Capitolo 40- Ti voglio bene Hyung

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Emozionato. La parola sintetizza perfettamente ciò che Jungkook provava in quel momento. Doveva seguire la lezione di quella mattina, il professore di fatto stava spiegando alla lavagna un concetto importante della sua materia, eppure il ragazzo non riusciva a stare attento. Non vedeva l'ora di iniziare l'apprendistato con Jihoon. Finalmente avrebbe potuto fare qualcosa che gli piaceva davvero. Chissà cosa avrebbe imparato quel giorno e gli altri a venire...

Era davvero entusiasta ma anche un po' impaurito. Avrebbe combinato un casino? E se alla fine Jihoon lo vedesse imbranato rendendosi conto che si era sbagliato? E se non era adatto per quel ruolo? Jungkook aveva timore di aver sbagliato a fare quella scelta, d'altronde era cresciuto imparando a fare e facendo un solo tipo di mestiere. Lo avevano educato a fare quello e basta oltre che a seguire le regole che i suoi genitori gli davano. Non si era mai permesso di dire loro di no, e quando succedeva ci pensava il padre a rimetterlo in riga. Non avrebbe mai potuto fare altro se non lavorare agli hotel di famiglia, anche la scelta della facoltà universitaria fu decisa dal padre. Aveva sempre vissuto in una gabbia, non poteva mai decidere autonomamente, anche quando doveva uscire con i suoi amici il permesso del genitore era d'obbligo, o quando doveva indossare qualcosa, oppure quando si presentava in pubblico dovendo rimanere alle spalle dei genitori, sempre in disparte a comportarsi come ci si aspetterebbe. Ecco perché per lui alla fine dei conti non era cambiato nulla dopo il matrimonio, dopo il contratto. Molte di quei punti che sanciva la sua appartenenza al marito li seguiva già con suo padre, ovviamente c'erano alcuni in più come il fatto di dover "soddisfare" il rosso o altro, come per altro non si trovava d'accordo anche con altri. Ma d'altro canto neanche quella fu una sua scelta, gli fu imposto e basta.

Nonostante ciò Jungkook non poté fare a meno di pensare che la situazione che stava vivendo con Taehyung era del tutto diversa da quello che subiva con il padre. Non stava a significare che Taehyung fosse il ragazzo perfetto, non lo era affatto! Ma fu l'unico che permise al ragazzo di scegliere, di fare quella scelta. Un primo assaggio di libertà che aveva sempre bramato. Per non parlare di come i suoi tocchi lo facevano sentire bene. Ecco quella sensazione di essere bramato, voluto da qualcuno, lo adorava...Per quanto ci provasse non riusciva e non poteva respingere quelle attenzione, le voleva anche lui! D'altronde aveva compreso come Taehyung non gli avrebbe fatto del male costringendolo a fare ciò che non voleva, l'aveva capito quella mattina quando il rosso insisteva nel sapere se a lui era piaciuto, o ancora quando quella famosa prima notte invece di prenderlo con la forza aspettò che si sentisse a suo agio. Insomma quello che Jungkook farfugliava nella sua testa era incentrato su un semplice pensiero.

"Alla fine Taehyung non è cattivo come lo dipingono o forse vuole proprio farsi dipingere così?"

Venne risvegliato dalla vibrazione del suo telefono, distratto com'era si era dimenticato di metterlo in silenzioso. Controllò attentamente se nessun'altro avesse sentito il debole suono del sue cellulare per poi lanciare un occhiata al professore che continuava a spiegare interrottamente decidendo di prendere quell'oggetto. Riscontrò di aver ricevuto contemporaneamente due messaggi distinti.

Eomma-hyung:

Jungkook, oggi vediamoci di fronte la mia aula devo parlarti di una cosa.

Gli altri ci aspetteranno in mensa.

Kim Taehyung:

Jungkook ti porto io allo studio di Jihoon che devo passare in azienda.

Il ragazzo in questione rimase qualche secondo a rimuginare su entrambi i messaggi, ma poi si decise a scrivere lo stesso messaggio "Va bene".

"Chissà cosa Jin-hyung mi vuole dire...oggi aveva una brutta faccia...Oh meglio dire strana se mi sente mi ammazza" rise tra se e se il ragazzo pensando al volto dell'amico contratto in un espressione infuriata mentre lo sgridava per aver utilizzato le parole " brutto" e "faccia" nella stessa frase riferendosi a lui.

Ananke: The FateWhere stories live. Discover now