Capitolo 55

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Il suono incessante del campanello di casa di Paulo mi fa alzare di scatto dal letto.

Chi osa suonare in piena notte?

Controllo la sveglia dal suo lato del letto e leggo l'orario: 3:15.

Paulo non è ancora rientrato e io, che volevo aspettarlo sveglia, sono crollata appena messa a letto.

Mi alzo di fretta, cercando di mettere fine a quel suono fastidioso, controllo dallo spioncino di chi si tratti e sorrido, notando Nahuel e Federico, con Paulo poco più dietro di loro.

Apro la porta, fingendomi arrabbiata.

"Scusa scusa scusa! Non siamo riusciti a fermarlo in tempo una volta fuori dall'ascensore, non volevamo svegliarti così" comincia Nahuel, unendo le mani in segno di preghiera.

Sorrido, scuotendo la testa per poi affacciarmi ad osservare Paulo.
E' appoggiato al muro con la schiena e la testa, ha gli occhi chiusi, ma un sorriso stampato sulle labbra.

Scoppio a ridere.

E' completamente ubriaco.

"Siamo andati a prenderlo a Vinovo perché ci ha chiamato prima di partire da Roma, dicendo che si sarebbe ubriacato e non avrebbe potuto guidare", mi informa Federico, facendomi ridere ancora.

Sentendomi, lui apre gli occhi, spostando lo sguardo su di me.

"Hola amor mio!" esclama urlando sul pianerottolo e venendomi incontro veloce.

Mi abbraccia, facendomi perdere il contatto con il pavimento per qualche secondo e facendomi girare un paio di volte... e rischiando anche di farci cadere entrambi, per il poco equilibrio che ha.

Mi stampa un bacio sonoro sulle labbra, poi prende a guardarmi l'abbigliamento.

Sì, indossavo la maglia della Juve, di Claudio, tra l'altro, il che fa ridere i suoi amici.
Ma non avevo ancora mai indossato una maglia di Paulo, né sapevo dove le tenesse nascoste in casa, perciò avevo optato per l'unica maglia della Juve che avevo, della stagione precedente e falsa, tra le altre cose.

Quella originale, che mi aveva regalato Claudio stesso la prima volta che io e Simona lo abbiamo incontrato, era a casa mia, incorniciata in una teca di vetro così da non poter essere toccata da nessuno.

Aggrotta la fronte, osservando il numero sulle spalle. Io mi mordo il labbro per trattenere una risata.

"Esto lo ritengo un tradimento" biascica, per poi voltarsi a raggiungere la camera da letto.

"Ce la fai, o vuoi una mano per metterlo a letto?" mi chiede poi Nahuel, fermo all'ingresso.

"No no, ce la faccio. Voi se volete potete rimanere, così non arrivate a casa ancora più tardi" dico, sincera.

Paulo amava avere i suoi migliori amici a casa sua. Avrebbe adorato trovarli a casa la mattina dopo la vittoria dello scudetto.

"Bueno, se ci sei tu andiamo a casa tranquilli... e poi ce lo ha vietato, perché ha detto che deve fare algunas cosas con te" dice Fede, un sorriso divertito a disegnargli il volto chiaro.

"Cazzo, allora è proprio ubriaco" ammetto ridendo e accompagnandoli alla porta.

Ci abbracciamo velocemente, battendoci il cinque per la serata meravigliosa che avevamo vissuto con la Juve che entrava nel mito, promettendoci di festeggiare insieme il prima possibile.

Io, quella sera, ero stata con Roberta e le altre compagne e insieme avevamo visto e festeggiato davanti alla tv. Anche noi avevamo bevuto un po', ma senza esagerare, dato che sarei dovuta rientrare da sola in auto a casa di Paulo, che mi aveva affidato la sua Jeep.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora