Capitolo 42. Segreto di famiglia

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Con leggerezza, bimba. Con leggerezza lascia che le cose accadano,

e con leggerezza affrontale.

Aldous Huxley

JACK

La stanza è diventata improvvisamente nera.

Cerco di vederci delle stelle per non sentirmi spaesato, ma è difficile quando non so dove sia la fonte. O meglio, dove sia Madison.

Ho ancora dei dolori allo stomaco dopo aver subito ogni falsa dichiarazione di quell'ologramma e per poco stavo effettivamente per cadere.

Eppure, sono ancora qui. Cammino in un buco nero alla ricerca di un indizio, un modo per uscire finalmente di qui. Inizio persino a dubitare che ci sia un modo, oppure se è un cerchio destinato a proseguire per chissà quanto tempo.

Rifletto su ciò che mi è accaduto e non so dare certezza se quello che ho visto o le persone che sono state uccise siano vere o false.

Ho perso la cognizione del tempo, potrei essere rimasto imprigionato qui per giorni o mesi. L'illusione è che io non sia morto di fame o sete.

I miei pensieri cessano quando vedo davanti a me due figure immobili.

Una figura è slanciata e alta quanto me, affianco a quello che sembra essere un lui c'è una ragazza mulatta dai ricci marroni.

Mio padre e Athena.

"Mi avevi chiesto di entrare, dunque l'ho fatto. Contento, figliolo?"

Mi fermo, esamino le figure. Athena ha gli occhi lucidi e gonfi ma rimane impassibile, sembra confusa e non l'ho mai percepita tanto dispersa.

È vera o no? E mio padre è davvero lui?

William la tiene ferma da un braccio come se conoscesse una via di fuga.

"E dunque? Qual è il tuo prossimo gioco perverso?"

"Mi hai stupito per come ti sei mosso fino ad ora, non pensavo che avresti resistito tanto conoscendo i tuoi punti deboli. A questo punto mi preme darti alcune confessioni".

Athena abbassa il viso e singhiozza una volta.

"E lei?" Chiedo guardandola.

"Sarà proprio lei a confessarti, Jacob. Forza..." stringe il braccio di Athena. "Confessa".

Il mio istinto mi condurrebbe vicino a lei e la porterebbe via da mio padre, eppure mi viene da pensare che sia finzione. O forse no.

L'obbiettivo è quello di non impazzire.

"Mi fai male" dice lei. "Glielo dirò, ma lasciami".

"Ti sei comportata male, Athena. Non avresti dovuto tradirmi".

Lei abbassa lo sguardo, spaventata.

"Non perdere tempo o non esiterò a saltarti addosso e verificare se tu sia un ologramma o no".

"Non ti conviene avvicinarti, Jacob. Athena, muoviti".

"Sono tua sorella, Jacob".

Rimango esterrefatto. William sta aspettando una mia reazione, ma per metabolizzare informazioni del genere bisogna attendere mesi, anni.

"Che cosa hai detto?"

"Sono la tua sorellastra".

Il mio respiro inizia ad accelerare, ho lo sguardo fisso su William che ha un sorriso compiaciuto in viso. "Che cosa la stai costringendo a dire?"

"La verità, Jacob. Non sarete simili perché tu sei uguale a me e lei uguale a sua madre, ma qualsiasi test potrà confermare che metà del vostro sangue è lo stesso. Il mio".

Stringo i miei pugni, sento il sangue.

"Come?" Sibilo.

Sono estremamente stanco di tutte queste verità, di tutto ciò che sto passando ogni giorno da una vita e non mi compete come io non lo abbia ancora ucciso mentre lui cerca di uccidermi con le parole. Prima di farlo fuori non posso dargli la soddisfazione di farmi cadere.

Ma questo... vengo a scoprire questo... non ne ha mai abbastanza di uccidermi dentro.

"Ero in viaggio d'affari a Rio de Janeiro, tua madre era rimasta a New York insieme a te, eri appena nato" sorride al ricordo. "La sua terra nativa è un terreno povero ma criminale, quello che cercavo. Sua madre era figlia di uno delle peggiori canaglie del territorio, ma almeno sapeva come farsi pagare. Per ingraziarmelo, perché non usufruire della splendida e giovane brasiliana di fianco a lui? Si chiamava Isabela Santos. Ovviamente ho dovuto lasciarle il cognome della madre".

Inizia a sorridere, Athena per poco non ha un malore.

"E dunque ci andai a letto, più volte. L'aria brasiliana mi aveva decisamente fatto venire il buon umore e sua madre non sembrò opporsi, fin quando non rimase incinta quasi subito. Decise di tenerla e mentre portava avanti la gravidanza io consolidavo affari. Tua madre era convinta che io stessi lavorando, quindi rimase mesi da sola con te a New York. Poi però uccisero il padre di Isabela, a quel punto essendo senza copertura sua madre si preoccupò di darmi Athena affinché la portassi a New York per proteggerla. Io non volevo un secondo figlio, avevo già te come erede. In ogni caso mi avrebbe fatto comodo una fanciulla addestrata sin dalla tenera età per costruire il mio esercito e così la portai nella reggia".

Sospira. "Tu non avresti dovuto vederla, Jacob. Un giorno credevo fossi fuori casa, stavo allenando Athena. Avevate entrambi sette anni. Tu la vedesti e io non me ne accorsi subito. Avete giocato non so per quanto tempo, parlato..." scuote la testa. "A quel punto credo di aver detto una frase che ti sconvolse tanto da farti dimenticare di lei per il trauma". Inizia a ridere.

"Quale frase?" Sibilo.

"Digliela, Athena. Eri un bambino davvero sensibile, Jacob. Invece Athena la ricorda, vero?"

Athena respira, chiude gli occhi. "Non dire a tua madre che mi sono scopato un'altra donna".

"Non so, Jacob. Era così spregevole questa frase? Sai perché te lo chiedo? Perché non mi sono mai spiegato il perché non ti ricordassi di lei. In ogni caso ho notato che la tua sorellastra avesse del potenziale; quindi, la mandai in addestramento militare fuori città, ecco perché non l'hai più vista. Lei però a quanto ho capito non si è mai dimenticata di te, perché è stata proprio lei a scoprire dove ti nascondessi e a salvarti recentemente, giusto?"

La pietà non è mai stata nelle mie corde, ma al momento compierei stragi in pubblico come mai prima d'ora. Perché oltre tutto quello che mi ha causato adesso scoprire questo prova quanto io debba uccidere questo essere.

"Non te la prendere se ho tradito tua madre. Lo sai anche tu che per me i sentimenti non esistono, è quello che avrei dovuto insegnarti ma non mi hai seguito. Fino ad un certo punto, perlomeno".

"Lascia andare Athena" alzo la pistola. "Ti conviene allontanarti da me".

"Ma Jacob... ho altro da dirti" ha un ghigno. "Athena la lascerò andare, ma il divertimento è appena iniziato. Sai perché? Mi hai decisamente sfidato troppo finora e se non vuoi seguirmi con le buone allora ti distruggerò dall'interno fino a ricominciare ad addestrarti come si deve".

Una porta rossa appare nel nero. Qualcuno la apre. Athena è sparita.

"Oh, giusto in tempo!"

Se le allucinazioni non diventassero parti integranti sarei sicuro di ciò che vedo.

Perché Madison è davanti a me.

Sidereus 2Where stories live. Discover now