Settantadue

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*Lili's pov*

«sono passati nove minuti e siamo ancora qui... in questo parcheggio»
Dico fissando Cole. Non mi risponde ma tiene la testa appoggiata allo schienale e lo sguardo fisso sul tettuccio dell'auto.
«Cole? Va tutto bene?»
In quel momento mi guarda.
«ok... pessima domanda»
Dico mordendomi il labbro inferiore.

Rimango in silenzio per qualche minuto mentre aspetto che si decida a partire o dirmi qualcosa. Appoggia la testa sul volante come uno studente troppo stressato per l'esame e infine finalmente si decide a parlarmi.

«Dylan pensa che dovrei chiamare mia madre e dirgli... tutto»
«ok...»
«ma cosa dovrei dirgli? Hey ciao mamma non ti chiamo da secoli perché, sorpresa! Ho perso la memoria!»
«ok...»
Smette di parlare e sbuffare e mi guarda perplesso.

«ok?»
«si... cioè, no... Non è ok... stavo solo cercando di capire perché quella conversazione ti abbia spinto a venire in macchina... nella quale siamo ormai seduti da un quarto d'ora a non fare nulla»
Riappoggia la testa allo schienale con la stessa convinzione di uno studente ormai consapevole che sarà bocciato all'esame.

«non che io ti stia mettendo fretta, puoi prenderti il tempo che ti serve, fare quello che vuoi. Anzi se ti disturbo posso anda...»
«ho sentito la sua voce, al telefono.»
Mi interrompe.

«E, anche se per un secondo, quella voce mi ha fatto tornare in mente qualcosa. L'ho vista, ho visto il suo viso, i suoi occhi. Non era la solita immagine sfuocata che vedo ogni tanto, lei era nitida e ben definita. Ma più ci penso e più credo sia stato frutto della mia immaginazione.

Sono salito in macchina con l'intento di andare da loro, dai miei genitori, perché questo dubbio mi uccideva. Volevo vedere se quella donna è davvero lei, così saprò che non era nella mia testa, ma era un ricordo. E saprò che ho ancora qualche possibilità di ricordare.
Non volevo restare con questo dubbio e questa illusione, così sono sceso con la convinzione di partire e farlo una volta per tutte.

Ma poi sono arrivato in macchina, ho allacciato la cintura, ho messo le chiavi e poi le mani sul volante.
Ho guardato dritto avanti a me e poi mi sono ricordato che non ricordo la strada.»
Fa una piccola risata, una di quelle forzate e un po' tragiche nel contesto.

«Sembrerà ironico, ma è davvero una brutta sensazione. Ti è mai capitato di accendere il tuo telefono e ad un tratto non ricordarti più la password? E rimani li confuso perché è una cosa che fai tutti i giorni, digiti quei numeri o lettere talmente tanto spesso e poi non sai più dove mettere le dita... insomma è così facile, come bere un bicchier d'acqua e invece...»

«C'è sempre il riconoscimento facciale o l'impronta digit...»
Mi guarda e alza le sopracciglia.
«fuori luogo?..  ok. Volevo solo sdrammatizzare ma continua pure...»

Distoglie lo sguardo da me e torna a fissare il vuoto.
«Un secondo prima neanche te l'aspettavi, solamente quando arrivi in quel determinato istante ti accorgi dell'imprevisto. È un esempio stupido lo so, ma comunque è la stessa sensazione. Solo più grande.»

Smette di gesticolare nello stesso momento in cui smette di parlare e riappoggia la testa allo schienale.
Mi mancavano i suoi movimenti isterici con le mani, mi facevano venire l'ansia si, ma mi mancavano.

«sono passati quindici minuti, e normalmente, una persona normale si sarebbe già ricordata la password del telefono. Perché quella persona normale avrebbe avuto solo un normale vuoto di memoria, che io ho appena paragonato alla MIA perdita di memoria. Dylan ha ragione, sono uno stupido se penso che la mia storia avrà un lieto fine, un illuso se penso di essere tra quelle poche persone che per miracolo riescono a ricordare e...»

«smettila»
Lo interrompo attirando la sua attenzione.
«non sei uno stupido, ne tanto meno un illuso, sei solo un ragazzo che spera di ricordare ciò che ha perso. Non è sbagliato sperarci fino alla fine o emozionarsi se ti ricordi qualcosa anche per quanto possa essere piccola, non è sbagliato avere paura di non riuscirci. Sai cosa è sbagliato però?
Vivere con questa speranza e pensare di essere fottuti se non si avvera.
Credere di aver sprecato metà della tua vita ed essersi perso momenti fantastici.

Beh sai una cosa? Te ne potrai creare altri di momenti fantastici... puoi continuare la tua vita, iniziare un secondo capitolo, vedere tutto questo come una seconda possibilità.
Hai un bellissimo lavoro...»
Fa per interrompermi ma finisco la frase prima che possa farlo

«Hai perso la memoria, non le tue capacità»
Lo zittisco.
«Hai degli amici che ti supporteranno sempre, una famiglia che lo farà e...»
Mi soffermo e deglutisco.
«e...?»
«puoi contare anche su di me, io ci sarò. Sempre.»

Ha ancora la testa appoggiata allo schienale ma questa volta verso di me.
Ha gli occhi tristi e mi guarda con un'espressione che mi fa venire voglia di abbracciarlo.
Mi sento letteralmente sciogliere il cuore dal suo sguardo.
Appoggio la testa sul mio schienale come lui così da stare sulla sua stessa altezza e trovare i suoi occhi di fronte ai miei.

«non è facile come bere un bicchier d'acqua»
Sussurra.
«no... non lo è. Per questo ci sono gli amici»
«e tu... sei mia amica ora?»
Mi soffermo a pensare. È una parola così semplice che definisce un ruolo così ben preciso. Un'amica non è fatta per andarci a letto, o baciarla o altro.
Ma a Cole non serve una ragazza in questo momento, serve un'amica... e niente di più complicato.
«si, se me lo permetterai»

Sorrido e lui risponde al mio sorriso con un altro sorriso che si mischia ai suoi occhi dolci e tristi facendomi pentire di averlo detto davvero.
Per qualche secondo regna il silenzio accompagnato da sguardi sempre più profondi che si spostano in varie parti del corpo e si soffermano maggiormente sulle labbra di entrambi.

«facciamo che per il momento togliamo quella parola dal nostro vocabolario?»
«si, oddio grazie»
Dico riprendendo fiato. Lo vedo ridere con la coda dell'occhio, una risata vera questa volta.

Esco dall'auto e Cole rimane perplesso.
«dove vai?»
«tranquillo, non scappo»
Dico facendogli l'occhiolino e aprendo lo sportello dalla sua parte. Ci faccio segno di scendere e di entrare dall'altra parte e lui fa come dico.
«dove si va?»
Dice imitandomi e facendomi uscire una lieve risata.
«da tua madre» dico troncando la sua risata nel nascere.
«aspetta, che?»

Sbianca di colpo.
«è troppo tardi per tirarsi indietro...»
Dico mettendo in moto.
«Lili... aspetta non dicevo sul ser...»
«è a questo che servono gli amici»
Dico poi partendo.
«non avevamo tolto quella parola dal nostro vocabolario?»
«devi toglierti il dubbio una volta per tutte e poi merita di saperlo...»

«non me la sento»
Freno prima di imboccare l'autostrada.
«io scendo. Apro lo portiera e mi lancio giuro»
«non ti sto portando dal dentista Cole, è solo tua madre»
«Lili...»
Prendo la sua mano e lo guardo negli occhi.
«ti fidi di me?»
Mi guarda come un cucciolo impaurito.
Poi guarda la mano. La stringe a sua volta e mi riguarda negli occhi.
«no»

Sorrido.
«risposta sbagliata, ora allaccia la cintura e non piangere, sarà un viaggio molto lungo»
«ti ricordo appena e già ti odio»
Scherza lui mettendosi la cinta.

Appoggia la testa al finestrino arreso e sconfitto per poi rivolgermi un'occhiata accompagnata da un sorrisetto che cerca di nascondere.
«hey, andrà bene»
Dico appoggiando la mia mano sulla sua spalla. Lo vedo tirare un respiro profondo ma poi mi guarda e annuisce.
«ok..»

Continua...

GO AHEAD~ Cole & LiliWhere stories live. Discover now