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29 Maggio.

In un'altra vita, Paulo non avrebbe fatto sicuramente l'autista.

Soprattutto se chi andava a prendere non era puntuale.

Non era mai stata una persona scontrosa.

Preferiva far arrabbiare gli altri, spesso anche per cose per le quali si sarebbe dovuto arrabbiare lui.


Ma quella mattina doveva essere tutto perfetto.


Il bagaglio e i sedili di dietro della sua auto potevano, ormai, essere scambiati per un furgoncino di un fioraio.

Perché aveva detto sì a tutti i favori richiesti dai suoi amici, dagli amici di Bea, dalla sua famiglia?


Facile, per lei.

Quella mattina doveva essere tutto perfetto.


Rientra in auto con l'ennesimo mazzo di fiori – il più importante – che poggia subito sulle gambe di Simona, seduta al lato del passeggero, che era passata a prendere e che lo aveva fatto aspettare, e finalmente erano in direzione università.

Aveva accompagnato lì Bea circa un'ora prima, poi aveva cominciato con le commissioni.

Al fratello di Bea aveva lasciato la Jeep nera, alle amiche della sua ragazza la 500 chiara.

Bea gli aveva proibito di prendere la sua Maserati, benché meno il nuovo amore della sua vita, ovvero la Lamborghini gialla.

Le aveva dato anche un nome, decisione che era stata approvata solo da Marco, fratello di Bea, il quale aveva da qualche mese acquistato la sua nuova – prima – macchina da solo, e lui soltanto poteva capire questo amore.

Maya.

Bea rideva tutte le volte che lo sentiva nominarla.

"Non devi farti vedere lì, quella mattina. Sennò rubi tutte le attenzioni agli altri" gli aveva detto qualche giorno prima, convinta che una semplice auto o la sua presenza avrebbero distolto l'attenzione dalla sua bellezza, e dall'importanza di quella giornata.

Non sarebbe potuto succedere.

Semplicemente perché era uno splendore, lei, quella mattina.

Nel suo completo – per una volta – colorato, le scarpe col tacco che – come sempre – avrebbe tolto prima del previsto, il trucco leggero a colorarle le guance e le labbra – che aveva baciato poche volte quella mattina per l'ansia e la fretta, ma che avrebbe ripreso a baciare ancora nelle ore successive - e i capelli ritoccati con un po' di piastra, o insomma, quelle cose che usavano le ragazze per sistemarsi.


"Hai ritirato la corona?", gli chiede Simona, mentre finisce di truccarsi direttamente in macchina, di fronte al piccolo specchietto del lato del passeggero, perché Paulo non l'avrebbe aspettata un minuto di più.

"Si, insieme a tutto il negozio di fiori", risponde lui facendola ridere.


Quella mattina doveva essere tutto perfetto.


"Quante ore sei riuscito a dormire? Forse ti serve un po' di correttore, Campione d'Italia", continua poi lei, facendogli girare lo sguardo al momento del semaforo rosso, proprio prima di svoltare verso l'ingresso dell'Ateneo, sulla destra.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora