Quarantasette

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È incredibile come le persone che non ti conoscono ti invidino tanto.
Si, magari hai molti soldi, o la fama, o un ragazzo che molte vorrebbero avere o semplicemente la popolarità.
Ti stimano, senza sapere che magari anche tu hai fatto cose orribili.
Ti invidiano, senza sapere che in realtà sei tu a invidiare loro.

Le invidi perché a loro non sta succedendo tutto questo, loro non stanno aspettando seduti sul pavimento dell'hotel che la polizia faccia il loro ingresso dopo essere quasi stati violentati... per la seconda volta.
Anche se stava per farmi del male, mi dispiace per lui. Kai fissa la porta senza permettere alle sue lacrime di uscire. Immobile, impassibile.

La colpa è anche della gente come me, famosa, benestante che mostra solo le cose positive. Che nasconde quello che va male e mostrano che la loro vita è perfetta. E la gente non può fare a meno di invidiare la perfezione.

A noi dovrebbe piacere, le persone amano essere invidiate ma per persone come me, è orribile.
Io non merito questa stima, questa gelosia. Se le persone vedessero cosa stia succedendo nella vita di noi gente famosa, se guardassero anche i lati negativi allora non ci invidierebbero tanto.

La porta viene spalancata ma a fare il suo ingresso non è la polizia come ci aspettavamo io e Kai ma Cole.
Incrocia il mio sguardo, i suoi occhi spaventati, arrabbiati incontrano i miei ancora pieni di lacrime.

Sembra sentirsi sollevato venendo verso di me, poi incontra lo sguardo di Kai. Accade tutto troppo in fretta, un attimo prima Kai era a terra accanto a me e quello dopo Cole lo tiene per il colletto della camicia contro il muro, sollevato a due centimetri da terra.

Per la seconda volta ho un deja-vou, di Cole e Fabian, quella sera al mare. Ma questa volta Cole sembra più arrabbiato, quasi fuori di testa. E ho paura, non di quello che potrebbe fare ma che ce l'abbia anche con me. Riesco a sentire la sua voce nella mia testa che mi dice che non so stare lontana dai guai, che è tutta colpa mia.

Vedo Zayn fare il suo ingresso nella stanza e fissare la scena.
«Cole! Lascialo! Non mi ha fatto niente...»
Cerco di tranquillizzarlo ma lui non mi guarda nemmeno. Ha gli occhi fissi su quelli di Kai, che sembra tranquillissimo.
«Stava per stup...»
«ma non l'ha fatto»
Mi avvicino a lui e cerco di intercettare il suo sguardo.
«era ubriaco, non lo farebbe...»
Solo in quel momento gira la testa e mi guarda freddo, distaccato.

«non lo farebbe?! Credi davvero che non ti avrebbe stuprata se non fossi arrivato in tempo!?»
«Cole io...»
«ha violentato Lea, Lili...»
Mi interrompe.
Faccio un passo indietro, rabbrividisco. Allora è a questo che si riferiva quando parlava del suo passato. Dei suoi errori. La testa inizia di nuovo a girare, faccio un altro passo indietro.

«c...cosa...»
Una voce tremolante attira l'attenzione di tutti e quattro.
Dietro di Zayn vedo la folta chioma riccia di Lea e il suo viso confuso. Fatica ancora a reggersi in piedi ma l'alcool non le impedisce di sentire e capire tutto.

I suoi occhi si riempono di lacrime, non osa nemmeno guardare in faccia Kai. Cerca solo lo sguardo di suo fratello che prova ad avvicinarsi a lei ma questa indietreggia.
«non toccarmi»
Riesce a dire per poi correre via seguita da Zayn.

No, la gente se sapesse tutto questo non mi invidierebbe. Non mi stimerebbe nemmeno. Forse la mia reputazione sarebbe rovinata e la mia carriera finirebbe qui. Ecco perché le persone come noi, quelle che odiano essere invidiate perché sanno di non meritarselo sono le stesse che cercano di tenere tutto nascosto, di mostrare la perfezione. La vita degna di essere invidiata.

Appena quei due escono dalla stanza ad entrare sono quattro uomini in divisa. Se prima sembrava stesse succedendo tutto troppo velocemente ora è il contrario. Sento tutto come se fossi sott'acqua. Le voci, i rumori.
Vedo Cole lasciare Kai, allontanarsi da lui per far si che il poliziotto riesca a mettergli le manette.

Kai non sembra opporsi, ne lamentarsi, lascia che i poliziotti facciano il loro lavoro e porta con rassegnazione le mani dietro la schiena.
Sento delle parole strane, probabilmente nella loro lingua ma non capisco a chi si stiano riferendo.
Poi percepisco una mano sulla mia spalla.

«devi testimoniare, devi dire ciò che stava per fare o non potranno procedere»
Cole non mi guarda nemmeno mentre lo dice e questo non fa altro che aumentare la mia paura.
Guardo Kai, che al contrario, non evita il mio sguardo ma mi fissa negli occhi. Ma non sembra chiedere pietà.
Vorrei dirlo, alla polizia. Ma qualcosa me lo impedisce, eppure devo farlo o Cole mi odierà ancora di più.

«i...io...»
Balbetto mentre le lacrime salate scorrono sul mio viso senza motivo.
I miei tentativi di testimoniare vengono interrotti dalla voce di Kai che dice qualcosa ai poliziotti. Provo a cercare di capire la sua lingua ma non ci riesco.
Vedo solo i poliziotti allontanarsi e uscire dalla stanza seguiti da Kai tenuto alle strette da due di loro.

Le mie gambe prendono il controllo e corrono fuori fino a raggiungere il poliziotto.
«mi scusi... che cosa.. che succede?»
«ha testimoniato, ha ammesso tutto. Lo portiamo in centrale»
Conferma lui, per poi uscire dall'hotel.
Ma perché l'ha fatto?
Seguo i poliziotti ancora un po' traballante senza sapere esattamente cosa fare e perché.
Esco dall'hotel dove vengo travolta da un vento ghiaccio che mi fa venire i brividi.

Scendo le scalette e mi fermo solo quando vedo due poliziotti mettere Kai dentro la volante della polizia. Lui mi guarda, non smette di guardarmi fino a che l'auto non parte, con le sirene spente e si allontana... fino a sparire dalla mia vista.

Il silenzio di sottofondo viene interrotto dalle urla della gente e dai botti di capodanno, è passata la mezzanotte. Le urla felici e la musica arrivano da tutte le parti.
E io rimango lì, ferma tutt'altro che felice. In mezzo alla strada. Mi giro lentamente, in cerca di Cole e lo trovo dietro di me seduto sulle scalette con la testa tra le mani. Sembra ferito, preoccupato e stressato. Mi sento terribilmente in colpa, sono una persona orribile. È solo colpa mia, ho rovinato io questa serata, questa vacanza.

Vado verso di lui, quando sente i miei passi alza la testa e mi guarda.
Non dice nulla, mi guarda e basta. Poi si alza in piedi si avvicina e si morde un labbro come per impedirsi di dire qualcosa.
Faccio un passo avanti e allungo la mano ma lui la schiva. Quel movimento provoca in me un'orribile sensazione, sensazione che si fa più forte quando si allontana da me.
Verso la strada illuminata dalle luci blu, senza voltarsi indietro.
«Ti prego, torna indietro.»
Sussurro mentre mi dirigo verso di lui.
«ho bisogno di te»

So a cosa state pensando...
Se odiamo essere invidiati, perché facciamo di tutto per esserlo?
Abbiamo paura, siamo codardi. Abbiamo paura di perdere tutto quello per cui abbiamo lottato. Però da una parte, dopo tutto ciò che abbiamo passato, se siamo riusciti ad arrivare fin qui, vuol dire che abbiamo lottato. Quindi forse si, ce la meritiamo questa invidia, ma non perché siamo fortunati. Ma perché ce la siamo guadagnata.

Continua...

GO AHEAD~ Cole & LiliWhere stories live. Discover now