Capitolo 42- Sorprese

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Esausto. Yoongi era esausto. Si trovava in una piccola stanza che i professori gli avevano messo a disposizione per il progetto. Si potrebbe dire una sorta di studio che veniva utilizzato sia da lui che da Jimin per pianificare il progetto, anche se da pianificare per adesso non c'era nulla. Sì perché ancora stavano leggendo quella pila di documenti di cose inutile per lui. Cosa gli interessava sapere che il gruppo di danza classica era indeciso se allearsi con il gruppo di dramma?

Insomma Yoongi non era molto propenso a fare quel tipo di lavoro, gli interessava senza alcun dubbio rinchiudersi nel suo studio, quello in agenzia, e comporre. Cosa che tra l'altro non avrebbe potuto fare, non poteva lasciar fare quel compito a Jimin, o forse si?

Yoongi lanciò uno sguardo al compagno dai capelli biondi distraendosi per l'ennesima volta da quando aveva preso quel nuovo documento. Jimin era posizionato di fronte, dato le dimensioni della stanza riuscirono a farci entrare solo quei due banchetti e qualche scaffale per contenere i numerosi documenti che da lì a poco si sarebbero creati. Infatti di una cosa i due ragazzi erano certi, quelle non sarebbero state le uniche scartoffie che avrebbero dovuto leggere.

Al contrario del corvino Jimin stava dando anima e corpo per finire quel lavoro, non sorprende infatti come fin da quando si erano riuniti lì, lui non avesse mai alzato lo sguardo da quei fogli o per lo meno non si era nemmeno perso in chiacchiere. Non che lui gli avesse dato molta scelta, si rese conto Yoongi, fin da quando si sono conosciuti, si potrebbe dire, non aveva mai dato all'altro la possibilità di parlare con lui. Forse era stato un po' ipocrita, doveva ammetterlo, ma non poteva farci nulla dato la reputazione che il biondo aveva, doveva rimanergli più lontano possibile in modo che non venisse intaccata la sua. Sì forse è da egoisti, ma non poteva farci nulla, il suo manager era stato chiaro, non doveva rovinare l'immagine che si era costruito. E lui aveva seguito alla lettera tale comandamento, forse un po' troppo. Anche quando il prof gli aveva annunciato che avrebbero collaborato e successivamente che erano i direttori del progetto aveva limitato al minimo la conversazione. Certo sarebbe stato più difficile da lì in poi limitare i contatti con il ragazzo dato che dovevano lavorare a stretto contatto e poi quello poteva essere anche una scusa. Se ipoteticamente avrebbero iniziato a girare voci su quella situazione, avrebbe sempre potuto rispondere con la verità, che erano dei semplici colleghi di lavoro.

Eppure su un lato sapeva di aver sbagliato, tuttavia Yoongi non voleva ammetterlo a se stesso, era troppo orgoglioso. Ebbene si riferiva a quella volta che casualmente il biondo seguì il discorso che stava facendo con i suoi amici.

"Forse è per questo che ogni volta che Jimin mi incontra abbassa la testa?" pensò il ragazzo.

"Ma cosa ci posso fare? Lo sa anche lui che è la verità!".

"Ok forse capisco che ho parlato troppo, potevo risparmiarmi il fatto del culo all'aria, ma ciò non cambia ciò che penso" continuò a dar sfogo ai suoi pensieri.

Yoongi lo stava ancora fissando, ma Jimin era troppo concentrato sul suo lavoro per accorgersene. Forse, si ricordò Yoongi, l'unica volta che parlarono più del dovuto fu quando Hoseok e Jimin si videochiamarono, proprio nel momento in cui il primo era scappato in bagno. Ricordava di essere rimasto sorpreso dalle parole del biondo tanto che pensò di aver sbagliato a giudicarlo.

Tuttavia era curioso di sapere una cosa. Nonostante il fatto che fosse stato lui ad insultarlo, Jimin si era preoccupato per lui e non per se stesso. Andiamo chiunque non vorrebbe lavorare con chi ti ha insultato pubblicamente e davanti a te per di più. In teoria avrebbe dovuto rifiutarsi fin da subito, fare anche una scenata. Eppure, fu questo ciò che lo sorprese, si tirò indietro solo perché a lui, Yoongi, non poteva andare bene.

-Jimin- lo chiamò di fatto, aveva proprio la voglia di togliersi quel dubbio.

Il ragazzo dai biondi capelli sobbalzò sorpreso sia perché era così concentrato da non notare ciò che succedeva intorno a se sia perché non si aspettava di venire chiamato da lui.

Ananke: The FateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora