Capitolo 45

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La Champions, lo sappiamo tutti, è la competizione più bella di tutte.

E la più stronza, anche.

E con la Juve non riesce proprio ad andare d'accordo.

Lei è sempre lì, ad un passo dal prenderla tra le mani, ma poi quella coppa scappa via, e finisce tra le mani di altri.

L'ultima volta che è successo ancora non si digerisce del tutto. Pensavo che fosse così solo per i tifosi, ma qualche volta ne avevo parlato con Paulo. Mi disse che, a volte, anche loro ne riparlano tra compagni, mordendosi i gomiti con il desiderio di tornare indietro per cambiare le cose. E proprio per questo, questa sera non se la volevano far scappare, a maggior ragione perché si trattava della stessa avversaria dell'ultima finale persa.


Vivere una serata di Champions da tifoso è già bello, ma viverla da tifoso e familiare di un giocatore è indescrivibile. Perché non vivi soltanto le tue ansie, le tue emozioni, ma anche quelle di chi deve scendere in campo, e dare il massimo.

In giornata, avevo sentito Paulo solo la mattina per il buongiorno, e poi un breve messaggio nel pomeriggio.

Avevo aspettato che la mia famiglia mi raggiungesse a Torino con Roby, dalla quale avevo dormito dopo la pasquetta per non rimanere sola a casa di Paulo. Per pranzo, lei aveva insistito tanto ad andare nel suo locale, cosa che abbiamo accettato volentieri, io soprattutto, per vincere la scommessa con mio cugino, che era convinto che mai nessun ristorante sushi sarebbe stato all'altezza del suo preferito a Milano.

Ovviamente, ho vinto io.

"Mi arrendo. Questo sushi è sensazionale!" aveva detto a fine pranzo, quando anche Roby si era unita a noi, con i suoi bimbi, appena usciti da scuola.

***

Nonostante la pioggia incessante, lo Stadium era qualcosa di indescrivibile. La musica, i colori, il verde bagnato del campo che sembrava luccicare, la tensione di chi cammina e corre su quell'erba e di chi invece è più in alto ad osservare era talmente reale che quasi si poteva toccare.

Nonostante la possibilità, mi rendevo conto di quanto poco spesso avessi frequentato questo posto. Così bello.

Osservavo, come sempre, incantata ogni singolo angolo del posto, posando poi l'attenzione sulla mia famiglia, anch'essa totalmente affascinata da ciò che li circondava.

C'eravamo tutti, a eccezione di mia madre, che all'ultimo momento non si era sentita bene e aveva deciso di rimanere a Milano, e, con i tre immancabili amici di Paulo che si erano uniti a noi sarei stata l'unica donna, se non fosse stato per la presenza di Alicia.

"Sono così felice che tu sia qui, oggi, Beatrice...sono così felice che tra voi sia tornata la serenità" mi aveva confessato Alicia poco prima dell'inizio della partita, quando eravamo nel box e gli uomini mangiavano qualcosa.

Io avevo troppa ansia e presentimenti non proprio positivi, perciò non ero riuscita a toccare niente.

"Questo mese è stato davvero difficile. L'ho visto quasi nelle condizioni in cui era stato a ottobre. Sono spesso tornata da lui perché era solo, quando invece avrebbe dovuto esserci qualcun'altra, e perché sentivo il bisogno di vederlo, e di capire cosa gli mancasse. Ora l'ho rivisto come prima. E' felice, e quello che gli mancava eri semplicemente tu" aveva concluso, facendomi tremare il cuore.

"Anche a me è mancato tanto, Alicia... davvero tanto" è l'unica cosa che riesco a dire, per poi stringerle la mano veloce e spingerla fuori dal box, perché la squadra stava per entrare in campo.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora