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Un rumore di motore e propulsori fece alzare dai divani e dalle poltrone gli Avengers, i quali si diressero poi al grande balcone della Stark Tower.
Iron Man lasciò finalmente il ragazzo, che cadde in piedi di fronte ai supereroi. Peter alzò lo sguardo per nulla convinto, una decina di paia di occhi erano su di lui e lo guardavano curiosi.
-Benvenuto, Spider-Man.- si fece avanti Captain America con vestiti normali, porgendogli una mano. -Capitano Steve Rogers, ma puoi chiamarmi Steve.-
-Sì, ci siamo già incontrati.- annuì restio l'adolescente, beccandosi un pizzicotto al fianco da Tony che si era liberato dall' armatura. -Piacere mio.- cedette, stringendo la presa del biondo.
-Ovviamente saprai chi sono anche loro: Natasha Romanoff, Thor, figlio di Odino, Clint Barton...-
-Sentite, andiamo al dunque.- interruppe Peter il primo Avenger, -So chi siete, voi sapete chi sono, la mia domanda è... perché? Perché sono qui? Capisco che sono ricercato dal Governo, S.H.I.E.L.D e compagnia bella, tuttavia non comprendo il motivo per il quale "Uomo di Latta Senza Cuore" qui presente mi abbia trascinato letteralmente fino a voi. Che sta succedendo?-
-Il ragazzo è sveglio.- sorrise fiero Bucky. Tony gli rifilò un ghigno: -Ne avevi qualche dubbio?- poi sillabò "è figlio di suo padre".
-D'accordo, Peter. Andiamo dentro, è il caso che ti siedi.- concesse Steve, facendogli strada all' interno di quella che per loro era sinonimo di "casa". Il giovane si accomodò su una poltrona e guardò a turno quelli che una volta considerava i suoi eroi. -Ciò che ti diremo non sarà facile da mandare giù, perciò non preoccuparti, ti daremo il tempo che ti serve per assimilare il tutto. Ok?-
Peter annuì e si sistemò meglio. Era agitato e teso, forse le domande che gli vorticavano in testa da tutta una vita stavano finalmente per ricevere delle risposte.
-Chi vuole iniziare il discorso?- domandò Steve, guardando i suoi amici e rimanendo infine sulla figura di Tony. L'uomo sembrava voler parlare, però non ci riusciva.
-Comincio io.- si fece avanti Rhodey, venendo in soccorso dell' amico. Si sedette sul tavolino di fronte al ragazzo, restando per un attimo incantato per quanto assomigliasse a Tony, poi parlò: -Sappiamo bene che ora hai tante domande, sei spaventato e confuso, lo capiamo. Nonostante ciò, c'è bisogno che resti lucido e che tu capisca la situazione, va bene? La verità è che sei in grosso pericolo, Peter. Hai dei poteri straordinari, che miglioreranno man mano che cresci. Proprio per questo sei nel mirino di tutti noi; del Governo, dei militari e di sicuro anche di alcuni ricercati.- fece delle smorfie espressive mentre spiegava la situazione al ragazzo, -È da un po' che ti teniamo d'occhio; ne abbiamo discusso con tua zia quando ancora era in vita, lei e Bruce fingevano di frequentarsi per non spaventarti o farti capire le nostre intenzioni e ci dispiace molto. Alla fine ci ha dato il via libera e persino il segretario di Stato lo ha accettato; vogliamo che diventi uno di noi, un Avenger.-
Peter sgranò gli occhi all' inverosimile, tanto che le sue sopracciglia sparirono quasi in mezzo ai capelli. -Come, scusa?-
-Sei in gamba, sei forte, saresti una risorsa in più per la squadra.- spiegò Bruce, avvicinandosi di poco.
Spider-Man mosse le labbra, ma non ne uscì un minimo verso. Sentì la testa girargli, stava accadendo per davvero? -Una "risorsa in più"?- riuscì a dire dopo qualche secondo, -Non siete già in molti? Ci siete voi, quel tizio con le ali, la ragazza con la telecinesi...-
-Più siamo e meglio è.- sorrise leggermente Steve, -Non sempre siamo tutti cooperativi o in grado di essere insieme nello stesso luogo, c'è sempre una nuova minaccia e un aiuto in più può farci solo del bene. In oltre, ci servirebbe proprio qualcuno che controlli il Queens.-
Il colpo di tosse di Tony fece voltare Steve verso di lui. Il miliardario gli fece un piccolo cenno con la mano e la testa, come a dirgli "non esagerare".
-E se non volessi?- domandò Peter, mettendosi sulla difensiva.
-Ed ecco che entro in gioco io.- si fece avanti Stark, -Il punto è questo, ragazzino: non hai scelta. Noi tutti abbiamo dato la nostra parola che ci saremmo presi cura di te e che ti avremmo allenato per diventare un Avenger. Sei da solo e sei minorenne, se non resti qui i federali verranno a prenderti. Potresti diventare di loro proprietà, diventerai una cavia da laboratorio o passerai da una casa famiglia all' altra. È questo che vuoi?-
Le facce sconvolte su Tony non lo resero più docile, nemmeno quella di suo figlio. Gli aveva appena detto delle cose orribili, ovviamente, ma non era nient'altro che la pura realtà.
Peter Parker prese un respiro profondo e guardò per un secondo il pavimento, sentiva tutto il peso del mondo sulle spalle e faceva male. -Dunque sono bloccato con voi, eh? Non sapete dirmi come mai ho questi poteri?-
Gli Avengers si guardarono tra di loro per vedere se Tony se la sentisse di dire la verità, era la sua occasione. Ma quando voltò il capo vigliaccamente, fu Clint a rispondere: -No.-
-E sapete niente dei miei genitori?-
-Neanche, mi spiace.- mentì Natasha.
-Cosa sapete su di me, allora?- insisté lui.
-Ti chiami Peter Parker, hai sedici anni, vai alla Midtown High e il tuo ultimo parente è morto da poco. Condoglianze, a proposito.- disse con tono dispiaciuto Thor, gli occhi azzurri sul ragazzo vestito in grigio.
Peter deglutì. -Ci andavo alla Midtown High. Ho lasciato la scuola.-
-No, tu sei scappato dalla scuola, dalla tua stessa vita.- gli puntò un dito contro Tony, -E la riprenderai il prima possibile.-
-Come?!- sbottò l'adolescente, -Non potete, non ne avete il diritto!-
-Siamo ufficialmente i tuoi tutori legali da stamattina, più precisamente lo sono Tony, Natasha e Steve.- lo informò Bruce, tirando fuori un foglio stampato dalla tasca dei pantaloni e mostrandoglielo. -Quindi sì, possiamo farlo.-
-E c'è pure la firma del generale Thaddeus Ross, grandioso...- borbottò il sedicenne, passandosi una mano tra i capelli. Stava succedendo tutto troppo in fretta, come aveva fatto dall' essere da solo all' essere circondato da tante persone?
-Vogliamo solo il tuo bene, Peter.- tentò di portarlo dalla loro parte la rossa, -Possiamo aiutarti, con i nostri consigli e la nostra protezione potrai essere un ragazzino normale. Non ti va di esserlo?-
Intrappolato dai miei stessi desideri.
Si morse un labbro. Sì, Peter voleva tantissimo essere come tutti gli altri: avere una famiglia che lo amasse, studiare senza dover prima salvare qualcuno e magari uscire la sera.
Uscire con M.J.
-Che ne dici, Bimbo-Ragno?- si lasciò sfuggire il soprannome Tony, venendo fortunatamente ignorato dal ragazzino.
Peter capì che non aveva scelta e si arrese. I suoi occhi squadrarono gli adulti a turno, prima di aprire bocca: -Va bene, ci sto. Ma ho delle condizioni.-
Iron Man sbuffò una risata. -Non sei certo nella posizione migliore per...- si bloccò quando Natasha gli diede una gomitata nello stomaco e fece cenno al più piccolo di proseguire.
-Torno a scuola, ok, ma non voglio che qualcuno di voi mi venga a prendere quando ho finito le lezioni; torno a casa da solo.-
-Se tenterai di scappare, lo sapremo.- lo avvisò Rhodey, lanciando un'occhiata al migliore amico per fargli intendere che parlava del chip sul collo del ragazzo. -Poi?-
-Voglio almeno due sere libere a settimana e quando esco per andare a pattugliare il mio quartiere, nessuno di voi deve venire con me. L'ho già fatto, me la cavo da solo. Fuori da queste mura, non voglio essere visto in vostra compagnia. Anzi, uscirò da qui solamente se nessuno mi vedrà. Niente paparazzi o giornali. Infine, nessuno deve sapere che Spider-Man si è unito agli Avengers. Non sono ancora pronto perché si sappia.- concluse la sua lista, aspettandosi delle reazioni contrarie.
Sorprendendo il loro ospite, tutti puntarono lo sguardo sul proprietario della torre. Tony si morse una guancia, capendo che era il caso di prendere in mano la situazione. Il colonnello lasciò il posto a lui e guardò negli occhi il figlio. In quei suoi grandi occhi scuri da cucciolo, che sembravano sfidarti ma volevano solo un po' di affetto...
No. No, la voglia di stringerlo non se n'era andata, no signore.
-Ti viene a prendere Happy a scuola, tutti i giorni. Quando vai a tenere d'occhio il Queens, uno di noi deve venire con te. Niente serate libere almeno che non ti vengano accettate, dormi qui tutte le notti e non inviti nessuno. Per i paparazzi non devi preoccuparti, non si avvicineranno minimamente a te. Questa è la mia torre, la mia casa di mia proprietà, l'ho costruita con i miei ideali e le mie idee, esci solo e come dico io. E non vieni in missione con noi fino a quando non decidiamo che sei pronto.- offrì l' uomo, poggiando i gomiti sulle ginocchia e unendo le mani.
Peter corrugò la fronte, si mise dritto e incrociò le braccia al petto. -Niente balia quando pattuglio casa mia, piuttosto vi tengo costantemente aggiornati. Una sola sera libera a settimana e posso invitare solamente la mia migliore amica per studiare. Dormo dove voglio io, esco quando e come decido io.- trattò serio e determinato. Si sentiva come un oggetto messo all' asta e col diavolo che si sarebbe lasciato comprare da Stark.
Tony fissò pensieroso il suo unico erede senza batter ciglio e prese una decisione: -Niente balia, una sera libera e puoi invitare la tua amica, ma non può restare tra le dieci di sera e le sei di mattina. Dormi qui, mangi qui ed esci solo se te lo permetto io. Ultima offerta.-
Parker scrutò attentamente Stark. -Decido io cosa mangio e a che ora.-
-Stronzate, anche quelle sono mie scelte. Ah, in più non puoi dire parolacce. Se scopro che anche solo una minima imprecazione è uscita dalla tua bocca, considerati in castigo. Lo sarai anche se proverai a raggirare o a infrangere le regole, lo stesso se mi disobbedisci.-
-Lei è crudele e ingiusto.-
-Te l' ho detto, sono il tuo carceriere personale.- scrollò le spalle Tony come se nulla fosse.
Gli occhi di Peter finirono sugli Avengers. -Tutte queste regole riguardano anche voi?-
-Diciamo che fra tutti, devi obbedire di più a Tony. Questa è casa sua, appunto, per tanto le regole le fa lui.- annuì Clint, indicando l' uomo in questione.
Il giovane strinse i pugni e i muscoli delle braccia si gonfiarono, tornò a concentrarsi su Stark con rabbia. In qualche modo, riusciva a percepire le sbarre della gabbia che gli stava costruendo.
Per quanto riguarda Tony, sapeva di essere meschino con il suo ragazzo, sebbene fosse ancora immaturo e inesperto. Voleva proteggerlo dall' Avvoltoio a sua insaputa e tenerlo legato a sé. Tra qualche anno sarebbe diventato maggiorenne e lo avrebbe perso in tutti i sensi. Voleva recuperare il tempo perduto e quelle regole erano la sua ultima ancora di salvezza, catene pesanti che sapeva benissimo il ragazzo odiasse, oltre al fatto che poteva e doveva ancora dirgli tutta la storia sul suo passato e sulla sua nascita. Se mai avesse avuto il coraggio di farlo.
Sto tentando di salvarti, piccolo.
Finalmente, dopo un lasso di tempo consumato nel silenzio e nella tensione del momento, Peter offrì una mano a Tony. -Andata.-
Sorpreso, Stark strinse la mano al figlio per sigillare il loro patto e un piccolo sorriso nacque sulle sue labbra. -Natasha, ti dispiace mostrargli la sua stanza?-
La russa si mise in azione senza rispondere e catturò in pochi secondi la simpatia dell' adolescente per le scale e al piano di sopra.
Tony prese un respiro profondo e si alzò in piedi, più rilassato. -E questa è andata.- mormorò quasi tra sé.
Rhodey gli diede una pacca sulla spalla. -Puoi calmarti adesso, è qui. È a casa, dopo tanto tempo, è al sicuro con te. E hai anche tutto il tempo del mondo per dirgli la verità.-
-Lo so. Solo che... non mi sembra vero.- soffiò fuori, asciugandosi gli occhi umidi. -Non sarà facile, mi odierà più di quanto non faccia adesso.-
-Sappiamo che hai paura, Tones. Proseguiremo con calma, ti aiuteremo. Nel frattempo, lo faremo sentire a casa, com'è giusto che si senta. Lo conosciamo da una vita, lo abbiamo visto crescere con te. Non sei da solo.-
-Sono sicuro che non ci vorrà molto per farci piacere da lui.- si mise in mezzo Clint, -Ovviamente dobbiamo prima rompere la lastra di ghiacchio intorno al suo cuore e quello è compito tuo, Stark. Comunque, se senti il bisogno di parlare, c'è un incontro stasera. Vuoi venirci con me?-
L' uomo si passò una mano sul viso, improvvisamente stanco. -Ma sì, perché no?-

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-Kitta♡

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