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-Ehi, ehi, calma ragazzo, così ti strozzi!- Tony prese velocemente le mani del figlio e gli fece lui stesso la cravatta. -È solo un ballo, Pete, rilassati.-
-Odio questa roba.- ruggì, -Perché bisogna vestirsi da pagliacci per un ballo tra studenti?-
-Non sembri un pagliaccio, anzi, stai benissimo.- finì il nodo e lo prese per le braccia, voltandolo verso lo specchio intero della sua stanza. I loro occhi si legarono attraverso il riflesso e poggiò il mento sulla sua spalla, il torace attaccato alla sua schiena. -Farai una strage di cuori stasera.-
Io spero vivamente di no, ragazzino.
-Non m' importa, voglio solo passare una serata con M.J. E con questo abito sono ridicolo.-
-Piantala, sei stupendo.- lo baciò sulla tempia e gli sorrise, -Forza, Happy è di sotto che ti aspetta.-
-Va bene.- borbottò rassegnato e non molto convinto. Con Stark, scese al piano di sotto e guardò imbarazzato la squadra. Gli sorrisero e gli fecero i complimenti per quanto fosse elegante.
Quella sera avrebbe ballato con Michelle, il loro primo vero appuntamento da... qualunque cosa fossero loro. Stava per farsela sotto dalla paura, altro che mostri serpenti e tizi avvoltoi.
-Tutto bene, dolcezza?- Natasha gli sistemò premurosamente il colletto e gli sorrise.
-Ho paura di combinarne una delle mie e di mettere in imbarazzo lei.-
-Non dire sciocchezze, starete benissimo.- Clint gli si avvicinò e gli porse una scatoletta di plastica con dentro un finto fiore tropicale. -Ecco il corsage per la tua amica. L' hai scelto davvero bene, scarlatto con scintille dorate.-
-Lo spero. Assomiglia molto alla stella di Natale e so che è il suo fiore preferito.-
-Sarai un ottimo cavaliere stasera.- Steve gli sorrise e si mise al fianco di Tony, stringendolo con un braccio.
Il giovane annuì e si morse il labbro.
-Signore? Miss Jones ha appena preso l'ascensore e pare venire da voi.-
Si congelarono per la sorpresa e guardarono il ragazzo. Quest'ultimo corrugò la fronte, -M.J.? Sai perché sia qui, Jarvis? Dovevo andare a prenderla con Happy.-
-Non saprei, signorino Parker.-
Le porte dell' ascensore si aprirono e una trafelata Michelle Jones li raggiunse in salone. Guardò subito il migliore amico, avvampando per quanto lo trovò attraente nei pantaloni di raso e giacca neri, camicia bianca, cravatta e capelli ordinati con tanto di ciuffo. -Ok, so che non ha senso che io sia qui, so che dovevi venirmi a prendere, ma è da quattro ore che sto sclerando. Sclerare, io! Non era mai successo! Neanche Elijah è riuscito a calmarmi e adesso sono qui, di fronte a te, con una maglietta sbiadita e i jeans strappati a dirti di persona che non posso farcela, non posso venire al ballo con te. Non volevo scrivertelo per messaggio, sarei sembrata una vigliacca, mi dispiace.- rossa in viso, parlava con fiatone e gli occhi rossi.
-M.J., tranquilla, andrà bene.- le accarezzò dolcemente una spalla e la guardò negli occhi, -Anche io sono nervoso, visto che è il nostro primo...- si fermò e arrossì, chiudendo le labbra così tanto da renderle minuscole.
La ragazza perse una lacrima, arrabbiata. -Visto? Non riusciamo nemmeno a pronunciarla, quella parola! Dio, che stiamo facendo?-
-Ehi, no, calmatevi adesso.- Bruce poggiò il calice che stava tenendo in mano sulla penisola e guardò M.J., -Qual è il problema vero? Spero non sia il ragazzo qui presente.-
-No, no, ovvio che non è Peter! Ho il timore di... di mandare tutto all' aria!-
Per la prima volta, il sedicenne la vide sotto una luce nuova. Sembrava... insicura.
-Faccio solo caos e se rovino questa serata così importante per noi due non me lo perdonerò mai.-
-Sono così anch'io, provo la stessa identica cosa.- lo disse quasi con gioia, -Temo di ferirti, di renderti triste o annoiarti. Ma... dentro di me, so che non sarà così. Siamo sempre stati io e te, Jones, nessun' altro. Chi se ne frega degli altri, giusto? È la nostra serata, nessuno ce la può rovinare.-
E forse oggi te lo dico. Ti dirò quello che provo da sempre.
Michelle singhiozzò e annuì. -Grazie, Billy. Però... non è solo questo.-
-Cos' altro c'è?-
La vergogna sul bel viso di lei era visibile a occhio nudo. -Abbiamo... problemi finanziari. Elijah è così orgoglioso da non volere chiedere un prestito neppure ai nostri nonni. Non ho un vestito e i miei capelli sono un disastro.- sfiorò la crocchia fatta male e continuò a piangere, -Mi dispiace tanto, non volevo che mi vedessi così.-
Oh, M.J.
-M.J., guardami. Tu saresti stupenda anche coperta di spazzatura dalla testa ai piedi.-
La ragazza sghignazzò. -Tra i due sei tu quello che una volta ha avuto la brillante idea di entrare in un bidone dei rifiuti, hai puzzato per due settimane intere.-
Peter sorrise con affetto. -Già, ma non sai perché l' ho fatto. Quel giorno ti era caduto per sbaglio il tuo anello preferito tra i rifiuti del pranzo alla mensa. Ci ho messo ore a trovare il cassonetto giusto.-
Michelle si illuminò e ricordò quel giorno: -Era stranamente apparso sulla mia scrivania quando sono tornata a casa. Ero così spaventata quando ho notato che non ce l' avevo più al dito, era di mia madre... e tu hai fatto questo per me? Oh, Billy...-
Lui annuì e la voglia di baciarla crebbe. Sì, be', magari più tardi quando sarebbero rimasti da soli.
-D'accordo, ci penso io.- la spia russa si fece avanti e porse la mano a M.J., -Credo di avere un abito o due della tua misura.- le fece l' occhiolino.
La bruna sorrise con le guance bagnate, con gli occhi le disse "grazie" tante volte e si lasciò condurre al piano di sopra.
Peter rimase in salone assieme agli altri, aspettando la sua dama del ballo e sentendosi un po' più leggero dopo aver parlato con lei.
-È successa sul serio la storia dell'anello?- Happy alzò un sopracciglio e sorseggiò un po' del suo drink senza strafare, dato che doveva guidare.
-Oh, sì. Puoi chiedere conferma a Stark, lui vedeva tutto tramite il chip.-
-Quante volte devo chiederti scusa ancora?- guardò il cielo Tony, con aria stanca.
Finse di pensarci. -Mh, non saprei... facciamo sedici moltiplicato trecentosessantacinque?-
-Peter...- lo riprese Steve e si sedette alla poltrona, -Non sei sempre così puntiglioso, quando vuoi sai essere tenero.-
Imbarazzato, Parker sbuffò negando: -Non è vero.-
-La tua amica ne è un esempio.- gli fece notare Sam.
-M.J. è l' unica eccezione.-
-No, non è vero.-
Le teste si girarono verso Bucky, beveva al tavolo da solo con tranquillità e guardò in faccia il ragazzino. -Sei sempre stato diverso, Peter. In senso buono, ovvio. Tony te l' ha detto che hai abitato con noi per un certo periodo mentre eri in fasce, giusto?- domandò retorico, -Non avevi neanche un anno ed eri già così sveglio... Un giorno, ti abbiamo fatto da babysitter io e Steve. Ad un certo punto, ero talmente sovrappensiero da essermi tolto il mio braccio di metallo. Steve mi ha giustamente sgridato, pensavamo di averti traumatizzato. Ma lo sai cos' hai fatto invece di piangere o urlare?-
Scosse la testa.
-Hai preso il tuo orsacchiotto, gli hai staccato un braccio e lo hai stretto a te come se fossi io. Hai continuato a guardarmi, come a dire "sei come sei e io ti accetto".-
Peter boccheggiò, sorpreso dalla sua stessa umanità.
Gli Avengers sorrisero malinconici al ricordo di quel bimbo tanto dolce e premuroso; era così che Bucky aveva capito che quel neonato, in un modo o nell' altro, era suo nipote.
Tony fissò sconcertato il biondo vicino a lui e bisbigliò in modo che nessun' altro sentisse: -Perché non mi hai mai raccontato questa storia?-
-Fra te e Bucky c' era ancora un po' di sangue marcio, non volevo che pensassi che Peter si stesse avvicinando più a lui che a te.-
-Mr. Parker?- Natasha richiamò l'attenzione del figlioccio una volta giunta in fondo alle scale, -La sua signora è pronta.- e guardò in cima allo scorrimano.
Peter sentì il cuore a mille e nel suo campo visivo vide solo la bellissima ragazza, in abito verde muschio e scintillante d'oro a strascico, che scendeva coi tacchi dorati i gradini. Con solo una spallina, il lieve fard come unico trucco e i capelli scuri raccolti in uno chignon, era senz' altro la donna più bella che avesse mai visto.
Gli andò di fronte e si guardò dall' alto, timida. -Come... come ti sembro?-
In totale assenza di pensieri e incantato, fu sincero: -Come sempre, bellissima. Solo versione ereditiera.-
Michelle rise di poco e si calmò. -Grazie. Possiamo... possiamo andare, credo.-
-Certo, sì. Andiamo allora.-
-Andiamo.-
-Dove andate che guido io?- chiese annoiato Happy, alzandosi e dirigendosi all' ascensore.
I due amici risero e si guardarono ancora con magia quando lui le mise il fiore al polso. Si presero per mano e uscirono.
-Sei nervoso per lui?- fece Steve a Tony non appena se ne andarono per sfotterlo.
Il miliardario sorrise sereno e negò col capo. -In realtà, no. È una brava ragazza e voglio solo che si diverta. Se lo merita.-
-Sono fiero di te, Tony.-
-Io no.-
Gli amici rimasero di sasso allo sguardo omicida della Romanoff. Con poca grazia, tirò fuori da una tasca un foglio e lo poggiò sulla penisola. -Ci spieghi perché ci hai mentito?-
-Cosa?- fece Clint e prese quello che era un documento.
Bruce si mise gli occhiali per leggerlo. -È una domanda di adozione per Peter, ma è di parecchi anni fa. C' è la firma di Tony e quella di...-
-Pepper. La stessa Pepper che nessuno di noi ha mai conosciuto, colei che ha abbandonato Stark dopo aver saputo del bambino. O almeno è quello che ci hai detto tu, Tony. L' ho trovato stamattina tra le tue vecchie cose, sentivo che c' era puzza di bruciato. Quindi parla: come mai questa Pepper se n' è andata a causa della tua paternità se ha firmato per adottare tuo figlio? Perché non l' avete adottato insieme? Cos' è successo?-
Iron Man sentì l' aria mancargli, si passò le mani tra i capelli ed evitò lo sguardo di tutti, compreso quello del suo migliore amico. -Non vi devo alcuna spiegazione.- provò a difendersi, ma sapeva che era una scusa stupida.
-Nemmeno a me?- la voce del capitano trasudava dolore, era ferito.
Il bruno sospirò e chiuse le palpebre. - Sì, Steve. Nemmeno a te.- soffiò e se ne andò nel suo laboratorio.

-Non mi ha ancora detto perché è qui.- il piccolo Peter lo osserva, sdraiato su un fianco nel suo letto d' ospedale.
Tony si sporge dalla sedia. -Te l' ho detto invece, voglio prendermi cura di te.-
Il suo bellissimo ragazzo ha le braccia coperte di flebo e bende. È uno scenario straziante, ma mai quanto quello di quasi un giorno prima.
Quando lo aveva visto venir trascinato via dalla corrente imponente, urlando e agitando le braccia per chiedere aiuto.
Lui stesso non si era per poco slogato una spalla nel salvare lui e tutti gli altri.
Gli Avengers si erano divisi i territori per salvare maggior numero di persone possibile e lui aveva insistito per l' area dell' hotel dove alloggiava Peter. Ne avevano presi molti, non tutti purtroppo, portati sui vari quinjet dello S.H.I.E.L.D e condotti ad ogni ospedale o pronto soccorso funzionale nella zona e nei dintorni.
-Vada a fare l' eroe e mi lasci in pace. Tante persone là fuori hanno bisogno di aiuto. Io sto bene dove sto.- lo aggredisce, sistemandosi il cuscino. Prova a non piangere, ma è inutile: il dolore di tutto quanto è troppo forte.
Ben è morto e non tornerà più. Proprio come i suoi genitori.
-Mi ha sentito? Non voglio lei, voglio la mia mamma!- urla e gli dà le spalle, tremando e singhiozzando forte. -Voglio la mia mamma... e voglio il mio papà.- borbotta contro la federa.
Tony serra la mascella e prende un bel respiro per calmarsi, asciugandosi le lacrime. Quel piccolo angioletto ha perso i suoi genitori e ora suo zio... lui che cosa può fare?
Odio vederlo così.
Seguendo il suo istinto, si alza e si mette delicatamente sdraiato dietro di lui. Il dodicenne scuote il capo: -No, no...-
-Shhh... Tranquillo.- gli sussurra e lo accarezza sul braccio.
Il figlio piange e chiude gli occhi, provando a placcare il male che sente ovunque. In particolare, nel cuore.
-Va tutto bene.- continua e lo aiuta ad addormentarsi, -Sono qui.- risponde implicitamente al suo volere il padre e, una volta nel mondo dei sogni, lo bacia sulla nuca. -Sono qui, Petey-pie.-
Sono qui. Papà è qui e ti ama.

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-Kitta♡

The Hero's SecretOù les histoires vivent. Découvrez maintenant