Cicatrici.

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Era tutto così strano, avere persone che porgevano il cibo a mia madre, proprio come nei ristoranti, le chiedevano se aveva bisogno di altro, tutto troppo strano per noi.
Noi che veniamo da una periferia di Roma e dove mia madre si spacca in due solo per mettere il cibo a tavola la sera.
Qui era tutto diverso, partendo dal cibo, qualsiasi cosa lo era, eppure non sapevo ancora distinguere se era una cosa bella o no.

La cena era stata squisita, Marlene aveva ricordato quanto io amassi la pasta fredda col tonno per questo quella sera aveva chiesto quella cena li, mi aveva anche detto che io ero la figlia femmina che lei non aveva mai avuto e mia madre non ne risentiva per niente di ciò, anzi, ne era felice e anche troppo.

Al tavolo non avevo parlato molto, ogni tanto alzavo lo sguardo e mi ritrovavo Gabriel fissarmi o meglio cercare di mettermi in quel modo in imbarazzo come aveva sempre fatto anche l'ultima volta a Roma, però era davvero cambiato, non era per niente vero che era brutto come avevo detto a Carlotta, qui nessuno di questa famiglia era brutto, che poi nessuno è brutto in realtà, ma Gabriel aveva quella bellezza Spagnola tutta sua.

Marcus mi aveva rivolto più o meno la parola 3/4 volte e mi aveva chiesto che scuola frequentassi, cosa volevo fare dopo il diploma, solite cose mentre cercava di mettermi a mio agio avanti ai nostri genitori, sembrava il più maturo, evidentemente anche perché aveva 22 anni.

Dopo la cena siamo stati in giardino a bere qualcosa e poi tutti nei rispettivi letti, anche perché il giorno dopo sarebbe iniziata la mia prima estate a Madrid.

Spesso di notte mi capitava di alzarmi dal mio letto e andare in camera di mia madre, restavo a guardarla e poi quando lei si accorgeva che ero lì mi mostrava la sua mano che mi accennava di potermi mettere al suo fianco.
Era così da più dall'incendio avvenuto a scuola, spesso la notte non riuscivo a dormire e finivo per andare a dormire con lei.

Sospirai appena togliendo il lenzuolo dal corpo e cercai di dormire dopo aver posato il cellulare, erano le 02:43 di notte, tutti dormivano e l'unica sveglia ero io in quell'enorme casa.
Persi il conto di quante volte mi voltai e rivoltai tra quelle lenzuola, e non perché il letto non fosse comodo anzi, le lenzuola odoravano di vaniglia e erano fresche.

Chiusi gli occhi mentre immagina la scena a scuola.

#FLASHBACK#
« Thomas smettila con questi scherzi, va a finire che ti sospendono. »
« Ma che vuoi che sia? Ti pare che.. »
Nemmeno finì la frase, il banco iniziò a prendere fuoco quando l'accendino cadde dalle sue mani.
« oh cazzo Nicole! »
« Te l'avevo detto! »
Gli urlai contro guardandomi attorno.
Erano tutti in palestra e gli unici due che eravamo tornati in classe per l'interrogazione eravamo noi, mentre aspettavamo la prof arrivasse. Thomas è sempre stato quel casinista della classe, come adesso, aveva un accendino tra le mani e stava cercando di accendere il banco per uno scherzo alla prof.
Troppo tardi, le fiamme iniziarono ad aumentare e quando cercammo in tutti i modi di aprire la porta della classe che si bloccò le fiamme arrivarono a noi.
« Chiama aiuto!! »
Urlai contro Thomas;
« Non ti lascio sola, non posso! »
« Thomas muoviti! »
Ma nemmeno lui ci riuscì, le fiamme aumentavano e nel momento in cui sentimmo i pugni di qualcuno al lato di fuori il fumo arrivava ai nostri polmoni cercando in tutti i modi di respirare.
Le urla di Thomas arrivarono alle mie orecchie, mentre cercava di allontanare le fiamme dai nostri corpi, mentre il suo braccio era ormai ustionato da una delle fiamme.
« Il tuo cellulare dov'è? » mi chiese
« Nello zaino.. » mormorai
Smettendo di parlare quando un ennesima fiamma prese diritto alla mia schiena al lato destro e urlai così tanto che quando uno dei bidelli sfondò la porta sii io che Thomas perdemmo i sensi.
#FLASHBACKEND#

Mi alzai subito dal letto aprendo del tutto gli occhi e toccai subito con le dita il mio fianco detto e leggermente la schiena alzandomi la maglia guardandomi dallo specchio che c'era in camera: Dovevo solo accettare questa cicatrice.
Era così che mi ripeteva la psicologa della scuola dopo che fummo entrambi rimessi dall'ospedale e assegnati ad una della scuola.

Sbuffai appena sistemandomi la maglia nera con la scritta gialla Nirvana che indossavo soltanto abbastanza lunga e sospirai appena uscendo dalla camera guardandomi attorno.
C'era un silenzio enorme e infatti riuscii a scendere piano le scale andando in cucina.. aprii piano il frigo prendendo dell'acqua che mi vedrai in un bicchiere di carta che era appoggiato nell'apposito contenitore e appoggiai la schiena al frigo una volta chiuso quest'ultimo.

Ingoiai del tutto l'acqua e strinsi tra le dita il bicchiere non troppo forte per non romperlo e girai la testa alla finestra sentendo un rumore di acqua.
Mi avvicinai a quest'ultima notando qualcuno in piscina, deglutì appena avvicinandomi alla porta scorrevole di vetro e siccome era aperta uscii poggiando i piedi nell'erba sintetica che c'era.

Stava nuotando quindi non riuscii a capire chi fosse, lo feci soltanto quando risalii e scuotendo la testa per sistemarsi i capelli voltò la testa verso l'entrata dove c'erano le porte di vetro scorrevoli.

Solo un'estate. Where stories live. Discover now