Parte 12

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Quando arrivo sotto casa sua mi rendo conto di quanto effettivamente avesse ragione sul fatto che abitassimo vicino, sarà un chilometro circa.
"Buonasera signorina" dice il portinaio del palazzo vedendomi entrare
"Chi desidera?" Domanda subito dopo
"Buonasera, Charles Leclerc" spiego
"Attenda qualche istante per favore, avverto subito il signor Leclerc" mi informa il signore.
Mi scordo che è una persona famosa, è giusto che vengano fatti questi controlli; Montecarlo è tranquilla, però ci sarà sicuramente qualche curioso di troppo.
"Il signor Charles la attende, ultimo piano" mi informa chiamando l'ascensore.
Le porte si aprono immediatamente, lo ringrazio ed entro.
Una volta arrivata all'ultimo piano mi trovo il monegasco che mi aspetta davanti alla porta del suo appartamento.
Quando entro mi rendo conto che chiamarlo appartamento è riduttivo, non rende l'idea: lussuoso, curato nei minimi dettagli, luminoso.
"Wow, hai una casa bellissima" dico incredula guardandomi attorno.
"Sono abbastanza fiero di come l'ho arredata" risponde ridendo
"Posso offrirti qualcosa da bere? Ho una cantinetta con dell'ottimo vino" mi informa
"No grazie davvero, sono apposto così" rispondo guardandolo, lui annuisce e si siede sul divano, invitandomi a fare lo stesso
"Come stai? Tutto bene all'università?" Mi chiede
"Si tutto bene grazie" rispondo sincera
Il ragazzo mi sorride
"Te invece? Pronto per Monza?" Chiedo incuriosita
"Sono agitatissimo a dir la verità" mi spiega il ragazzo sorridendo
"Dopo la vittoria a Spa mi sento ancora più sotto pressione" mi spiega
"Immagino. Metticela tutta, poi se dovessi vincere non sarebbe male" dico ridendo
"Non sarebbe male effettivamente" risponde ridendo anche lui.
Subito dopo c'è qualche secondo di silenzio, interrotto da lui che inizia a parlare
"Ascolta Char, non c'è un modo per parlarne senza imbarazzo" dice accennando un sorriso e portandosi la mano dietro la nuca.
Ha ragione, non c'è.
"Mi dispiace esser stato così avventato domenica sera, non era mia intenzione metterti in imbarazzo" aggiunge subito dopo
"No Charles" intervengo, bloccando subito il suo discorso
"Non devi assolutamente scusarti. Avevamo tutti bevuto un po', eravamo felici per la vittoria ed è accaduto" spiego
"Ho reagito andandomene perché non mi trovo mai in queste situazioni, non sapevo che fare" concludo accennando un sorriso
"Per un attimo mi sono detto: ehi ma fai davvero così schifo a baciare?" Dice ridendo e provocando anche la mia risata.
No Charles, non ti darò questa soddisfazione, non te lo dirò.
"Però ecco ci tenevo a parlarti perché Pierre è un mio caro amico e tu lo sei di Katerina, quindi inevitabilmente le nostre vite si incroceranno" dice tornando serio
"Hai fatto benissimo" rispondo io
"Mi sono tolto davvero un peso" dice ridendo e portandosi una mano al petto
"Ma va stai tranquillo" rispondo io dandogli un leggero colpetto sulla spalla
Il mio occhio cade su un pianoforte verticale bianco, nella stanzetta adiacente al salotto.
"Oddio ma è uno Steinway & Sons!" Dico incredula alzandomi dal divano e avvicinandomi allo strumento
"Si, un'impresa farlo arrivare fino a qua su" spiega ridendo
"Non sapevo sapessi suonare" dico istintivamente accarezzando gli 88 tasti del pianoforte
"E come potevi saperlo, neanche io so niente di te" risponde
Ha ragione, di nuovo
"Posso?" Chiedo, facendo capire la mia intenzione di suonare
"Certo, fai pure" risponde il ragazzo.
Mi siedo sulla panca e poso delicatamente le dita sui tasti, iniziando a suonare la composizione che mi ha fatto innamorare di questo strumento: Comptine d'un autre été.
"Ma sei bravissima" dice incredulo una volta finito di suonare
"Ho studiato piano per parecchi anni quando ero piccola, diciamo che me la cavo bene" rispondo sorridendo e alzandomi dalla panca.
"Arthur, mio fratello è molto bravo. Io suono ogni tanto, ma non ho mai studiando. Sto cercando di imparare, ma non ho molto tempo" mi spiega tornando a sedersi sul divano
"Mio padre è un amante del pianoforte, sono cresciuta sentendo risuonare le melodie per la casa. Io e mio fratello, da quando siamo piccoli ormai, suoniamo sempre qualcosa insieme per Natale, poco prima di pranzare" dico sedendomi anche io accanto a lui e ripensando a quella bellissima tradizione.
"Hai un fratello?" Domanda
"Ne ho due: Leon è il più grande e ha 24 anni, suono con lui il pianoforte; poi c'è Daniel che ne ha 17" spiego
"Anche io ho due fratelli, Lorenzo che è più grande di me di un anno e poi Arthur che ha 18 anni" risponde lui
"Io sto qui a parlarti della mia famiglia, ma sicuro non ti rubo tempo?" Chiedo vedendo una grande valigia vicino all'ingresso
"No tranquilla, ho il volo per Milano domani. Oggi non ho nulla da fare" dice il ragazzo
"Dai continua che sono curioso di sapere qualcosa in più. Tu sai del mio lavoro, mi hai visto piangere, hai addirittura suonato il mio piano. Io non so nulla di te" risponde il ragazzo invitandomi a continuare la mia storia
"Hai ragione, chiedi tutto quello che vuoi" dico io girando il mio corpo verso la sua direzione
"Una domanda io e una domanda tu?" Chiede allungando la sua mano
"Andata" dico stringendo la sua mano accettando l'accordo
"Quando è il tuo compleanno?" Chiede
"19 settembre" rispondo
"Il tuo?" Chiedo subito dopo
"16 ottobre" risponde
"Perché sei venuta a studiare qui?" Domanda
"Perché ho sempre voluto fare economia e management, con il fine di entrare nel mondo del luxury. Esiste un posto migliore di Montecarlo per farlo? Ho letto su internet che era aperto il bando per le borse di studio e così mi sono candidata, con la premessa che sarei entrata solo con la borsa di studio. Da sola non sarei riuscita a pagare l'intera retta e non volevo pesare sui miei genitori. Poi un giorno mi è arrivata una mail in cui mi spiegavano che ero idonea e mi hanno offerto una borsa di studio. Ed eccomi qui" spiego
"La cosa di cui vai più fiero?" Chiedo
"Senza alcun dubbio aver realizzato il mio sogno d'infanzia. Quando ero piccolo e guardavo le prime edizioni del Gran Premio di Monaco, l'unica macchina che mi affascinava era quella rossa. Avevo questo grande desiderio che sembrava irrealizzabile all'epoca. Già entrare in Formula 1 era un sogno, e in particolare con la Ferrari, inarrivabile. A poco a poco questo sogno è diventato realtà, e ora lo sto vivendo: tutto ciò mi rende veramente felice e orgoglioso" dice.
La luce nei suoi occhi quando parla del suo lavoro è qualcosa di meraviglioso. Fare il lavoro dei propri sogni è meraviglioso.
"La cosa di cui ti penti maggiormente invece?" Mi domanda a sua volta
"Mi pento di una cosa solo in realtà: aver voluto continuare una relazione quando da salvare c'era ben poco" rispondo abbastando lo sguardo
"Io ho lasciato la mia ex per la Ferrari invece" dice provocandomi una risata
"Non sto scherzando: non volevo avere distrazioni. Volevo concentrarmi solo sulla mia carriera e così l'ho lasciata dopo 4 anni" mi spiega
"Beh hai avuto coraggio, 4 anni sono tanti" rispondo
"Si è vero, ma ad oggi non mi pento della mia scelta" mi spiega
"L'importante è quello" dico sorridendogli
"Ora devo tornare a casa Charles, però sono contenta di aver chiarito la scorsa sera e di averti conosciuto un po' meglio" aggiungo subito dopo alzandomi dal divano
"Anche io Char" risponde sorridendomi
"Vado anche io a Milano dopodomani" dico guardando la valigia
"Allora ti aspetto a Monza" dice sorridendomi
"Non accetto un no come risposta" aggiunge subito dopo, vedendomi incerta
"Davvero Charles, non serve. Vi guarderò da casa con la mia famiglia" spiego
"Serve a me Charlotte. Mi metti tranquillità, ti prego vieni" risponde fissandomi negli occhi
Gli sorrido istintivamente: "va bene, però solo domenica perché venerdì e sabato sono impegnata" dico
"Affare fatto!" conclude

Montecarlo: city of dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora