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Trattieni il fiato.
Questa era la prima cosa che Peter aveva imparato quando era stato investito da quello tsunami in Thailandia assieme a suo zio Ben. Ma non lo doveva trattenere per l' acqua. Non solo per quella. Se tratteneva il fiato durante un attacco di panico o quando tremava dal terrore, la paura se ne andava. Gli impediva di dare di matto quasi sempre.
Però, nonostante adesso stesse trattenendo il respiro come non mai, la paura lo stava lo stesso divorando.
-...Uccidi Peter Parker!- concluse Amaranta, gli occhi brillanti d' un violetto pericoloso. In poco tempo, Richard Parker svanì e apparve Venom con un ruggito. Octavius lo lasciò andare e questi corse con balzi veloci verso la sua preda.
Iron Man fu svelto e spinse via il figlio, prendendo il suo posto e finendo catapultato contro un muro. Anya teletrasportò Quinn alla torre e si alzò in volo, pronta a fronteggiare la sorella. Steve, Hulk, Natasha e Rhodey se la viderono contro l' Avvoltoio e Dottor Octopus, mentre Peter e Tony tentavano di fermare Venom per fargli lasciare Richard.
-Perché non mi riconosce come la prima volta?- domandò Peter, maschera in faccia e ragnatele su cui si dondolava per il tetto della chiesa. Per quante ne sparasse, nessuna di loro intrappolava definitivamente l' alieno.
-È troppo pieno di odio e desiderio di vendetta.- spiegò Iron Man, stordendolo con un piccolo razzo vicino alla testa.
Peter non capì. -Per che cosa?-
Tony non ebbe il cuore di rispondergli.
Amaranta diede una frustata magica a sua sorella, facendola sanguinare ad una guancia e buttandola dentro alla sala di fianco a loro. Chiuse le ante con un incantesimo e guardò per la seconda volta verso l' orologio del campanile; sarebbe suonato entro pochi minuti. -È il momento.- dichiarò e alzò le mani, liberando una nebbia scintillante. Riuscì a prendere tutti gli Avengers, tranne Stark, e li rinchiuse nella sala dov' era Anya. -Otto, Adrian, andate via! Ora me ne occupo io.-
-Mia signora...?-
-Ve lo devo mettere per iscritto? Sparite!- non volle sentire ragioni. Quello che stava per accadere le avrebbe fatto male, lo sapeva, e non voleva quei due vicini mentre assisteva allo spettacolo.
I suoi due lacchè obbedirono e scapparono dalle finestre. Gli occhi illuminati di viola scuro si concentrarono su Venom e Iron Man, gli unici due rimasti lì con lei che stavano ancora combattendo.
Il portone di legno massiccio vicino a lei tremò, perché qualcuno dall' altra parte stava tentando di uscire. -Papà! Fermati, ti prego!-
Serrò i pugni fino a farsi male con le unghie. Era diventata troppo potente, era arrivata fino a lì, non aveva senso fermarsi proprio ora.
Il simbionte si portò le zampe alla faccia, tentando di strapparsela. -Tony!- fece, un unione perfetta tra Richard e Venom. -Tony, fa' qualcosa!-
-Ci sto provando, amico.- parlò con la maschera alzata l' eroe, mettendo addirittura le mani nella melma e dirandola. In compenso, venne preso e schiacciato al suolo. Schivò appena in tempo un pugno.
-Lo sento. Sento il bisogno di ucciderlo... Non voglio farlo. Fermami, Tony, tu devi fermarmi!-
L' uomo sparò contro di lui, ma i proiettili vennero inghiottiti dal nero e rispediti al mittente. Si levò dalla traiettoria e il muro esplose. Prima che potesse pensare ad un piano, venne preso e stretto, rimanendo senz' aria. Venom lo sbattè su muri e pavimenti, distruggendo l' armatura e facendolo uscire da essa. Lo trascinò per una caviglia e lo lanciò contro un angolo.
Il fischio acuto nelle sue orecchie non gli fece capire granché, nemmeno la nebbia di polvere che si era creata. Mise la testa di lato, poggiata, per riposare, e lo vide: il pugnale di Amaranta.
Non posso farlo...
Non riuscì a resistere al senso di sopravvivenza quando la lingua e i denti di Venom si mostrarono di fronte a lui e impugnò l' arma. La sua mano libera tenne un braccio del mostro, mentre quella col pugnale fu tenuta stretta dal suo avversario.
Amaranta, in disparte, li lasciò fare e guardò l' orologio.
Tony grugnì, i piedi stavano scivolando sul pavimento ricoperto di mattonelle. Dalla melma nera, uscì metà volto di Richard Parker. Era affaticato, soffriva la peggior pena della sua vita e sudava freddo. -Tony... ti prego...-
La Magissa nera si preparò ad aprire il portone per liberare gli altri, solo al momento giusto.
-Non mi fermerà mai, lo sai. Continuerò, continuerò, fino ad ucciderlo. Ucciderò anche te e chiunque proverà a fermarmi.- con voce tremante, gli occhi scuri divennero lucidi. -Non riesco a controllarlo, Thones. Non posso. Non è come la scorsa volta, il pensiero di lui non basta! Per favore... non voglio fargli del male. È mio figlio. Nostro figlio.-
La mente di Tony andò come in apnea.
-Non c'è altra scelta...- singhiozzò, tentando di non piangere e di resistere alla voglia di attaccarlo.
Stark scosse la testa. -Non posso, no, non chiedermelo, io non posso...-
-Sì che puoi.- sorrise come meglio poté. Nonostante la situazione, sorrise. Sorrise per calmare il suo ex amico. -È tutto ok. Puoi farlo. E lo sai perché puoi?-
Lui negò col capo.
Richard rilasciò un sospiro, facendo battere i denti. -Perché lo stai facendo per Peter, per proteggerlo. È questo il compito di un padre. Lo hai protetto per diciassette anni... devi solo farlo ancora.-
Dio, no, ti prego.
-Non chiedermi questo.- lo pregò, sentendo un conato in arrivo a causa di un vecchio ricordo. Un ricordo di lui, Richard e Mary insieme come i grandi amici che alla fine erano diventati.
Parker annuì, accettando il suo destino. -Devo farlo. E tu lo farai. Me lo devi.- mormorò e deglutì la bile, preparandosi per lasciargli andare il braccio armato. -Me lo devi...-
Tony prese dei respiri veloci e corti e serrò le palpebre.
"Quando l' orologio a mezzanotte scoccherà...".
Amaranta alzò una mano e sbloccò il portone. Ne uscirono di corsa la squadra, Anya e Peter, vedendo chiaramente Tony che pugnalava Richard dritto al cuore. Proprio in quell' istante, le campane suonarono per la mezzanotte.
"... l' incantesimo si compirà...".
Peter sbiancò alla vista, Anya si mise le mani alla bocca e Venom scivolò fuori e via da Richard, andando dalla sua padrona. Questi, la vita che lo abbandonava e il sangue in bocca, parlò all' uomo che aveva davanti: -Abbi cura di lui per me.- e, mentre il pugnale magico svaniva nel nulla, si accasciò al suolo, rilasciando l' ultimo respiro.
"... lui morirà".
Tony, le mani sporche di sangue, lo fissò senza emozioni.
L' ho ucciso. Io... io l' ho ucciso.
Un grido di terrore puro risuonò nella chiesa e Peter si piegò in due dal dolore. -Papà!- corse velocemente da lui e si inginocchiò, tenendo premuto sulla ferita con la speranza di salvarlo. Ma era troppo tardi. -Papà, no! No, no, ti prego, no! Ti avevo appena ritrovato. Non farlo, papà...-
Tony fece dei passi indietro, bianco come la morte e silenzioso come una tomba. Richard aveva gli occhi aperti e il sangue gli usciva da un angolo della bocca; l' orologio da polso con dedica di sua moglie si era rotto, fermandosi a mezzanotte in punto.
Suo figlio mosse a scatti la testa nell' alzarla nella sua direzione e notò odio, rabbia, furia e disgusto nei suoi occhi. E un' altra cosa, la peggiore: il nulla. -Tu... assassino! L' hai ucciso! Hai ucciso mio padre! Non te lo perdonerò mai, ti odio!-
La Magissa bianca cascò in ginocchio, piangendo disperata. Quella previsione che Amaranta aveva avuto mesi prima non parlava di Tony o di Peter come aveva sempre sospettato lei. Adesso lo aveva capito. Puntò gli occhi rossi e verdi sulla sorella. -Era nostro padre!-
Amaranta si limitò a scuotere la testa e a sillabare "non per me". Dopo di che, svanì.
Gli Avengers erano rimasti pietrificati, Anya si sforzava per trattenere i suoi poteri e non distruggere tutto quello che aveva vicino, Tony non poté non pensare che aveva definitivamente distrutto la famiglia Parker.
Gli ho portato via tutto. Il progetto di Iron Man, sua moglie, un figlio... e adesso anche la vita.
E Peter? Peter fece l' unica cosa che riuscì fare.
Trattenne il fiato.

-Ehi!- si lamenta Peter, quando qualcuno gli piega il suo berretto davanti alla faccia. Se lo rimette apposto e suo padre si mette di fianco a lui, passandogli una birra analcolica.
Seduti su delle poltrone, nel centro del balcone, guardano ammirati il cielo stellato di quella notte d' estate. Richard dà una spallata giocosa al ragazzo, che ricambia.
-Mi parli un po' di mamma?-
Richard ridacchia. -Oh, tua madre era una forza della natura. Quando si metteva in testa una cosa, partiva come un razzo e non la fermava più nessuno. Era cocciuta. Un po' come te.-
-Ah, ti ringrazio...- finge di offendersi, bevendo il liquido fresco.
-E non solo. Amava le storie, le leggende, le avventure di qualsiasi tipo. A me è sempre piaciuto un detto della sua famiglia. Si diceva che quando nasce un bambino, bisogna contare i battiti che il suo cuore fa il suo primo giorno di vita e di calcolarli con le ore della prima lontananza dai genitori. Il risultato è la grandezza dell' amore che avranno in quella famiglia. Se è più di mille, è un presagio.-
-E con me quant'è venuto?-
-Ho dovuto chiederlo a Tony. Come ben saprai, c'era lui quando sei nato, e mi ha detto tremila.-
Il sorriso di Peter si spegne leggermente e gli occhi si concentrano su un punto vuoto. Un qualche genere di campanellina gli suona nella mente. -Ti amo tremila...-
-Mmh? Cosa?-
Scuote la testa, abbassando le palpebre. -Niente. Solo un sogno.- sorride di nuovo e si stringe all' uomo. -Ti voglio bene, papà.-
-Ti voglio bene anch' io, pulce.-
Osservano insieme il cielo stellato, felici e sognanti, contenti di poter essere insieme dopo tanto, troppo tempo separati. Eppure il ragazzo continua a sentirla. Quella voce...
"Ti amo tremila".

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-Kitta♡

The Hero's SecretWhere stories live. Discover now