Sei diversa.

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Un mio limite è dare per scontato che tutti possano capire ciò che io non voglio mostrare.
Un mio limite è pensare di non dover spiegare nulla a nessuno, credere che tutti siano in grado di comprendere cose impossibili. E più facile per me dare la colpa a chi non mostra entusiasmo o non si impegna per ottenere una risposta, piuttosto che ammettere che delle volte dovrei essere io a parlare un po' di più.
Vivo con la convinzione che voi dovreste aver capito già tutto di me, perché io non ho intenzione di farlo.
Lascerò a voi il lavoro più difficile. Io devo già sopportare l'aver ammesso un mio errore.

« Puoi per favore non dire più le mie cose? Per favore, non ti sto chiedendo molto ma lo sai meglio di me che non mi piace parlare di quello che è successo. »
« Nicole, loro sono metà della nostra famiglia, non devi aver problemi e poi.. se è come dici tu è stato un incidente quindi perché prendersela? »
« Mamma, per favore.. cazzo. »
« Hey, i termini! »

Era ormai una questione persa, sbuffai appena guardandola chiudendomi là zip del vestitino nero che indossavo semplice che arrivava giusto sopra al ginocchio e lasciai i capelli sciolti e lisci sulle spalle guardando la mia carnagione più rossiccia a causa del leggero sole preso a mare.

« Ma ancora col fatto che non ti togli i vestiti? »
« Mamma.. puoi lasciarmi in pace per favore? »
« Nicole, quando la smetti con questa storia? »
« Ti ho dett.. »

« Nicole, sei pronta? Mangiamo fuori e poi andiamo a divertirci.. »

Alzai subito la testa notando Gabriel entrare in camera senza nemmeno bussare, forse aveva sentito la conversazione.. abbassai subito lo sguardo e poi lo rialzai guardando mia madre.

« Mi raccomando voi tre, state attenti.. »
« Tornerà sana e salva! »
« Fai il bravo tu!! »

Gabriel rise verso mia madre mentre lasciava la stanza e io afferrai la borsetta lasciando pochi istanti dopo la villetta con lui e mi guardai attorno notando che stava entrando in garage.

« Ma dove vai? »
« Vuoi davvero camminare a piedi? »
« Hai la patente? »
« Ti sembro uno che non ha la patente? »

Lo guardai facendo una smorfia come per dirgli "odioso" e sospirai appena seguendolo fino al garage , aveva una jeep nera stupenda, lo guardai entrare in auto e mi fermai appena guardandolo abbassare il finestrino.

« Resti lì per molto o entri? »

Sospirai appena aprendo la portiera e entrai al lato destro chiudendola pochi istanti dopo poggiando la borsetta nera uguale al vestitino sulle spalle, avevo un leggero tacco aperto e girai lo sguardo a lui rendendomi conto soltanto quando abbandonammo casa che Marcus non c'era;

« Ma Marcus? »
« Che c'è? Ti preoccupi per lui? »

Gli rivolsi uno sguardo in malo modo e lui si accorse della cosa perché soffio' una leggera risata e guardando avanti smise di farlo sussurrando:

« Non dovevamo cenare fuori, soltanto che ti ho sentita discutere con tua madre e per non rovinarti la prima serata qui ho pensato di portarti a mangiare fuori lontano dalle nostre mamme.. Marcus arriverà dopo in club! »

Ecco, mi aveva appena dato la conferma al mio pensiero fatto in camera.
Lo guardai per qualche istante e poi girai la testa al finestrino guardando le strade di Madrid e socchiusi leggermente le labbra curvandole in un sorriso mordendole subito dopo poggiando la testa al sedile.

Penso che il mio problema è che sento tutto troppo profondamente, come se ogni emozione mi lasciasse un segno sulla pelle. Un gesto semplice non l'ho mai ritenuto scontato. Ho amato con ogni filo del mio cuore e con ogni fibra del mio essere.
Forse il mio cuore non si adatta bene ad un mondo come questo, che corre veloce e in cui tutto sembra non meritare la giusta attenzione.

Per tutto il tragitto non parlammo molto, anzi lui continuava a darmi fastidio con frasi del cazzo ma senza ricevere mie risposte.
Avevo un elevata parte di sopportazione, o meglio finché potevo.

« E quindi? Perché non vai d'accordo con tua mamma? »

Mi chiese quasi istintivamente mordendo il suo panino col l'hamburger seduto di fronte a me, in una piazzetta di Madrid.
Lo guardai per qualche istante e poi girai lo sguardo alla mia porzione di patatine e würstel ancora intatta e sussurrai a bassa voce:

« In realtà.. siamo sempre andate d'accordo, solo che da quasi un anno sono cambiate tante cose ed è molto più ossessionata da me e dal fare la madre che quasi si dimentica di lei e del fatto che io adesso sia maggiorenne. »

Portai una patatina fritta tra i denti alzando il viso a lui guardandolo attento.

« Guarda che tua mamma si confida con la mia eh.. l'ho sentita parlare del.. »
« Del cosa? »

Sussurrai subito guardandolo.

« La smetti di essere sulla difensiva? »
« Gabriel non sono cose che vi riguardano. »
« Secondo me dovresti smetterla. »
« Secondo me dovresti farti gli affari tuoi. »

Mi alzai subito guardandolo male e afferrai la mia borsetta col cellulare incamminandomi velocemente verso la strada dove c'era il lungo mare.

« Nicole! Hey, aspetta.. »

Il suo braccio afferrò subito il mio e girai la testa verso la sua mano stretta attorno al mio braccio.

« Vorrei solo essere un buon amico.. »
« Io.. non ho bisogno di amici.. »
« Nemmeno io ne ho bisogno okay? Odio persino parlare con gli altri, le persone che conoscono mi conoscono per il "leader" di turno, il puttaniere che non se ne scansa uno, ma mai nessuno mi ha chiesto qualcosa di diverso. Ma tu.. sembri diversa. »

Sorrisi in modo ironico alzando lo sguardo a lui.

« No, sono serio. Ti conosco da quando siamo nati ma sembra di conoscerti solo adesso.. e non lo so se è un bene un male.. »
« Torna in te Guevara.. »

Lo guardai lasciare il mio braccio e annuire appena senza smettere di fissarmi, girai lo sguardo guardando il mare leggermente agitato e il suo cellulare squillo', lo guardai appoggiare il cellulare all'orecchio per ascoltare meglio il vocale:

« Gabrì, sono le 00:20, dove sei? Già siamo nel cub, muoviti a venire e stai attento a Nicole. »

Marcus.

Solo un'estate. Where stories live. Discover now