Capitolo 8- Patto

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Jungkook seguì Taehyung in silenzio senza proferire parola, si sentiva ancora le mani dell'altro addosso, per questo manteneva qualche passo di distanza, aveva paura che potesse di nuovo toccarlo. Come si è più volte ribadito il ventenne era del tutto vergine, nessuno l'aveva toccato in quel modo. Non che fosse ingenuo, qualche atto impuro l'aveva commesso anche lui, da solo nel buio della sua cameretta o sotto la doccia. Era stata un esperienza nuova per lui, e come succedeva sempre quello che non si conosce fa paura. Sì era convinto di donare la sua verginità alla persona che gli avrebbe fatto provare quel sentimento che non aveva ancora provato. Sì vi era stata qualche persona che gli aveva fatto battere il cuore durante la sua adolescenza, ma erano soltanto cotte passeggere, nulla di serio. Si disse più volte che Ananke gli aveva previsto un cammino magnifico, ecco perché tardava ad arrivare.

Jungkook era appassionato di serie tv e di k-drama, soprattutto quelli riguardanti l'amore, e da un lato sognava di poter vivere una storia con un lieto fine, già ci sperava. Eppure fino a quel momento Ananke gli aveva donato solo dolore, e aveva fatto intrecciare il suo filo con quello di Taehyung. Si chiese per quale motivo, era troppo chiedere di incontrare qualcuno da cui essere amato? Nella sua vita Jungkook aveva trovato solo dolore. Suo padre si approfittava delle sue doti e quando poteva gli ricordava quale era il suo posto, sua madre anche se era gentile con lui non poteva fare niente contro il marito e soffriva in silenzio troppo preoccupate per se stessa più tosto che del figlio. Certo vi erano i suoi amici che rappresentavano un faro in tutto quel dolore, ma Jungkook non era uno sciocco, sapeva che ben presto si sarebbero allontanati. Non per chissà cosa, ma ognuno aveva i propri sogni e i propri obbiettivi era d'obbligo che si sarebbero separati prima o poi.

E lui?

Lui avrebbe convissuto con un perfetto estraneo completamente in balia di lui e dei suoi ordini, vivendo con la perenne paura di non farlo arrabbiare. D'altronde quella situazione non era differente da quella che aveva da sempre vissuto dentro la sua famiglia, solo che l'attore principale in quel caso era sua padre. Jungkook, a quel punto guardò il rosso, perché attirava solo uomini violenti? Perché non poteva essere felice? Non era quella la vita che si era immaginato da piccolo, quando era ancora ingenuo e poteva sognare di essere qualsiasi cosa. Eppure quando il padre iniziò ad avere quel brutto vizio lui dovette crescere in fretta e mettere da parte le sue ambizioni. Più suo padre scommetteva più perdeva, più perdeva più erano le volte che tornava a casa ubriaco, e lì erano guai. Immersi in questi tristi pensieri non si accorse delle parole che il rosso gli aveva rivolto.

-Ma mi stai ascoltando- sentì dire da Taehyung che, volendolo strattonare per risvegliarlo dai suoi pensieri, allungò una mano verso di lui, ma quest'ultimo si allontanò bruscamente - Non mi toccare-. Nella sua testa vigeva sovrana ancora l'accaduto di pochi minuti prima.

Taehyung sospirò prima di parlare di nuovo - Non possiamo passare per l'ingresso principale-

-E perché no? - domandò stizzito, non voleva passare un altro minuto con lui. Taehyung di fatto indicò il cancello che era stato aperto per garantire l'uscita degli studenti, ma i giornalisti erano ancora piazzati fuori di esso.

-Ma come è possibile? -

-Giornalisti, farebbero di tutto per una notizia! - gli rispose l'altro.

-Ma si sono davvero accampati? - constatò Jungkook. Per fortuna che quelle persone non si erano accorti dei due ragazzi, aiutati dal buio e dal fatto che si trovavano in una zona cieca.

-Forza dobbiamo uscire da un'altra parte- lo tirò per la maglietta il rosso.

-Eh! Ma io devo prendere la metro, non farò mai in tempo! -protestò il castano.

-Perché dovresti prendere la metro? -.

-Ma che domanda è? Come ci torno a casa volando? -.

-Fatti venire a prendere! -

Ananke: The FateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora