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La prima cosa che Peter captò quando stava iniziando a rinsavire fu il suono acuto del fischio nelle sue orecchie. Faticò ad alzare le palpebre, erano pesanti, e nel riuscirci poté vedere solo luci che lo accecarono. Sì, gli pareva impossibile rimanere sveglio. Era così stanco e... stremato...
-Sta aprendo gli occhi!- gridò Bruce, attirando lo sguardo degli Avengers su di sé e sul ragazzo sdraiato al suo fianco. -Prendete quello che avete trovato e portatelo qui. Alcol, bende, disinfettante, ogni cosa andrà bene.-
Nell' infermeria della Stark Tower, Peter era stato messo su un lettino mentre le persone intorno a lui si muovevano per aiutarlo. Avevano dovuto chiedere ad Happy di mandare un quinjet per spostare il corpo del ragazzo senza muoverlo troppo e nel viaggio Bruce era stato costretto a rimettergli apposto la spalla slogata, la quale adesso era legata con una benda al suo braccio.
Peter tentò di alzarsi e urlò dal dolore.
-Dio, la sua gamba...- ansimò Clint, vedendo la posizione innaturale in cui era finita.
-Lo so, lo so, datemi tempo; ho bisogno che qualcuno di voi lo tenga, farà un male cane.- Bruce strappò i pantaloni usati dal giovane nella sua precedente tuta, l' altra era già stata tolta, e si mise in posizione per rompergli totalmente l' osso.
-Sei certo di quello che stai facendo?-
-Se non lo faccio, il suo processo di guarigione rischia di impazzire e tenerlo così per sempre.- rispose a Tony, il quale annuì: -Allora lo tengo io.-
-Io gli stringo la mano.- si fece avanti Natasha, per nulla al mondo sarebbe stata in disparte in quel momento.
Stark junior mugolò e guardò con difficoltà il proprio mentore. L' uomo si era seduto vicino a lui, le sue mani gli tenevano le spalle e il suo busto gli impediva di vedere che cosa Banner stesse facendo. -Ciao, Petey-pie. Sappiamo che sei spaventato, ma siamo tutti qui per te. Hai una gamba messa male, piccolo, Bruce deve rompere l'osso totalmente per farti stare bene di nuovo. Sarà questione di un secondo, sarà doloroso, sì, e tu dovrai dare il meglio di te per non muoverti. Va bene? Non ti lasciamo, Bimbo-Ragno.-
Peter gli graffiò le braccia con la mano che liberò da Nat nel stringerlo. -Ho paura...-
-Lo so.- bisbigliò e gli baciò la fronte sudata e fredda.
-Ok, Peter, devo farlo adesso. Sei pronto?- chiese il suo medico provvisorio, le dita a stringergli il tallone e la caviglia. La squadra si radunò maggiormente intorno a loro per dare fiducia a Spider-Man, il quale fece un cenno d' assenso.
-Vai, Bruce.- comunicò la russa e tornò a tenere stretto il palmo che il ragazzo stesso le aveva consegnato.
-Bene, al mio uno... due...- non disse il terzo fatidico numero e ruppe la gamba. Il sedicenne lanciò un grido da accapponare la pelle e gli venne istintivo alzare il busto, cosa che non avvenne per il peso di Tony su di lui. -No, no, Peter, fermo!-
Natasha gemette nella stretta e nei graffi che il più piccolo le stava dando senza volere. La sua forza di ragno si stava facendo sentire.
-Fa male!-
-Sì, è vero, però devi restare fermo. Fallo per me, Pete, ti supplico. Provaci.- parlò con voce calma il miliardario, facendolo solo irritare. Non poté impedire a delle lacrime di scappare, la testa girò e tornò nel buio. -È svenuto di nuovo.-
-Immaginavo sarebbe successo. Ho fatto.- respirò affannato Bruce, finendo di medicare il ragazzo.
Thor prese uno straccio bagnato e lo passò sul viso del ragazzo, -È stato un gesto eroico, il suo.-
-Quanto stupido.- buttò fuori Natasha, -Non doveva salvarmi.-
-Ha fatto bene, invece.- la smentì Bucky, -Lui è sopravvissuto grazie alle sue qualità che lo rendono così diverso, tu saresti potuta morire.-
-Confermo con Romanoff, un gesto stupido, insensato e pericoloso.- abbagliò con voce tuonante Stark, voltandosi verso Rogers. -Ti avevo chiesto di proteggerlo, per me!-
-Me lo ricordo. Ciò che ha fatto è stata una sua idea, voleva prendere il posto di Nat.-
-E la prossima volta? Mmh?! Che accadrà in un prossimo attacco di mostri giganti o nella prossima missione? Se lo facesse di nuovo?!-
-È ovvio che lo farà di nuovo.- scosse il capo Sam, le braccia incrociate. -Lo conosciamo abbastanza bene da sapere che lo farebbe altre mille volte, gli viene istintivo sacrificarsi per il bene degli altri. Quante volte nei filmati del chip l' abbiamo visto proteggere la sua amichetta, rischiando di farsi male?-
-L' unica cosa che ho visto io, Wilson, è un istinto suicida che potrebbe peggiorare se resta con noi, se resta un Avenger! No, no, basta così, Peter non farà parte della squadra, punto e basta!- dichiarò ed uscì per dirigersi al salone e alla cucina open space, aveva bisogno di un drink. Oltrepassò la penisola con sgabelli e aprì il frigo, trovando quello che voleva.
-Tony, metti giù quel whiskey.- lo minacciò Rhodey, seguito dagli altri che salivano le scale.
Stark alzò le mani come a dire "ne ho il diritto". -Mio figlio è quasi morto, ancora, vuole fare cose pericolose come affrontare Jafar versione cobra, quindi... sì, direi che almeno un sorso me lo merito.-
-Non strafare.- gli puntò un dito contro Steve, sedendosi di fronte a lui per controllarlo. Per tutta risposta, Tony si fece la croce sul cuore, -Alla salute!- e bevve a collo. Non appena allontanò la bottiglia dalle labbra, Clint gliela strappò dalle mani. -Mi sa che hai bisogno di un nuovo incontro tra genitori con figli problematici.-
-Assolutamente no!- allungò le parole, -Peter potrebbe insospettirsi se ci vado ogni tot di giorni.-
-Perfetto, allora torniamo al nostro problema principale: lui resta in squadra.- scandì per bene l' ultima frase Bruce, determinato a non lasciargliela vinta su questa cosa come i suoi amici.
Le sopracciglia di Stark si alzarono in alto, la maglietta scura dei Black Sabbath risaltò quando raddrizzò la schiena. -Fammi capire se ho compreso bene, Ralph Spaccatutto; voi volete che io lasci mio figlio a combattere con noi in battaglie che portano a morte certa, mutilazioni e traumi a vita? E volete persino che io accetti la cosa senza intralciarlo! C'è altro?!-
-Togligli quel chip!- protestarono all'unisono, seri e furiosi.
Tony spalancò la bocca. -Pure?! Ah, andiamo bene! Benissimo, gente, stiamo proprio andando d'amore e d'accordo, io e voi.-
-Ha sedici anni, può fare quello che vuole sotto certi punti di vista, come prendere la patente!- esclamò con ovvietà Rhodey, poggiandosi al piano di marmo della penisola.
Il miliardario ridacchiò. -Sei carino se pensi che lo lascerò guidare prima dei trent'anni. I miei. Quelli che compirò nella prossima vita. Facciamo nella vita che viene dopo quella ancora.-
-È un adolescente, Cristo Santo, ha bisogno di sfogarsi!- sbottò Steve e si mise in piedi, fronteggiandolo.
Lo sguardo che assunse Tony fece congelare tutti. Lo assumeva poche volte, solo quando stava per fare il culo a qualcuno. -Sfogarsi? Hai per caso detto "sfogarsi"? La definizione di "svago" per Peter Parker comprende tre parole: sesso, nicotina e sfide. Se non fosse stato per me, se non fossi intervenuto, sarebbe morto in così tante occasioni... Quindi no, finché non sono certo al duecento per cento che è diventato responsabile e che non corre più alcun pericolo, il chip resta dov'è! È mio figlio, mio, voi chi siete per dirmi cosa fare con lui?!-
-Signore?- la voce di Jarvis li interruppe per la seconda volta quel giorno, -Mr. Parker è sveglio.-
-Ci penso io, devo parlargli.- si alzò dallo sgabello Natasha e impugnò quello che sembrava un diario rilegato in pelle, se l'era preso direttamente dalla sua stanza quando erano tornati. -Oh, e Stark? Tu sarai anche suo padre, ma chiunque qui lo ha visto crescere da lontano con te, lo ha protetto di nascosto e per quasi un anno lo ha accudito, curato e sfamato. Gli vogliamo bene almeno quanto te. Ogni persona in questa stanza è un suo genitore. Tutti noi siamo la sua famiglia. Tagliaci fuori o mettici in disparte nella sua vita e io ne te ne faccio pentire amaramente.- aggiunse e se ne andò, da vera regina.
-доброе утро.- salutò sorridente il ragazzo che la osservava confuso con gli occhi socchiusi, -Come?-
-È russo, vuol dire "buongiorno".- gli spostò con gentilezza i capelli dalla fronte, -Come ti senti? Hai sete?-
-Sì... Cos' è accaduto? Dov'è il serpente? Qualcuno si è ferito?-
-Scomparso, tuttavia sembra che il pericolo sia scampato... per il momento. E no, l' unico finito a terra eri solo tu.- si morse un labbro e gli alzò piano la testa per fargli bere un po' d' acqua, versata nel bicchiere dalla caraffa sul comodino lì vicino. -Ti fa male qualcosa?-
Peter bevve con attenzione, stando attento a non strozzarsi e muovendo il meno possibile la spalla e la gamba. -No. Mi basta qualche ora e torno come nuovo.-
Natasha fece un mezzo sorriso e aggrottò le sopracciglia sottili. -Ah, bel vantaggio questi poteri in fondo. Suppongo che tu sia affamato.-
-Credo di sì, sono ancora mezzo intontito.-
-Ci credo, hai preso una bella botta in testa, ragnetto. Non dovevi farlo.- lo rabbonì dolcemente, asciugandogli con un tovagliolo le labbra bagnate.
Spider-Man le strinse il polso con confidenza. -Lo farei ancora. Lo farò ancora, se necessario.-
Natasha lo osservò attentamente coi suoi occhi azzurro scuro. Bellissimi, a detta di Bruce Banner. Materni, pensava Peter Parker. -Perché?-
Con la gola leggermente secca per il disagio, provò a spiegare perché si sentiva così protettivo col mondo interi: -Senti, quando si riesce a fare le cose che faccio io, se non le fai e poi succedono cose brutte... succedono per causa tua.-
Romanoff portò la sua vista al pavimento, rimuginando su quelle parole; sapeva bene che cosa intendesse. Qualche secondo e poi sorrise al giovane, -Te la dò per buona, stavolta. Ma non salvarmi più.-
Peter non trattenne un lieve riso. -Non te lo prometto.-
La donna sbuffò una risata. Su questa doveva dare retta a Tony, era un ragazzino cocciuto. -Tieni.- gli passò il libro in pelle a pagine vuote e a righe che gli aveva portato. -Quando sono passata dalla professione di sicaria ad agente dello S.H.I.E.L.D mi è stato difficile ambientarmi, scrivere i miei pensieri mi ha aiutato molto. Spero che valga anche per il tuo trasferimento dalla strada a noi. Puoi togliere un ragazzo dalla strada...-
-... ma non puoi togliere la strada dal suo cuore. Grazie, Nat.- e lo disse in modo semplice, senza secondi fini, colpito dal gesto.
La rossa gli baciò la fronte e lo lasciò riposare, -Dormi. Quando ti sarai ripreso, cominceremo l' allenamento per prepararti ai prossimi scontri.- con questo tornò di sopra. Venne accolta da sorrisi smaglianti e ghigni, avevano sentito e visto tutto grazie a Jarvis. -Oh, chiudete il becco.- brontolò lei, eppure stava sorridendo.

Mary piange a dirotto da così tanto tempo che le è venuto mal di testa. Non le importa, non importa più nulla: suo figlio morirà, qualunque cosa lei faccia.
-Tesoro, respira... ti prego, calmati.- le sussurra in ginocchio davanti a lei il marito, anche lui propenso alle lacrime.
La donna accarezza il suo pancione, seduta fuori dall' ospedale dove hanno appena avuto la visita medica peggiore della loro vita. -Oddio, Richard... perché? Il fato mi sta punendo, per caso? Perché non volevo un figlio? Dio, è solo colpa mia!- urla disperata, nascondendo il viso tra le mani.
Tony continua a fare avanti e indietro, non molto lontano da loro. Deve andare, lo sa, la nuova assistente arriva stasera... in fondo, che gliene importa, giusto?
Mary gli ha detto chiaramente che il bambino se lo tengono loro due, che Richard non saprà mai niente, che suo figlio avrà una vita felice anche senza di lui... oh, ma vaffanculo!
-No.- dice concreto, fermando i suoi passi e rivolgendosi ai coniugi Parker. -No, non posso accettarlo. Non potete arrendervi così.-
Richard si rialza, le ginocchia tremanti e la voce instabile: -Sei un buon amico, Tony, ma hai sentito il medico. Il bimbo non...-
-Stronzate, Rich, c'è sempre una soluzione!-
-Morirà non appena tenterà di respirare! È una patologia che avviene da tempo ormai. Un caso su un milione e, Cristo Santo, è toccato a noi!- indica sé stesso e sua moglie, la quale sta prendendo dei respiri ora più profondi e controllati.
-Non puoi arrenderti così facilmente, è da vigliacchi. Non potrà essere impossibile salvarlo, troveremo un modo. Cazzo, io troverò un modo se devo!-
-Io e te stiamo combattendo per creare delle armature che potrebbero salvare il nostro paese da molte guerre, ma quello è solo pensare che sia impossibile. Questo parto, mio figlio, lui è impossibile su ogni fronte!-
-Per l' amor del cielo, smettetela!- urla loro contro Mary, singhiozzante e in piena crisi. -Vi sentite, almeno? Non potete litigare, ho bisogno di pace e tranquillità in questo momento, non di sentir parlare di armi, droni e ragni radioattivi!-
I due uomini, sentendosi in colpa, annuiscono. Dopo di che, un' idea nasce nella mente di Stark: -Richard... i tuoi ragni...-
-Ma l' hai sentita, Thones?-
-No, no, non intendo questo! I tuoi ragni, il loro siero, i tuoi esperimenti, potrebbero...!-
L' uomo dai capelli talmenti neri da sembrare blu sotto una certa luce sgrana gli occhi. -Stai forse suggerendo di...?-
-Cosa?- li raggiunge la compagna di lui, -Che cosa?-
-Possiamo iniettare il siero dei ragni radioattivi al bambino.- spiega Tony, improvvisamente più vivo di prima.
Le pupille verdi si dilatano. -Tu... tu vuoi... cosa?!-
-Pensaci, Mary: la ricerca di Richard è a buon punto, può essere usata come una medicina sperimentale.-
-Vorresti sperimentare su mio figlio? Su nostro figlio?!- calca sull' ultimo aggettivo possessivo, mandandogli il messaggio chiaro che intende di lei e di Richard. Quest'ultimo deglutisce, -Sì, potrebbe funzionare come no. Inoltre, ci sto lavorando col dottor Octavius. Non mi fido molto di quel tipo, però sono certo che non si accorgerà se una provetta è sparita.-
-Richard, che stai dicendo?- Mary è stupefatta di quel che sente e guarda in tralice i due amici, -Ok, siate sinceri: quali sono gli effetti collaterali?-
-Potrebbe acquisire i poteri di un ragno, potrebbe rigettare tutto quello che mangia o beve, potrebbe poter muovere solo metà corpo, la sua parte umana protrebbe rigettare il siero e...- Tony chiude gli occhi e abbassa il capo, -... morire.-
-Gesù, no...- riprende a distruggersi Mary, una mano alla bocca e la schiena piegata. -È tutto inutile...-
-Non per certo.- ritenta di nuovo Stark, -Tutto questo può capitare solo il novantotto per cento dei casi.-
-Cosa?!- Richard strabuzza gli occhi, -E tu come fai a sapere tutte queste cose? Fanno parte della mia ricerca!-
-Una ricerca che io finanzio, ricordo tutto quello che vi ho letto. Provateci, vi chiedo solo questo.-
-E trasformare mio figlio in un mutante col rischio che poi muoia lo stesso? No, grazie.- nega con la testa Mary, il vento le scompiglia la chioma scura e il lieve polline le fa sfregare il naso.
-È l' unica chance che avete, cosa vi costa tentare?-
-Tony...- il suo amico lo guarda con un'espressione da "non farci soffrire più di così".
-Sono serio, Richard. Non potete fare niente e aspettare la sua morte, porca puttana! Che razza di genitori siete?-
-Quelli che non si immaginavano di certo di dover affrontare una cosa del genere!- lo aggredisce Mary, andandogli vicino con corpo e viso. -Il nostro bambino morirà, qualunque cosa proviamo o tentiamo di fare. Il tuo è un piano folle, Tony... novantotto per cento, vorrai scherzare?! E per cosa? Per avere una vita a metà? Per rischiare ad ogni passo che farà di cadere? Per pregare Dio, giorno e notte, che riesca a digerire un pasto? No... no, non lo faremo. Non te lo lascerò fare, scordatelo. Dimenticati del siero.-

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-Kitta♡

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