Capitolo 29

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<<Buongiorno, niñita>>, annuncia Paulo euforico non appena appare sullo schermo del mio cellulare. Metto le cuffie, in modo da coprire il frastuono dell'aeroporto, dove io e Nahuel stiamo aspettando l'arrivo di mio fratello Marco e il suo amico Luca.

Paulo non poteva accompagnarmi a prenderli, così come non aveva potuto farlo con me, per via del ritiro, così si era preoccupato di mandare uno dei suoi più cari amici, che avevo conosciuto in qualche occasione precedente, sempre a Torino.

Mi limito a osservarlo, sorridente, i denti perfettamente dritti e bianchi come il latte, i capelli spettinati, le lievi borse sotto gli occhi stanchi di quando è appena sveglio.

E' bello come il sole che gli illumina il viso in questo momento, proveniente dalla finestra della sua camera che divide con Gonzalo in ritiro.

<<Il gatto ti ha rubato la lingua?>> chiede poi, divertito di fronte al mio silenzio, prima di salutare Nahuel, che mi affianca non appena lo vede, rubandomi una cuffia per sentire la sua voce.

<<Si, mangiato, magari. Ti stavo guardando, oggi sei particolarmente affascinante, con quelle belle borse sotto gli occhi. Cos'è, tu e il tuo compagno di stanza fate le ore piccole?>> chiedo per uscire dall'imbarazzo.

Lui e Nahuel scoppiano a ridere, mentre sentiamo urlare qualcosa a Gonzalo in lontananza.

<<Non è colpa mia se ho un compagno di stanza che russa come un treno in corsa e devo buttargli ciabatte e cuscini addosso per fermarlo>> dice poi, facendo ridere ancora di più me e il suo amico.

Gonzalo lo raggiunge vicino al letto, sul quale Paulo è ancora beatamente sdraiato, e i due si scambiano qualche parola non molto carina in spagnolo, che non capisco perfettamente, ma che fa ridere tantissimo Nahuel, che si allontana da me solo per rispondere al suo cellulare.

<<Com'è andato il viaggio? Nahuel era già lì, o hai dovuto aspettare sola?>> comincia a chiedere velocemente, una volta soli entrambi.

<<Una cosa alla volta, mamma - mi guarda male, ma con un sorriso divertito - In aereo eravamo pochissimi, è stato molto tranquillo, perciò grazie, riccone! E Nahuel era già qui quando sono arrivata, perciò non ha potuto rapirmi nessun uomo nero>> lo avviso.

<<Oggi sei in vena di ironia?>> chiede, incarnando un sopracciglio.

<<Oggi sono felice>> gli rispondo, senza riuscire a trattenere un sorriso.

<<Lo vedo, niña. E non vedo l'ora di vedervi tutti>> afferma, felice anche lui.

<<Ti vedremo in campo, hermano?>> chiede Nahuel, che è tornato al mio fianco, in un italiano non perfetto.

<<Forse sì, verso la fine>> risponde, mentre prende a fissarmi.

<<Davvero?>> chiedo, euforica come il suo buongiorno di qualche minuto prima.

<<Davvero - ripete sorridendo - ora devo andare, dobbiamo raggiungere lo stadio subito dopo colazione. Devo prepararmi il giubbotto anti proiettile, per tuo fratello?>> chiede poi, mentre si alza dal letto con agilità e raggiunge il bagno.

Io sarei già svenuta per un calo di pressione, finendo stesa a terra come un sacco di patate.

<<Mi piacerebbe... invece ti venererà come un divinità greca, insieme al suo cazzo di migliore amico>> ammicco, alzando gli occhi al cielo e immaginando già cosa mi aspetta.

<<Bene. Nahuel ora vattene, che devo salutare per bene la mia ragazza!>> ordina poi, facendo allontanare subito l'amico, mentre alza le mani e scuote la testa divertito.

Más que nunca - Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora