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Il giorno dopo, venerdì, Peter trovò subito M.J. seduta scomposta a uno dei banchi a due dell'aula di Geografia, circondata da Carl ed Amy. Le fischiò e le lanciò un pacchettino blu. -Jones, al volo!-
La ragazza intercettò il lancio e gli occhi le si illuminarono quando vide cosa fosse: -Palline di zucchero!-
-E senza neanche che mi chiedessi di comprartele. Ripeto, "comprare" non "rubare".- alzò le mani in segno di innocenza, raggiungendola.
M.J. si mise un paio delle sue caramelle preferite in bocca, -Peter Parker io ti amo, ti venero, ti adoro, sei l'amore della mia vita, sposami!- disse tutto in un sol respiro.
-Amore ricambiato e rispedito al mittente.- sorrise, battendole il pugno e sedendosi vicino a lei. Aveva avuto voglia di farle una carineria quella mattina e quel sorriso ne era valsa la pena.
-Penso che non capirò mai questo vostro rapporto strano.- scosse lentamente il capo Amy, guardando prima uno e poi l' altro. Carl annuì, concordando con lei.
Michelle fece una risatina. -Credimi, nessuno lo farà.-
-Ehi, M.J., guarda che so fare.- Peter prese una delle palline, la lanciò in aria e la prese con la bocca. I loro due amici applaudirono, a differenza di M.J. che si mise a sfotterlo: -Chi è un bravo cagnolino? Chi è un bravo cagnolino?-
Per tutta risposta e ripicca, Parker abbaiò e le leccò una guancia. Come aveva previsto, lei urlò e si allontanò. -Dio! Porca vacca, che schifo! Ti uccido, Billy, stavolta giuro che sei morto!-
Peter smise appena in tempo di ridere a crepapelle per poter correre via dalla presa di lei e fuori dall' aula. Ignorarono il richiamo della professoressa e si rincorsero per i corridoi.
Gli pareva di essere tornato indietro nel tempo, al ragazzo, quando non aveva troppi pensieri e passava i pomeriggi a rincorrere per le strade del Queens la sua migliore amica. I tempi in cui il suo unico problema era imparare ad andare in bici, faceva ballo e teatro con M.J., scopriva per la prima volta la sua passione per la scienza e sapeva di poter tornare a casa dove zio Ben e zia May lo aspettavano a braccia aperte.
Una volta qualcuno gli aveva detto che i problemi cominciavano così, rincorrendo le femmine - e che più tardi si iniziava, meglio era -, tuttavia non ricordava bene di chi fossero quelle parole.
Si riscosse quando si rese conto che la velocità non era inclusa nei suoi poteri, per questo la ragazza lo raggiunse dopo pochi minuti. Per quello e perché lei faceva più jogging di lui.
-Non la passi liscia!- lo minacciò per finta, tenendolo bloccato con una mossa da wrestling. Quand' erano piccoli era solito per loro guardare quegli incontri violenti alla tv, ovviamente senza che Elijah e gli zii di Peter lo venissero a sapere.
-Ok, ok, mi arrendo!- si agitò con le braccia il ragazzo, facendosi rilasciare. -Dove hai lasciato le caramelle?-
-Io... oh, no! Cavolo! Ecco, ora Grimes me le starà mangiando tutte!-
Risero entrambi e corsero lontano dalle aule, non volevano essere beccati dai professori o dai bidelli. Finirono nascosti sotto una delle scale che portavano al piano di sopra e vennero illuminati dalle piccole finestrelle di una porta di sicurezza.
-Ci stiamo sentendo così poco ultimamente.-
-Lo so.- annuì Michelle, -Mi manchi. Uno di questi giorni devi farti rilasciare da Stark, non può tenerti in prigione a vita.-
Peter si morse timoroso il labbro inferiore. -Una delle sue regole prevede il non portare i miei amici alla torre da sera fino all' alba. Perciò... che ne dici di oggi pomeriggio?-
M.J. sgranò gli occhi, -Mi stai invitando alla base degli Avengers? Non avranno da ridire?-
-Be', tecnicamente sono un Avenger anch'io adesso e poi quella è in qualche modo casa mia.-
-E come la mettiamo con Iron Man?-
-Diciamo che ieri, in un breve momento di tregua, mi ha offeso e non mi ha ancora chiesto scusa. Posso usare questa cosa contro di lui.-
Un ghigno della giovane fece mostrare i suoi denti bianchi. -Sei perfido.-
-Colpevole. Tornando a quel cretino senza filtro tra cervello e bocca, ho delle novità su suo figlio.-
La riccia si staccò dal muro al quale si era appoggiata per dargli più attenzione. -Sputa il rospo e falla breve, siamo ricchi o no?-
-È morto.-
Le sopracciglia di lei si alzarono d'un botto e le ciglia sfarfallarono. -Come, scusa? Chi?-
-Il figlio. È morto poco dopo la nascita, tanto tempo fa.-
M.J. fece cadere le braccia a peso morto e diede la schiena a Peter, camminando su e giù. -Ma guarda te, ti pareva! Si apre uno spiraglio di luce e puf, tutto nel dimenticatoio!-
-Forse è meglio così...- lo disse con voce talmente bassa che pensava che la sua amica non l' avesse sentito, ma si sbagliava; lei lo aveva sentito eccome. Infatti si girò di scatto e alzò un sopracciglio, -Cos' hai detto, prego?-
-Dico... forse è meglio così. Io non saprei dove andare con tutti quei soldi e poi sono ancora minorenne. A te ed Elijah causerei solo problemi se vivessi con voi, tra l' altro conosciamo bene tuo fratello; sappiamo entrambi che il denaro non gli importa.-
Per poco la testa di M.J. non si mosse come quella dei pupazzetti a molla ed il testone enorme, talmente sembrava scossa. -Peter, ma che ti è preso? Non è da te ragionare così, non sei tu. Vivere con quei supereroi in calzamaglia ti ha dato alla testa e ora vuoi fare il martire? Quei soldi mi servivano, volevo ripagare Elijah per tutto, mi ha cresciuta! Invece tu hai gettato la spugna. Sarò sincera, sono contenta che il tuo astio nei confronti di Stark stia calando, sei meno stressato, ma che Dio ci aiuti se ti riduce in questo modo. Che fine ha fatto il nostro piano di scappare insieme per fuggire da questa città, da questo sistema del cazzo che ci permette a malapena di sapere delle nostre famiglie? Io non so nemmeno che lavoro facessero i miei!-
-Voglio ancora scappare, cosa credi?-
-Dimostramelo! Fammelo vedere che ci tieni. Sembra quasi che Stark ti abbia messo al guinzaglio!-
Gli occhi di Peter parvero ardere per un secondo nelle fiamme della rabbia. -Non sto al guinzaglio di nessuno, chiaro? Non sono il suo animaletto da compagnia.-
-A me pare proprio di sì.-
-Non ti ci mettere anche tu, adesso!-
-Accetta la realtà, Parker, ti sei rammollito. Dov' è finita la libertà che avevi, eh? Hai permesso a quell' uomo di portartela via e con cosa? Soldi? Punizioni? Che diavolo ti sta facendo? Non usciamo neanche più insieme per testare i tuoi poteri!-
E lì Peter capì di aver superato una certa soglia, una linea disegnata dal fratello di lei. Si zittì di colpo e non ribatté, anche se voleva farlo immensamente. Ovviamente, non passò inosservato all' amica che lo conosceva fin troppo bene. -Che c'è? Cosa non mi hai detto?-
Mordendosi le labbra, fece cenno di negazione. M.J. assottigliò lo sguardo, -C'entrano i tuoi poteri? Non li usi con me apposta?- parlò nel frattempo che lo osservava meglio. Era imbarazzato, quasi si sentisse in colpa. La chiarezza le riempì la mente: -Elijah... Cosa ti ha detto?-
-Niente.- rispose troppo in fretta.
-Stronzate, avete parlato? Avete parlato di me?- aggiunse, -Parker, parla, dimmi cosa sai!-
-Mi ha fatto, tipo... giurare di proteggerti, ad ogni costo. E di non intrometterti nella mia vita da Spider-Man.- confessò stringendosi nelle spalle e facendosi piccolo piccolo.
Lei strinse fortemente la mascella, arricciò il naso dal fastidio e gli puntò l'indice contro. -Ora... sono dolori. Per te e per lui.- e gli diede un cazzotto sul braccio, lasciandolo da solo.
-Ahio! M.J., aspetta!- le corse dietro e le stette difficilmente al passo, -L' ha fatto per te e lo capisco, siete fratelli! Se io avessi un fratello, avrei agito nello stesso modo. Ti prego, non arrabbiarti con lui, lo sai che dopo mi viene a cercare; ha una pistola!-
-E io ho il Pin della sua carta di credito e le sue coordinate bancarie salvate sul cellulare. Se ti tocca, lo mando a dormire coi ratti.- sorrise in un modo spaventoso e marciò diretta verso l' uscita senza fermarsi.
-Potreste parlarne!-
-Non m'importa, è bello che morto.-
-Michelle, dammi retta!- la prese per un braccio, -Lo avrei fatto anche se non me l' avesse chiesto. Se dovessi scegliere chi salvare fra te e lui, io...-
-No!- lo interruppe mentre si rivoltava per guardarlo in faccia, -È questo il punto, il dover scegliere. Be', non dovrai farlo se mai accadrà. Sono io la tua migliore amica, non lui, ciò che ti chiede lui non ha importanza. Fallo per me, devi farlo per me, te lo chiedo io! Se dovesse succedere qualcosa... se succede qualcosa a me o a mio fratello... salva lui. Qualunque cosa accada, salva lui, non me. È quello che avresti chiesto ad Iron Man se avessi saputo prima cosa sarebbe successo quando hai perduto Ben. Gli avresti detto di salvare tuo zio piuttosto che te, perché gli volevi bene. In questo momento, io te lo sto chiedendo: salvalo. Salva mio fratello. Promettimelo.- aveva le lacrime agli occhi, si vedeva che era spaventata.
Peter boccheggiò, non si aspettava che tirasse in ballo zio Ben. -M.J., io...-
-Promettimelo!- urlò, -Giuramelo, cazzo!-
Totalmente insicuro e non sapendo cosa fare, decise di tranquillizzarla e accettò il crudele destino che la ragazza si era scelta da sola: -Hai la mia parola.-
Tornarono in classe senza dirsi più nulla e ignorando le proteste dell'insegnante. Peter ripensò più volte alle parole di M.J. e a quelle che gli aveva rivolto Elijah l' ultima volta che si erano visti. Doveva veramente scegliere uno dei due fratelli?
No, non poteva farlo. Lui non era come Stark.
Ci avrebbe provato. Sì, avrebbe tentato di salvare tutti e due.
A proposito di Stark... ce l' aveva tuttora con lui. Non avevano più parlato dalla sera precedente, si era addormentato quasi subito aver letto qualche pagina di un libro ed era uscito prima quella mattina per evitare di parlargli e venendo a scuola con lo skate. In compenso, Jarvis si era prontamente affrettato a dirgli che "Mr. Stark" voleva presentargli qualcuno. A quanto pare, un nuovo ospite.
Papabile nuovo Avengers? Chi se ne frega.
Tra una lezione e l' altra della giornata, si massaggiò il collo e i muscoli. Quella notte non aveva avuto alcun incubo - sia lodato il cielo -, ma il letto gli era parso più stretto. Come se qualcuno avesse dormito con lui. Molto probabile che l' avesse anche abbracciato, si era sentito al sicuro e coccolato. Nah, impossibile, doveva essere stato un sogno. Giusto?
Finita la scuola, condusse M.J. fino al luogo dove sapeva che Happy lo stava aspettando e, mentre svoltavano l'angolo, un messaggio gli arrivò dall'utente "Stronzo":
"Nascondi i tuoi snack preferiti, ragazzino. La squadra passa il weekend da noi".
Ladies & Gentlemen: Peter Parker, la presa in giro vivente di Dio!

Steve esce dall' ascensore e si blocca sul posto. -Bontà divina...- gli esce fuori al vedere lo spettacolo che ha di fronte: tutto il salone è messo a soqquadro, i divani e le sedie sono ribaltate, tutto accompagnato dalla puzza di alcol.
L' ultima volta che è stato in quella torre e tirava quell' aria è stato poco meno di un anno fa... ed era finita bene solo per miracolo.
Cammina circospetto, pestando del vetro in frantumi. -Tony?- chiama il padrone di casa e non ottiene risposta. -Tony, dove sei? Non rispondi al telefono da più di ventiquattro ore, siamo tutti preoccupati. Tony!- continua a girare su sé stesso, come se l'uomo fosse lì ma lui non riuscisse a vederlo.
Ha guardato in tutti i piani della torre quindi o è lì, o nelle stanze, o sul tetto o... Un gemito seguito da un mugolio giunge dal laboratorio.
Bingo.
Scende le scale a due a due e la scena non è migliore di quella di sopra: altra roba a terra, altro alcol, più un Tony stramazzato sul pavimento. Ha addosso solo una canotta estiva grigia, dei calzini e dei pantaloni neri. Con un sospiro, il capitano lo raggiunge e lo fa alzare. -Su, in piedi.-
-Lasciami stare...- borbotta e molla la bottiglia che tiene appena tra le dita.
-Pensavamo stessi lavorando a qualcosa, però di solito rispondi. Sei ridotto così per un invenzione?-
Tony ride divertito, veramente divertito, così tanto che la bocca si apre totalmente e si tiene la pancia. -Un i... un invenzione, chiedi tu. No, no, no, lascia stare.- si regge su da solo e va verso uno dei tavoli da lavoro. Impugna una grande chiave inglese e indica i macchinari che ha progettato in questi mesi, -Sai quanto me ne importa? Sai quant'è importante questa merda?!- sbraita e colpisce, più e più volte, metallo contro metallo, ferro contro ferro, gridando e facendo un baccano infernale.
Steve, non sapendo che fare e un po' spaventato, lo lascia fare.
-Tu sai che giorno è oggi, Rogers?- si ferma per riprendere fiato, sudato e ansante. Gli occhi sono circondati da segni rossi e neri, Steve intuisce che non dorme molto. -Eh? Lo sai?! Il dieci di Agosto. È il compleanno di Peter... è il compleanno di mio figlio e io non posso andarci, non posso vederlo!- ringhia, tornando alla carica.
Il biondo non ce la fa più a vederlo così e lo placca, bloccandolo contro di sé. Tony si piega in due e vomita, birra e bile. Viene trascinato via, ma non riescono a raggiungere le scale perché Stark prende ad accasciarsi. -Non ce la faccio... non ce la faccio, come ho potuto lasciarlo andare? Come ho potuto fargli quello che ho fatto?-
-Hai agito per istinto, l'hai salvato.-
-Balle!- nega, -Tu non capisci... non capisci... nessuno di voi capisce. Nessuno può capire.- prova a rialzarsi, finendo sempre a terra. Anche perché l'Avenger lo sento che non ce la può fare e lo stringe come può.
-Devo riprenderlo, Steve... devo riportarlo a casa.-
-Shhh, sta' bene, è con i suoi zii.-
-No, no, lui... lui dovrebbe stare con me. Sono suo padre... sono suo padre, lui è mio figlio...-
-Sì, Tony, lo so. Ma Ross pensa che sia morto, lo Stato stesso pensa che sia morto! Stanno indagando sui bambini col cognome simile al tuo, non guardano neanche i Parker. Starà bene, te lo giuro.-
-Lo rivoglio... lo rivoglio indietro... Che cos' ho fatto? Che cos' ho fatto, Steve? Il mio bambino...- borbotta tra le lacrime e si lascia andare alla disperazione, piangendo tutto il suo dolore. O almeno, buona parte.

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-Kitta♡

The Hero's SecretWhere stories live. Discover now