Capitolo 23

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"Non andrà sempre tutto bene.. Ci saranno giorni in cui parlerà a malapena, altri in cui non vorrà vedere nessuno e ce l'avrà con tutti. Te lo dico per prepararti e per dirti che devi sapere che non sarà colpa tua, né sua, ma questo periodo in uno stop arriva sempre."

Queste, le parole che mi risuonano in mente, pronunciate da Roby al telefono, pochi giorni dopo essere andata di nuovo via da Torino.

Ma non aveva contato che, con la distanza, questi giorni sarebbero arrivati prima e sarebbero stati peggiori di quel che aveva descritto.

Perché l'essere nervosi, ma poi vedersi e stare insieme a casa era un conto; essere nervosi e, allo stesso tempo, essere lontani centinaia di chilometri rendeva tutto ancora più difficile.

Paulo sembrava bipolare ormai, alternava momenti in cui aveva un bisogno costante di sentirmi, di parlarmi della sua giornata, di dirmi che gli mancavo, ad altri in cui a malapena mi scriveva un buongiorno o si degnava di chiamarmi.

Io, del canto mio, lasciavo scivolare tutto, ripetendomi in testa che era l'infortunio a fargli questo, a farlo esagerare a volte con le parole e a renderlo freddo e distante, e non potevo permettermi distrazioni in sessione invernale.

Stavo studiando più materie insieme, pur di tornare da lui appena possibile.

La prima occasione sarebbe stata il compleanno di Claudio, festa alla quale tutti tenevano ci fossi anch'io, perché per la prima volta Claudio aveva voglia di festeggiarlo con i compagni, facendo una cosa più in grande, anche se il pensiero che il tutto fosse organizzato da Roby come scusa buona per farmi tornare da Paulo continuava a balenarmi per la testa.

Dubbi o no, dopo una massacrante settimana in cui avevo sostenuto ben tre esami, mi ritrovavo in viaggio verso Torino, proprio per il 19 gennaio, e senza dire niente a nessuno.

Dopo quella settimana, potevo concedermi qualche giorno di pausa, per poi tornare a concentrarmi sugli altri esami di febbraio.

Per il nuovo anno, mi ero imposta di sostenere tutti gli esami per non risultare fuori corso, affrontare il terzo anno non saltando un appello e laurearmi il prima possibile, guardando già avanti, in un futuro che mi vedeva a Torino, per la specialistica e poi una sistemazione definitiva.

Non sapevo se questo futuro includeva anche Paulo, ma Torino è sempre stato il mio sogno, e di certo, se le cose tra noi dovessero continuare, la prima cosa da fare è annullare la distanza.


<<Cosa mi risponderesti se ti dicessi che alle 18:00 arrivo in stazione a Torino e ho bisogno di un passaggio a casa tua, prima della festa di Claudio?>> annuncio al telefono a Simona, beatamente comoda al mio posto in treno e pronta ad allontanare il cellulare dall'orecchio per le sue urla.

<<Dico che mi troverai lì, pronta ad abbracciarti fino a farti smettere di respirare!>> è la sua risposta, che mi fa sorridere.

<<Ma quando lo hai deciso? Hai risolto con Paulo, quindi?>> mi chiede poi.

Sapeva tutto di quello che stava accadendo tra noi, e si riferiva all'ultima, banale lite per messaggi avuta qualche sera prima, dopo averlo avvisato che sarei uscita per una pizza tra colleghi.

Non so se si trattasse di gelosia, o di semplice fastidio nel sapermi lontana e sola in giro senza di lui, ma pretendere di andare da lui anche e solo in quelle poche sere libere che mi concedevo dallo studio per uscire un po' mi sembrava troppo.

Da quando lo avevo conosciuto, avevo completamente trascurato i miei amici dell'università, fino alle mie stesse coinquiline, perché tutte le volte che potevo permettermelo il primo pensiero era tornare a Torino.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora