Non ricordo.

649 12 1
                                    

E qui entrava in gioco la mia idea dell'amore.
Completamente confusa e infantile, rubata alle favole, ai film e ai libri.
Con qualcuno che si innamorava di te e ti proteggeva dalla pioggia e dai tuoni, con dolcezza, rispetto e musica, circon-
dandoti le spalle con il braccio. Per sempre.
Qualcuno che diventava il tuo eroe, qualcuno con cui non sentirti mai più sola, che fosse capace di alleggerire la tua tristezza quando diventava troppo pesante, qualcuno con cui ridere, con cui combattere, qualcuno per cui valeva la pena
stare al mondo.
Ma intorno a me non avevo mai visto una cosa del genere, né in casa né fuori.
E io stessa, ogni volta che mi piaceva qualcuno, avevo sofferto moltissimo, ma vi dico: non mi ero mai innamorata, fino a quest'estate.
Troppo, credo.
In maniera sproporzionata, assurda, patetica.
Perché avevo imparato che l'amore era una merce di scambio.
E se qualcuno era disposto a darmi un po' di attenzione, allora io ero disposta a dargli il mio cuore.
Così finiva che se un ragazzo manifestava interesse per me, me lo facevo piacere anche se non era esattamente il mio tipo. E quando mi lasciava (perché un giorno mi lasciava) la vivevo come una vera tragedia.
Una tragedia assoluta.
Fosse stata una storia di tre giorni o tre mesi non importava.
Era il perdere quel poco di attenzione e di affetto conquistati a rendermi impossibile respirare.
Era tornare a essere invisibile dopo che qualcuno aveva per un attimo puntato il riflettore su di me, facendomi sentire importante, desiderata, speciale. Amata.
Era essere gettate di nuovo giù nella botola buia, sapendo che nessuno sarebbe venuto a salvarmi.
Dario diceva che mi comportavo come i cani salvati da un canile: con una dedizione assoluta nei confronti del mio salvatore che, se fosse stato per me, probabilmente non avrei mai scelto. E forse era vero, ma sarei stata disposta a qualunque cosa pur di non essere abbandonata di nuovo.

Poggiai subito le dita sugli occhi sentendo un forte mal di testa e la voglia di vomitare, alzai appena lo sguardo e notai che ero nel mio letto..
cazzo, non ricordo un bel niente del giorno prima, ricordo di aver ballato tutta la sera, di essere uscita al bacio di.. Gabriel e Layla..
Di essere tornata dentro e di aver conversato con Bryan ma non sapevo com'era finita la serata.

Poggiai la mano sullo stomaco poggiando i piedi nudi sul pavimento e feci una smorfia di disgusto sentendo un leggero conato di vomito girando lo sguardo notando che avevo una maglia che non era la mia.. allungai le dita a prendere un lembo della maglia bianca che indossavo e l'annusai appena.. qual profumo potevo riconoscerlo tra mille, Gabriel.
Chiusi leggermente gli occhi e spostai lo sguardo al mio cellulare, l'afferrai sbloccandolo e notai l'ora 9;10, era prestissimo.. guardai il messaggio di Matilde;

" Mi dispiace se ieri sera ti ho lasciata da sola con Bryan, non pensavo.. scusami, ci vediamo dopo, passo da te. E ringrazia Gabriel per averti portata via, davvero. "

Nemmeno risposi mi alzai subito dal letto e uscii dalla camera legandomi i capelli in una coda lasciando penzolare i ciuffetti ai lati, arrivai avanti alla porta della sua camera e bussai più volte, sentii ridere da giù e scesi velocemente le scale arrivando in cucina..
erano già tutti svegli, spostai lo sguardo alla voce di mia madre;

« Buongiorno.. stamattina mattiniera? Ti sei divertita ieri con Matilde? Mi fa piacere che ti stai trovando bene.. e soprattutto che ti sei ricreduta su questo ragazzone! »

Mormorò sorridendo accarezzando la spalla di Gabriel che lui sorride leggermente mentre Marlene e Marcus sorrisero semplicemente e Michael era con un giornale tra le mani.
Non capii, ma nemmeno risposi, annuì semplicemente avvicinandomi alla tavola e sfiorai piano la schiena con le dita a Gabriel guardando gli altri distratti e abbassai lo sguardo a lui.

« Che cazzo vuol dire? »
« Controlla il tuo telefono no? »

Alzai un sopracciglio sedendomi a tavola e afferrai il cellulare prendendo subito la tazza che mia madre mi porse con del succo e la portai alle labbra bevendone un sorso abbassando gli occhi al mio cellulare sbloccato, cercai là chat di mia madre:

" Mamma, tutto bene sono con i ragazzi, e mi sto diventando un sacco con Matilde, ah! Avevi ragione, Gabriel è davvero carino e un bravo ragazzo. "

Lo guardai subito e guardai il suo sorriso..
Scossi la testa sospirando appena e abbassai lo sguardo nel piatto leggermente pieno di frutta e iniziai a mangiare l'albicocca tagliata con dello zucchero sopra.
Non alzai lo sguardo per tutto il tempo, spesso gli altri mi facevano domande ma ero davvero persa nei miei pensieri cercando in tutti i modi di ricordarmi la sera prima.

Mezz'ora dopo tutti stavano facendo le loro cose e io rimasi da sola seduta a tavola mentre girai lo sguardo guardando Gabriel ritornare in cucina perché aveva dimenticato il cellulare sul tavolo.
Ma prima che potesse andare afferrai subito il suo braccio guardandolo negli occhi.

« Fermati.. » sussurrai
« Che che Nicole? »
« Mi dici cosa è successo ieri? »
« Bryan ti ha drogata. »
« Cosa? »
« Sembravi divertita, che c'è? »

Lo guardai per qualche istante e deglutì appena annuendo girando lo sguardo lasciandoli il braccio e lo sentii ancora parlare.

« E comunque.. è stato un piacere sapere che so scopare benissimo, detto da te.. »
« Cosa? »

Lo guardai soffiare una risata e uscire in giardino, mi alzai subito da tavola seguendolo fino al giardino e pronunciai il suo nome più volte mentre lo guardai entrare nella cabina fuori al giardino mentre posava delle cose.

« Gabriel! Sto parlando con te!! »
« Cosa ce?? »
« Voglio sapere cosa cazzo ho detto ieri. »

Lo guardai alzare leggermente la testa verso di me, le sue mani arrivarono ai miei fianchi e mi spinse contro alla cabina chiudendo la porta.
Sussultai appena guardandolo e guardai il suo sorriso.

« Da dove inizio..? Uso la lingua meglio con te che con Layla.. scopo benissimo.. sono bellissimo.. divertente.. ah aspetta.. mi hai fatto una richiesta.. »

Sentii leggermente il calore alle guancia e lo guardai cercando di capire mentre le sue dita accarezzarono il mio fianco destro.

« Mi hai chiesto di amarti.. »

Solo un'estate. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora