Rabbia

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Che l'aveva odiata perché non sapeva nemmeno cosa fosse. lui, l'amore, e poi aveva odiato se stesso per lo stesso identico motivo.
Che lei gli faceva bene in un modo che faceva quasi male, perché ogni fiore dentro di lui mordeva e aveva spine proprio come quella rosa che stringevano tra le dita.
Avrebbe potuto dirle tante cose, tutte insieme li, contro il suo orecchio.
Avrebbe potuto sussurrarle: «Ti amo fino alle ossa».
Invece, stringendo le dita tra i suoi capelli, scelse di dirle..
«Tu sei... il mio fabbricante di lacrime».
E Nica, così dolce, piccola e fragile, sorrise. Sorrise con le lacrime e con le labbra.
Perché era come se le stesse dicendo...
Sei il motivo per cui posso piangere, e la ragione per cui sono
felice.
Sei il motivo per cui la mia anima è piena e sente, sente tutto ciò che può sentire.
Sei il motivo per cui sopporto qualsiasi dolore, perché vale la pena infilarsi nella notte per vedere le stelle.
Sei tutto questo per me, e più di quanto saprei dire.
Più di quanto chiunque potrebbe mai capire.

Sorrisi pensando all'ultima pagina che avevo letto del fabbricante di lacrime e girai leggermente la testa verso Bryan.
Un secondo pensavo una cosa e l'altro secondo un'altra, un secondo prima avevo voglia di tutto un secondo dopo di niente, un'altro avevo fame l'altro avevo il voltastomaco.

« Stai bene? »
« Sto benissimo.. »

Sorrisi guardandolo forse con gli occhi socchiusi.
Erano le 14:35 del pomeriggio ed io ero uscita verso le 11:00.
Credo sia stata una delle mie più brillanti idee, stavo così bene, quasi da non pensare a niente.

« Fa caldissimo qui dentro.. »

Sussurrai togliendo il maglione e senza nemmeno fregarmene mi tolsi il maglione lasciandolo cadere a terra, e guardai Bryan.

« Ha da bere? »

Lui annuì mentre le strinsi la mano dietro la mia schiena ancora seduta sulle sue gambe.

« Ho.. della vodka di ieri sera.. »

Annui subito sorridendo e lo guardai allungare la mano al pavimento e prendere la bottiglia di vetro, aprirla e l'afferrai subito bevendone un bel po come se avessi sete, come se avessi bisogno d'acqua.

« Hey.. fai piano.. » sorrise

Lo guardai sorridendo e mi alzai tenendomi subito alla scrivania e lo sentii ridere, feci la stessa cosa camminando fino alle scale e riuscii a salire i primi due gradini.
Allungai la mano alla mia fronte e notai che ero sudata, girai subito la testa e una volta salito l'ultimo gradino guardai il letto sfatto e Bryan dietro di me.

Chiusi gli occhi stendendomi sul letto senza nemmeno farmi un problema e allungai la mano al mio pantaloncino sbottonandolo appena.

« Nicole.. Gabriel Guevara mi ammazza.. »
« Chi..? »

Soffiai una leggera risata guardandolo salire con le ginocchia sul letto e allungai piano la mano ai suoi pantaloni tirandolo a me dai passati della cintura e feci in modo che cadesse su di me.

« Io.. non conosco nessun Guevara.. »

Sussurrai al suo orecchio quando il suo petto nudo toccò il mio in intimo.

Non ci furono giri di parole, anzi.. giusto 3 minuti dopo eravamo in intimo entrambi sotto le coperte mentre i suoi baci toccavano il mio sano ancora non scoperto, salì piano al mio collo e poi alla mia bocca.

• POV GABRIEL •

« Ragazzi, stanno bussando da tre ore!! »
« Sarà sicuramente Nicole che non ha le chiavi. » Marcus
« Ma non ha pranzato neanche con voi? »
Chiese mia madre mentre l'ultimo scosse la testa in un no.

Sbuffai appena alzandomi dal divano guardando l'orario, erano quasi le 15:00, aprii la porta e alzai subito la testa notando che non era Nicole ma Hero, evidentemente voleva quest'ultima.

« Cosa vuoi? » dissi serio
« Nicole? » chiese
« Scusami ma state sempre insieme adesso vieni a chiederlo a me? » mormorai ancora serio
« No.. in realtà pensavo fosse a casa, abbiamo discusso un po'.. aveva fumato e pensavo fosse tornata. »

Diventai ancora più serio infatti strinsi forte la mano alla maniglia avvicinandomi a lui.

« Perché avete litigato? »
« Perché gli ho detto di risolvere con te.. »

Alzai un sopracciglio guardandolo e deglutii appena girando la testa verso all'interno della casa e poi tirai piano la porta per non far sentire:

« Non è tornata. Dove andate di solito? » chiesi
« Non lo so, spesso in spiaggia.. o al chioschetto.. oppure passiamo da.. »

Lo guardai fermarsi e poi alzare subito la testa.

« Bryan.. » mi sussurrò
« Bryan McBroon? »

Lo guardai annuire subito e entrai dentro prendendo le chiavi dell'auto e sentii Marcus chiedermi dove andavo senza dargli una risposta lasciai casa e lasciai persino Hero fuori al cancello.
Sappiamo tutti ormai Bryan cosa facesse, e sapevamo anche Nicole che strada stesse prendendo.

Guidai così velocemente da metterci almeno cinque minuti per arrivare al garage, e infatti quando lasciai l'auto iniziai a bussare ma senza aver risposta.
Mi guardai attorno ricordando che spesso l'anno scorso prima che provassi ad essere una persona normale e mi drogavo come un animale venivamo sempre qui al garage, ci nascondevamo nel retro.. la porta rossa.

Camminai a passo veloce e arrivai nel retro notando che la porta era sempre la stessa, aprii piano e entrai chiudendo la porta alle spalle.

Notai la scrivania, c'era una banconota da 50, una bottiglia di vodka vuota e una carta di credito.. spostai gli occhi sul pavimento, c'era un maglione bianco.. mi abbassai piano prendendolo e sentii subito l'odore di Cocco arrivare al mio naso.. era il mio maglione della Champions, Nicole.. lei l'aveva adesso spesso.. anche quando era in giardino stamattina.

Mi avvicinai alle scale salendo piano stringendo tra le mani il maglione e mi fermai subito guardando la scena:

Nicole distesa sotto Bryan, lui le baciava il collo e il petto, lei ansimava di tanto in tanto e nel momento in cui le mani dell'ultimo finirono sotto le sue coscia sentii un enorme rabbia in corpo e infatti feci una corsa sbattendo lui dal letto a terra, lui evidentemente preoccupato e in boxer si tirò subito su:

« Ma come cazzo sei entrato ? » urlò
« Cosa cazzo gli hai dato?? » urlai
« Io niente, ha fatto tutto lei! » urlò

Mi scaraventai su di lui e in quell'istante lo guardai come unica preda per poter scaraventare tutta la rabbia che avevo in corpo.
Persi il conto di quanti pugni, calci.. gli avevo dato.
Mi fermai quando sentii la sua voce quasi ansimare ed implorarmi di smetterla, ma di più smisi quando sentì:

Solo un'estate. Where stories live. Discover now