Mas que nunca - Capitolo 1

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Avete presente quando si aspetta che si avveri il desiderio più grande di tutti?

Quella cosa che si sogna da anni e che, finalmente, si vive, dopo tanto tempo?

Ecco, era esattamente quello che stavo vivendo.

Dopo anni, stavo andando incontro all'avverarsi di un sogno.

O, per lo meno, ci stavo provando il più possibile.

Questo era quello che pensavo, comodamente seduta nel mio posto in treno diretto a Torino, soddisfatta dell'esame appena superato, ma subito pronta ad intraprendere lo studio per un altro, questa volta più impegnativo e pesante, ma, per quello che mi aspettava di vivere, addirittura non vedevo l'ora di ricominciare a studiare.

Siamo fermi ormai da una decina di minuti alla fermata di Bologna, non capendo perché dai finestrini del mio Freccia Rossa vedo così tanta gente guardarsi intorno in cerca di qualcosa o qualcuno.

O forse si.

Poveri illusi.

La Juventus ha terminato la trasferta a Bologna già da qualche ora, con una bella vittoria, io ho guardato la partita dal mio computer e con le cuffie, cercando di non agitarmi troppo e di non sembrare una pazza di fronte a un semplice schermo.

Ora dovrebbe essere già a metà strada, su un altro treno, e sicuramente non in semplici vagoni con altra gente che non sia staff tecnico e altri membri della società.

Assorta nella lettura del nuovo capitolo di fronte a me, non mi accorgo che, pian piano, il mio vagone, rimasto vuoto dopo l'ultima fermata, si sta nuovamente riempiendo.

Salgono tutti qui ora? mi chiedo, sperando di non dover avere a che fare con bimbi fastidiosi ed euforici, mentre io, per quel poco di viaggio che manca al mio arrivo, cerco di studiare.

L'entrata di più capotreni e camerieri attira la mia attenzione, insieme agli sguardi di tutti oltre il mio finestrino che si puntano su di me, o almeno, sul mio vagone e sulla gente che sta entrando e prendendo posto.

Cosa sta succedendo?

"Signorina, mi scusi. Per un leggero ritardo, i nuovi ospiti hanno perso il treno precedente a questo. In quest'ultima tratta il suo vagone sarebbe rimasto vuoto, per questo si sistemeranno qui. Ci perdoni per il disagio, o se cambierà posto per sostituirlo con un altro, potrebbero esserci dei cambiamenti e più gente del dovuto", mi informa una gentile signora in divisa.

"Si figuri, non c'è problema.. Ma chi sta salendo? La regina d'Inghilterra?", scherzo, indicando l'euforia di chi è lì fuori a guardare.

La signora sorride divertita e compiaciuta.

"Come, non ha capito? Ci sarà la squadra che ha giocato oggi in trasferta! - mi informa con un tono meno pacato del dovuto - E, sì, sono emozionata anch'io!" aggiunge, guardando la mia bocca aprirsi e per poco non toccare terra.

"S-sta dicendo davvero?"

E nemmeno termino la frase, che un trambusto di ragazzi interrompe la nostra conversazione.

Ci sono quasi tutti. Ridono e scherzano tra loro, contenti del risultato ottenuto, e probabilmente sollevati di poter ripartire, per tornare a casa.

Non credo ai miei occhi, sono davvero qui, davanti a me, addirittura alcuni a prendere posto di fianco e di fronte a me.

Ma come si reagisce in questi casi? Di fronte a una così grande botta di culo?

Ho sempre sognato e immaginato incontri del genere, ma, ora, ho quasi ogni arto bloccato, e probabilmente anche il cervello. Non riesco a parlare, né a sorridere, e, da buona deficiente e timida quale sono, abbasso la testa ponendo tutta la mia attenzione al libro davanti a me, del quale non riuscirò, probabilmente, nemmeno più a capirne il titolo.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora