35 - Epilogo

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16 maggio 2022
Allianz Stadium.

Non mi sarei mai stancata della bellezza dell'atmosfera di quello stadio.

Non mi sarei mai stancata di quella meravigliosa sensazione di casa ogni qual volta ci mettessi piede.

Non mi sarei mai stancata della bellezza del tifo, delle emozioni, e dell'amore regalato dai tifosi a ogni – singolo – giocatore della squadra. In particolare, nei confronti del loro amatissimo numero 10.

E' incredibile come, a volte, nella vita le cose possano essere a un passo dallo svoltarsi in positivo, ma poi portare a distruggere tutto l'immenso, meraviglioso, imponente castello che avevi costruito, e di cui stavi ultimando le ultime parti.

Il tetto, magari, perché sei a un passo dal termine, pronto a incastrare la tua bandiera sulla parte più alta, felice del risultato.

Arrivato.

Il castello costruito era la carriera di Paulo, dalla sua prima squadra in Argentina, all'esperienza a Palermo, a quella alla Juventus, e ciò che aspettava, da quasi due anni, era chiudere quel tetto e posare con orgoglio la sua bandiera.

Probabilmente quella bandiera posata lì sopra sarebbe diventata lui stesso, bandiera di una squadra che aveva amato e che continuava ad amare con tutto se stesso ogni giorno di più che passava con quei colori addosso e in quell'ambiente.

In quei due anni aveva cercato di dimostrare quanto più possibile come un passo, al di fuori di quell'ambiente, non avrebbe voluto farlo neanche per sbaglio.

In quei due anni si era definito leale e lo era stato fino all'ultimo giorno.

In quella dannata e tanto amata squadra ci sarebbe voluto rimanere, a rappresentarne forse la parte più importante, ancora più anni, ma il destino lo aveva messo su una strada diversa. Lontana. Separata. Parallela.

Il 21 marzo 2022 aveva scombussolato e buttato giù ogni mattone innalzato – con fatica e impegno – in tutti i suoi anni del suo lavoro. Aveva come distrutto tutta la collezione delle costruzioni lego, le quali Paulo da solo e poi io con lui, avevamo messo su con cura. Aveva rovinato ogni bel ricordo legato a quella data, per una serie di motivi.

Ricordo ancora il momento in cui, nella nostra breve fuga di un giorno e mezzo a Londra, appena rientrati in hotel dal pranzo, Paulo aveva ricevuto la notizia.

Non credo potrò mai cancellare dalla mia mente – e dal mio cuore distrutto – il suo sguardo completamente perso.

Eravamo "scappati" dalla nostra routine che continuavamo ad amare, dalle persone e gli animali della nostra casa, così da goderci l'esito dell'incontro da soli, e poi condividerlo anche con gli altri.

Era una di quelle solite fughe che continuavamo a fare ogni qual volta ne avessimo la possibilità, come da promessa.

Avevo percepito, soprattutto nelle ultime settimane, che qualcosa si fosse spento, nella sua continua speranza di un esito positivo.

Ma la scintilla nei suoi occhi non era andata mai via del tutto.

Lui ci credeva ancora, in una fumata bianca.

Lui ci credeva ancora, che lo desiderassero tanto quanto lui desiderava loro, tanto quanto i tifosi desideravano solo - e soltanto - lui.

E glielo avevano dimostrato, per l'ennesima volta, proprio nel pomeriggio precedente a quella data, con una standing ovation felice per il suo rientro in campo, dopo la sua pesante assenza nelle difficili settimane precedenti.


Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora