Capitolo 68- Spavento

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Jungkook entrò in quella che sarebbe dovuta essere la sua stanza. Sorrise all'odore di fresco e pulito, Jin si ostinava a pulirla giornalmente, come se lui vivesse con loro o che ben presto avrebbe fatto parte di quell'appartamento. Quella camera era stata il luogo dove si era confidato maggiormente con gli altri, dove aveva riposato dopo le urla e i maltrattamenti del padre. Jin aveva anche insistito sull'arredarla secondo il suo gusto convinto fermamente che ciò che non aveva in casa sua l'avrebbe trovato lì, anche se non ne usufruiva. 

Jungkook passò la mano sulla scrivania in legno al lato della stanza osservando tutti i particolari che essa offriva. Il letto ad una piazza e mezza al centro con la testiera in ferro blu scuro, le coperte che richiamavano le sfumature dello stesso colore e i morbidi cuscini, voluti espressamente da Jin perché il letto pieno di cuscini è bello. Sorrise mentre passava ad osservare il comodino posto al suo fianco, che riprendeva la scrivania, con sopra una cornice contenente la foto di loro quattro. Ancora dei poster sulla parete riguardanti le maggiori passioni di Jungkook, da una raccolta di collage delle più grandi fotografie alla scritta sul muro di testi di canzoni che si era divertito a scrivere insieme ai suoi amici. Non riusciva a leggerle solo perché aveva lasciato la luce spenta, ma non ce ne era bisogno le conosceva a memoria. Le aveva dipinte con colori differenti perché quella volta sentiva il bisogno di avere un po' di colore nella sua vita. Poi Seokjin aggiunse quel tappeto, che definiva morbido, tutto variopinto. La scrivania era stata lasciata vuota, Seokjin ci aveva posizionato dei libri che lui stesso aveva letto e trovato bellissimi e altre fotografia di loro. Ma aperto il grande armadio, vuoto di vestiti,  si poteva trovare la verità, lui non abitava realmente lì. E mai ci avrebbe abitato.

-Non dovevi riposarti?-.

Jungkook non si voltò ne si spaventò nell'udire quella voce, in realtà ne fu quasi sollevato, come se non volesse sentire altro. Chiuse lentamente l'armadio per poi rivolgersi al marito.

-Lo farò infatti-.

Rimase fermo, con le spalle poggiate all'armadio, trovando la forza di reggere lo sguardo dell'altro, o forse lo fece perché semplicemente era buio. Di fatto dalla finestra di quella camera riusciva ad intravedere le prime luci che si accendevano illuminando il primo buio che scendeva dopo la scomparsa del sole. 

Taehyung accese la piccola lampada che c'era sul comodino rompendo così la forza in Jungkook, che distolse di fatto lo sguardo.

-Jimin mi ha detto di darti questa- disse il maggiore poggiando un tubetto di crema sul comodino - Cos'è?- .

Lanciò di sfuggita uno sguardo a quell'oggetto - è la crema per gli ematomi- rispose sospirando.

Il colpo che suo padre gli aveva inflitto non era tanto doloroso, non come i suoi colpi precedenti, si era solo mantenuto per farlo soffrire maggiormente in modo che sentisse ogni colpo inflitto. Jungkook non era stupido, sapeva perfettamente che nonostante tutto sul suo addome si sarebbe formato un livido, forze era meglio metterci la crema. Eppure non voleva.

Perché?

Perché quel livido, quel dolore al lato sinistro del fianco, gli ricordava perfettamente cose fosse successo. Non si stava riferendo alle percosse del padre o tanto meno alla paura che aveva provato, ma si stava soffermando a come era stato salvato. Nessuno aveva mai bloccato il padre durante quegli attimi, i suoi amici non erano mai presenti quando accadeva e sua madre o scompariva o si voltava dall'altra parte. Invece quel giorno Taehyung l'aveva fermato e aveva portato con se Namjoon e Seokjin per aiutarlo. Non aveva mai pensato che qualcuno potesse salvarlo. 

-Jung...-provò a dire il maggiore vedendo che l'altro si era imbambolato su quel flacone di crema.

-Mi dispiace- lo interruppe dando voce ai suoi pensieri.

Ananke: The FateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora