Capitolo 37

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Avrei dovuto avvisarvi alla fine del capitolo precedente, ma ero troppo presa dal ringraziarvi per gli infiniti commenti e messaggi, che mi è sfuggito.
Volevo dirvi di prepararvi, a questi capitoli, che saranno mooolto delicati, o forse delicati non è l'aggettivo giusto. Magari lo troverete voi. Vi ho avvisati, buona lettura :)





"No, non mangerai un'altra insalata. Stasera pizza e partita!" comincia ad urlare Simona dal bagno della sua casa a Torino, mentre raggiunge la cucina, poggiando le buste con la spesa e il regalo per il piccolo Leo, che avevamo deciso di fare insieme.

"Sei dimagrita un casino e troppo presto. Ora non torni a casa tua finché questi chili non li riprendi tutti, a costo che ti imbocchi a forza" continua lei, mentre io la seguo in silenzio.

In fondo, aveva ragione. In poco meno di un mese avevo perso qualche chilo, tra lo studio, le lezioni, il lavoro e la poca fame in generale.
A volte facevo talmente tante cose in una giornata, che dimenticavo di mangiare ed arrivavo a casa con la sola voglia di buttarmi a letto e dormire.
Ma non avevo intenzione di riprenderli, perché credo che, se mi fossi impegnata, non sarei riuscita a perderli così facilmente.

"Credi che piacerà il regalo a Leo?" le chiedo, ignorando le sue parole e aiutandola nel sistemare la spesa, fatta insieme poco prima.

Una volta arrivata alla stazione di Torino, insieme io e Simona avevamo cominciato a girare vari negozi di giocattoli per trovare il regalo giusto.

Ma cosa compravi ad un bambino che a sei anni era già più ricco di te e aveva qualsiasi tipo di giocattolo possibile? E soprattutto, come potevi competere con i regali degli altri, miliardari come suo padre?


Non avresti di questi problemi, se solo non avessi lasciato Paulo... mi sento ripetere da troppe volte in queste ore nella mia testa, che però continuo tranquillamente ad ignorare.

"Spero di si, dai. Non è né troppo tecnologico, e sai che Roby odia le cose elettroniche, né troppo antico. Sono costruzioni lego, piacciono a tutti, anche a Paul.." si blocca a metà nome, rendendosi conto della grande gaffe, e poi si mette una mano davanti alla bocca.

Faccio una piccola risata, rendendomi conto che le è venuto davvero spontaneo, ed era la prima volta che ci vedevamo dopo la mia rottura con Paulo.
Non era abituata a non poterlo nominare più.

"Dio, scusa, sono una stupida" mi dice subito, mentre già la mia mente vaga a quella determinata zona della sua casa in cui, come un bambino che conserva le sue cose nella sua cameretta, lui aveva i suoi "piccoli gioiellini", come li chiamava lui, tutti in ordine su una mensola del mobile bianco del salotto.

"Tranquilla... e poi hai ragione!" le dico subito, facendola tranquillizzare e facendole scappare una piccola risata di sollievo.


"Quindi, sai cosa si sono detti lui e Alessia, a Firenze?" mi chiede, mentre ci sediamo a tavola a mangiare la pizza calda che avevamo ordinato e che era appena arrivata a casa, e accendiamo la tv per vedere il posticipo della domenica: Juventus – Udinese.

Dopo questa partita, e soprattutto se avessero fatto un buon risultato, la squadra avrebbe sicuramente avuto una giornata di riposo, per questo Claudio e Roberta ne avevano approfittato per fare una mega festa di compleanno per il loro bambino, nel giardino della loro casa, con gonfiabili e palloni da calcio.
Ci sarebbero stati anche i figli di vari compagni di squadra, almeno i più stretti, e sicuramente non sarebbe potuto mancare Paulo, che adorava i bimbi di Claudio tanto quanto loro adoravano lui. Ma a questo non ci volevo ancora pensare.

"Ha chiesto di me. Come stessi, cosa facessi, se vedevo qualcuno, se mangio", le elenco, addentando il primo pezzo di pizza e alzando il volume della tv.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora