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La notte tra il sabato e la domenica, il super udito di Peter tornò come prima. Per questo si svegliò a mezzanotte sentendo la melodia di un pianoforte che proveniva parecchi piani sotto di lui.
Era andato a dormire non molto tardi, salutando gli Avengers e leggendo qualche pagina di uno dei suoi nuovi libri prima di crollare. Sinceramente non riusciva a capire se pure gli altri nella torre riuscissero a sentire quelle note.
Si mise le ciabatte, massaggiò i polsi che Tony gli aveva liberato solo poche ore prima e scese le scale per andare a prendere l' ascensore. Guardò in piano dopo piano, fino a raggiungere quello giusto. Era un luogo buio, largo come il resto della torre e colma di roba vecchia, piena di polvere e scatoloni. Il suono iniziava da dietro una porta. L' aprì lentamente e spiò al suo interno; c'era un pianoforte, sì, e a suonarlo era Tony Stark. Poté notare che le pareti erano insonorizzate.
Osservò con ammirazione il miliardario: sembrava così rilassato, tutto preso a suonare Beethoven o Mozart, non ne era certo. Involontariamente, spinse troppo col fianco e la porta cigolò. Si nascose dietro ad essa, ma seppe che era troppo tardi: i suoi occhi e quelli dell' uomo si erano incrociati.
Merda! Adesso sì che era nei guai.
Si aspettò di sentire la sua voce richiamarlo, magari con un tono di rimprovero... invece niente. Non giunse nulla, non sentì nulla. Silenzio per pochissimi istanti e poi... una nuova sinfonia, totalmente diversa da quella che aveva sentito poco prima. E non solo, venne anche accompagnata da una voce. Peter conosceva quella canzone.
-Cosa farei senza la tua bocca intelligente, che mi calma e mi sprona? La mia testa gira, non scherzo, non riesco a fermarti.- la voce di Tony era profonda, intonata, calda. -Cosa sta succedendo in quella bella mente? Sono sul tuo magico misterioso viaggio. E sono così confuso, non so cosa mi abbia colpito, ma starò bene...-
Il giovane aprì un po' di più la porta e sbirciò, gli occhi di Stark passavano dal chiusi al semichiusi ed erano concentrati sui tasti del piano.
-La mia testa è sott'acqua, ma sto respirando bene. Tu sei pazzo ed io sono fuori di testa...- gli occhi scuri si aprirono maggiormente mentre il più piccolo si avvicinava impercettibilmente, senza accorgersene lui stesso. Si sentiva attratto, Iron Man per la prima volta gli ispirò fiducia.
Tony lo vide di nuovo e non distolse lo sguardo, volontariamente. -Perché tutto di me ama tutto di te. Amo le tue curve e i tuoi spigoli, tutte le tue perfette imperfezioni.- intonò, sentendo in cuore ogni parola. La dedicò a lui, gli dedicò quanto un padre può amare il proprio figlio e anche oltre. -Dammi tutto di te, ti darò tutto di me. Sei la mia fine, sei il mio inizio. Anche quando perdo, sto vincendo. Perché ti do tutto di me... e tu mi dai tutto di te.-
Il battito del ragazzo era aumentato, così come il calore sulle sue guance. Si fece talmente vicino da poggiare le braccia sul piano e piegarsi verso di lui, quel suono era veramente stupendo per le sue orecchie. Gli pareva che pure il suo senso di ragno stesse gradendo. -Quante volte devo dirtelo? Anche quando piangi, sei bellissimo.- proseguì lui con la seconda strofa, suo padre lo accompagnò con le note. -Il mondo ti sta abbattendo, sono lì vicino ad ogni movimento.-
-Sei la mia caduta, sei la mia musa. La mia peggior distrazione, il mio ritmo e blues. Non riesco a smettere di cantare, suona in testa per te.- aggiunse Tony, non si stavano perdendo di vista un secondo.
Cantarono insieme il ritornello, dolcemente, una canzone della buonanotte per entrambi, dove nessuno poteva disturbarli in quella loro bolla speciale.
Erano una famiglia. Erano insieme.
E questo a Tony tanto bastava.
-Non sapevo conoscesse John Legend.- Peter fu il primo ad aprir bocca, dopo secondi di silenzio a canzone finita.
L' adulto coprì la tastiera con la rispettiva custodia in legno nero e vi ci poggiò i gomiti. -All of me venne candidata come "Miglior Canzone dell' Anno", chi su questo pianeta non la conosce? Tu che ci fai qui? Non dovresti essere a letto?-
-Potrei farle la stessa domanda.-
Tony ghignò. -Insonnia. Te?-
-Mi ha svegliato un certo pianista impertinente.-
-Il tuo udito ultra potenziato è tornato?-
-Non da molto. Perciò se racconta in giro cose brutte su di me alle mie spalle, le consiglio di smetterla già da adesso; potrei sentirla.- lo prese in giro, imitando il suo sorrisino ironico.
L' Avenger più grande liberò i tasti e lo rabbonì: -Ma tu lo sai che le cose che mi infastidiscono di te mi piace dirtele chiare in faccia.- e fece una nota stonata, dolente.
Peter finse una smorfia, come se qualcuno lo avesse appena colpito allo stomaco. -Uh! Questa era brutta, Mr. Stark.-
-Pura e semplice verità, mio caro. Vuoi accomodarti? Tanto ormai sei sveglio.- domandò, facendogli spazio sulla panca del pianoforte.
La lingua del sedicenne si staccò dal palato producendo uno schiocco e si sedette. Cliccò qualche tasto acuto, sovrappensiero e con le pupille del signore al suo fianco che lo scrutarono. -Sei sicuro che sia tutto a posto, Petey-pie?-
Sospirò e trovò stranamente il pavimento interessante. -Non proprio. Le scoccia accompagnarmi in un posto, domani?-
-Dipende da dove.-
-Il dipartimento di polizia del Queens.-
Ad Iron Man salì un groppo in gola, oltre al tono da rimprovero: -Peter...-
-Non ho fatto niente, lo giuro! Non è quello che crede.- si affrettò a precisare, -Il fratello di M.J. è un poliziotto, mi ha detto che sono riusciti a salvare alcune robe mie e di zia May dall' incendio. Per favore, devo assolutamente prenderle. Sono tutto ciò che mi resta di lei.-
E lui come fa a dire di no a quegli occhi così belli? Soprattutto se accompagnati da un broncio spezza-cuori...
-Certo che ti ci porto, piccolo. Anzi, sono felice che me l' hai chiesto invece di provare ad andarci da solo.-
Peter sbattè le palpebre un paio di volte, alzò un dito e prese fiato. -Non dirlo.- lo bloccò sul nascere l' adulto e la bocca si chiuse.
Il ragazzino si girò da tutte le parti senza fretta e gli sorse spontanea una domanda: -Questo piano e le cose vecchie qui fuori mi appaiono tutte nascoste... perché?-
Il genio filantropo, ex playboy, non smetteva mai di stupirsi di quanto suo figlio fosse intuitivo e sveglio. -Perché sono... ecco... questi sono tutti i beni materiali e casalinghi dei miei genitori. Il pianoforte era della mia mamma.-
-Le ha insegnato lei?-
-Sì. Era un vero talento, mi metteva sulle sue ginocchia e mi faceva suonare quello che volevo.- sorrise malinconico al ricordo della sua bella madre amorevole. -Era dolce, affettuosa, tutto il contrario di mio padre.-
-Howard Stark.- comprese l'adolescente.
-Esatto. Non ricordo un solo momento felice passato insieme. Era tutto un regole, lavoro...- imitò una voce dal tenore basso e borbottò le parole, lo sguardo perso nel vuoto e nei ricordi del passato.
-Come si chiamava sua madre?-
-Maria. Maria Collins Carbonell-Stark.- disse con lentezza il nome completo, quasi godendoselo sulla lingua. -Era una donna dalle mille risorse, ti sarebbe piaciuta.-
Tua nonna, bimbo. Ti avrebbe amato quanto ti amo io.
Peter sentì un profondo dolore sordo dentro di sé. -La mia si chiamava Mary, so solo questo. Non ho idea di che tipo di persona fosse. Nemmeno mio padre, Richard. Nomi, ho soltanto loro, dei nomi.-
Tony udì per pochi istanti un fischio e il senso di colpa colpirlo in piena faccia. Poggiò una mano sulla spalla di Peter, -Sono certo che sono fieri di te. Dai tutto te stesso per gli altri, per salvarli, e non richiedi mai un ringraziamento. Non è da tutti essere leali come te, Pete. Ci vuole cuore per essere Spider-Man. Io l' ho capito non appena ti ho conosciuto.-
Non appena ho visto quanto sei cresciuto, anche senza di me.
Il corpo più minuto dei due si strinse su sé stesso, le caviglie incrociate e le labbra morse. -Sa, Mr. Stark? Non penso che lei sarebbe stato un cattivo genitore, dopotutto.-
Il cuore di Tony perse un colpo e galoppò veloce nel giro di poco. Si fece più vicino al figlio e gli sorrise teneramente. -Sul serio?-
Peter confermò con un cenno d' assenso e singhiozzò: -Sì, ma nel giudicare i ragazzi come me fa schifo.-e si asciugò malamente gli occhi col palmo della mano. -I miei sarebbero tante cose nel vedermi, "fieri" non è di certo tra queste.-
Stark non poté non commuoversi a quella scena. I muri di Peter stavano finalmente cedendo, crollando, stava mostrando quella parte sensibile di lui che temeva di far vedere agli altri. Con un braccio, lo fece scivolare più addosso a sé e lo strinse, baciandolo sulla nuca per farlo calmare. -Non dire così, ragazzino. Sei testardo come un mulo, certo, ma sei energico; investi le vite delle persone senza preavviso, le sconvolgi in meglio e le migliori anche facendo niente. Come si può non amare un uragano come te, eh? Soprattutto chi ti ha messo al mondo. Tu sei speciale, ok? Mmh? Non è così, Uragano Parker?-
Il giovane rise. -Un giorno dovrà spiegarmi come le vengono questi soprannomi.-
-Quel giorno non arriverà mai, Peter Pan. Forza, anche se è domenica, è tardi. A dormire, su.- lo riscosse e condusse entrambi al piano dedicato alla vita di casa degli Avengers. Entrati nella stanza del ragazzo, Tony si assicurò che si mettesse sotto le coperte e che non prendesse freddo. Temeva persino che non si addormentasse e invece il figlio cadde nel mondo dei sogni non appena la sua testa si poggiò sul morbido cuscino. Lo rimboccò e gli tolse i capelli dalla faccia.
Stavano migliorando. Stavano decisamente migliorando. Non poteva che renderlo euforico, la cosa.
Lo baciò sulla guancia morbida e sulla tempia, godendosi la sensazione delle sue ciocche lisce tra le dita. -Ti amo da morire, Bimbo-Ragno.- sussurrò, desideroso di non andarsene e di, ci sperava, poter dormire nel letto con lui per assicurarsi personalmente che non avesse incubi.
Non lo fece, però. Come Peter, anche lui aveva bisogno di dormire. E lo lasciò in pace, tornando a riposare nel suo letto matrimoniale e affiancato dal corpo addormentato di Steve.

-Sei un imbecille, Westcott!- Otto Octavius schiaffeggiò l' uomo più giovane di lui e fu tentato di sputargli addosso dalla rabbia. -Avevi un solo compito, non sei riuscito a fare neanche quello!-
-Quello stronzo di Stark mi stava tagliando a fette!- si difese e l'unica risposta che ottenne fu la risata derisoria di Toomes: -Eri un serpente del cazzo, della coda potevi anche farne a meno.-
-È come dire che tu potresti fare a meno di un braccio, coglione!-
-Questo coglione è riuscito a prendere il necessario dal Damage Control per aggiustare i bracci meccanici di Otto. Tu che hai fatto nel frattempo, pivello?!-
-State zitti, incapaci!- tuonò dall' alto delle scale di metallo la voce di Amaranta. La Magissa, vestita in un lungo abito nero da sera brillantinato, li raggiunse scendendo gli scalini. -Voi tre mi fate venire mal di testa ogni volta, da quando ho rimesso piede su questo schifoso pianeta. Io vado là fuori ogni giorno tentando di spedire lontano quella traditrice di mia sorella, torno e vi ritrovo che state per tagliarvi la gola a vicenda?! Pensavo avessimo un piano!-
-Ed è così, mia signora.- cercò di calmarla Octavius, -Stavamo appunto dicendo che il nostro Skip qui presente ha fallito nella sua missione. Non temere, cara, la prossima volta me ne occuperò io; la mia "armatura" è praticamente pronta.-
Amaranta fulminò l' uomo. -Mi state facendo solo perdere tempo. Non avete alcun tipo di strategia, se vogliamo raggiungere il nostro obbiettivo dovete lasciar decidere me.-
-Non prendo ordini da una ragazzina.- si oppose l' Avvoltoio, venendo immediamente aggredito: Amaranta si mosse alla velocità della luce nel sbatterlo contro il muro, tenendogli una mano alla gola.
-Sudicio, inutile e insignificante mortale, io ho più anni della vostra tanto amata Terra. Ho visto più guerre e distruzioni io di te. Ora, se vogliamo che Peter diventi la nostra macchina di distruzione personale e che Stark muoia in modo talmente doloroso da finire all' Inferno, dove c'è già un posto assicurato per lui, dovete seguire i miei ordini.- ringhiò a muso duro, i denti stretti e gli occhi iniettati di sangue. La sua forza stava facendo diventare rossa la faccia di Adrian Toomes.
-E co... cosa vuoi... fare...?- balbettò e respirò a malapena. Amaranta sghignazzò, crudele. -Dobbiamo fare a pezzi Stark Junior, non c'è altra scelta. Faremo arrivare dolore da ogni direzione della sua vita: famiglia, amore, vita privata... Tutto di lui deve appassire, poco a poco, e alla fine lo faremo diventare la bomba inesplosa che tanto ci serve. Non riuscirà a pensare più a niente, solo a cercare una via d' uscita. Saremo noi a offrirgliela. Sennò la seconda opzione: la morte.- detto ciò, mollò la presa.
Toomes tossì forte e si passò la mano sui muscoli del collo, tornando a un colore normale di pelle. -E sia, come vuoi tu. Come intendi procedere?-
-Attaccheremo quando lo riterrò più opportuno. Otto? Hai il mio permesso di entrare in scena, ma aspetterai il mio segnale. Dopo di che, toccherà al mio piccolo mostriciattolo. Come ho detto, dobbiamo procedere per gradi. Ogni direzione della sua vita...- sorrise perfida e in modo sadico, vendicativo. Alzò la mano col palmo aperto e lo mostrò ai suoi complici. Sopra vi si formò una nuvola scura, dalla quale si poteva vedere l' immagine di una gioiosa e spensierata Michelle Jones. -... distruggiamo la ragazza.- proclamò e serrò il pugno, facendola svanire in una nebbia di fumo nero.

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-Kitta♡

The Hero's SecretWhere stories live. Discover now