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La sfera da disco appesa al soffitto causava un effetto ipnotico e si accompagnava alla musica agitata nella palestra. I loro compagni di classe erano ovunque, presi a ballare e a godersi il tavolo colmo di cibo e bevande. I professori vigilavano la situazione e controllavano costantemente che il punch non venisse corrotto. Il DJ aveva messo su un mashup ben costruito, facendo saltare le persone vicine a lui.
Peter deglutì e guardò M.J. alla sua destra. -Tutto bene?- urlò sopra la musica.
Lei annuì. -Sì, è fantastico.- si mosse a ritmo assieme a lui. Pur di non finire schiacciati tra la folla di ragazzi che acclamava la composizione musicale, si mossero come loro. La cosa durò molto, finché non arrivò il tanto voluto quanto temuto lento.
Il giovane circondò i fianchi della sua amica, mentre quest' ultima mise le braccia attorno al suo collo. Un po' imbarazzati per la vicinanza, si guardarono a disagio.
-Grazie per prima, Billy. Per... avermi confortata e aver capito le mie paranoie.- sorrise Michelle, mordendosi il labbro. Non era mai stata così nervosa. -Sono sempre stata io quella che aiutava te nelle situazioni difficili. È stato strano che sia accaduto il contrario, ma mi è piaciuto.-
Gli occhi di Peter si illuminarono e le luci colorate resero ancora più meravigliosa quell' incredibile ragazza che stava tenendo tra le braccia. -Anche a me. A volte abbiamo bisogno tutti di una spalla su cui piangere, anche per delle sciocchezze.-
M.J. fece una smorfia tra il confuso e il divertito, sfottendolo: -Mmh, da quando sei così saggio?-
-Cacchio, quei supereroi hanno davvero una brutta influenza su di me.-
-Tu trovi?-
Risero entrambi.
-Tornando seri... penso che sia bello. Sei maturato molto in questo mese.-
Lui annuì. -Lo credo anch' io. Voglio che tu sappia che ci sarò sempre per te. Che non devi avere timore di mostrarmi le tue emozioni, pure quando sei triste.-
Lo fissò come se avesse tre teste. -Ma Pete... io devo rimanere forte.-
-Perché?-
-Per te.-
-Per me?-
Alzò gli occhi al cielo. -Tu ed Elijah siete la mia famiglia. Voglio proteggervi e se mi lascio trasportare dai sentimenti non otterrò nulla.-
Una vampata di calore investì il ragazzo e aumentò il suo battito. Era senz'altro la migliore. -Tu sai che oramai tra me e Stark c'è uno strano rapporto "padre/figlio", no? Non molto tempo fa, mi ha detto che il suo compito principale è prendersi cura di me e che se perde anche solo un minimo del suo potenziale, lasciandosi andare e mettendomi in pericolo, non se lo perdonerà mai. Nonostante ciò, spesso lo sento piangere di nascosto dagli altri e so che fa incubi tutte le notti. Allora io lo abbraccio, lo consolo, dormo con lui... Essere un genitore non significa essere invincibile. Spesso devono lasciarsi rassicurare anche loro e un figlio può essere la cura giusta. Perché non può essere lo stesso con i migliori amici?-
M.J. arrossì, un fuoco d' artificio le scoppiò nel petto non appena agì d'istinto e lo baciò di stampo sulle labbra. In quelle settimane era capitato che fosse scappato dalla Stark Tower durante la notte un paio di volte ancora, ma solo per dormire con lei nel suo letto. Si arrampicava fino alla sua finestra, poi sul soffitto e l' abbracciava.
Sì, poteva immaginarselo che come calmava lei poteva calmare anche un uomo potente come suo padre.
-Sei unico, Peter Parker.-
E spero che Stark ti dica presto chi è in realtà lui per te.
Una nuova canzone soave fece emozionare Peter. -Ti va di darci alla pazza gioia?-
Capì subito cosa intendeva; ballo. -Ma sì, facciamogli vedere come si fa.-
-Disturbo?-
Si voltarono entrambi verso la voce che li aveva interrotti e lui sorrise. -Anya! Che ci fai qui?-
-Ho deciso di prendermi una serata di pausa e un ballo è l' ideale per svagarsi. Vi state divertendo?- chiese gentile, il vestito acqua marina corto le calzava a pennello assieme alla coda di cavallo bionda.
-Sì, tutt' ok.-
-Posso parlarti un attimo in privato?-
-Ehm...- lanciò un' occhiata alla sua migliore amica e lei annuì, dicendogli in modo sottinteso che poteva rimanere da sola per un po'. -Certo.-
La strega lo prese per un braccio e lo portò velocemente e quasi con forza fuori dalla palestra, nascondendo entrambi dietro le ante della porta a doppia anta. In pochi secondi, il suo viso assunse un' espressione preoccupato. -Vattene.-
Cosa?
-Eh?-
-Ho mentito, non sono venuta per divertirmi. Torna alla torre immediamente, io farò evacuare la scuola.-
-Ma perché? Che sta succedendo?- prese ad agitarsi, doveva essere qualcosa di grave.
-Amaranta è qui! Ora ho capito perché i miei poteri sono sempre stati così sballati quando andavi alle tue lezioni, non era un senso di protezione per te come pensavo, era mia sorella che captava le mie forze e le bloccava!-
Oh, mamma...
-Stai dicendo che potrebbe essere una mia compagna?-
-Sì! Adesso corri, avverti gli Avengers che...- delle urla improvvise le fermarono il fiato, -Ma cosa...?- guardò attraverso le finestrelle della porta assieme al fratello e si congelarono; la nube nera che era apparsa non proveniva di certo dai fumoggeni e le persone che tossivano non erano affatto un buon segno.
Anya prese in tempo Peter prima che entrasse. -Fermo! Che hai intenzione di fare?!-
-Va' a chiamarli tu; c'è Happy nel parcheggio, digli di dare l' allarme.-
-No, Pete, è mia sorella, so io come affrontarla.-
-Lì dentro c'è M.J., non me ne vado senza di lei.- e detto ciò, si liberò bruscamente ed entrò. Tossì l' aria che divenne poco a poco viola scuro e fece fatica a vederci. -M.J.?- la chiamò, -M.J., dove sei?-
Ancora niente.
Comprese di avere di nuovo delle persone intorno a lui, persone intente a ballare come se nulla fosse. Toccò la spalla di un suo compagno in Biologia, lo voltò e trovò occhi viola.
Tutti avevano occhi viola. Persi nel vuoto, gli uni negli altri e incantati. Tutti ballavano con una lentezza fin troppo anormale.
No...
-M.J.!- gridò, girando su sé stesso per vederla. Niente da fare, pareva sparita.
La musica continuava ad andare avanti, nonostante il DJ fosse svenuto a terra. Peter notò che i vestiti delle persone stavano diventando man mano neri, completamente neri. La loro pelle, bianca cadaverica, iniziava a ricoprirsi di strani tatuaggi che richiamavano le radici di un albero o un rampicante. Anch' essi erano neri.
Neri come il cuore di una profetessa.
Ma che stava succedendo?
Girandosi un' ultima volta, Peter si ritrovò davanti Amaranta. I capelli lunghi e ora sul violetto le arrivavano ai fianchi, un abito nero brillantinato sembrava attaccato al suo corpo e il rossetto di ugual colore si abbinava agli occhi viola. Quelle pupille sovrannaturali erano troppo luminose, come diamanti.
Il suo incantesimo stava funzionando.
Nel frattempo che lei gli si avvicinò, le facce e i corpi intorno all' adolescente cominciarono a mutare, cambiare, trasformarsi.
Sotto il potere del suo maleficio, Spider-Man le prese una mano e un fianco e la condusse in una danza lenta. La cover di Paint It Black accompagnava i loro passi. Amaranta gli sorrise, tramortendolo, e la sua voce gli entrò in testa senza che parlasse.
"Quando l' orologio a mezzanotte scoccherà...".
Le palpebre di Peter sbatterono più volte.
"L' incantesimo si compirà...".
Gli salì l' affanno.
"Lui morirà".
Lo lasciò andare, lo spinse via e il sedicenne si ritrovò a ballare con un'altra dama. Una dama che ben conosceva e lo guardava senza emozioni.
-May...- sussurrò. Sua zia, pallida in modo mortale, lo osservava senza vederlo veramente. Ci ballò, non potendo più comandare le sue mosse. Si aggiunsero altre voci nella sua mente.
"Quando l' orologio...".
"L' orologio scoccherà...".
-May!- urlò e venne lasciato andare di nuovo. Lo presero un altro paio di mani, una nuova donna in abito da sera.
Natasha.
-Nat, che succede?- cercò una via di fuga anche con lei, ottenendo il vuoto. Non sembrava la rossa che aveva imparato a conoscere.
"L' incantesimo si compirà...".
"Si compirà...".
-Natasha, fermati!- insisté, tirando le mani dalla sua presa per allontanarsi. No, era troppo forte. Troppo morta. Quella non poteva essere la Romanoff. Lo spinse via a sua volta, facendolo quasi cadere.
La terza signora che lo prese, Peter non la conosceva: era alta, bellissima, con dei lunghi capelli biondi sul rosso e degli occhi azzurri.
No, un secondo... l' aveva vista, qualche volta, sui giornali.
A fianco di Tony.
Pepper. Pepper Potts.
-Ti prego... fermati.- pregò, sentendo le lacrime salirgli. Non sapeva perché provasse dolore a vedere quelle donne che lo guardavano come se fosse niente. -Pepper, lasciami andare!-
"Lui morirà".
"Lui morirà".
E lei lo fece; gli fece fare una giravolta e si ritrovò a stringere un' altra persona. Perse un battito quando la vide in faccia; i suoi occhi erano verdi, la chioma scura le ricadeva elegantemente sulle spalle e il viso era di un dolce che trasmetteva fiducia.
Gli assomigliava parecchio.
Che possa essere...?
-Ma... mamma?- borbottò, non riuscendo a crederci.
-Stupenda, non trovi?-
Amaranta si mise vicino a loro, che dondolavano sul posto. -Era una così bella donna... che peccato che sia morta. Non trovi?-
-Che cosa vuoi da me?- le chiese, tenendo lo sguardo incredulo su sua madre. Anche lei era troppo uno zombie.
-Non l' hai ancora capito? Non voglio niente da te, solo che ti arrendi. Se ci lasciassi fare, saresti più forte di quanto sei adesso.-
Più forte?
-Perché mai dovrei volere una cosa del genere?-
-Sei solo alla base della piramide delle tue potenzialità.- ghignò e gli accarezzò un muscolo del braccio che si irrigidì sotto al suo tocco. -Venom è quasi pronto, manca solo il tuo sangue e... be', te ovviamente.-
-E allora che cosa aspetti?- la provocò. -Prendi il mio sangue e libera la mia scuola.-
-Oh, che eroe!- finse un tono colpito, -Un eroe sprovveduto, stupido e ignorante. Non sai neppure di che cosa sei capace, vero? Non conosci la tua piena potenza... Pensaci, Peter, il nostro vero obbiettivo non sei tu, ma Stark. Vogliamo farlo morire di dolore e tu più di tutti meriti di distruggerlo.-
Scosse il capo, non avrebbe accettato. -Non farò niente per voi.-
-E per te stesso? Stark ha lasciato morire Ben Parker, la cosa non ti crea neanche un po' di fastidio?-
-Ha tentato di salvare entrambi, non ce l' ha fatta.-
Gli arrivò a un soffio dalla guancia col naso, sorridendo in modo malamente divertito. -Oh, e tu ci credi? Qualunque cosa ti dica, tu gli credi?-
Basta.
Si voltò di scatto, facendola arretrare e quasi rompendo la sua magia. -Credo più a lui che a te. Mi fido di Tony, mi ha protetto per tutta la vita.-
-Questo è vero e come l' ha fatto? Con un chip che gli ha permesso di controllarti.-
-Di nuovo, credo in lui. Non starò mai dalla vostra, Toomes ha ucciso mia madre.-
Amarante schioccò le dita, il fantasma di sua madre lo lasciò e la nuova compagna di ballo fu M.J.
No!
-Liberala!-
-Ricordati le mie parole, Parker: niente è come sembra. Te lo dice una Magisse. E poi... non è ciò che hai sempre voluto?- gli passò le mani sulle spalle e gli bisbigliò all' orecchio con fare suadente: -Libertà... potere... potenza... Hai sempre mirato a questo. Tu fallo, Pete, segui il tuo sogno.-
Il ragazzo tremò e strinse forte la carne della sua amica. Amaranta gli prese il mento con decisione, costringendolo a guardare Michelle. -O sarà lei a pagarne le conseguenze.-
Tremò.
M.J., no!
-No. No, io... non posso. Non posso farlo...- singhiozzò, impaurito e confuso. Cosa poteva fare? Dov' era Anya col resto della squadra? Perché era da solo? -Non posso stare dalla vostra.-
-Lo farai, prima o poi. Intanto... non senti un certo formicolio?-
Sì, lo stava sentendo.
Il senso di ragno.
Cazzo.
-Questa è l' ultima volta che ti tendo una mano per salvarti. Buona fortuna, Parker. Ti avevo avvertito.- rise sfacciatamente e tutta la nebbia oscura le andò di colpo addosso, facendola svanire.
Gli adolescenti e i professori si svegliarono e si alzarono da terra, toccandosi le teste per capire se avevano sognato tutto. Michelle, che era svenuta addosso a lui dopo che la musica si era interrotta e la magia si era spezzata, corrugò la fronte. -Peter, cos...?- non poté finire che un terremoto fece tremare il parquet di legno di sotto i loro piedi.
Nuove grida terrorizzate e il soffitto si aprì assieme a un muro. Le persone correvano via e Peter rimase a bocca aperta con M.J. nell' ammirare l' uomo con sei braccia meccaniche entrare e sospendersi in aria.
Fece una risata sguaiata. -Dottor Octopus è tornato, gente!- esclamò, orgoglioso ed euforico. Le lunghe braccia meccaniche si inserirono nel sottosuolo, spuntando in vari punti della palestra e ferendo le persone.
Dalla porta di ingresso entrò una possente figura che mirò subito alla testa. -Peter, scappa!- avvertì il ragazzino, venendo poi preso da Otto Octavius e lanciato contro un muro. Perse i sensi e gli uscì il sangue dalla tempia.
-Happy!- lo soccorse Parker, provando a svegliarlo. Il suo udito potenziato lo avvertì che le due sorelle streghe stavano combattendo fuori dalla scuola, per tanto Anya non aveva fatto in tempo ad avvisare gli Avengers.
Sperò che l' avesse fatto la guardia del corpo.
-M.J., mettiti in salvo!- con un braccio le indicò di uscire e si spostò per non essere colpito in pieno da quello strano polpo di metallo.
Octavius usò la sua invenzione per bloccare le porte, prese i cavi elettrici per legare le gambe delle persone e ribaltò i tavoli per bloccare alcuni ostaggi contro i muri. Jones urlò a squarcia gola quando la chela d'acciaio si avvicinò a lei.
Peter si mise in mezzo, venendo così sbattuto a terra. Provò a rialzarsi... debole... e chiuse gli occhi contro la propria volontà.
-No...- pianse la ragazza e allungò una mano al corpo, -Peter...-
-Indietro, ragazzina!- la spinse lo scienziato e un tentacolo aggrappò il ragazzo per la schiena. Lo sollevò, la testa andò all' indietro e una mano penzolò nel vuoto. -O ti farai male.-
-Lo molli. Subito!- tentò di farsi valere, con le ginocchia tremanti e il fiatone.
-Non credo proprio, Miss Jones.-
Che?
Le salì un conato. Conosceva quella voce.
Sorridendo malsano e prima di andarsene col corpo inerme di Peter, Otto si tolse gli occhialini e il casco che teneva in testa.
Cosa... no...
Non poteva crederci. E invece eccolo lì, con la sua faccia mezza bruciata.
-Professor Gillian...-

-Ti avevo chiesto di guardarmelo solo per cinque minuti.- Tony rimprovera il suo autista nonché guardia del corpo e gli va incontro.
L' amico gli tende disgustato il bambino che ha tenuto in braccio solo per poco. Quel tanto che è bastato per farlo mangiare e rimettere. -È stato troppo comunque.-
-Oh, hai vomitato addosso allo zio Happy, tesoro? E sì che l' hai fatto! Sì che l' hai fatto!- gli sorride con voce infantile, massaggiandogli il pancino. -Ehm, hai per caso un fazzoletto?-
Gli passa la sua cravatta. -Tieni. Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno.-
-Grazie.- pulisce con cura la boccuccia di suo figlio e lo bacia, facendolo sorridere. Va a sedersi sul divano. -Lo so che non ti pago per fargli da babysitter, ma finché gli altri sono in missione...-
-Lo so, lo so, basta che non me lo fai cambiare, quello è il mio massimo.- si lamenta, togliendosi la giacca sporca di latte non digerito.
Tony fa un mezzo sorriso. -Sbaglio o te l' avevo detto che dovevi aspettare un po' prima di fargli fare il ruttino?-
-Ehi! Gli ho dato da mangiare come mi avevi chiesto, il fatto che abbia vomitato tutto è solo un caso.-
-Ah, certo, è come dire "ho dato fuoco alla casa, però la pasta s'è cotta"!-
-Te l' avevo detto che non sono bravo coi bambini, hai ascoltato o no?-
-Invece lo sei, fingi solo di essere un brontolone.- mormora, accarezzando la schiena del piccolo per farlo riprendere.
Happy sospira e si siede sulla poltrona. -Lo sai che ci tengo a lui. Insomma, non capisco perché te lo stai tenendo e non cerchi i suoi parenti, però c' eravamo entrambi per farlo nascere. È stata una cosa improvvisa, certo, ma non significa che adesso questo bimbo non sia importante. Conoscevo Mary e Richard, non quanto te, tuttavia erano delle gran brave persone. Sono sicuro che sono felici di sapere che loro figlio è in buone mani.-
Stark sorride triste e finge di non sentire dolore. -Lo spero.-
Lui gli sorride, gli dà una pacca sul ginocchio e si alza. -Direi che posso andare, no?-
-Certo.-
-Abbi cura del piccoletto.- e giocherella coi piccoli boccoli scuri di lui, facendolo ridacchiare.
Il miliardario si morde un labbro. Proprio come un giorno dovrà dire la verità a Peter, prima o poi dovrà farlo anche con Happy.

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Commentate, grazie! :)

-Kitta♡

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