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Peter teneva lo sguardo fisso sulla tomba, col cappuccio sollevato sulla testa e le mani in tasca, mentre la pioggia lo bagnava senza ritegno.
"Richard Laurence Parker. 1972 - 2018".
Prese dalla tasca dei jeans il suo coltellino svizzero, si inginocchiò e incise con forza la parola "padre".
-Mi piace di più così.- Tony, al suo fianco, se ne fregava della pioggia che lo infradiciava. Si mise di fronte a lui e tentò di guardarlo negli occhi senza provare vergogna.
Tutto inutile. Suo figlio non gli parlava da giorni.
Si mise le mani dietro al collo e si aprì la catenina con targhetta militare che portava. -Sai, ragazzino, mio padre era nell' esercito. Non era il miglior padre del mondo e non mi diceva mai "ti voglio bene", ma era pur sempre mio padre. E anche se faticavo ad ammetterlo, ho sofferto quando è morto con mia madre. Questa era sua e ora io la do a te.- gliela mise e gliela agganciò, ma lui non si mosse. -Non sei ancora pronto per tornare a scuola, vero?-
Negò col capo.
-Ti do... un passaggio fino a casa?- tentennò e lui fece ancora cenno di no. -Vuoi rimanere da solo?-
Stavolta annuì.
-Va bene. Non prendere freddo.- si trattenne dall' abbracciarlo e andò verso il cancello d' uscita del cimitero.
Peter attese che se ne andasse, prima di correre e scavalcare un cancelletto più basso. Corse a perdifiato, scaricando la rabbia repressa come poté e ricacciando le lacrime. Poche volte aveva sentito il desiderio di scappare come in quel momento e c'era una sola persona con cui voleva parlare.
Si assicurò di essere totalmente da solo una volta raggiunto il boschetto in cui era finito. Circondato da alberi, cespugli e nessun'altro cenno di vita, chiuse gli occhi e prese un bel respiro. Si concentrò con tutte le sue forze nel chiamarla. -Amaranta...- sussurrò al vento, il quale rispose facendo muovere i suoi capelli. Di colpo, la pioggia intorno a lui cessò.
-Trovo strano il fatto che tu voglia parlarmi.-
Il ragazzo di voltò, la strega era dritta di schiena coi capelli sciolti in un abito elegante nero che le arrivava fino ai polpacci.
-I tuoi capelli stanno diventando blu elettrico. E i tuoi occhi sono azzurri, come lo erano quelli di Anya.-
Lei ghignò. -Io e Anyesse cambiamo corpo umano quando qualcosa di più grande sta per accadere. Ma torniamo a noi, perché mi hai evocata?- camminò e si guardò in torno, afferrando un fiore che era all' ultimo dei suoi giorni. -Non pensavo che dopo Richard avessi tutta questa voglia di vedermi.-
-Ho il cancro.-
Amaranta si girò velocemente e lo fissò in tralice con lo sguardo sgranato. -No, è impossibile.-
-Tua sorella e Bruce Banner mi hanno esaminato per mesi prima di trarre questa conclusione.- la sua voce era senza sentimento, come se non provasse niente. -I miei poteri stanno schiacciando e indebolendo tutto ciò che mi rende umano. Guarda tu stessa.-
La Magissa nera fece dei passi veloci nel raggiungerlo e gli mise una mano sull' addome. Gli occhi le brillarono, facendole vedere una massa sconosciuta che si stava attaccando agli organi del ragazzo pur di sopravvivere. Tornò normale e si allontanò. -Perché mi stai dicendo questo?-
-Perché non voglio morire e so che puoi curarmi.-
Amaranta rimase di stucco, poi scoppiò a ridere. Rise come non faceva da secoli. -Oddio, ragazzino, tu sì che sei fuori di testa.-
-Anya mi ha detto quanto sono evoluti i vostri poteri, quanto si sono fortificati nel corso delle vostre esistenze.-
La ragazza sbuffò e alzò gli occhi al cielo. -È tutto vero, ma salvare una vita? Caro e dolce innocente Peter, questo proprio no. Anyesse ed io ci abbiamo provato nel corso dei secoli e ogni volta siamo sempre giunte alla stessa conclusione: c'è sempre un prezzo per una vita. Se ti tolgo il cancro, potrebbe accaderti di tutto.-
-Non m'importa, sono pronto a pagarne il prezzo. Non voglio morire. E non voglio lasciare Anya. Ha già perso nostro padre, non le causerò altro male.-
Amaranta strinse i pugni, facendo scattare delle scintille. -Piantala con questa stupidaggine! Non era nostro padre. Io e mia sorella non abbiamo un cognome, a differenza di voi umani, perché non abbiamo una famiglia. Siamo troppo superiori per avere delle debolezze del genere!-
-Ma volevi bene a mia madre!- le urlò per la prima volta, andandole incontro. -L' amavi, ne sono sicuro, e amavi anche papà. Farlo uccidere ti ha causato dolore, Anya ha visto la faccia che hai fatto. Non mentire.-
La strega deglutì, presa in contropiede. Che idiozia, un ragazzino qualunque che fa la predica a lei! -Io devo andare avanti con la mia missione. A differenza tua, Parker, non tengo conto dei miei sentimenti se si tratta di proteggere qualcosa.-
Lui corrugò la fronte. -Di che stai parlando?-
Mordendosi il labbro a sangue, negò col capo. -Niente, non puoi capire. E poi, spiegami, perché dovrei aiutarti? Non ci guadagno niente.-
-Perché ti servo vivo.- la sfidò, -Tu vuoi che Venom mi possegga? Devo essere vivo perché accada, questo lo so. Se non mi aiuti, morirò e ti sarò inutile. Altro motivo? Perché per quanto potrai essere cinica, malvagia ed egoista, io ti vedo. Vedo come guardi Anya. Le vuoi bene, nonostante tutto quello che avete passato. Dopo Richard, si è chiusa. Non parla, non esce dalla sua stanza e sei cosciente di aver provocato tu quel dolore. Se muoio, si spezzerà definitivamente. E tu non vuoi questo, giusto?-
Amaranta sentì qualcosa nel petto, uno strano rumore ritmato che la fece accaldare. Non le era mai successo. -E tu faresti questo per Anyesse?-
-Anche se non lo accetti, lei è mia sorella. E se lo vorrai, un giorno, potresti esserlo anche tu.-
Quasi cadde all' indietro nel camminare dietro di sé per mettere un po' di distanza con l' adolescente. Dov' era finita la rabbia che gli aveva percepito addosso in passato? Dov' era la vendetta per Stark? Cos' era cambiato?
Il ragazzo è la salvezza.
Sbirciò nel suo cuore e lo vide, un cenno d' amore. Un pezzo piccolo contribuito ad essere messo da Stark, Richard, Anya, chiunque di importante in quei mesi, nel suo animo. No, il Peter Parker che aveva di fronte era diverso da quello che l' aveva attirata mesi prima sulla Terra. Era un ragazzo cresciuto.
E questo non andava bene per i suoi piani.
Il ragazzo è la salvezza...
-Se lo faccio, potrebbero esserci delle conseguenze.-
-Secondo te perché sono venuto da te e non da Anya?-
Assottigliò la vista. -Quindi non hai paura di quello che ho in serbo per te? Potrei chiederti anche adesso di darti a Venom in cambio di una vita lunga.-
Lui fece un sorrisetto e scosse la testa. -No, Anya mi ha detto tutto. Non devo volerlo per farmi possedere da Venom completamente come vuoi tu, ma devo essere annullato e questo non capiterà mai. Lo devo a lei e a Quinn.-
-Non hai idea di cosa ti riserva il futuro, ragazzo. E nemmeno cosa potrò farti un giorno. Capiterà, Peter, io l' ho visto. Venom ti prenderà.-
Cercando di non tremare, Peter prese un bel respiro. -Per me conta l' adesso. E adesso non posso proteggere chi amo se sto male. Quindi fallo.-
Annuì, capendo cosa intendesse. Prese la sua decisione. Alzò un pugno e lo strinse forte, creando varie luci scure. Aprì la mano e vi si modellò una pietra blu e nera. -Questa è la pietra delle opportunità. Stringila forte quando ti sentirai veramente pronto e desidera ardentemente cosa vuoi. Sparirà e si dissolverà dentro di te, curandoti.-
-Grazie.- disse solamente, prendendo la pietra e mettendosela in tasca. -Però non pensare che ti devo qualcosa. Hai ucciso mio padre.-
Amaranta stavolta sorrise in un modo quasi disgustoso e perverso. -Oh, no, Peter. Tuo padre si è ucciso da solo, molti anni fa.- detto questo, sparì in una nube di fumo.
Non capì cosa lei intendesse e decise di lasciar perdere. Usando le ragnatele, volò fino alla torre. In testa aveva ogni parola della strega e si toccava quasi involontariamente la targhetta di metallo che gli aveva dato Tony. Sopra c'era il nome completo del padre dell' uomo, la sua data di nascita e poi degli strani numeri.
Giunto al balcone, spinse le ante di vetro ed entrò, scuotendo tutto il corpo per levarsi l' acqua in eccesso. Si bloccò nel vedere che gli Avengers erano tutti lì, riuniti, assieme ad Anya ed uno sconosciuto.
-Che... che succede?- domandò a nessuno in generale, guardandosi attorno. Notò soltanto che il padrone di casa aveva un' espressione tra il preoccupato e il "ora ti ammazzo".
-Pete, scusami.- parlò per prima Anya, aveva delle occhiaie ed era seduta sul divano. Sembrava che avesse appena pianto. -Ma non posso perdere anche te.-
E il giovane capì.
Cazzo.
-Quando pensavi di dirmelo?- sbottò Tony, proprio mentre Quinn usciva dall' ascensore e si toglieva la giacca, era appena tornata da scuola. -Dire che cosa?-
-Peter ha il cancro.- rispose Bruce con tono abbattuto e una faccia stanca.
La bionda fece cadere lo zaino a terra e sbiancò, sicura di aver sentito male. -Che?-
-Esatto. Il signorino, qui, pensava di poter fare tutto da solo assieme ai qui presenti Anya e Banner, i quali hanno avuto la faccia tosta di rimanere zitti per mesi in casa mia!- diede di matto Tony, indicando il figlio come se avesse commesso un delitto.
Che cazzo pensava quel ragazzino? Che lo avrebbe lasciato morire? Col cavolo!
-Tony, basta! Respira. Ora risolveremo tutto, vero?- Steve gli mise una mano sulla spalla e diede un' occhiata allo sconosciuto che era lì con loro.
Quest' ultimo bevve un sorso di the e si alzò, esaminando con occhietti vispi il diciassettenne che aveva di fronte. -Non garantisco niente, vedrò cosa posso fare.-
-Vi decidete a spiegarmi? Chi è lei, mi scusi?- si imbufalì, ora gli dava sul serio sui nervi quando non capiva che cosa accadeva nella sua vita.
-Giusto, perdona la mia sbadataggine.- l' uomo gli si avvicinò e gli tese una mano, -Sono il dottor Stephen Strange. Tony e io siamo amici di vecchia data. Sono il medico che ti opererà per salvarti la vita.-

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-Kitta♡

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