56°Capitolo ◘ You're My Tear

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56.You're My Tear

POV TN

Apro gli occhi, scontrandomi con la dolce luce del sole che filtra attraverso la finestra. Mi giro su un fianco e comincio a far scorrere gli occhi in tutta la stanza.
Lo scaffale mezzo vuoto, qualche mese fa pieno di libri ma ancora con delle statuette e dei mini trofei per le gare di matematica, di lingue, di danza, una di canto e varie altre. La mia scrivania, una volta inondata di oggetti, trucchi e cibo e ora vuota e spoglia.
In questa camera ci ho passato la maggior parte del tempo della mia vita, non facevo altro che studiare, giocare ai videogiochi e ballare con la musica a palla.
Quelli erano bei tempi, senza troppe preoccupazioni e senza cuori spezzati.
Mi cade l'occhio sul ragazzo dormiente nel letto vicino al mio. Una mano dietro la testa, una gamba sopra il piumone e il resto del corpo sotto. Sta ancora dormendo, deve essere stremato. Tra il Jet Lag e l'essersi svegliato presto ieri. Ieri siamo andati a letto prestissimo, eravamo completamente e infinitamente stanchi e purtroppo non sono neanche riuscita a vedere mio padre. Forse è meglio che vada a trovarlo al suo negozio oggi insieme a BamBam.
Penserà malissimo di noi due conoscendolo, ma sopporteremo. Anzi, io sopporterò visto che parlerà praticamente solo italiano e lui non capirà niente.
-Già sveglia? –chiede il ragazzo che sto fissando da qualche minuto. Lo vedo guardarmi con la coda dell'occhio per poi passarsi le mani sul viso.
-Da poco. –rispondo.
Si stiracchia e si mette seduto, avvicinandosi poi a me. Passa una mano tra i capelli scuri e la fa ricadere pesantemente sul materasso.
-Che ore sono? -
Mi guardo attorno, verso dove una volta c'era il mio orologio, e leggo l'orario.
-Woah. Le tre di pomeriggio. -
-Cosa?! –si gira pure lui e spalanca gli occhi non appena realizza.
-Viva il Jet Lag. –sospiro coprendomi il viso con un braccio e scuotendo la testa sconvolta.
Lo sento alzarsi per poi sedersi sul letto, a fianco a me. Posa una mano sul mio braccio e comincia ad accarezzarlo lentamente.
-Cosa vuoi fare oggi? -
Riapro gli occhi e comincio a fissargli il ciuffo sbarazzino.
-Pensavo di passare a salutare mio padre e intanto approfittare per mangiare qualcosa. -
-Tuo padre ha un ristorante? –sembra sorpreso.
-Aperto da poco. -
-Allora andiamoci. –sorride. –Devo assaggiare prima o poi questo famoso cibo italiano. -
Annuisco e mi alzo a sedere, per poi appoggiare la testa sulla sua spalla. –Qualcuno mi dia la forza. – BamBam si muove all'improvviso, mettendo le mani sui miei fianchi per poi alzarmi di peso e portarmi sulle spalle a sacco di patate, ignorando le  urla di mettermi giù.

Entro nel negozio con più vivacità del solito e mi guardo immediatamente attorno per cercare mio padre, trovandolo quasi subito dietro il bancone del bar a parlare con un cliente.
Bar ristorante, ha deciso di fare tutti e due.
Mi siedo al bancone senza dire niente, seguita subito dopo da BamBam e comincio a fissare mio padre intensamente, neanche accortosi della mia presenza.
Dopo qualche secondo, lo vedo voltare lo sguardo verso di me e crearsi un sorriso sulle labbra.
-TN! –fa il giro del bancone a passo veloce e mi salta addosso, abbracciandomi come mai ha fatto prima.
Lo bacio.
-Ciao Papi. –sforzo un sorriso per poi abbracciarlo di rimando.
-Ma che ci fai qui? – mi chiede scompigliando poi i capelli, già fin troppo disordinati, che mi ritrovo.
-Lunga storia, una settimana e mezzo di ferie. –gli faccio l'occhiolino, poi lui comincia a guardare dietro di me.
-Ah, è un mio amico. –mi giro assieme allo sgabello e vedo la faccia completamente confusa di BamBam. Ah già, stiamo parlando in Italiano e lui non capisce assolutamente niente. Anzi, forse ha capito solo Ciao.
-Non fa parte di quei ragazzi del gruppo di Namjoon, o sbaglio? -
Scuoto la testa e poggio una mano sulla coscia del ragazzo. –Lui è BamBam, fa parte dei GOT7. -
-Si chiama veramente BamBam? –chiede sconvolto, sussurrando nonostante non capisca niente di quello che stiamo dicendo.
-No, viene dalla Thailandia quindi Bhuwakul Kunpimook. -
Lo vedo un attimo completamente confuso, poi allunga una mano per presentarsi al ragazzo.
-Piacere BamBam, io sono NP –parla in coreano, sa dire poche cose e questa è una di quelle. BamBam sembra quasi risvegliarsi e fa un leggero inchino.
-Hai usato il diminutivo perché non sai pronunciare il suo nome, vero? –chiedo quasi divertita dalla sua reazione.
-Preferenze. Comunque. –unisce le mani e torna al bancone, davanti a noi. –Che vi posso portare, ragazzi? -
-Pizza. Margherita va benissimo, come sai fare te, una coca cola e una birra per BamBam. -
-Sono quasi le cinque di pomeriggio, lo sai vero? -
-So anche che ci siamo svegliati neanche due ore fa, quindi va bene. –rispondo.
Lo vedo scuotere la testa esasperato per poi portare l'ordine in cucina. Nel frattempo, sento lo sguardo del cliente con cui stava parlando prima addosso e mi smuovo nella sedia, un po' inquietata.
-Quel tipo è inquietante. –commento in thailandese con BamBam.
-Tranquilla, non ti farà niente. -
Mio padre ritorna dopo poco e si appoggia al bancone, tra noi due e quell'uomo.
-Quindi questa è tua figlia. –commenta il signore, rivolto a mio padre ma facendomi girare automaticamente verso di lui.
-Esatto. -
-Molto bella, ha preso da sua madre. –mi sorride e io gliene faccio uno storto, giusto per non essere scortese. –Quello è il tuo ragazzo, non è vero? –indica con il mento BamBam e scuoto la testa.
-No, no, è un mio amico. Il mio ragazzo...l'ho lasciato. -
Attiro improvvisamente l'attenzione di mio padre, che mi guarda sconvolto. –Hai avuto un ragazzo? -
-Sì, per circa un mese e mezzo...forse due? –la mia voce si abbassa immediatamente e i miei occhi cadono verso il basso, non riuscendo a sostenere il pensiero di noi due una volta ragazzo e ragazza.
-Che è successo? –insiste mio padre.
Comincio a torturarmi le mani e tenere lo sguardo basso, allarmando subito il ragazzo di fianco a me, non capendo cosa mi sia successo all'improvviso.
-Che ti hanno detto? –mi chiede.
Scuoto la testa e alzo gli occhi nuovamente verso mio padre. Grazie allo specchio posizionato dietro lo scaffale con tutti i liquori e gli alcolici imbottigliati, riesco a vedere il rossore improvviso delle mie guance.
-Non mi va di parlarne. –lo liquido velocemente e finalmente le pizze arrivano. Non essendoci gente nel ristorante per via dell'orario, hanno passato subito il nostro ordine.

╠ SUGA ╣○ Looks ○Where stories live. Discover now