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Da quando vivevo con Paulo, trovavo sempre un po' triste, risvegliarmi nel suo enorme letto matrimoniale senza lui affianco.

Amavo osservarlo dormire, il viso totalmente rilassato, inconsapevole del mio sguardo su di lui, il che mi permetteva di mantenerlo a lungo, senza doverlo sviare, come sempre, dopo un po', per timidezza dei suoi occhi su di me.

I suoi lineamenti erano come incisi sulla perfezione, un ritratto, disegnato dal miglior artista del mondo.

Ero convinta che mai nessun ritratto, però, gli avrebbe mai reso giustizia.

Di solito, i ritratti rendono più belli.

I suoi, invece, non riuscivano mai a riportarlo così bello, come fosse realmente.

Perché in pochi davvero, avevano la possibilità di osservarlo così da vicino.

Per poter notare le punte dei capelli che gli ricadevano sulla fronte di un colore un po' più chiaro, rispetto al resto della chioma scura e morbida.

Così come non era da tutti, osservare quanto spesso il colore dei suoi occhi cambiasse, in base alla luce, o agli ormoni, o alla situazione.

Perché tendevano a scurirsi, quando era agitato, ancor di più quando fosse arrabbiato.

Li amavo, in quel frangente, più che in qualsiasi altro momento.

Amavo, e invidiavo anche, le sue sopracciglia scure e folte, che quasi gli cambiavano la forma del viso quando decideva di sistemarsele, anche se non sopportava il contatto con la pinzetta.

Mi divertivo un sacco quando, mentre gliele facevo, dovevo spesso asciugare qualche lacrima che gli veniva fuori, per il fastidio che provava, più che per il dolore quasi impercettibile.

Il neo sulla guancia sinistra era il mio particolare preferito, che lui, invece, non amava particolarmente.

Lo rendeva ancora più bello, per me.

E amavo, il suo sguardo intimidito, quelle poche volte che gli capitava, per i miei occhi fissi sul suo viso angelico.

Lo avrei amato in ogni frangente, anche quando, in realtà, meritava soltanto tanti schiaffi.

Come nell'ultimo periodo.

Settembre stava terminando, la stagione era cominciata da oltre un mese, e non aveva visto una singola volta un gol con la solita esultanza della maschera del gladiatore, né tanto meno una partita in cui Paulo fosse in campo dal primo minuto.

Tutto, letteralmente tutto, era completamente surclassato dall'imponente figura dell'ultimo arrivato.

Cristiano Ronaldo.

Paulo non ne soffriva la presenza.

Non era quello il suo problema.

Lo era più la montagna di cavolate che venivano scritte su di lui, e su eventuali problemi creati dalle menti contorte dei giornalisti alla ricerca di scoop e sempre pronti a puntare il dito contro qualcuno.

In quel momento, a detta loro, Paulo Dybala soffriva anche fisicamente la presenza del giocatore più forte del mondo, che gli aveva rubato il posto, e anche l'amore dei suoi tifosi.

Quando era palese, e non servirebbe nemmeno parlarne, dell'amore immenso, unico, e intenso, particolarmente riservato al numero dieci, da parte dei tifosi della Juventus.

Era diverso.

Difficile da spiegare.

Ed ogni giorno più grande.

Más que nunca - Paulo DybalaWhere stories live. Discover now