Capitolo 15. Accetto

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Perduto è il tempo che in amar non si spende.

Torquato Tasso

SIMON

"Piccola, ti va di fare una partita a scacchi?"

"No, cucciolone. Devo finire la piega".

"Per fortuna che sei riuscita a rimediarne una delle tue piastre".

Mi avvicino a lei, è davanti allo specchio e amo quando si prende cura di lei come se fosse una regina. La mia regina.

"Me l'ha costruita il dottor Lee dopo diversi tentativi, credeva gli avessi chiesto una pistola spara fuoco o non so cosa".

Sorrido. "Sei l'unica che non si sta lamentando delle centinaia di soldati che hanno invaso la base".

"Fin quando abbiamo una stanza privata solo per noi va bene".

Le accarezzo i fianchi, giocando con qualche ciocca dei suoi capelli oro guardandola dallo specchio.

"Piccola, ho riflettuto molto sul nostro rapporto ultimamente".

Lei mi guarda più seria, leggermente in pensiero. "E?"

"E io mi ritengo fortunato, fortunato che io e te siamo... insieme".

Posa la piastra dopo aver ultimato gli ultimi boccoli, si gira verso di me. "Cosa intendi?"

Sospiro, abbasso il viso. "Io la vedo Madison, non ho idea di dove trovi la forza per andare avanti. Io penso che..." respiro. "Se al posto di Jack ci fossimo capitati io e te non... so cosa avrei fatto. Io non avrei avuto tutta la forza di Madison. Anzi, forse per una volta nella mia vita voglio dare ragione ai nostri genitori sul fatto che i sentimenti non possiamo provarli perché ci ucciderebbero. Io morirei se ti succedesse qualcosa, Stella".

Mi accarezza il volto, esortandomi a guardarla.

"Secondo me non dovremmo dare ragione ai nostri genitori. Il fatto che proviamo sentimenti ci conferma il fatto che siamo umani, io sono disposta a soffrire per te. Anzi, farei come Jack. Scatenerei una guerra solo per poterti amare".

Sorrido, eppure cerco di celare il dolore che mi provoca sentire questo nome.

"A me manca tanto, piccola".

Poggia la sua fronte sulla mia. "Anche a me, tantissimo".

Le bacio la fronte quando la porta della nostra stanza si spalanca all'improvviso, rovinando la nostra intimità.

"Dov'è? È qui? Oh, merda. Questo microchip è rotto o sbaglio?" Alex sembra piuttosto euforico.

"Fratello, che succede?"

"Alex, potevi almeno bussare!"

"Ragazzi, dovete dirmi se l'avete vista".

Ci guardiamo confusi io e Stella. "Chi?"

"Ma come chi? Oh, non l'avete vista? Uhm, no... un tizio strano e sospetto gironzolava, mi chiedevo se l'aveste notato anche voi".

"Aspetta" dice Stella. "Forse è il soldato di cui parlavo questa mattina che manca all'appello!"

"Alex, puoi dirci chi hai visto?"

"Nessuno" scrolla le spalle. "Stiamo parlando di persone diverse".

"No, non credo proprio" dice Stella. "Che stai nascondendo?"

"Sorellina, perché dovrei nascondere qualcosa?"

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