Autunno è arrivato.

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Il freddo, la pioggia, le felpe, le coperte, i brividi, gli ombrelli, i cappelli, le persone che si vedono perché nonostante il maltempo ne hanno voglia, uscire dalla doccia calda e mettersi sotto un piumone, bere una cioccolata calda davanti al camino insieme alla persona che ti stringe forte per sentire ancora più calore, invece di andare sempre a ballare perché non si ha nulla di meglio da fare, il rumore della pioggia sui tetti, guardare fuori dal finestrino mentre tutto scorre, meditare con le cuffie nelle orecchie e la tazza calda tra le mani, i guanti per riscaldarsi, e non potersi mettere più gli occhiali da sole per nascondere la verità che si cela dietro gli occhi, guardare un film aspettando che spiova, le giornate programmate. A me piace. L'inverno è per le persone ricche dentro.

Sono passati esattamente 45 giorni dal 31 Agosto, siamo appena entrati ad ottobre e qui a Madrid non faceva poi così caldo come pensavo dopo l'estate, anzi, quella settimana c'era un vento abbastanza forte e faceva leggermente freddo.
La TV ci ha informati che quest'inverno pioverà a dirotto.

« Buongiorno bellezza.. »

Alzai subito la testa appoggiando la spesa sul tavolo guardando Gabriel seduto e alzarsi subito per aiutarmi con le buste, si abbassò leggermente alla mia altezza e lascio' un bacio sulle mie labbra.

Si, stavamo insieme, o meglio ci stavamo riprovando. Da quella sera avevamo promesso "niente più stronzate" eravamo abbastanza adulti da sapere come gestire la cosa.
Gabriel era l'unico che aveva deciso di lasciare la casa della mamma, infatti aveva iniziato da 20 giorni a lavorare nell'azienda che suo padre aveva lasciato qui in Spagna a lui e Marcus, spesso aveva shot fotografici, sfilate ecc.
Ricordo ancora quella mattina quando a colazione pronuncio' il suo desiderio di voler la sua privacy, di crescere.. alla fine non era nemmeno così tanto lontano da casa di sua mamma, Gabriel viveva alla casa in spiaggia.

Io e mamma invece avevamo preso un semplice appartamento abbastanza grande per noi due ma qui le cose erano diverse dall'Italia.
Marcus era rimasto con la sua mamma lì mamma alla fine Marlene partiva sempre per lavoro, con l'associazione che aveva aperto insieme a mia madre.

Io? Io stavo seguendo dei corsi online di lingue, spesso davo ripetizioni a dei bimbi che abitavano in zona e lavoravo come barista io venerdì e il sabato dallo stesso proprietario del Chioschetto in spiaggia soltanto che il club era all'angolo.
Il college mi aveva mandato più volte cartoline a casa chiedendo spiegazioni del perché non fossi presente alle lezioni e gli avevo mandato un email dove spiegavo di non poter partire e che ci avrei riprovato prima dei miei 20'anni che avrei compiuto l'anno prossimo.

Spesso quando mamma non c'era me ne stavo a casa di Gabriel,'come quella mattina.. la sera avevo dormito da lui e aveva il frigo vuoto come suo solito perché viva da asporto e poi lui non amava così tanto il freddo.

« Che hai comprato? » chiese
« Un po' di tutto.. »
« Sei spettacolare.. »
« Ti lascerei digiuno, davvero.. quando io non ci sono dovrai alzare il culo e fare la spesa.. »
« Ma tu ci sei sempre. »

Lo guardai facendo una finta risata guardando la sua e cercai infatti di non sorridere avvicinandomi alla cucina posando le cose e sentii le sue braccia avvolgermi da dietro e la sua bocca finire sul lobo del mio orecchio.
Deglutì leggermente chiudendo gli occhi ai suoi baci e al suo respiro contro il mio orecchio.

« Smettila Guevara.. »
« Vorrei ma non ci riesco.. »
« Non lavori oggi? »
« Giornata libera.. tu? »
« Ho ripetizioni di Italiano alla piccola Maggie.. »
« Okay.. vabbene.. »

Cercai di trattenere il sorriso e le sue braccia mi strinsero ancora mentre strinsi leggermente nella mia mano destra il sale che stavo posando nel mobile in alto e che smisi di farlo quando la sua bocca inizio' a lasciarmi baci dietro al collo.
Mi girai appena alzando la testa e chiusi gli occhi sentendo la sua erezione sfilare la mia gamba nuda.
Era ancora i boxer dalla notte precedente passata insieme a letto e io indossavo la minigonna del lavoro nera col maglione sopra, visto che non avevo portato i vestiti puliti e che dopo la spesa ero andata a prendere a casa.

« Odio questa divisa.. »
« Dillo a Tony.. »
« Già, dovrò parlargli un po'.. »

Aveva la bocca contro la mia ma abbastanza socchiusa e feci la stessa cosa sorridendo istintivamente quando sentii la sua lingua entrare piano nelle mie labbra e baciarmi come se non ci fosse un domani.

Mi alzai piano sulle punte sentendo la sua mano finire sotto al mio maglione e sfiorare piano con le dita il mio seno coperto dalla stoffa del reggiseno, mi staccai piano dal suo bacio e allungai la mano dietro la sua nuca guardandolo negli occhi nel momento in cui le sue dita finirono sotto la mia minigonna e la sua bocca di nuovo sulla mia.
I suoi piedi nudi fecero un passo verso di me e sbattei con la schiena alla cucina facendo una smorfia sentendo un leggero dolore che subito passò.

Le sue dita toccarono la stoffa delle mie mutandine e socchiusi subito la bocca contro la sua cercando di trattenere gli ansimi sentendo sempre di più la sua erezione spingere contro la mia gamba che tra le sue..
Amavo questa parte di lui, ricordo ancora quando la prima volta ero così impacciata e adesso riuscivo persino a vederlo in preda al piacere anche solo se lo sfioravo.

Il suo bacino finì vicino al mio e la sua mano alzò piano la mia coscia, lo sentii lasciare un ansimo nel momento in cui la sua erezione si strofinò del tutto contro il mio pube coperto dalle mutadine, poggiai subito la mano sulla cucina e continuai a baciarlo per aiutarlo ad ingoiare gli ansimi a causa del piacere che entrambi ci stavamo procurando.

Mi staccai subito nel momento in cui sentì il rumore del campanello e sussurrai a bassa voce mentre lui di staccarsi non ne aveva intenzione:

« Amore.. »
« Dopo.. »
« Amore la porta.. »
« Fingiamo di non esserci..»

Ad ogni parola cercava di baciarmi..

« Se è qualcosa di importante? Marcus è solo a casa.. »
« Se la caverà.. »

Finii di nuovo per baciarmi ma il campanello continuo'.

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