Trentasette

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La luce del sole che entra dalla finestra spalancata mi costringe ad aprire gli occhi. Ancora assonnata fatico un po' a ricordare dove mi trovo e a distinguere gli oggetti in torno a me. Quando poi vedo le palme e sento il rumore delle onde del mare provenire dalla finestra appare un sorriso sul mio volto.

La mia prima notte alle Hawaii. Chiudo di nuovo gli occhi per la troppa luce a cui non sono ancora abituata e mi stiracchio un po' accarezzando le lenzuola infondo al letto. Mi giro per abbracciare Cole muovendo il braccio a destra e sinistra come per cercarlo ma l'unica cosa che sento è il materasso.

Apro gli occhi e mi accorgo che lui non è accanto a me, questo mi da una strana sensazione. Come quella di essere abbandonata. Mi tiro a sedere e rimango un paio di minuti a fissare il muro difronte a me. È cosi pulito e le mattonelle sono così splendenti che riesco a vedere il mio riflesso.

Principalmente non mi concentro su di me ma sui miei vestiti. Indosso dei pantaloncini (chiamiamoli mutande) molto corti e la maglietta di Cole che standomi larga è molto scollata.
Sprofondo il mio naso su di questa e ripenso alla notte prima. Alla piscina, alla doccia fatta insieme e a noi quando siamo tornati in stanza.
Stanchi morti, abbiamo semplicemente dormito. Perché, cosa vi aspettavate?

Qualcuno bussa alla porta della stanza. Mi alzo appoggiando i piedi scalzi sul comodo parquet e legando la maglietta a lato per renderla più corta e questa aderisce al mio corpo evidenziandone le curve.
Apro la porta aspettando di trovare il mio ragazzo ma invece mi trovo davanti un ragazzo più o meno della mia età. Ha l'uniforme dell'hotel e mi guarda imbarazzato.

«H...Hi...» balbetta. È molto giovane, probabilmente avrà venti o ventuno anni.
«sai l'americano?» gli chiedo.
«oh.. si, io sono... certo»
Ci metto un po' a capire perché balbetta quando abbasso lo sguardo su di me. Arrossisco di colpo accorgendomi che ci sono decisamente troppe parti del mio corpo scoperte.
Cercando di nascondere l'imbarazzo provo a iniziare una conversazione.

«per...per caso tu lavori qui?»
Wow Lili... non riuscivi proprio a fare di meglio?
«beh... si» dice indicando l'etichetta sull'uniforme dove c'è scritto:
"Kai"
Alzo di nuovo lo sguardo sui suoi occhi marroni, mi accorgo che ha una pelle davvero molto bella, perfetta per i suoi capelli biondi cenere che gli ricadono ai lati del viso. Davvero carino. Ma assolutamente non il mio tipo.

«hai...hai ordinato la colazione in camera?»
Dice spostandosi e mostrando un carrello pieno di cose che a prima vista mi tentando a dire di si. Ma poi il mio lato onesto prende il sopravvento:
«a dire il vero n...»
«si, sono stato io.»

Vengo interrotta da una voce familiare. Sorrido ancora prima di voltarmi a guardarlo camminare verso di noi.
Indossa dei pantaloncini di jeans che gli arrivano fino al ginocchio e una camicetta rossa a maniche corte. Dove era finito?
I suoi capelli sono sparati e un po' spettinati verso l'alto e li adoro così.

Quando mi raggiunge mi avvolge con un braccio la vita stringendomi a sé e dandomi un bacio sulla guancia.
«Buon giorno»
In tanto con il sorriso ancora sul volto torno a guardare Kai, sorridente ma non più come prima.
Qualcosa in lui sembra essersi spento.
Rimane a guardarmi senza dire ne fare niente.

«hey, possiamo avere la colazione?»
Dice Cole riportandolo alla realtà.
«c..certo. Scusatemi»
Come si gira per prendere le cose nel carrello Cole mi tira più su la maglietta quasi fino al collo.
Stupita dal suo atteggiamento lo guardo con aria interrogativa e allo stesso tempo divertita ma lui mi ignora.

Nel frattempo che entra e appoggia le nostre cose su un tavolinetto che poi mette sul letto penso bene di dargli almeno una piccola mancia. Prendo il portafoglio e mentre lo apro mi cade qualche moneta nel parquet mi giro e mi abbasso a raccoglierla e in quel momento sento qualcosa ribaltarsi e subito dopo quello che doveva essere il mio caffè si trova sulla camicia di Cole.

GO AHEAD~ Cole & LiliDonde viven las historias. Descúbrelo ahora