Capitolo 31. Mi arrendo

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La cosa più difficile della vita? Essere sé stessi.

E avere carattere a sufficienza per restarlo.

Georges Brassens

JACK

La squadra ultimamente è decisamente distratta.

Stiamo utilizzando queste 'acque tranquille' nel modo in cui qualsiasi essere umano farebbe, godendosele a pieno.

Francamente, io e lei siamo giustificati, fino a poco più di un mese fa credeva fossi morto e io mi sto calorosamente preoccupando ogni giorno, soprattutto ogni notte, di farle sentire la mia presenza. Io e lei siamo le figure di riferimento della rivoluzione, eppure pretendo la mia leader in maniera disperata distraendola dai suoi compiti dei quali mi sto preoccupando io pretendendo che si riposi. Quando non ero presente, la sua salute è stata messa a grave rischio. Mi ha raccontato della sua ansia, del fatto che non mangiava ma sosteneva allenamenti decisamente intensivi e pericolosi nella per la sua situazione psicofisica. Non l'ho rimproverata, semmai ammirata. Per quanto ascoltare ogni parola che mi ha confessato sia stato disperatamente doloroso e frustrante. Le ho raccontato come di nascosto osservavo le telecamere della villa Harrison, di quando l'ho vista e di come io abbia distrutto la mia cella per la rabbia di non poter andare da lei, la frustrazione di ciò che ci stavano facendo e per di più il dolore della sua mancanza. 

Eppure, ero sollevato da come avesse reagito in maniera audace, sicura. Per quanto io leggessi il dolore nei suoi occhi vedevo estrema resilienza e coraggio, quasi sorridevo tra gocce imperterrite e salate di quanto ciò che le avessi detto fosse vero, cioè quanto fosse incredibile ai miei occhi e quanto straordinaria fosse diventata. Ogni volta che apre bocca per ordinare qualcosa, consigliare una strategia militare o qualsiasi cosa faccia mi viene voglia di divorarla istantaneamente.

Non credevo di conservare un prototipo di ragazza, evidentemente stavo aspettando lei, perché sono follemente innamorato.

È diventata una necessità ancor più di prima farla mia e mi rendo conto che siamo disperatamente selvaggi e bisognosi l'uno dell'altro. Le parole a volte non sono sufficienti, anche se ciò che mi viene in mente dentro o fuori di lei non esito a confessargliela.

Tranne quella fatidica dichiarazione da coppie normali, che sto ancora attendendo per dirgliela. Noi non siamo tanto scontati, merita qualcosa che si ricorderà. Se lo merita, perché so che desidera sentirlo e non ho intenzione di deluderla. Questo mai.

Camminiamo per i corridoi della base, verso la nostra stanza che ho fatto allestire con alcuni comfort che noterà presto.

"Vorrei proporti un invito ad un appuntamento".

Stringe le sue braccia attorno ai miei fianchi mentre camminiamo. "Davvero? E cosa mi proponi?"

Sorrido. "Saremo io, tu, sotto le stelle, due bicchieri di vino. Parleremo, ci baceremo. Magari faremo anche l'amore".

Abbassa il viso sul mio petto, timida solo con me.

La sua purezza è qualcosa che la distingue dal resto e ha pulito la polvere dell'inferno che mi macchiava l'anima. Solo lei.

"Madison, guardami. Non abbassare mai il volto davanti a me". Siamo davanti la porta della sua stanza, le alzo il viso dal mento. "Ho bisogno di vedere le tue stelle negli occhi".

"Più mi parli e più sento di non meritarti". Confessa.

Inclino il viso. "Sempre così ostinata, Madison?"

Sorride, ha capito. "La maggior parte delle volte. E tu? Sempre così autoritario?"

Credo di avere le fossette. "La maggior parte delle volte".

Sidereus 2Onde as histórias ganham vida. Descobre agora