Capitolo 54

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Sorridenti e felici, come una Pasqua, io, Roby e altre compagne aspettiamo il rientro dei ragazzi all'aeroporto di Torino,il giorno dopo la vittoria della Coppa Italia a Roma contro il Milan.

E che vittoria, ragazzi!

Così come la partita contro l'Inter, io e le ragazze l'avevamo guardata insieme, a casa di Roberta, urlando e abbracciandoci forte ad ogni gol.

Sorrido ricordando il momento in cui tutte erano scoppiate a ridere, nel vedermi quasi strapparmi i capelli per il tiro da centrocampo di Paulo, che stava per entrare in porta.
Credo che avrei corso a piedi fino a Roma, solo per buttarmi addosso a lui, se solo ci fosse riuscito davvero.

Vederlo così felice, vederlo festeggiare in maniera folle con tutti i suoi compagni, ormai fratelli, mi faceva letteralmente impazzire, andare fuori di testa, e perdere il cuore, per le troppe emozioni.

Una volta tornata a casa di Paulo, avevo seguito la sua diretta, ridendo da sola e come una bambina nel suo letto, mentre ascoltavo la sua voce, studiavo le sue espressioni e lo vedevo abbracciare e baciare tutti.

Il tutto mi ha riempito di gioia immensa, e allo stesso tempo di angoscia.

Spero possa continuare a farlo con gli stessi colori ancora per molto.
Mi sono fatta assalire da una paura fottuta.

Non voglio finisca.
Non voglio perderlo.

Mai.

Cerco di tenere lontani questi pensieri nel momento in cui li vediamo uscire dall'aeroporto, uno dopo l'altro, con il sorriso sulle labbra dalla sera precedente, ma allo stesso tempo un viso tirato dalla stanchezza e le poche ore di sonno vissute.

Avranno anche bevuto un po', perciò ci sta anche l'aspetto post-sbornia.

Paulo è, come sempre, tra gli ultimi ad uscire, perciò saluto la maggior parte dei compagni prima di lui, in particolare Claudio, Giorgio, Andrea, Gonzalo, avvicinandomi a loro e urlando "Ciaoo cuccioli, vi voglio beene!", ricordando le parole di Gigi, urlate durante la diretta di Paulo.

Tra gli ultimi, lo vedo uscire, accompagnato ovviamente da Douglas.

A differenza degli altri, tiene la giaccia poggiata sulla maniglia della valigia, che trasporta di fianco a sé, camicia bianca fuori dai pantaloni, cappellino dell'Adidas sulla testa, occhiali da sole a nascondere gli occhi stanchi.

E' bello da far paura, e deglutisco quella poca saliva che mi è rimasta mentre mi si avvicina, sorridendomi dolce.

Apro le braccia mentre lui lascia andare la valigia, e ci abbracciamo teneramente senza dirci una parola.

Mi massaggia la schiena, per poi lasciare un bacio sulla spalla coperta da una maglietta a maniche corte bianca.

"Bentornato, Campione d'Italia" gli sussurro all'orecchio, prima di staccarmi.

Mi sorride, accarezzandomi dolcemente una guancia e lasciandomi poi un bacio sulla fronte.

Amavo questi gesti. E so che si era limitato a questo per il numero enorme di fotografi e telecamere che volevano assistere al rientro a casa dei vincitori.

Ci stacchiamo e, mentre saluta velocemente Roby vicino a me, io abbraccio Douglas, facendogli gli auguri per la nuova arrivata a casa, la sua bambina.

Avevano deciso di chiamarla Antonella.

Io e Paulo avevamo riso per ore, quando ci è stato detto.

Qualche minuto più tardi, sto aspettando Paulo in macchina, che si è fermato a salutare qualche tifoso presente in aeroporto solo per loro.

Mentre si avvicina, ne approfitto per osservarlo ancora, nascondendo gli occhi dietro gli occhiali da sole, ma il suo sorriso furbo e divertito mi fa capire che sa che lo sto fissando.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora