servi in campo, mi servi al sicuro.-
-Cosa?!-
-Se ci sei tu nella lotta, io non riesco a concentrarmi.-
-Ah, quindi adesso sarebbe colpa mia?-
-Non ho detto questo.- ringhiò frustrato e la maschera gli si calò sulla faccia. -Tu resti qui. Torneremo prima di quanto pensi e ti voglio vedere addormentato al mio ritorno.- detto questo, fece aprire il soffitto e volò via.
Peter serrò i denti e incrociò le braccia. -Stupido Stark.- borbottò, poi l'occhio gli cadde sulla valigetta contenente la sua tuta.
Che andasse al diavolo, quel riccone ubriaco del controllo. Lui faceva quello che voleva e se c'era bisogno di Spider-Man, lui sarebbe entrato in azione.
Con questo pensiero in mente, raggiunse l' oggetto, si piegò per prenderlo... e si fermò.
No... no, che sto facendo?
Tornò dritto. Tony gli aveva dimostrato che si fidava di lui, perché tradirlo? Perché buttare tutto all' aria? Erano gli Avengers, santo cielo, potevano cavarsela anche senza "l'amichevole Spider-Man di quartiere".
Trattenendo a stento l' adrenalina, risalì le scale e andò in salone, capendo quasi subito di essere già da solo. Il suo telefono vibrò e fece un' acrobazia imbarazzante per prenderlo quando quasi gli cadde di mano.
Mamma mia, M.J.!
Gli aveva scritto? A quell' ora della notte?! Doveva aver ascoltato il suo vergognoso messaggio vocale, sicuramente. Le sue dita tremarono nell' aprire la loro chat di conversazione.
"Dobbiamo parlare".
Deglutì. Era un buono o un cattivo segno? Si sedette sul divano e riaccese la tv per distrarsi. Era forse un infarto imminente quello?
"Perché?".
"Non voglio dirtelo per telefono".
Ahi, ahi. Molto male o molto bene?
Oh, le ragazze e i loro giochi criptici!
"M.J., ti prego".
Aveva bisogno di sapere o non avrebbe più chiuso occhio quella notte. Decise di insistere.
"Sto male e starò peggio se non me lo dici. Perché dobbiamo parlare?".
Fu tentato di mangiarsi le unghie dal nervoso. Era troppo chiederle di essere sincera per una volta?
Il nulla assoluto. Finché...
"Perché anche io ho un "non detto" per te".
Sì, era proprio un infarto. Quel messaggio ebbe l' effetto su Peter di farlo saltare dal divano e urlare di gioia.
Sì! Sì, sì, sì!
Stava accadendo realmente?
Michelle Jones, sua migliore amica e ragazza più tosta della Midtown High, era diventata la sua ragazza!
No, frena l' entusiasmo!
Ragazza? Lui? Non l' aveva mai avuta, una ragazza! E M.J.? L' avrebbe voluto come suo ragazzo? Si sarebbero messi insieme?
Non sono un po' troppo giovane per una relazione? E se faccio un casino, lei si arrabbia, non mi parla più e non restiamo nemmeno amici?
-Maledizione!- imprecò e si buttò a capofitto sul divano, le gambe in alto per via del bracciolo e la faccia sul cuscino. Perché i suoi pensieri dovevano sempre farlo ammattire e complicargli la vita?
Michelle non era come le altre ragazze, capiva perfettamente quando qualcuno faceva sul serio con lei. Ed era ciò che voleva fare lui, ma...
Prendi un bel respiro, Parker. Andiamo con calma.
Il giorno dopo sarebbe partita la Prank Week, dopo quel messaggio il loro rapporto era ufficialmente cambiato? Tremò nel sentire vibrare nella tasca.
"Ora sto male io. Mi degni di una risposta o no?".
Una risposta? Si aspettava qualcosa?
"Non so cosa dire. Sono felice, ovvio, ma temo di metterti fretta".
"Fretta? Fretta per cosa? Dai, Parker, ci conosciamo da anni. Sai come trattarmi come io so come trattare te. Visto che nessuno dei due vuole distruggere ciò che abbiamo, cominciamo a piccoli passi".
"Sarebbe?".
"Usciamo insieme, frequentiamoci... poi quel che succede, succede".
Il battito si fece sentire più forte del normale.
"Come... una coppia?".
"Adesso non esagerare".
Gli venne da ridere.
"Scusa. Hai ragione, niente di ufficiale. Vediamo come va e basta".
"Ora ragioni. Oh, e a partire da domani prenderò a suon di scherzi quel tuo bel faccino".
"Hai appena ammesso che sono bello?".
"Non tirare troppo la corda, ragnetto. E ti prego, ti prego, dimmi che non sei là fuori a combattere contro quel coso".
"Come potrei se sto messaggiando con te?".
"Sei talmente stupido da fare entrambe le cose contemporaneamente".
Sghignazzò e si mise di schiena sul divano. -Cretina.-
"Mi sento offeso adesso".
"Oddio, se sei sensibile... un bacetto potrà risollevarti il morale?".
Si accese come un albero di Natale.
"Sulla bocca?".
"Guancia".
Mmh, poteva anche starci.
"Andata".
Un movimento brusco sullo schermo gli fece girare il volto. Si mise di scatto seduto quando vide in diretta il combattimento degli Avengers contro l'immenso mostro. Gli venne un colpo quando Tony venne colpito, attaccato e stritolato. Trettenne il fiato.
Lascialo. Lascialo. Lascialo!
-Ti prego, lascialo...- lo supplicò, stringendo a sangue le mani tra di loro. Aveva paura, la stessa paura avuta in mezzo allo tsunami di zio Ben e l' incendio di zia May.
Lui no... per favore. Anche lui no.
La sua silenziosa preghiera venne ascoltata da Steve e Thor, i quali riuscirono a liberarlo.
-Mr. Stark è stato avvisato che lei è ancora sveglio, Mr. Parker. Ha appena lasciato il seguente messaggio: "Peter, spegni la televisione e fila a letto. Voglio che dormi".-
-Oh, io dormo, dormissimo.- esagerò e spense le immagini, solo per correre a mettersi la tuta. Se mai Stark sarebbe morto, sarebbe stato per mano sua e di nessun' altro.

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Commentate, grazie! :)

-Kitta♡

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