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Steve guardò con curiosità Tony, seduto di fronte a lui a capo tavola, mentre masticava la propria bistecca. Il suo compagno bevve del vino e si asciugò con un tovagliolo la bocca, cosciente che lo stesse fissando. Rhodey, in mezzo a loro, spostava lo sguardo da uno all' altra. Natasha, davanti a lui, era l' unica presa dalla propria cena senza pensieri.
-È strano, sai?-
Stark alzò la testa e un sopracciglio, rispondendo al biondo. -Cosa?-
-Non vederti controllare il cellulare ogni trenta secondi. O meglio, l' app che controlla il localizzatore di Peter.-
Fece spallucce. -Mi fido di lui. Certo, non l' ho trovato nelle condizioni adatte in questi giorni per farlo andare ad una festa, ma dato che qualcuno insisteva...- e guardò male Anya, seduta sul divano a osservare curiosa la televisione.
-Sicura di non volere nulla, ragazzina?-
-Sono una creatura evoluta rispetto a voi, colonello, non ho bisogno del cibo quanto serve a voi umani. Posso sopravvivere anche mangiando una mela al mese.-
-Buono a sapersi, posso cucinare per una persona in meno.- scherzò Tony, spezzando una fetta di pane.
-Due in meno. Bruce è ancora nel laboratorio a lavorare.-
-Ah, sì?- chiese Steve alla rossa. -Non ha fame?-
Anya porse di più l' orecchio verso di loro per sentire meglio.
Natasha fece una smorfia. -Quando ci si mette di cervello, lo stomaco non ha voce in capitolo.-
Iron Man annuì. -Quanto lo capisco.-
La strega si morse una guancia, sapeva bene a cosa stesse lavorando Banner. Lei stessa lo aiutava con quel progetto. Nel corso dei secoli aveva sviluppato una dote speciale nel campo della medicina, era brava, e se si trattava di ferite o malattie che avevano a che fare con la magia, lei era la persona adatta per curare le persone. Aveva fatto pratica con tutto il male inferto da sua sorella.
Sobbalzò quando sentì del pelo morbido sulle gambe poggiate sul divano. Severus richiese le sue attenzioni e fece le fusa quando lei gli grattò la testa. Aveva fatto la sua conoscenza quel giorno, prima era stata occupata nel lottare contro Octavius e Toomes; li aveva sorpresi nuovamente nel Damage Control dove stavano rubando pezzi di ricambio, ma non era riuscita ad acciuffarli per via dell' arrivo di Amaranta.
Doveva trovare un modo per battere sua sorella o avrebbe perso sempre.
Il gatto le mostrò la pancia e si mise in una posizione strana per far toccare la propria testolina contro il suo fianco. Lo accontentò e gli accarezzò il petto peloso, dove batteva il cuore.
Mmh, eppure... aveva un non so che di strano, quel micio. Qualcosa di... familiare.
-Rhodey, tutto bene?- Natasha osservò sconcertata le dita tremanti della persona che aveva seduta di fronte. -Da qualche giorno ti comporti in modo strano.-
L' uomo di colore si lanciò un' occhiata col migliore amico e annuì. -Sì. Sì, certo, è solo che... niente. Tony, possiamo parlare un secondo?- si mise in piedi ancor prima di avere una risposta e si diresse al piano di sopra.
Il miliardario lo seguì, capendo che stavolta sarebbe scoppiato. Quando gli aveva detto la verità - be', una delle tante -, Rhodey era rimasto zitto e non gli aveva parlato fino a quel momento. Lui lo aveva accettato e gli aveva lasciato i suoi spazi. Adesso però War Machine aveva qualche cosa da dirgli.
Giunti in camera di Tony, chiusero la porta a chiave.
-Io ti ammazzo.-
-Lo so.-
-Lui ti ammazza.-
-Lo so.-
-Noi tutti ti ammazziamo!-
-Stai coniugando il verbo, Rhodes?!-
-Come accidenti hai potuto nascondere a tutti noi una cosa del genere?!- sbraitò, alzando le mani e facendole diventare dei pugni per contenere la rabbia. -Steve ci rimarrà di merda quando scoprirà che gli hai mentito, anzi peggio, lo saranno tutti i nostri amici, perché in una squadra non bisogna mai mentire. Per non parlare di tuo figlio!-
-Peter non dovrà mai venire a saperlo.-
-Ma ti senti quando parli? E presumo che la risposta sia un "sì", dato quanto ti piace il suono della tua voce!-
-Non urlare, Rhodey!- lo sgridò.
-Ma che...!- gemette e fece un verso frustrato. Chiuse gli occhi, prese un respirò profondo e si controllò. -Va bene, Anya lo sa?-
-Sì, Anya lo sa.-
-E perché lei lo sapeva e io no? Sono il tuo migliore amico!-
-Non gliel' ho detto, mi ha letto nella mente! Ha visto tutto quanto, Rhodey, tutto! Anche quello che non vi ho detto.- si lasciò scappare l' ultima frase e ringhiò amareggiato: -Merda.-
-Cosa, cosa, cosa? Scusami?- gli si fece più vicino, -Cos' altro non ci hai detto? Cosa ci può essere peggio di questo?-
La mascella di Tony si contrasse e respirò pesantemente. No, un conto era dirgli una verità, un altro dirgli tutta la storia.
Vedendo che non sputava il rospo, James Rhodes prese il toro per la corna. -D'accordo, siediti sul letto.- lo obbligò e lo scrutò dall' alto. -Thones, guardami. Guardami.- insisté.
Stark lo fece, rassegnato e con la sensazione di avere un pugno piantato nello stomaco.
-Sono io, ok? Siamo solo io e te. Ci consideriamo fratelli e ci vogliamo bene. Io mi fido di te. Non capisco perché tu non ti sia fidato abbastanza di me da dirmi prima questa cosa, ma adesso, in questo momento, io sono qui. E sono qui per te.-
Tony si morse il labbro, combattendo contro sé stesso per capire se confessare ogni cosa o no. Rhodey piegò le ginocchia per stare alla sua altezza e vederlo in faccia. -Ci sono così tante cose in questa storia che ancora non comprendo e so che senza di te non avrà mai senso. Ci sono domande che hanno bisogno di risposte da te. Ad esempio... cosa non ci vuoi dire? Perché non hai adottato Peter quando ne hai avuto l' occasione? E dov' è Pepper?-
No, no, no... troppe, troppe domande.
Erano anni che non ne aveva uno e forse proprio adesso lo stava per avere di nuovo: un attacco di panico. Non ce la faceva, non poteva sopportare l' idea che Rhodey lo guardasse peggio di come aveva fatto quel giorno; quando gli aveva raccontato la verità sulla morte di Richard Parker.
Avrebbe capito, sapeva che prima o poi avrebbe capito. C' era un cadavere in più in quella storia.
-Tony, ti prego, rispondimi. Sii sincero.- lo supplicò, -Cos' è successo a fine estate del 2001?-
Preso dall' ansia, si alzò e camminò per la stanza. -Ho fatto nascere Peter, gli ho messo il siero.-
-Tony, no.-
-Pepper mi ha lasciato, Mary è morta. Richard è morto...-
-Cerca di calmarti, Thones. No, guardami.-
-È tutta colpa mia.-
-Mi ascolti?!- lo riscosse, prendendolo per le spalle. -Non dare i numeri. Dovrai riuscire a dirmela, un giorno o l' altro, la verità. Dovrai dirla a tutti. Non puoi lasciarci vivere una bugia, non ce lo meritiamo. Peter non se lo merita.-
Il mento di Stark tremò, le vena sul collo polsò accomoagnata da un singhiozzo tremolante. -Non posso perderlo, Rhodes. Se glielo dico...-
-Si arrabbierà e andrà a cercarlo. Però è giusto così.-
-Lui gli dirà tutto, sapeva tutto.-
-Lo so, me l' hai detto. Ma hai la mia parola: non perderai tuo figlio.-
Le palpebre di Tony si strinsero in due fessure. -Non puoi dirlo se non ne sei sicuro.-
Il colonnello si limitò a chiudere la bocca. Peter era un ragazzo sensibile, nessuno poteva sapere come avrebbe reagito.
Una canzone degli AC/DC risuonò nella stanza e Tony si allontanò di poco per rispondere. -Pronto?-
-Buonasera, lei è il tutore legale di Peter Parker?-
Quella frase gli fece perdere tutto il sangue dalla testa e si voltò preoccupato in direzione dell' amico, il quale gli domandò con una sola espressione cosa non andasse. -Sì, sono io. Chi parla?-
-Sono l' agente Neels. Peter ha avuto un incidente in moto con un suo amico, un certo Carl Grimes.-
-Cosa?! Sta bene?!-
-Sì, sta bene, siamo al New York Presbyterian Queens Hospital. Il ragazzo ha solo qualche graffio. Purtroppo ha guidato in stato di ebbrezza, perciò la pregherei di venire qui. Dato che è minorenne, c'è bisogno di un genitore o un tutore.-
Come?!
-Ebbrezza?-
-Esatto, l' ho dovuto arrestare. Per quello, per mancanza di rispetto nei confronti di un pubblico ufficiale, per aver tagliato la strada ad una macchina guidata da una certa Quinn Kenny rischiando di ferirla gravemente, anche lei è qui con noi, e per tentato omicidio colposo: Carl Grimes è in coma e potrebbe non svegliarsi più.-

-Che diavolo state facendo?- Tony fissa sconcertato Clint e Sam che, inginocchiati sul tappeto di fronte a un Peter seduto, gli mostrano le action figures degli Avengers.
-"Scegli l' Avengers" con tuo figlio.- risponde Sam, come fosse la cosa più normale del mondo, e agita una mini Black Widow di fronte alla facciotta di Stark Junior.
Peter batte le manine e ride, tentando di prenderla.
Tony, in piedi dietro al divano, incrocia le braccia al petto e sorride intenerito.
-Aspetta, fammi provare una cosa.- Clint prende due bambole e le fa vedere al nipote, -Ehi, Pete? Iron Man o Captain America?-
Il bimbo guarda prima una, poi l' altra rappresentazione giocattolo, e infine indica sorridente Captain America.
-Oh, non ci credo!- ride Falcon, cadendo sulla schiena per quanto si stia sganasciando dalle risate. Clint lo segue a ruota.
Tony finge oltraggio: -Brutto figlio di... me.-
-Io lo amo questo bambino!- commenta Barton, rotolandosi sul tappeto bianco per quanto sia comica la cosa.
Il piccolo, divertito dai loro movimenti, li imita e ridacchia.
-Traditore.- scuote il capo Stark e li lascia perdere.
Arrivato in cucina, trova Steve intento a preparare il pranzo. -Vuoi una mano?-
Il biondo alza un sopracciglio. -Sei sicuro?-
Ghigna e fa un verso, provocandolo. -Pensi non sappia cucinare? Al college mi chiamavano "Gordon Ramsay".-
-Ah, perché cucinavi meglio di tutti?-
-No, perché sparavo bestemmie a destra e a manca.- sorrise e prese al volo una pentola che stava per cadergli, mentre la seconda prese fuoco.
Rogers abbassa la fiamma e scuote il capo. -Non ne avevo dubbi. Peter dov'è?-
-I due piccioncini lo hanno rapito.-
Il capitano lo guarda stralunato.
-Bird Man uno e due.-
Ancora niente.
-Barton e Wilson.-
-Uh, certo.- annuisce e taglia la verdura. Al suo fianco, Stark prepara l' impasto della pizza. Gli scappa una risatina. -Non... non si usa così, il mattarello.-
-Ah, no? Fa rima con "martello", perciò...- e torna a sbattere l' attrezzo contro l' unione di lievito e farina. Gli viene strappato dalle mani. -Ehi! Sempre meglio di te che mangi un abominio; pizza con verdure? In quale epoca vivi? No! No, non rispondere.-
Il primo Avenger alza gli occhi al cielo e gli ridà il mattarello, poggiandolo sul tavolo e mettendosi dietro di lui.
-Rogers, cosa...?-
-Lascia fare a me. Guarda.- lo incita e mette le mani sulle sue, agli angoli del mattarello di legno.
Tony sente il suo torace muscoloso contro la schiena, il respiro caldo vicino l' orecchio e la stretta che aumenta in modo gradevole e caloroso contro le sue mani, mentre fanno su e giù con le braccia. Volta il viso e si ritrova col naso vicinissimo a quello di Rogers.
Wow... i suoi occhi sono sempre stati così azzurri? E quel sorriso? Ce l' ha sempre avuto così bello?
Il Reattore Arc pare brillare più forte quando deve contenere il battito accelerato del suo cuore. Steve gli sta spudoratamente guardando le labbra e... Dio, anche a lui è caduto lo sguardo sulle sue.
Restano fermi per secondi interminabili, finché il pianto di un neonato non li risveglia.
-Stark! La tua piccola pulce ha fame e anche io e Sam, quando si mangia?-
I due supereroi si staccano e Tony cammina all' indietro in direzione del salone. -Io... vado a prendere il pompin... bambino! Bambino, vado a prendere il bambino.-
-Certo. Fai sess... presto! Fai presto.- balbetta a sua volta e praticamente corre a passo svelto verso il bagno.
Tony rilascia l' aria, imbarazzato. -Porca paletta.- borbotta e si nasconde il viso contro i palmi.
Cosa. Cazzo. È. Appena. Successo?

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Commentate, grazie! :)

-Kitta♡

The Hero's SecretWhere stories live. Discover now