12

2.3K 147 22
                                    

Peter stava facendo avanti e indietro per il salone della Stark Tower, sfiorando i divani e le poltrone con fare nervoso.
Durante tutto il giorno non aveva fatto quasi niente, se non guardare la tv. Non aveva visto nessuno, si era annoiato a morte. Avrebbe preferito uscire come Spider-Man o magari farsi una passeggiata con M.J.
M.J.
Cavolo se quel bacio l' aveva scombussolato! Era stato inatteso e gli era venuto stranamente naturale ricambiare. E lei? L' aveva fatto per affetto? Perché ci teneva? O forse per motivi più intimi? Oh, Peter era così confuso! Si era accorto che era da un po' che guardava la sua migliore amica con occhi diversi e forse poteva anche invitarla ad uscire... ma cosa ne sapeva lui di appuntamenti?! Non ne aveva mai avuto uno prima d'ora!
Come se non bastasse, Michelle era di una serietà spaventosa. E se poi se la sarebbe presa? Un gesto così avventato avrebbe potuto rovinare la loro amicizia?
Stupido... stupido, stupido, stupido!
Per quale motivo non era riuscito a dirle niente subito dopo? Perché non aveva chiesto spiegazioni?! Si sarebbe risparmiato questo rebus mentale del piffero!
Ok, nuovo obbiettivo dell' anno oltre al tentare di fuggire dalla torre senza farsi beccare; chiedere un appuntamento a Jones entro la fine della scuola. A proposito di fine di scuola... lunedì sarebbe stato il primo di Maggio.
Il primo di Maggio.
-Oh, mio Dio...- si lasciò sfuggire, chiudendo gli occhi e lasciando andare la testa all' indietro.
Quel giorno e i sei a seguire rappresentavano uno dei periodi peggiori dell' anno per lui: la Prank Week. Sin dalla loro "tenera" età dei novi anni, lui e M.J. si sfidavano regolarmente dall' uno fino al sette di Maggio ad una gara di scherzi che durava una settimana. Chi ad un certo punto non ce la faceva più e diceva "mollo", doveva pagare per tutto l'anno le loro uscite insieme. L'anno scorso aveva perso lui, infatti. M.J. era stata a dir poco comica; aveva mandato per tutto l' altoparlante della scuola una canzone che lo faceva sempre morire dal ridere e si era ritrovato a rotolare sul pavimento della classe di Letteratura Inglese.
Non erano mai scherzi crudeli, solo imbarazzanti o spassosi.
Questa volta doveva vincere lui, assolutamente. Magari poteva sfruttare l' occasione e stupirla, pagando lui al suo posto ad un ristorante.
Capì che adesso aveva altro a cui pensare quando le porte dell' ascensore si aprirono e ne uscì Tony Stark, quest'ultimo puntava dritto verso di lui. No, non era affatto felice; Peter lo poteva capire dalla sua espressione. Tony incrociò le braccia al petto e lo fissò da due metri di distanza, come ad aspettare una spiegazione.
-Non adesso.- osò dire il ragazzo, -Sono stanco e infuriato, voglio solo andare a dormire. Mi lasci in pace per oggi.- e detto ciò si diresse verso le scale.
Non sapeva se il suo era stato un ordine o una richiesta, voleva solo andare a riposare. La lite al telefono con lui, quel mal di testa venuto da chissà dove, il discorso con Michelle... era esausto. Aveva anche tentato di cercare informazioni sul "figlio" di Stark, ma giustamente le stanze gli erano tutte vietate. E non era l'unica cosa che doveva cercare...
"Trova tuo padre".
Richard Parker era vivo? Se sì, allora perché non era mai andato a cercarlo in tutti quegli anni? Dov'era quando gli serviva? E se lui era vivo, allora lo era anche sua madre? Cosa non gli aveva detto May?
Meglio dormirci su.
Peccato che il padrone di casa avesse un'idea diversa.
-Ah!- urlò di colpo Peter, trovandosi sottosopra e con la pancia schiacciata sulla spalla di Tony. Tornò coi piedi per terra solo quando il milionario lo riportò giù dalle scale, poi lo prese per un braccio e lo trascinò chissà dove. -Mi lasci! Molli subito la presa, la smetta!- si ribellò il sedicenne, colpendo con l'arto libero la mano che lo teneva stretto. Puntò le scarpe sul pavimento facendo pressione con le suole, che emisero un suono acuto sulla ceramica costosa. Qualunque cosa avesse in mente quell' uomo, lui non ci sarebbe stato.
Tony scese le scale portandosi appresso il ragazzo e mise il codice per il suo laboratorio. Vi fece entrare entrambi e, senza dare spiegazioni, sollevò Peter e lo fece sedere sul tavolo. Avvicinandosi alle sue cose, aprì le ante di un armadio e ne prese un kit di pronto soccorso per le evenienze.
Il più giovane non capì cosa stesse accadendo e di certo non voleva rimanere lì con lui. Stava per scendere dal tavolo, ma Tony lo trattenne. Gli tirò su la manica della felpa e gli misurò la pressione, ascoltando i suoi battiti dal polso e misurandoli con l' orologio.
L' uomo si era molto spaventato quando aveva visto dalle registrazioni del chip il suo ragazzo che urlava dal dolore. I suoi poteri stavano iniziando a fargli male o peggio, doveva assicurarsi che non interferissero con la sua salute.
Dopo aver constatato che la pressione era un po' bassa, prese il termometro da orecchio e gli tenne ferma la testa con una mano per misurargli la temperatura. -Niente febbre.-
-Me ne sarei accorto, non crede? Perché diavolo mi ha fatto questi controlli da pediatra?- corrugò la fronte e si massaggiò il braccio indolenzito il ragazzo, non ottenendo risposta. Quando vide che si stava avvicinando ancora con uno stecchino di legno e una mini torcia, indietreggiò con le mani sul piano di metallo. -Non è il mio medico, che sta facendo?-
-Non ti devo risposte, ragazzino. Dopo facciamo una lunga chiacchierata, per il resto devi solo tirare fuori la lingua.-
Parker alzò gli occhi al cielo e fece come gli aveva detto, tanto combattere era inutile.
-Ok, le tonsille sono apposto. Direi che abbiamo finito.-
-Bene. 'Notte.- fece per scappare e, di nuovo, non ci riuscì.
-Dove credi di andare?- Stark lo prese al volo non appena scese dal tavolo e se lo caricò in spalla, incamminandosi verso il salone.
-La vuole smettere?!- si lamentò lui, tirandogli colpi sulla schiena con le mani e agitandosi.
Tony serrò i denti, sapeva che si stava trattenendo dal colpirlo veramente come solo Spider-Man poteva fare ma faceva male lo stesso. Come l'aveva definito, Negan? "Un cavallo selvaggio che non è mai stato legato"? Saltò quasi dal dolore quando suo figlio gli morse un punto della schiena attraverso la maglietta.
Sì, senz' altro un selvaggio.
E lui doveva legarlo per bene.
Lo lasciò solo quando furono di fronte ai piedi delle scale che portavano alle stanze loro e degli altri Avengers. Lo spinse delicatamente sulla schiena, -Va' a farti una doccia.- ordinò.
Peter si immobilizzò. Non era una parola e una frase che gli piacevano molto. E come poteva spiegare al famigerato Tony Stark la sua paura dell' acqua?
-Peter, puzzi da morire. Muoviti.-
-Mi lavo a pezzi.-
-No, c'è un box doccia proprio per questo nel bagno della tua stanza.-
-Non ce la faccio, ok?- confessò, guardandolo negli occhi. -Sono idrofobico dopo che mio zio...- gli si bloccarono le parole in bocca e deglutì, il capo chino.
Tony non si aspettava di certo che glielo confessasse così presto, era veramente spevantato allora. Mmh, forse doveva fare più ricerche su quella fobia.
-D'accordo, lavati a pezzi e per molto tempo. Quando torni qui, ti voglio lindo e pinto, chiaro?-
-Non ci torno qui, dopo vado a dormire.-
-Non se ne parla, dobbiamo fare un discorsetto io e te. È inutile, non mi scappi, ci siamo capiti?- lo fronteggiò da vicino, guardandolo duro e gesticolando.
Sapeva di star un po' oltrepassando il limite, ma cos' altro poteva fare? Lui era un uomo di scienza, calcolatore e abituato ad avere tutto, non era adatto a fare da esempio come figura paterna. A malapena riusciva ad esprimersi con Steve o con i suoi amici e sapeva benissimo che Peter era molto, molto più riservato di lui.
Che cosa si fa con un adolescente?
Cavolo, se solo suo padre non fosse stato così pessimo con lui... forse adesso saprebbe come portare il ragazzino dalla sua parte. Fino ad ora aveva lottato e combattuto per avere la sua attenzione e anche per proteggerlo. Spesso si chiedeva quanto sarebbero state diverse le cose se Peter fosse nato femmina.
Primi appuntamenti e ciclo?
Si ritrovò a fare mentalmente un verso di disgusto e terrore. No, no, meglio non pensarci.
Peter ringhiò fortemente e contrasse i muscoli, cedendo e dirigendosi nella sua stanza. Si lavò con cura e il più velocemente possibile, usando l' acqua nei pochi modi che conosceva per non ricordare quel giorno orribile. Finì comunque in lacrime e se le asciugò alla svelta insieme ai capelli.
Una volta tornato nella sala principale di quella torre immensa, trovò Tony vestito in modo casual, con una tuta che di certo usava anche per dormire. Lui si era limitato al suo classico pigiama; una maglietta nera dei Seether, dei boxer scuri e dei calzini corti. Sperava che facessero alla svelta, era stramato e non ce la faceva più.
Nel frattempo, Tony stava messaggiando con Steve: "Adesso vive con te, concedigli un po' di privacy e togligli il chip".
"Sei matto, Capitano, non posso. Dopo come faccio a sapere dove si trova? O a controllarlo? Non posso lasciare che gli succeda qualcosa. E comunque, grazie tante di avermi abbandonato con lui".
"È tuo figlio, Tony! Io e Nat siamo stati con lui una sola sera e l' abbiamo compreso molto di più dal vivo che da tutti i filmati della sua vita. Levagli. Quel. Chip".
Un colpo di tosse gli fece chiudere il telefono e voltarsi. Peter lo osservava annoiato e in attesa. Senza giri di parole, Tony mise una mano nella tasca dei pantaloni e gli porse un cellulare nuovo di zecca. -Dato che hai rotto il tuo...-
Il bruno lo prese e lo accese, c'erano già un sacco di applicazioni installate e anche il numero del suo "generale", ovviamente. -Un telefono nuovo? Bella punizione.- commentò sarcastico.
Tony non riuscì a trattenere un sorrisetto di scherno. -Oh, no, la punizione non è mica il classico "ti tolgo il telefono, ti tolgo la tv, eccetera eccetera...".- gli puntò un dito contro e gli si avvicinò lentamente, -Sai, penso di cominciare a capire i ragionamenti di quella tua testolina. Tu sei un istigatore, combinaguai e pestifero, ti piace essere sfidato. Se non ho altra scelta, allora è proprio quello che mi costringi a fare, mio caro Will Hunting. Il tuo castigo sarà passare ogni giorno con me, prima e dopo la scuola.- lo informò.
In realtà, più che una punizione, era un modo per stare vicino a lui.
Peter ribollì dalla rabbia, avrebbe preferito ingoiare dei chiodi piuttosto. -Non voglio.-
-Perché?-
-Perché no!-
-Non è una risposta.- gli fece il verso, riferendosi alla loro lite del giorno prima.
-Perché l'ho detto io!- controbatté nello stesso modo, la vena sul collo prese a pulsare per la foga delle urla. -Non le starò attaccato al culo tutto il tempo, né se è libero né se sta lavorando, se lo scorda!-
Tony Stark restava sempre sorpreso tutte le volte che parlava col figlio, sapeva in qualunque situazione come ribattere.
Testardo come un mulo. Proprio come la sua mamma.
-Notizia flash, ragnetto: qui la tua parola non conta niente. Legalmente, sono io che ho il pieno possesso su di te.- continuò ad avanzare fino a trovarsi a un palmo dal suo naso, -Le regole di questo gioco le detto io, tu fai come ti dico io. Ogni parola, fiato, azione o movimento che fai è direttamente di mia proprietà. Non andrai da nessuna parte senza di me o il mio consenso, non voglio ripetermi ancora. Continua pure a bighellonare e a fregartene della gente, Bart Simpson Dei Poveri, ma tanto non cambierà mai nulla. Tu rispondi a me, obbedisci a me, fino ai tuoi diciott'anni tu sei mio!-
Un silenzio assordante calò nella stanza e il più grande casino si stava svolgendo nella testa di Peter. Quelle parole lo avevano fatto a pezzi una dopo l'altra, mandandolo su un altro pianeta dove c'era solamente il buio.
Non gli piaceva, non gli piaceva per niente. L' idea di essere legato ad un posto, a qualcuno... gli dava letteralmente la nausea. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, mentre i suoi pensieri e la sua mente cadevano come cocci di vetro abbattuti da un martello.
E lì Peter capì: era incastrato, intrappolato, non avrebbe potuto fare niente per andarsene. Era Iron Man, erano gli Avengers, lo avrebbero trovato sempre e comunque. Non c'era una via d' uscita, una porta da poter aprire per fuggire, e lui non poteva fare niente se non accettarlo.
Niente più giornate da solo, niente più potere per fare ciò che voleva.
Niente più libertà.
Era come ritrovarsi di fronte a un enorme cancello che ti nega qualsiasi cosa e lui non ne aveva la chiave. Non l' avrebbe mai avuta.
No...
Era finito.
Cazzo!
E fece l' unica cosa che gli venne di fare d'istinto: urlò in faccia a Stark tutta la sua rabbia, con la voce più alta che gli venne. Il grido fu accompagnato da occhi lucidi e faccia rossa e si concluse dopo pochi secondi. La gola gli bruciò subito, però non gli importava.
Non si sarebbe arreso a lui, non l'avrebbe mai permesso.
Mai.
Tony sbattè le palpebre, incredulo e scioccato. Lo sapeva alla perfezione di aver esagerato, ma quella piccola peste gli faceva perdere il senno. E di certo non si sarebbe mai aspettato una reazione simile. -Wow, è stato come sentire un gattino che ruggisce.-
Il suo "bambino" lo guardò con occhi di fuoco e nella sua testa scattò una scintilla. Aveva conosciuto bene il ragazzo grazie al chip nel corso della sua vita e ora, guardandolo attentamente, poté subito capire che qualcosa non andava. Stava tremando e aveva le pupille rosse per la rabbia, certo, tuttavia vi erano anche altri segnali: pomo d'Adamo che va su e giù nel deglutire la saliva in eccesso, labbra imbronciate, sopracciglia tese, pugni stretti e mascella serrata.
Tony sgranò di poco lo sguardo. Aveva fame. Anche se non lo ammettava, Peter aveva fame. Di sicuro non aveva cenato ed era troppo pieno di sé per ammetterlo con Tony.
Ha fame.
Quasi gli venne da piangere, era da quando era arrivato che ci litigava per farlo mangiare e lui insisteva nel dire che non aveva appetito. Ecco la prova che stava bene, finalmente. Aveva dovuto fargli perdere le staffe, ma era comunque un buon segno.
Rimanendo zitto, lo prese una seconda volta per il braccio e lo portò in cucina. Il ragazzo, troppo svuotato dalle emozioni, lo lasciò fare. -Jarvis, manda una delle armature a prendere un hamburger con bacon e patatine fritte per contorno, il fast food più salutare e vicino che trovi.-
-Tutto segnato, signore.-
Tony fece sedere Peter al tavolo e gli avvicinò la sedia al piano. Dopo pochi secondi, sentirono bussare alla finestra. Tony prese il suo ordine e lo mise in un piatto, mettendolo di conseguenza davanti all' adolescente con una bibita. -Mangia.-
Peter lo guardò con occhi spenti e stanchi. -Io non...-
-Mangia!- impose l' uomo, indicando il piatto.
Ancora restio, il neo supereroe fece come gli era stato ordinato e addentò il panino. Al secondo morso, le sue spalle si rilassarono e la tensione se ne andò man mano dal resto del suo corpo.
Bene.
Tony non lo fece consapevolmente quando gli lasciò un bacio sulla testa. -Ti aspetto in salone quando hai finito.-
Peter non si mosse finché non rimase solo. Quel bacio era stato... un gesto d'affetto? No... no, sicuramente gli era scappato. Insomma, dopo tutto quell'uomo era padre, anche se non sapeva di chi. Forse aveva agito per istinto paterno.
Quando tornò in salone, Tony stava guardando sul divano la tv. Le braccia coprivano lo schienale e un piede era poggiato sul tavolino, era rilassato. Anche se il film che stava vedendo gli sembrava molto interessante, la sua attenzione si focalizzò immediatamente su Peter non appena si accorse di lui. -Siediti, facciamo una sfida. Se riesci a non crollare e a rimanere dritto vicino a me prima della fine del film, domani ti consento di pattugliare la città da fine scuola alle sette. In caso contrario, io verrò con te e torneremo a casa quando vorrò io. Gioco?-
Non doveva chiederlo nemmeno. Peter si posizionò subito vicino a lui e drizzò la schiena. -Gioco. Che film è?- domandò con disinvoltura e poté sentire perfettamente il ghigno di Tony vicino a sé, un suono che simboleggiava ancor prima la sua perdita.
-È del 1987, "The Cure for Insomnia". Dura ottantasette ore, non te l'ho detto?-
Stronzo.
Peter si voltò con uno scatto verso di lui. -L' ha fatto apposta?-
-Chi può dirlo? Ecco che cosa intendevo per "punizione" e "sfida".-
Brutto bastardo...
Determinato a non dargliela vinta, tornò nella posizione iniziale e non si mosse più. Sperava che i suoi poteri potessero tornargli utili. Ma no, niente da fare: si addormentò all' improvviso addosso a Tony dopo neanche due ore, nonostante avesse tentato in ogni modo di rimanere sveglio.
Stark spense la televisione col telecomando e strinse a sé il ragazzo, sistemandogli la testa sulla sua spalla, tenendolo in grembo e accarezzandogli i capelli. -Scusa, piccolo.- gli parlò nel sonno, -Non volevo ferirti.- bisbigliò e lo baciò sulla fronte.
Con le dita andò a sfiorare il chip che nemmeno si sentiva. Può anche darsi che Steve avesse ragione. Magari non c'era più bisogno del chip per Peter. Bastava avere la sua fiducia e viceversa, doveva imparare a fidarsi nel lasciarlo da solo. Qualche prova per vedere se se la cavava non gli avrebbe fatto male.
Gli tolse dolcemente i capelli dagli occhi chiusi e lo scrutò con amore.
Vedremo, Bimbo-Ragno. Vedremo.

************************************
Commentate, grazie! :)

-Kitta♡

The Hero's SecretWhere stories live. Discover now